«Bibliotime», anno XVI, numero 3 (novembre 2013)

Precedente Home Successiva



Riccardo Ridi

Valori deontologici per l'organizzazione della conoscenza *



Abstract

The comparison between some lists of ethical values prevalent in various professions related to knowledge organization shows that three of these values (intellectual freedom, professionalism and social responsibility) could be the core of a general knowledge organization ethics and that two other values (intellectual property and right to privacy) could be added to them in the future, as they are already among the fundamental values of library profession.

1. Introduzione

In qualsiasi ambito professionale è possibile distinguere fra i mezzi tecnici e i fini deontologici, ovvero fra gli strumenti (tecnologici, finanziari, concettuali, culturali, giuridici, ecc.) che servono per raggiungere con la maggiore efficienza ed efficacia possibili gli obbiettivi propri di una determinata professione e i principi che la professione stessa, ovviamente influenzata dalla società in cui è immersa, individua come obbiettivi fondamentali da raggiungere e come valori da rispettare. Per ciascuna delle principali professioni che, in un modo o nell'altro, pongono l'organizzazione della conoscenza al centro delle proprie competenze e dei propri compiti, esistono sia una vastissima letteratura sui migliori mezzi tecnici utilizzabili, sia (sebbene in misura nettamente minore) una certa quantità di pubblicazioni sui valori fondamentali e, quasi sempre, anche uno o più codici deontologici emanati da varie associazioni professionali del settore, a livello sia nazionale che internazionale.

Un codice deontologico è un testo che formalizza una serie di norme cui dovrebbero rivolgersi tutti coloro che lavorano in un determinato ambito per individuare dei principi etici, al tempo stesso sia meditati e autorevoli che ragionevolmente stabili e condivisi, in grado di guidare la loro condotta professionale, al di là delle variegate e mutevoli competenze tecniche e del rispetto delle norme amministrative e legali che ovviamente ciascuna professione prevede. Per una introduzione sia al dibattito scientifico che ai codici professionali relativi ai valori fondamentali di tali professioni si possono ad esempio vedere Preer (2008) per i bibliotecari, Danielson (2010) per gli archivisti, Marstine (2011) per i gestori di musei, Mason - Mason - Culnan (1995) per i documentalisti, Quinn (2012) per gli informatici, Kennedy (2012) per i webmaster, Meyers (2010) per i giornalisti e Macfarlane (2009) per i ricercatori.

Per quanto riguarda invece l'intero ambito dell'organizzazione della conoscenza, mentre esistono numerosi contributi trasversali sulle migliori tecniche e metodi per gestire informazioni e documenti pertinenti a varie tipologie di istituzioni, professioni, discipline e contesti, sono estremamente rari i contributi altrettanto trasversali dedicati invece ai valori che dovrebbero (o, almeno, potrebbero) essere condivisi da tutti gli operatori professionali dell'organizzazione della conoscenza. E' però presumibile che la maggior parte di tali principi siano già presenti fra quelli di almeno una delle professioni coinvolte, e che quindi il lavoro che resta da fare sia più di collazione, confronto e individuazione di priorità piuttosto che di individuazione di nuovi valori. Come piccolo contributo a tale lavoro, la mia relazione consisterà nel confronto fra i valori più diffusi in ambito bibliotecario e tre recenti elenchi (Bair 2005, Rosenfeld - Morville 2006, Ridi 2010) di possibili valori per tutti i professionisti dell'organizzazione dell'informazione, per verificarne le somiglianze, le differenze e il livello di sovrapposizione.

