«Bibliotime», anno XX, numero 1-2-3 (novembre 2017)

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Luca Giusti

Matematica, cibernetica e il pattern APUPA di Ranganathan



Abstract

The lecture investigates the process that led to definition of 'Colon Classification' (1925) and 'Apupa pattern' (1951). Among the most significant hypotheses and with more evidence, we report what the term umbral might be related to the work that the Indian mathematician Srinivasa Ramanujan did a few years before in Cambridge on mathematical notations so-called umbral calculus. The way C.S.Peirce describes these notations, suggests cross-references to faceted-classification: ''In other mathematics, they have no existence in the universe of quantity. But joined together in sets they do. They are just like chemicals radicals, each having a certain number of unsatisfied wants. When each of these is satisfied by union with another, the completely saturated whole has an existence in the universe of quantity''.

Premessa

L'acronimo APUPA esprime "an arrangement complying with the pattern Alien, Penumbral, Umbral, Penumbral, Alien" (Ranganathan 1965, 290), ossia un criterio di ordinamento in virtù del quale i libri sul soggetto della ricerca sono posti nel mezzo di una sequenza di libri di soggetti correlati, con rilevanza decrescente ai due lati del punto focale.

Il pattern venne presentato da Ranaganthan all'interno del testo Classification and Communication (Ranganathan, 1951a), scritto al termine di un viaggio che fece attraverso le industrie IT degli USA. Pur apparendo in una fase avanzata della sua produzione bibliografica, assume una grande importanza, ricorrendo regolarmente nelle principali opere successive.

Nel libro Ranganathan evidenzia come l'adozione di "contenitori modulari" tra il messaggio e il destinatario (ossia trasformati in segni convenzionali come la scrittura, compattati in sequenza all'interno di sequenze di linee e pagine e archiviati in libri, le cui coste sono visibili in ordinata successione in ordinate scaffalature), se da una parte garantisce una migliore capacità di trasmettere e archiviare e quindi migliora la capacità del canale (quantità di informazione trasmessa), dall'altra richiede un'attività di decodifica, che rende più complicata la elaborazione del messaggio e la possibilità stessa di selezionare ciò che è utile, filtrando invece via ciò che non lo è.

Ho sentito parlare per la prima volta di questo schema a un seminario di Carlo Bianchini nel novembre 2015 [1]. E mi ha subito richiamato alla memoria una serie di termini e configurazioni, usati da contemporanei di Ranganathan per descrivere metodi e oggetti di altri ambiti di ricerca. Qualcosa di analogo è successo ad altre persone presenti a quel seminario. Tra questi Claudio Gnoli, che ha proposto di continuare a confrontarsi su tali assonanze lavorando in rete.

A spingermi a prendere in considerazione assonanze in ambiti disciplinari esterni alla teoria della classificazione, è stata la peculiare attitudine di Ranganathan a ricondurre vastissime aperture interdisciplinari ad un rigoroso controllo terminologico, evitando risonanze non volute. Ci offre un esempio di questo particolare talento - che poi in qualche modo rimanda alla sfida del suo sistema di classificazione - il passo in cui egli dichiara, con la sorprendente tranquillità del genio, come abbia derivato dalla geometria delle coniche il simbolo del colon, che probabilmente è la più importante delle sue "etichette":

The semantically rich digits used in the Colon Classification are normally a to z, 1 to 9, and A to Z. Thus the digit used to separate one facet number from the succeeding facet number should have an ordinal value less than that of one. At this juncture the fact that zero is elliptical in shape gave a clue. According to the Geometry of conics a point-pair may be deemed to be a degenerated form of an ellipse. This suggested that a point-pair may be taken to be a "greater zero"; in other words, as a digit with an ordinal value between those of zero and one. Sayers agreed with the idea of using (:) colon as the digit needed for insertion between any two facet numbers. (…) It was called "Colon Classification" to emphasize the rich potential added to the scheme by the semantically poor digit (:) colon (Ranganathan, 1965, 14-15).

