«Bibliotime», anno XVI, numero 2 (luglio 2013)


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Opac, metaopac, collezioni, servizi e... il contesto digitale



L'odierno dibattito bibliotecario, per quanto apparentemente disperso in una quantità di rivoli, non cessa di riflettere sui "fondamentali" della professione, ossia sugli aspetti propri della mediazione catalografico-documentale e degli strumenti attraverso cui questa si manifesta: una riflessione, è superfluo sottolinearlo, che assume un'importanza tanto maggiore quanto più si estendono le potenzialità delle tecnologie digitali, grazie a cui le biblioteche possono acquisire un ruolo di primo piano nell'attuale contesto socioculturale. Ma questo è vero anche per il nostro paese, o non dobbiamo ancora scontare una serie di difficoltà e ritardi di cui sarebbe lungo rintracciare le cause?

Il numero corrente di Bibliotime cerca di dare alcune risposte a questo interrogativo, e ciò a partire dal contributo di Giulio Blasi: in Italia, osserva infatti l'autore, la discussione sugli opac e più in complesso su SBN non sembra aver tenuto nel debito conto alcuni elementi legati al digitale, quali l'impiego dei metadati, la possibilità di gestire "open data" bibliotecari grazie anche a strumenti come le API (Application Programming Interface) e, più in generale, la capacità di inserire il mondo bibliotecario in una più ampia idea di crowdsourcing. Numerosi esempi statunitensi ed europei mostrano i risultati che queste tecnologie sono stati in grado di realizzare, e a cui anche noi possiamo guardare con interesse, dal momento che la nostra è "una realtà nella quale l'integrazione del digitale è il principale e fondamentale scopo dei nuovi sistemi bibliotecari per i prossimi decenni".

Ed anche gli altri articoli proposti in questo numero affrontano tematiche connesse alle nuove tecnologie: dall'esame, effettuato da Raffaella Vincenti, sulle collezioni digitali di una biblioteca di straordinaria importanza qual è l'Apostolica Vaticana, all'indagine di Annarita Liburdi e Ada Russo sulle biblioteche di ambito umanistico del Consiglio Nazionale delle Ricerche, fino alla presentazione di uno strumento di grande rilievo per l'ambito professionale, cioè il metaopac delle biblioteche italiane di biblioteconomia, di cui ci parlano Fabrizio Ciolli e Mario Santanché.

Per ultimi – ma non per importanza – si segnalano i contributi di Alina Renditiso ed Elena Collina sull'information literacy e il ruolo delle biblioteche accademiche, e di Barbara Fiorentini sulla customer satisfaction in biblioteca, a dimostrazione della pluralità di interessi e problemi che la comunità bibliotecaria si trova oggi a fronteggiare.

Michele Santoro




«Bibliotime», anno XVI, numero 2 (luglio 2013)


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