2. Valori professionali dei bibliotecari

Le associazioni professionali dei bibliotecari sono sempre state particolarmente attive sul fronte deontologico, tant'è che una settantina di codici nazionali da loro emanati o aggiornati soprattutto negli ultimi due decenni sono stati raccolti e tradotti in inglese in un recente volume (Gebolys - Tomaszczyk 2012). Anche l'associazione internazionale che le coordina, ovvero l'IFLA (International federation of library associations and institutions) è molto impegnata in questo ambito, soprattutto attraverso il suo comitato FAIFE (Committee on freedom of access to information and freedom of expression), ma fino a pochissimo tempo fa non aveva mai proposto un proprio codice deontologico indirizzato a tutti i bibliotecari del mondo. Questa lacuna è stata finalmente colmata in occasione del suo 78. congresso, tenutosi ad Helsinki dall'11 al 17 agosto 2012, durante il quale è stata ufficialmente promulgata la versione definitiva del codice deontologico internazionale (IFLA 2012) che un apposito gruppo di lavoro aveva cominciato a elaborare nell'estate del 2010 e che dal novembre 2011 era stato sottoposto, sotto forma di bozza provvisoria, ai commenti della comunità professionale internazionale. Il codice è disponibile in due versioni ("a long, comprehensive version, and a shorter version for quick reference"), entrambe articolate in sei principi:

  1. Access to information
  2. Responsibilities towards individuals and society
  3. Privacy, secrecy and transparency
  4. Open access and intellectual property
  5. Neutrality, personal integrity and professional skills
  6. Colleague and employer/employee relationship

Tali principi sono quasi completamente sovrapponibili con i 5 valori che, sulla base dell'analisi dei codici professionali nazionali e della letteratura scientifica internazionale allora disponibile avevo individuato in un mio libro pubblicato nell'ottobre dell'anno precedente (Ridi 2011):

  1. Libertà intellettuale
  2. Diritto alla riservatezza
  3. Professionalità e neutralità
  4. Proprietà intellettuale
  5. Responsabilità sociale

Le principali differenze, assolutamente non sostanziali, fra i due elenchi di principi (o valori) sono:

a) Mentre il primo valore del mio elenco si riferisce all'intero spettro semantico della libertà intellettuale, che "include sia il diritto di accesso ai prodotti intellettuali degli altri che il diritto a diffondere i propri" (Woodward 1990, p. 3), l'IFLA preferisce concentrarsi su quell'aspetto della libertà intellettuale che effettivamente è unanimamente considerato di maggiore pertinenza e importanza per le biblioteche, ovvero la garanzia di accesso universale alle informazioni da parte di chiunque.

b) I molteplici valori relativi alla propria professionalità che i bibliotecari devono rispettare nei loro rapporti con gli utenti, i documenti e i propri colleghi (neutralità, integrità, competenza, aggiornamento, accuratezza, cortesia, lealtà, assenza di conflitti di interesse e di sprechi, ecc.) sono sintetizzati nel mio elenco in un unico principio (il terzo) e dall'IFLA in due (il quinto e il sesto).

c) Benché i principi dell'IFLA siano numerati e il commento al primo si apra con l'affermazione che esso rappresenta "the core mission of librarians and other information workers", non viene fatta alcuna esplicita affermazione relativa ad un loro eventuale ordine di priorità in caso di conflitti o dubbi, laddove l'ordine in cui ho elencato i "miei" cinque principi corrisponde a quello in cui mi è parso che la comunità professionale tenda generalmente a disporli.

3. Valori professionali per l'organizzazione della conoscenza

In assenza sia di codici altrettanto autorevoli di quello dell'IFLA che di una estesa letteratura scientifica esplicitamente dedicata ad individuare i valori effettivamente più condivisi fra tutte le tipologie di professionisti della organizzazione della conoscenza, ho scelto - come esempi di possibili valori condivisi - tre proposte prescrittive (Bair 2005, Rosenfeld - Morville 2006, Ridi 2010), la più recente delle quali (Ridi 2010, p. 49-80) si proponeva di individuare 13 valori raccomandabili sia per guidare l'organizzazione e la diffusione di informazioni e documenti effettuate da ciascuno di noi (soprattutto, ma non esclusivamente, in quanto operatori professionali del settore) che per valutare se e quanto siano organizzate in modo corretto ed efficace le informazioni e i documenti che a nostra volta riceviamo, con particolare attenzione per i loro "indici", ovvero per tutte quelle raccolte strutturate di metadati che servono per reperire e organizzare le informazioni e i documenti primari a cui i metadati stessi si riferiscono:

  1. Accessibilità
  2. Competenza
  3. Terzietà e imparzialità
  4. Coerenza e continuità
  5. Completezza e granularità
  6. Utilità e comprensibilità
  7. Contestualizzazione
  8. Storicizzazione
  9. Sostenibilità e cooperazione
  10. Risparmio cognitivo
  11. Libertà
  12. Interoperabilità e standardizzazione
  13. Ipertestualità

4. Valori professionali per l'architettura dell'informazione e per la catalogazione

Gli altri due testi che che ho preso in considerazione (Bair 2005, Rosenfeld - Morville 2006), pur occupandosi esplicitamente solo di aspetti particolari dell'organizzazione della conoscenza (ovvero, rispettivamente, della catalogazione bibliotecaria e dell'architettura dell'informazione nel web), ne affrontano le connotazioni etiche con sufficiente generalità da risultare utilmente applicabili anche in ambiti diversi. In particolare il quattordicesimo capitolo della terza e finora ultima edizione del classico manuale di Louis Rosenfeld e Peter Morville (2006, p. 340-344) si basa principalmente su un libro (Bowker - Star 1999) di due studiosi di scienze della comunicazione dedicato alle conseguenze sociali, politiche, economiche e etiche dei metodi di organizzazione della conoscenza più o meno consapevolmente utilizzati da persone e istituzioni per individuare sei cruciali considerazioni etiche da tenere presenti nella progettazione non solo dei siti web, ma anche di qualsiasi altro sistema informativo, così sintetizzabili:

  1. Intellectual access. Uno degli obbiettivi fondamentali dell'architettura dell'informazione è quello di aiutare le persone a trovare le informazioni che cercano nel modo più efficiente ed efficace possibile, evitando frustrazioni e perdite di tempo e di denaro.
  2. Labeling. Nella scelta dei termini da impiegare nei sistemi informativi bisognerebbe trovare un equilibrio fra la terminologia impiegata dagli autori e quella preferita dagli utenti, cercando di ottenere chiarezza, prevedibilità e concisione, senza però offendere nessuno.
  3. Categories and classification. Gli schemi di classificazione e i criteri per l'inclusione in essi delle entità da classificare andrebbero progettati evitando pregiudizi.
  4. Granularity. Bisognerebbe evitare che l'eccessiva granularità dei contenuti informativi li renda incomprensibili o fuorvianti, alterandone o eliminandone il contesto.
  5. Physical access. L'accessibilità e l'usabilità universali sono essenziali sia nell'architettura degli edifici fisici che nell'editoria cartacea che nella progettazione di sistemi e strumenti elettronici per il trattamento di contenuti informativi digitali.
  6. Persistence. L'architettura dell'informazione non si occupa di aspetti estetici superficiali ed effimeri, ma di strutture profonde e durature, che andrebbero progettate senza fretta, sentendosi responsabili non solo nei confronti dell'attuale committente ma anche dei futuri utilizzatori.

Bair (2005) analizza invece i vari problemi etici che può capitare di dover affrontare durante le procedure di catalogazione che si svolgono in biblioteca, ricavandone la proposta di un Cataloging code of ethics in dieci brevi punti che verranno integralmente trascritti nel prossimo paragrafo.

5. Scomposizione, ricomposizione e confronto dei valori

Poiché nessuno dei tre elenchi di valori per l'organizzazione della conoscenza esaminati (Bair 2005, Rosenfeld - Morville 2006, Ridi 2010) indica esplicitamente un ordine di priorità fra i valori stessi, ho ritenuto legittimo provare a scomporli e poi a ricomporli diversamente, raggruppandoli in base all'assonanza di ciascuno di essi con uno dei cinque fondamentali valori deontologici della professione bibliotecaria emersi dal confronto fra Ridi (2011) e IFLA (2012), riordinando i principi dei bibliotecari in base al numero dei valori per l'organizzazione della conoscenza raggruppabili sotto ciascuno di essi.