Il suo curriculum di studi matematici garantì la solida ricontestualizzazione di questa rappresentazione dell'ellisse; e così Ranganathan ne derivò prima un concetto profondo del suo schema di classificazione ("zero più grande"), poi lo trasformò in efficace dispositivo di notazione, memorizzabile e maneggiabile come un segno di punteggiatura, infine lo propose come sintesi del suo intero metodo in forma di logo e pittogramma, dalla forza visiva di un brand.

Tali risonanze non si vogliono qui intendere come citazioni dirette, ma piuttosto come impliciti riferimenti a processi di radicale trasformazione in corso nella società del tempo; processi di cui Ranganathan ebbe modo di fare esperienza, in prima persona, in una serie di viaggi in area anglosassone.

I viaggi di '24,'48 e '50 attraverso società in trasformazione

Come dicevamo il viaggio del '50, da cui nacque il libro Classification and Communication e lo schema APUPA, fu principalmente dedicato a visitare l'industria IT che stava nascendo negli USA, anche in seguito alla grande spinta data dalla corsa agli armamenti durante la Seconda Guerra mondiale. Era in qualche modo il seguito dei quattro mesi trascorsi tra Europa e Nordamerica, dal 7 giugno al 5 ottobre '48. Due grandi viaggi che rappresentarono una svolta nella vita di Ranganathan: dal chiuso delle biblioteche indiane alle più importanti istituzioni e centri di ricerca mondiali; anche se aveva già compiuto un viaggio intercontinentale nel 1924, e non era stato meno importante.

Si può dire che questi tre grandi viaggi, attraverso i luoghi in cui si sperimentavano le più innovative applicazioni delle tecniche di classificazione a un ampio spettro di processi di gestione della conoscenza, abbiano svolto un grande ruolo nella definizione della proposta di Ranganathan. Come il presente articolo proverà di seguito a dimostrare, se da un lato l'incontro nel '48 e '50 con gli Stati Uniti e con l'Europa, usciti dalla Seconda Guerra Mondiale, contribuì a suggerire l'APUPA pattern, dall'altro la radice della riflessione che portò all'ideazione di quello schema sembra riconducibile al viaggio del '24.

I tre viaggi appaiono inoltre legati da profondi parallelismi: furono per Ranganathan momenti di crisi, di vaste aperture e di grandi invenzioni, come Ranganathan stesso sintetizza in maniera memorabile nella prima pagina (Cospectus) di Philosophy of classification, pubblicato nello stesso anno 1951 in Olanda su richiesta di Jean Arker a chiudere la triade di testi scritti sui suddetti viaggi:

The moment (…) was one of crisis in my mind. My recent visit to Europe and America [in 1948-50 ndr] (…) helped me to realize the great demand which is developing in all spheres of thought -pure as well as applied- for documentation service of the most exhaustive kind. It also gave me an opportunity to experience the inadequacy of the existing classificatory technique to meet that demand. The feeling in me has been very similar to what it as when I visited the British libraries twenty-five years ago [in 1925]. (…) It was this which led [in 1925] to the designing of new foundations for library classification and to a comparative study leading to the enunciation of the canons and principles of the subject. The present experience [in 1950] has led to the deepening of these foundations so as to take the additional load of documentation. So far it has not been possible to find a totally new foundation. All that has happened is to carry the existing foundations to a deeper level" (Ranganathan, 1951b).

Un processo di grande trasformazione delle esigenze degli utenti delle biblioteche era in corso già nell'Inghilterra del '24, in cui quel giovane Indiano era giunto, con il suo bagaglio di tradizioni e sensibilità "altre". Londra era la capitale mondiale dell'economia e della ricerca scientifica; era ancora drammaticamente vivo il confronto Leibniz/Newton sul calcolo differenziale/infinitesimale, e la fisica newtoniana era messa in discussione dalle Teorie dei Quanti e della Relatività; la Prima Guerra mondiale aveva determinato un primo forte incremento nei flussi di comunicazione, che richiedeva di essere elaborato in tempi sempre più rapidi, pena l'information overload.

