«Bibliotime», anno XVII, numero 3 (novembre 2014)

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Benedetta Alosi e Nunzio Femminò

Una Road Map per l'accesso aperto da Messina verso l'Europa: il Decennale della Dichiarazione di Messina lancia la nuova via italiana all'accesso aperto



Abstract

On the occasion of the two-day Conference celebrating the tenth anniversary of the Messina Declaration on Open Access, representatives of Italian Universities and Research Centres signed the Road Map 2014-2018. The Road Map focuses on the 'Green Road' as the Open Access leading strategy in Italy and on the implementation of institutional mandates to deposit scholarly literature in Open Access repositories and on to move towards a national policy for the Open Research Data.

La "Dichiarazione di Messina 2.0: la via italiana all'accesso aperto", conferenza che ha avuto luogo a Messina nei giorni 3 e 4 novembre scorsi, sarà senza dubbio ricordata per la celebrazione del decennale della Dichiarazione del 2004, ma riteniamo e ci auguriamo che possa essere ricordata soprattutto come l'inizio di una nuova tappa nella affermazione delle strategie di accesso aperto nelle sedi accademiche e di ricerca italiane.

Questa seconda Conferenza, infatti, ha inteso sancire una nuova assunzione d'impegno da parte delle Università e degli Enti di ricerca italiani a sostegno delle strategie dell'accesso aperto, un impegno che può collocarsi nel solco dei due precedenti documenti nazionali di adesione istituzionale al paradigma aperto di comunicazione scientifica, rappresentati dalla Dichiarazione di Messina del 2004 e dal Position Statement del 2013.

Suggellata, anche in questa occasione, da una cerimonia dal forte impatto simbolico, la sottoscrizione della Road Map 2014-2018 [1] - nuovo documento programmatico di sviluppo a medio termine dell'accesso aperto - da parte dei venticinque delegati dei Rettori e dei Presidenti degli Enti di ricerca presenti a Messina, e l'adesione di ulteriori undici istituzioni con firma digitale, [2] dovrebbero preludere all'attuazione di un piano di azione condiviso, la cui stesura era negli obiettivi primari della Conferenza [3].

Al di là del numero di adesioni, che appaiono comunque consistenti, tenuto conto del ristretto spazio temporale di raccolta, il bilancio delle due giornate appare molto positivo. La nutrita presenza di partecipanti a livello nazionale, il confronto tra le esperienze in corso nei diversi Atenei e la qualità degli interventi hanno dato conferma, a dieci anni di distanza dal primo Workshop di Messina, della vitalità della comunità open access italiana, tuttora tenacemente determinata a proseguire unita lungo la strada dell'accesso aperto, inteso come strumento fondamentale per l'esposizione e la valorizzazione della ricerca scientifica italiana.

Vi è dunque una linea di continuità ideale tra i due eventi che - nella mancanza ora come allora di politiche top down per l'accesso aperto, e quindi di una visione politica nazionale, caratterizzata da chiari obiettivi strategici per la valorizzazione della ricerca [4] - si pongono come importanti momenti di riflessione volti a tracciare una via italiana per l'accesso aperto ai risultati della ricerca, che dovrà caratterizzarsi per l'approccio condiviso di scelte e di azioni che la comunità accademica e gli Enti di ricerca si troveranno a intraprendere.

Le due iniziative, in definitiva, hanno creato entrambe un'occasione concreta di confronto istituzionale, al tempo stesso tecnico e politico, condiviso e sostenuto dalla Conferenza dei Rettori e dal Consiglio Universitario Nazionale, che nel messaggio inviato per l'occasione, ha ribadito la volontà dell'Organo di rappresentanza della Comunità scientifica e accademica a sostenere l'accesso aperto, anche attraverso "una sempre più stretta interazione fra i diversi attori coinvolti", e la CRUI in particolare, affinché divenga "politica di sistema e non solo esperienza o esperimento di pochi" e riconoscendo al modello aperto di comunicazione scientifica la possibilità di assicurare un importante contributo nei processi di archiviazione e valutazione dei risultati della ricerca. [5]

Come nel 2004 con la Dichiarazione di Messina, così oggi, la "via italiana all'accesso aperto" può rintracciare nella Road Map 2014-2018 una nuova base di partenza di un percorso unitario di promozione della "scienza aperta", in grado di estendere a tutti gli ambiti disciplinari e a tutti i prodotti della ricerca, pubblicazioni, sperimentazioni, Big Data, in una parola, dati sulla e della ricerca, le ricadute positive della loro esposizione e di una gestione più innovativa e trasparente dei processi di peer review.

Un testimone che, per la sua funzione di raccordo istituzionale e di garante della visione nazionale sull'accesso aperto, la Conferenza di Messina passa ora idealmente al Gruppo Open Access della CRUI [6]. In virtù di tale ruolo, il Gruppo può infatti farsi parte attiva per la realizzazione, entro il 2018, degli obiettivi indicati dalla Road Map, assicurando anche la massima informazione verso gli Atenei sulle attività in corso, il censimento sulle buone pratiche in uso per la realizzazione delle policy, ma anche il necessario collegamento con le iniziative portate avanti in ambito internazionale e, quindi, attraverso una attiva presenza nei workshop e convegni in tema di accesso aperto.