Il principio della libertà intellettuale, prioritario per i bibliotecari, si confermerebbe in questo esperimento quello fondamentale anche per tutti gli altri professionisti dell'organizzazione dell'informazione, poiché ben 13 dei 29 valori risultanti dalla "scomposizione" - 10 proposti da Bair (2005), 6 da Rosenfeld - Morville (2006) e 13 da Ridi (2010) - sono più o meno direttamente "ricomponibili" come sue articolazioni. In particolare metà dei principi di Rosenfeld - Morville (intellectual access, physical access, granularity) e 7 su 13 dei miei (accessibilità, completezza e granularità, contestualizzazione, storicizzazione, libertà, interoperabilità e standardizzazione, ipertestualità) sono piuttosto chiaramente riconducibili al fondamentale diritto degli utenti di qualsiasi sistema informativo di potersi muovere liberamente fra tutti i suoi contenuti e le sue strutture organizzative, senza alcuna censura e disponendo di tutti i dati necessari per interpretare correttamente ed autonomamente gli uni e le altre. Sulla stessa linea si collocano anche i primi tre punti del decalogo di Bair (2005, p. 23):

1. "We organize, add value to, and provide and maintain fair, equitable, and uncensored access to information for all local, national, and global library users, putting the information needs of our clients and the human right to freedom of information before our own needs and convenience".

2. "To ensure that users find the information they need, catalogers gather and organize information and advise users in their choice of information by providing comprehensive, accurate encoding and access points; knowledgeable application and addition of subject headings and classification schemes; and accurate and complete description and notes".

3. "We are vigilant in ensuring that we do not purposely or inadvertently 'censor' or deny access to information by allowing cataloging backlogs or through inaccuracy, misuse, or nonuse of encoding, subject headings, classification schemes, and authority control".

La seconda posizione, in ordine di importanza, sembrerebbe poter essere assegnata al valore della professionalità e della neutralità, sotto la cui egida si pongono dieci principi, uno dei quali proposto da Rosenfeld - Morville (l'assenza di pregiudizi nelle categories e nella classification), tre da me (competenza, terzietà e imparzialità, coerenza e continuità) e ben sei da Bair (2005, p. 23-24):

4. "We are honest and truthful in the representation of resources in regards to its subject area, the identity of those responsible for the intellectual content, and its accurate description".

6. "We contribute to the creation, development, reform, and fair, unbiased application of cataloging rules, standards, classifications, and information storage and retrieval systems. We avoid and work to reform cultural biases in standard for subject headings, classification schemes, and name authority control".

7. "We provide accurate, full-level records to the shared databases, following the highest standards and rules for encoding, subject analysis, description, and classification".

8. "We are careful not to contribute to the misuse or distortion of information through inaccurate, careless, or minimal cataloging and resist all internal and external pressures to do so. We report and correct errors in the shared cooperative databases".

9. "We do not blindly contribute original cataloging for resources for which we have no language or subject knowledge, but instead seek assistance. We carefully review copy-cataloging for errors before adding them to the local database".

10. "We committ ourselves to lifelong continuing education for the sake of the profession, our employers and clients, and the society we serve. We provide and seek to promote pre-job and on-the-job training and staff development opportunities for catalogers in languages, subject expertise, special formats and technical skills, and we work for required, comprehensive cataloging education in library schools".