Ranganathan vi si era recato in cerca di risposte a una forte crisi professionale ed esistenziale seguita alla scelta radicale di abbandonare il lavoro di professore di matematica per diventare bibliotecario. Abituato a rapportarsi con gli studenti e dando grande centralità alla personalizzazione del rapporto di trasferimento della conoscenza (era noto per essere definito "professore nato"), non riusciva a sopportare l'isolamento che il nuovo lavoro comportava.

W.C. Berwick Sayers

Presso la Scuola di Biblioteconomia dell'University College di Londra, Ranganathan si iscrisse a un corso post-diploma che prevedeva la visita di 120 biblioteche e un tirocinio sotto la guida di W.C. Berwick Sayers, bibliotecario principale presso la Biblioteca pubblica di Croydon e importante teorico della classificazione (Ranganathan lo definirà "colui che per primo aveva definito la grammatica della classificazione"). Sayers dimostrò da subito straordinarie attenzioni per il nuovo arrivato, che permisero al giovane Srinivasa di crescere moltissimo in davvero poco tempo, come Ranganathan stesso racconta nella commemorazione che volle fare alla morte di Sayers (Ranganathan 1961c). Il fortissimo sodalizio che si creò durò nel tempo: Sayers lo aiuterà nella definizione del nuovo metodo di classificazione, sarà sentito quando si tratterà di identificarlo con il simbolo del colon e sarà tra i primissimi a complimentarsi con lui al momento della publicazione del nuovo schema.

Il corso all'University College dissolse i dubbi di Rangnathan, anche perché gli permise di toccare con mano l'importanza di questi veri e propri community reading center per lo sviluppo urbano e la centralità della componente relazionale all'interno dei loro processi di reference. Ma al contempo la sensazione che gli schemi di classificazione in essi adottati non supportassero adeguatamente i processi di reference scatenò in lui un'altra crisi. Da questa uscì, grazie a un intensissimo confronto con Sayers (Ranganathan 1961c), con in tasca l'intuizione di dover sostituire il paradigma fondamentale delle classificazioni presenti, basate su repertori predefiniti (gerarchico-enumertativi a base essenzialmente lineare), con un approccio basato su isolati (da combinare in maniera analitico-sintetica su basi multidimensionali).

Nel raccontare successivamente questa intuizione, Ranganathan la romanzerà come se fosse avvenuta contemplando una scatola di Meccano in una vetrina di Londra: una scatola davvero particolare, che anzichè contenere un solo gioco -pur magnifico, ma uno solo - offriva una serie di pezzi freddi e un po' meccanici, ma che avrebbero consentito a chiunque li animasse con la propria fantasia, di comporsi quanti giochi voleva; e soprattutto "come" ognuno li voleva.

L'enorme sforzo di sperimentazione di applicazioni e successiva teorizzazione di questo schema monopolizzerà Ranganathan, chiudendolo per il successivo quarto di secolo in polverosi archivi, regno di tarme e di burocrati della conoscenza; ma gli permetterà anche di accumulare una sapienza che gli consentirà, durante i viaggi del '48 e '50, di dare risposte inaspettate ma risolutive alle sfide più recenti e urgenti delle società più avanzate:

C'era una sostanziale differenza tra questo viaggio [1950] e il soggiorno di venticinque anni prima [1924]. A quel tempo era tutto prendere e niente dare. Ora era sia dare che prendere. Questo equilibrio osmotico, per così dire, diede la gioia che si sente quando si è sulla strada per raggiungere il più alto livello (Ranganathan, 1950).

La fine della II Guerra Mondiale e il superamento delle difficoltà di spostamento, che ad essa erano state legate, aveva ripristinato le condizioni minime per ripartire. Ma Ranganathan era partito anche per rispondere ai nuovi bisogni della neonata India indipendente (1947); esigenze di rappresentanza in organismi internazionali, ma anche di ricerca sulle più significative esperienze europee e nordamericane per conto del neonato Ministero dell'Educazione. Tra gli obiettivi primari di quest'ultimo vi era quello di definire quanto prima un modello di sistema bibliotecario nazionale che consolidasse nei cittadini indiani un atteggiamento di responsabilità individuale, intesa come premessa a ogni reale capacità di mantenere autonomia e autogoverno nazionali.