Il cuore della Road Map è la "Via Verde", e in particolare l'adozione di politiche istituzionali per il deposito e l'accesso aperto di copie digitali dei prodotti della ricerca nei repository istituzionali, e di una policy nazionale per la raccolta, l'accesso e il riuso degli Open Research Data. Pur senza trascurare l'importanza della "Via Aurea", alla quale la Conferenza di Messina ha, per inciso, riservato uno spazio di confronto con interventi di grande interesse, la Road Map indica tuttavia nella "Via Verde" la strategia cardine del futuro dell'accesso aperto in Italia, percorso avviato dagli Atenei che si sono già dotati di policies open access. [7]

Ci si aspetta che le Università che hanno firmato la Road Map possano, per prime, arrivare a dotarsi di una policy, con tempi che potrebbero presumibilmente rientrare nei prossimi dodici mesi, periodo che dovrà servire, rifacendosi alle esperienze maturate negli Atenei che sono già arrivate al traguardo, ad istituire una Commissione Open Access, a creare il massimo consenso possibile nel corpo accademico con una promozione capillare dell'accesso aperto, a prevedere risorse umane e finanziarie utili a garantire la sostenibilità del modello organizzativo, legato alle specificità dei singoli contesti accademici, e i servizi di supporto ai ricercatori, ad assicurare l'interoperabilità dei repository istituzionali con i sistemi di gestione delle informazioni sulla ricerca e della ricerca.

Lo stesso spazio temporale potrebbe essere previsto per l'approvazione delle politiche istituzionali per il deposito dei dati della ricerca e la predisposizione del relativo apparato di linee guida, in attesa che venga definita una policy nazionale, e, auspicabilmente, realizzato un portale nazionale di accesso ai dati, passaggi, questi ultimi, che dovranno fare capo al MIUR, al quale la comunità potrà anche garantire un supporto di competenze. Potrebbe, altresì, prevedersi che i repository istituzionali ne ospitino, intanto, i metadati descrittivi che potranno poi essere linkati ai data repository nei quali i set di dati saranno depositati.

Se la "Via Verde" dovrà divenire la strategia italiana per l'accesso aperto, sarà infine indispensabile prevedere in tempi brevi la creazione di una rete di referenti, in grado di assicurare il dialogo istituzionale e interistituzionale tra le sedi. La Road Map ha ravvisato nella individuazione di referenti politici e tecnici, in ciascuna sede istituzionale, lo strumento concreto per garantire la continuità e l'efficacia nella comunicazione e l'approccio condiviso nell'attuazione delle sue linee programmatiche.

Per finire, la Road Map contiene in premessa un passaggio strategico fondamentale nella costruzione della "via italiana all'accesso aperto": promuovere e sollecitare presso il Parlamento nazionale l'attuazione delle disposizioni legislative in materia di accesso aperto [8] e l'allineamento con i requisiti di embargo fissati dalla Commissione Europea. Un'altra sfida che le sedi istituzionali firmatarie e la comunità scientifica tutta sono chiamate ad affrontare senza indugi.

Benedetta Alosi, Settore Polo Scientifico e Tecnologico del SBA - Università degli Studi Messina , e-mail: alosib@unime.it

Nunzio Femminò, Settore Servizi informatici del SBA - Università degli Studi di Messina, e-mail: nunzio@unime.it


Note

[1] Elaborato dal Direttivo Scientifico per la Road Map, il testo è stato poi approvato dalla Giunta della CRUI.

[2] Le firme digitali pervenute hanno al momento raggiunto il numero di quattordici, ma l'Ateneo di Messina, in accordo con la CRUI, si farà parte attiva nella raccolta di nuove adesioni. L'elenco delle istituzioni firmatarie, che verrà costantemente aggiornato, è disponibile sul sito del decennale, alla URL <http://decennale.unime.it/?page_id=2039>.

[3] La prima sessione di lavori del 3 novembre, dedicata alle Breakout sessions, è stata pensata proprio per creare un dibattito sui tre punti strategici indicati dalla Road Map che servisse a delineare un piano d'azione per l'attuazione della Road Map. I riferimenti concernenti il piano di azione, a cui si farà cenno nel testo, sono, soprattutto, il frutto del lavoro preparatorio condotto dalla moderatrice della sessione e dai relatori, oltre che degli spunti emersi dal dibattito.

[4] La politica governativa in materia di accesso aperto recentemente adottata in Olanda sta facendo notizia: il Ministero per l'Educazione, la Cultura e la Scienza ha fissato obiettivi strategici e tempi di attuazione per la disponibilità ad accesso aperto delle pubblicazioni scientifiche prodotte dalle istituzioni accademiche olandesi. Il 60% delle pubblicazioni scientifiche saranno rese disponibili ad accesso aperto entro il 2019 e il 100% entro il 2025. L'esplicita adesione di Springer Science + Business Media agli obiettivi fissati dalla policy nazionale ha reso possibile la positiva conclusione dell'accordo economico, siglato in questi giorni, con l'Associazione delle Università olandesi (VNSU) per l'accesso alle collezioni Springer. Per motivi uguali e contrari, non è andato a buon fine l'accordo con l'editore Elsevier.

[5] Il messaggio del CUN, pervenuto nel corso dei lavori e letto nella giornata del 4 novembre, è disponibile sul sito della Conferenza di Messina, alla URL: <http://decennale.unime.it/wp-content/uploads/2014/11/DICHIARAZIONECUNINOCCASIONEDECENNALEDICHIARAZIONEDIMESSINAOPENACCESS.pdf>.

[6] Il Gruppo di lavoro Open Access, che ha carattere nazionale, è coordinato da Roberto Delle Donne dell'Università di Napoli Federico II: <http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1167>.

[7] Sono otto le Università che hanno adottato Regolamenti o Politiche istituzionali per il deposito dei risultati della ricerca negli archivi istituzionali. L'elenco è disponibile alla pagina del Wiki Open Access: <http://wiki.openarchives.it/index.php/Regolamenti_e_Policy_sull%27Open_Access>.

[8] Si fa qui riferimento alla Legge 7 ottobre 2013 n.112.




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