La responsabilità sociale - consistente sostanzialmente nell'attenzione verso i valori, gli interessi, le priorità e la cultura degli utenti dei sistemi informativi - raccoglie infine i 6 principi residui, ovvero quelli relativi a labeling e persistence (Rosenfeld - Morville 2006), al risparmio cognitivo, all'utilità e comprensibilità, alla sostenibilità e cooperazione (Ridi 2010) e quello descritto nel quinto punto di Bair (2005, p. 23), che avrebbe però anche potuto essere collocato fra quelli relativi alla neutralità:

5. "We keep authority files up to date, accurately reflecting the intellectual efforts of authors. We avoid cultural bias and preserve cultural specificity in name headings".

Tale ordine resterebbe immutato - riducendo però le distanze fra l'importanza relativa della libertà intellettuale, della neutralità professionale e della responsabilità sociale - anche se spostassimo dalla prima alla terza delle aggregazioni così create (o se li conteggiassimo in entrambe le aggregazioni) due principi che offrono spunti per essere interpretati diversamente a seconda del peso attribuito ai vari valori che ciascuno di essi veicola. Il secondo principio di Bair (2005) può infatti essere letto sia come un richiamo al dovere professionale dell'accuratezza nel lavoro di catalogazione che come una raccomandazione ad adoperarsi affinché gli utenti riescano sempre a recuperare l'informazione desiderata. Analogamente l'interoperabilità e la standardizzazione perorate da Ridi (2010) possono essere viste sia come un ampliamento dei percorsi informativi resi disponibili agli utenti che come una opportunità per ridurre duplicazioni e sprechi, rendendo meno onerosi per la società i costi dell'organizzazione della conoscenza.

6. Copyright e privacy

Nemmeno uno dei 29 principi risultanti dalla scomposizione effettuata nel precedente paragrafo mi è apparso riconducibile ai valori della proprietà intellettuale (ovvero, grosso modo, del copyright) e del diritto alla riservatezza (ovvero, grosso modo, della privacy), che invece sono estremamente importanti per i bibliotecari. Tale risultato, che mi ha francamente sorpreso, credo possa essere spiegato in due modi diversi, fra i quali allo stato attuale non saprei scegliere.

Da una parte è possibile che i valori della libertà intellettuale, dell'accessibilità, della professionalità, della neutralità e della responsabilità sociale esauriscano da soli il nocciolo dei principi etici davvero fondamentali per qualsiasi professione attiva nel campo dell'organizzazione della conoscenza, senza però impedire che ciascuna di esse aggiunga a tale sostrato comune altri valori più specifici, come ad esempio la privacy per i bibliotecari e gli archivisti o il copyright per i bibliotecari e gli editori.

Dall'altra è però anche possibile che, nonostante la presenza del libro di Rosenfeld e Morville fra i testi presi in considerazione, l'approccio delle proposte normative qui esaminate (che, in ogni caso, andrebbero ampliate in futuri studi per garantire una maggiore copertura rispetto alle numerose sfaccettature delle attività legate all'organizzazione della conoscenza) sia ancora eccessivamente legato alle pratiche di indicizzazione più tradizionali. Per millenni, infatti, gli indicizzatori (intendendo con tale termine qualsiasi produttore di mappe, cataloghi, elenchi, repertori o classificazioni utili per il reperimento e l'organizzazione di informazioni) hanno lavorato per migliorare l'accessibilità e l'usabilità di documenti primari che erano comunque già in qualche modo disponibili agli utenti anche in assenza degli "indici" da loro prodotti e mantenuti aggiornati. E sempre per millenni tali indici sono stati ben poco interattivi, lasciando agli utenti solo le opposte opzioni di utilizzarli o di non utilizzarli, ma senza poterli modificare in misura significativa, se non tramite annotazioni private per l'uso personale.