Ancora Ranganathan:

Il mio primo soggiorno era da una India coloniale. La coscienza di appartenere a una colonia stava inconsciamente appesantendomi. Nel giro ora descritto potevo camminare ben diritto. Era una gioia apprendere di prima mano che i popoli Americani ed Europei erano felici di incontrare un'India indipendente (Ranganathan, 1950).

Assonanze - Gandhi e l'indipendenza nell'anima

Sebbene la professionalità di Ranganathan gli abbia permesso di tenere sempre ben separati il suo lavoro per le autorità del momento e il movimento per l'indipendenza Indiana e la simpatia per la grande anima che lo guidava [2], il concetto di responsabilità individuale come premessa a ogni reale indipendenza nazionale, richiama i concetti espressi da Gandhi durante tutto il movimento di liberazione dell'India.

Secondo le parole di Ranganathan stesso: "A universal library service is necessary, though not sufficient, to transform an independent people" (Ranganathan, 1950 pag.14).

Particolari assonanze con il testo Hind Swaraj Or Indian Home Rule (Gandhi, M.K. 1909), che analizza con grande forza polemica il rapporto tra civiltà Indiana e civiltà occidentale, tradizione e modernità. Gandhi e Ranganathan avevano in comune una profonda conoscenza della cultura anglosassone e significativi periodi di studio a Londra. Molti analisti riconducono il successo del movimento di Gandhi alla sua grande capacità di comprendere il ruolo dei mass media e la possibilità di usarli per mobilitare l'opinione pubblica anglosassone, ottenendo una pressione presso il relativo governo; anche in questo caso l'India sembrò capire le dinamiche della società della comunicazione forse ancor prima dei territori stessi in cui quei media erano nati. Un ritardo di comprensione che probabilmente fu tra i motivi che portarono la Gran Bretagna a perdere l'India.

E l'urgenza di andare oltre al semplice ottenimento dell'indipendenza della nazione, per costruire un self-rule delle singole persone, fu tragicamente dimostrata, proprio il 30 gennaio '48 dall'assassinio dello stesso padre dell'indipendenza Indiana da parte di un esponente di una corrente radicale della sua stessa religione.

Ma forse il fattore davvero decisivo, che spinse Ranganathan a sospendere finalmente per qualche mese il titanico e umilissimo lavoro di sperimentazione che stave svolgendo in India, fu il richiamo della comunità internazionale dei professionisti della classificazione; tale convocazione permise ai preziosissimi frutti che da quel quarto di secolo di studio erano nati, di interagire con le sfide di capitali anglosassoni in rapida trasformazione, offrendo importanti risposte.

Donker Duyvis

Tra gli inviti a vari eventi in rappresentanza della Indian Library Association, Indian Standards Institution, spicca quello alla Conferenza internazionale della International Federation of Documentation e da parte del suo Presidente Donker Duyvis, che gli aveva anche commissionato un memorandum su Classification and International Documentation (Ranganathan, 1950 pag.14).

Nello stesso testo in cui commemorò Berwick Sayers (Ranganathan 1961c), Ranganathan omaggiò anche Duyvis, raccontando con calore e dovizia di particolari il ruolo fondamentale che egli svolse nel mettere in relazione le scoperte di Ranganathan con le esigenze della società uscita dalla Seconda Guerra Mondiale.

Un ultimo ma fondamentale fattore che spinse Ranganathan a mettersi in viaggio fu la nascita, al termine della Guerra, di organismi come Nazioni Unite e Unesco, la cui mission era proprio di rafforzare la capacità di dialogo e condivisione tra i popoli, nella speranza di superare definitivamente alcuni dei fattori che avevano portato alle tragiche involuzioni belliche. Questo nuovo clima diede al lavoro della suddetta comunità dei professionisti della classificasione un respiro e una centralità del tutto nuovi.

Questa ampia lista di enti e persone, che contavano sul contributo del geniale bibliotecario indiano, si tradusse in un fittissimo programma di incontri che Ranganathan racconta con la sua consueta umile meticolosità nel libro "Library tour 1948" (Ranganathan, 1950), pubblicato due anni dopo il viaggio dalla Indian Library Association, come primo volume della collana significativamente intitolata "English series".

Anche questo sembra un libro molto importante per la comprensione del contesto in cui nacque il pattern APUPA, con un capitolo sulle Business Libraries particolarmente ricco di pagine e di spunti.

Per capire perchè le business libraries erano così centrali nella riflessione di Ranganathan torniamo alla prima pagina di Philosophy of classification, e in particolare alla frase "The present experience [in 1950] has led to the deepening of these foundations so as to take the additional load of documentation".

Rischio di information overload

Cosa intendesse di preciso nel riferirsi a un additional load of documentation è suggerito dal capitolo 28 di Classification and communication, intitolato Intellectual team-work, che mette a fuoco la crescente quantità, specializzazione e varietà dei flussi informativi prodottisi a seguito dell'accelerazione avviata dalle guerre mondiali e da un modello di economia bellica fatto di grandi team-work (Ranganathan 1951a, s. 286, Age of Co-operative research), che avevano la costante necessità di aggiornarsi, ricercando informazioni provenienti da numerosi documenti molto specializzati (Ranganathan 1951a, s. 2884) e in particolare da micro-subjects inclusi in articoli periodici o relazioni scientifiche (Ranganathan, 1967a, sez. XG14).

Secondo Ranganathan la combinazione delle recenti innovazioni a livello di capacità del canale (maggior quantità e minore elaborabilità) con la contingenza storica dell'accelerazione che produssero le guerre mondiali, esponeva gli utenti al rischio di sovraccarico informativo, al conseguente pericolo di blocco improvviso per overload delle loro capacità elaborative, e quindi al paradosso che a un eccessivo aumento della quantità di dati trasmessi corrispondesse una riduzione della quantità di informazione effettivamente recepita.

Sembra proprio in riferimento all'information overload che Ranganathan introduca lo schema APUPA come esigenza fondamentale dei suddetti supporti di comunicazione industrializzata e della nascente industria della comunicazione:

Classification is thus a transformation of thought. This change in arrangement from accession or random order to APUPA order is itself a subsidiary transformation. It is the first use of classification in the process of communication. […]. The transformer is the classifier. The means is the Classification Scheme (Ranganathan, 1951a, sect. 3212). Inherent tendency to arrange is a concomitant of the finiteness of the speed of nervous impulses in the human body. When speed is finite, structure is inevitable (Ranganathan, 1967a, sez. XB1).

Come si può dedurre dallo schema che Ranganathan inserisce nel primo capitolo della terza parte del libro (1951a, 22-27; 31) e che qui riportiamo, il valore aggiunto del passaggio T "Registrazioni in Ordine APUPA" è appunto l'ordinamento sequenziale dei record.

La forza della classificazione consiste, secondo Ranganathan, nella capacità di contrastare il sovraccarico di stimoli, in particolare di quelli irrilevanti per il ricercatore. Il modello APUPA, in tal senso, persegue un'organizzazione dell'informazione più adatta al nostro sistema percettivo, attraverso una disposizione sequenziale che consente agli utenti di agire le proprie strategie di selezione del segnale.

Quella che Ranganathan propone è una vera economia della conoscenza, che risponde all'esigenza di ricavare dettagli, ma anche a quella di non superare i limiti di elaborabilità degli stimoli; al fine di evitare quell'overload di informazioni che causerebbe un progressivo processo di passivizzazione degli utenti [3]. Ed è interessante vedere come le sfide che al tempo riguardavano i grandi centri di ricerca della nascente IT industry, siano oggi diventate le sfide della società della comunicazione tutta.

Assonanze - modello cibernetico di Shannon e Weaver

La successione sequenziale e simmetrica delle fasi di trasformazione di un flusso da un emittente a un ricevente dello schema appena illustrato può richiamare il modello matematico/cibernetico della comunicazione che Shannon e Weaver avevano definito proprio in quegli anni.

Senza sentire la necessità di affermare una diretta associazione tra i due schemi, ci si limita a sottolineare le forti assonanze tra i due diagrammi a blocchi, che confermano come probabilmente i ricercatori stavano cercando nei rispettivi campi risposte a fabbisogni del mondo esterno.