Oggi, invece, stanno assumendo crescente rilevanza e impatto sociale situazioni in cui indicizzare può significare attribuire enorme visibilità a contenuti digitali altrimenti quasi irreperibili e dove un numero sempre maggiore di indici online registra automaticamente una vasta serie di dati relativi ai propri utilizzatori, trasformandoli in "consigli" più o meno interessati rivolta all'intera platea dei propri utenti. In tale scenario sarebbe probabilmente auspicabile che le tematiche del copyright e della privacy venissero rapidamente metabolizzate da tutti i professionisti dell'organizzazione della conoscenza, dando loro maggiore rilievo anche dal punto di vista deontologico.

7. Conclusione

La scomposizione dei tre elenchi (Bair 2005, Rosenfeld - Morville 2006, Ridi 2010) di valori per l'organizzazione della conoscenza e la loro ricomposizione in base alla griglia dei valori prevalenti nell'ambito della professione bibliotecaria (Ridi 2011, IFLA 2012) è stata effettuata "senza resto", ovvero senza che nemmeno uno dei 29 valori risultanti dalla scomposizione non fosse facilmente ricollocabile nell'alveo di almeno uno dei cinque valori fondamentali dei bibliotecari.

Ciò suggerisce, sia pure coi limiti di un'indagine quantitativamente ristretta, che tre di tali valori (la libertà intellettuale, la competenza e la neutralità professionali, la responsabilità sociale) potrebbero costituire il nucleo di un'etica generale dell'organizzazione della conoscenza, a cui poi ciascuna professione del settore aggiungerebbe altri principi più specifici, come ad esempio quelli relativi alla proprietà intellettuale e alla tutela della riservatezza, assai importanti per i bibliotecari ma assenti dai 29 valori qui scomposti e ricomposti. È d'altronde anche possibile che l'ambiente digitale, fortemente interattivo, in cui sempre più spesso le informazioni vengono prodotte, organizzate, cercate e utilizzate, sia propizio ad una maggiore centralità delle tematiche relative al copyright e alla privacy in tutte le professioni legate all'organizzazione della conoscenza.

In ogni caso, se coloro che lavorano nell'ambito dell'organizzazione della conoscenza vogliono essere considerati dei professionisti affidabili e socialmente rilevanti almeno quanto i medici, gli avvocati o gli ingegneri, bisogna che - come essi - elaborino, adottino e pubblicizzino codici deontologici che assicurino i cittadini che le loro competenze tecniche verranno impiegate solo per facilitare il recupero, la valutazione, la comprensione e l'uso critico delle informazioni e non per ingannare e manipolare gli utilizzatori dei sistemi informativi, orientandoli fraudolentemente verso le scelte più utili per i committenti e i capi dei professionisti stessi.

Per ampliare e approfondire la ricerca qui abbozzata si potrà tenere conto, oltre che dei testi citati da Bair (2005) e da Ridi (2011, p. 130-131) relativamente all'etica della catalogazione e da Rosenfeld - Morville (2006, p. 344) riguardo all'etica della progettazione di tecnologie informative, anche degli atti di due recenti convegni dedicati agli aspetti etici implicati nell'organizzazione dell'informazione (Lee 2009, Olson 2012), di due articoli di Beghtol (2002 e 2005) sull'impatto etico della globalizzazione sull'organizzazione della conoscenza, della recentissima proposta effettuata da Tennis (2013) di un approccio buddista alla deontologia dell'organizzazione della conoscenza e dell'ampia bibliografia del saggio di Milani - Guimarães (2011) sui rischi inerenti l'inevitabile presenza di scelte e punti di vista in ogni attività connessa con la rappresentazione e l'organizzazione della conoscenza.

Riccardo Ridi, Dipartimento di studi umanistici - Università Ca' Foscari, Venezia, e-mail: ridi@unive.it


Bibliografia

Bair, Sheila (2005) Toward a code of ethics for cataloging, "Technical services quarterly", 23, n. 1, p. 13-26.

Beghtol, Clare (2002) A proposed ethical warrant for global knowledge representation and organization systems, "Journal of documentation", 58, n. 5, p. 507-532.