La cibernetica è la disciplina che si occupa della messa in sequenza delle informazioni, per garantire una efficace trasmissione del significato contenuto nel messaggio e una riduzione della quantità di segni impiegati.

Ranganathan sembra riuscire ad astrarre la riflessione sull'esperienza dell'utente al di là del supporto libro e della scaffalatura della biblioteca.

Il titolo della sezione 325, Classification will have a future as a means of communication, riassume la visione centrale del libro: l'ordinamento APUPA trasforma la classificazione in un mezzo di comunicazione.

Una affermazione solo apparentemente paradossale, in quanto sebbene la classificazione sia una tecnica immateriale, algoritmi altrettanto "virtuali" saranno di lì a poco chiamati a svolgere, all'interno di sistemi logici, un ruolo analogo e certamente non meno importante di quello di un amplificatore del segnale radio o di altri hardware all'interno di strutture meccaniche.

Assonanze - Teoria della percezione visive

La distribuzione progressiva e bilaterale "a campana" di APUPA si ritrova anche nelle teorie sulla distribuzione dei recettori (coni e bastoncelli) sulla retina. Una sofisticata strategia percettiva che richiama da vicino quella con cui il pattern APUPA coordina le informazioni da elaborare:

  • differenziazione quantitativa: la distribuzione dei recettori decresce bilateralmente, fino a raggiungere un punto in cui il campo visivo finisce e il sistema non raccoglie più informazioni;
  • differenziazione qualitativa: la retina non si limita a ridurre i punti di raccolta di informazioni ma ne differenzia la distribuzione in base a una distinzione funzionale in:
    • visione passiva: bastoncelli-rods meno sensibili ai dettagli ma più ai movimenti e alle lievi variazioni di tono anche in condizioni di poca luce, per proteggersi da attacchi;
    • visione attiva: i coni-cones, sensibili al colore, dalla maggiore capacità di risoluzione e quindi adatti a focalizzare target scelti su cui operare di precisione, concentrati a cuspide in una ristretta zona centrale detta fovea.

 

Visionarie scaffalature mobili

Anche in questo caso pensiamo che la relazione tra i due schemi possa rimandare alla condizione dell'utente davanti alla scaffalatura, sebbene non direttamente alla progressiva differenziazione bilaterale, nella selezione degli stimoli provenienti dalle coste dei libri, che tra l'altro -come si può vedere dall'immagine seguente - nell'India del tempo non presentavano certo la varietà prodotta dalle attuali politiche di packaging.

Si immagina piuttosto una corrispondenza di livello più profondo: sistema percettivo e schema APUPA sembrano fondarsi su una comune rigorosa economia della conoscenza, che decide se e come vengano raccolte le informazioni nelle diverse parti del campo percettivo: avere troppi dettagli su tutto non è compatibile con i limiti delle capacità di elaborazione umana.

L'inadeguatezza della scaffalatura a incarnare una classificazione multidimensionale è evidenziata da Ranganathan proprio nel momento in cui immagina delle utopiche versioni di mobilio, etichette e corridoi che interagiscono con l'utente riorganizzandosi in base ai diversi punti di vista che questo esprime procedendo nell'ambiente (Ranganathan, 1951b sez. 41). La soluzione architettonica rimane dunque circoscritta a un registro visionario che ricorda più le metafore di grandi scrittori come Borges che i concept di soluzioni tecniche da sperimentare, di cui peraltro Ranganathan è prolifico in altri contesti e -come subito vedremo - anche nelle pagine immediatamente successive.

Ranganathan passa poi a elencare una serie di soluzioni che non intaccano la struttura, come la moltiplicazione delle copie (op.cit. sez.44), ma nemmeno qui sembra arrivare alla soluzione auspicata.