Beghtol, Clare (2005) Ethical decision-making for knowledge representation and organization systems for global use, "Journal of the American Society for Information Science and Technology", 56, n. 9, p. 903-912.

Bowker, Geoffrey C. - Star, Susan Leigh (1999) Sorting things out: classification and its consequences, Boston, MIT.

Danielson, Elena S. (2010) The ethical archivist, Chicago, Society of American Archivists.

Gebolys, Zdzislaw - Tomaszczyk, Jacek (2012) Library codes of ethics worldwide: anthology, Berlin, Simon Verlag für Bibliothekswissen.

IFLA (2012) IFLA code of ethics for librarians and other information workers, 12 August 2012, <http://www.ifla.org/faife/professional-codes-of-ethics-for-librarians>.

Kennedy, Helen (2012) Net work: ethics and values in web design, New York, Macmillan.

Lee, Hur-Li (2009) The ethics of information organization, proceedings of the conference held May 22-23, 2009, in Milwaukee, Wisconsin, guest editor: Hur-Li Lee, "Cataloging & classification quarterly", 47, n. 7, p. 609-686.

Macfarlane, Bruce (2009) Researching with integrity: the ethics of academic enquiry, New York, Routledge.

Marstine, Janet C. (2011) The Routledge companion to museum ethics: redefining ethics for the twenty-first century museum, edited by Janet C. Marstine, New York, Routledge.

Mason, Richard O. - Mason, Florence M. - Culnan, Mary J. (1995) Ethics of information management, Thousands Oaks, Sage.

Meyers, Christopher (2010) Journalism ethics: a philosophical approach, edited by Christopher Meyers, New York, Oxford University Press.

Milani, Suellen Oliveira - Guimarães, José Augusto Chaves (2011) Problemas éticos em representação do conhecimento: uma abordagem teórica, "DataGramaZero: revista de ciência da informação", 12, n. 1, <http://www.dgz.org.br/fev11/Art_04.htm>.

Olson, Hope A. (2012) Proceedings of the 2nd Milwaukee conference on ethics in information organization, June 15-16, 2012, School of information studies, University of Wisconsin-Milwaukee, Hope A. Olson conference chair, "Knowledge organization", 39, n. 5, p. 309-397.

Preer, Jean (2008) Library ethics, Westport, Libraries Unlimited.

Quinn, Michael J. (2012) Ethics for the information age, 5th edition, Boston, Addison-Wesley.

Ridi, Riccardo (2010) Il mondo dei documenti: cosa sono, come valutarli e organizzarli, Roma-Bari, Laterza.

Ridi, Riccardo (2011) Etica bibliotecaria: deontologia professionale e dilemmi morali, Milano, Editrice Bibliografica.

Rosenfeld, Louis - Morville, Peter (2006) Information architecture for the world wide web, 3rd edition, Sebastopol, O'Reilly.

Tennis, Joseph T. (2013) Ethos and ideology of knowledge organization: toward precepts for an engaged knowledge organization, "Knowledge organization", 40, n. 1, p. 42-49.

Woodward, Diana (1990) Introduction, "Library trends", 39, n. 1-2, p. 2-7.

Gli URL sono stati verificati fino al 30 luglio 2013.

Note

* Testo, aggiornato e ampliato, della relazione tenuta il 10 settembre 2012 a Roma, in occasione della giornata di studio Organizzare la conoscenza in musei, teatri e archivi multimediali, <http://www.iskoi.org/doc/nbm.htm>, ospitata dal Centro Teatro Ateneo dell'Università di Roma "La Sapienza" in collaborazione con ISKO Italia. Una versione in inglese, ulteriormente estesa, è stata pubblicata col titolo Ethical values for knowledge organization in "Knowledge organization. Official bi-monthly journal of the International Society for Knowledge Organization", 40 (2013), n. 3, p. 187-196.




«Bibliotime», anno XVI, numero 3 (novembre 2013)

Precedente Home Successiva


URL: http://static.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-xvi-3/ridi.htm