Un concept di catalogo e la visione del web

Ranganatan sembra invece riporre molte aspettative nel catalogo (Op.cit. sez. 48 "Need for Help from Catalogue"). Potremmo dire che se la classificazione Colon è il linguaggio di programmazione del nuovo "media" proposto da Ranganathan, il catalogo sembra essere l'interfaccia hardware prevalente. E qui propone un concept di dispositivo, stretto parente delle tecnologie meccanografiche del tempo, per selezionare le "punched cards" attravero un incrocio "multidimensionale" di griglie di selezione.

Let us take the case of books in psychology referred to in section 41 of chapter 4. Let us, for example, assume that the upper edge corresponds to the Entity facet. Each punch hole in it corresponds to a focus in the Entity facet. If a book is on Genius, all the other puch holes -say for Child, Adolescents, Women and Idiots- are left alone and the hole representing genius is cut tinto a slit. Let us further suppose that a side edge corresponds to the Problem Facet. If the book is on Emotion, all the other punch holes -say for Sensation, Cognition and Conation- are left alone and the hole representing Emotion is cut in a slit. A similar thing is done in the cards of all the books in psychology accoding to their respective foci in the two facets. The cards may be kept in any random order. If a reader wants the entries on Genius, a rod is first inserted through the punch-holes representing Genius in the upper edge of a pack of cards. These are by design in corresponding positions in all the cards. The rod is then raised. As it is raised, none of the cards which had its punch hole slitted will be lifted by it. This will be the cards on Genius and will be left behind while all the others cards will be lifted up since their punch holes are unslit. This is done for all the cards on Psychology, taking them out in convenient packs. The cards on Genius are thus mechanically separated and capted aside. In this way, for the first kind of reader who specialises on Genius, all the materials on his subjects are brought together and to his notice. If he now wants these cards arranged by the problem, they are further sorted. For this purpose, the rod is pushed throught the hole for Emotion in the side edge wich represents the Problem Facet. Of course, the cards should be so tunned that the side edge in question go up. As the rod is lifted up only those cards wich are not on emotion. Those on Emotion alone will be left behind. After making use of them, the cards can be put back into the cabinet without any attention to their order.

For the second kind of reader, who specialises in Emotions, sorting is first done with the punch holes in the side edges and he will be helped with all the entries on Emotions. If you wants them sorted out by Entity and wants those on Emotions of Genius, another lifting through the hole for genius is made.

A symbiosis can thus be stablished between library classification and library catalogue by the method of Punched Cards. (Op.cit. sez.511 "Example of Psychology")

A completare la triade di divinità "potentissima e giusta" che faceva da motore al suo nuovo media, Ranganathan vedeva un Servizio di Reference erogato direttamente da umani (Ranganathan, 1951b sez. 51 e succ.). Un processo bibliotecario che Ranganathan descrive facendo risuonare il linguaggio della Fisica: i bibliotecari possono trasformare l'energia potenziale, immagazzinata nei libri, in energia cinetica nelle menti dei lettori. (Ranganathan 1946 s.116).

A proposito dell'importanza assegnata a un servizio di reference personalizzato, va evidenziato come, durante il viaggio del 1950 negli USA, Ranganathan ebbe l'occasione di incontrare - e riferire con i consueti dettagli gustosissimi e umanissimi - uno dei padri del pragmatismo americano, John Dewey; dal suo pensiero pedagogico Ranganathan sembra aver tratto l'idea dell'insegnamento individualizzato (Bianchini, 2006); al rinnovamento della sua progressive education fa probabilmente riferimento il titolo di un suo successivo libro: "New Education and School libraries" (1973), in cui Ranganathan ripropone in maniera ricorrente il problema dell'information overload, proponendo come risposta la formazione individualizzata, con l'obiettivo di generare processi di apprendimento su misura.

Al di là di tutta questa riflessione sulla possibilità di implementare fisicamente la classificazione multidimensionale, la vera sfida sembra la "classification as transformation", ossia la visione della classificazione come un filtro che trasforma un flusso da mainstream a personalizzato.

Memex

Assonanze - Pre-visioni del WorldWideWeb

Penso che questo passo, per l'analogo modo di navigare per salti tra ambiti disciplinari distanti, meriterebbe di essere inserito tra le più importanti visions dell'ipertesto e del futuro World Wide Web, che in quegli stessi anni fioriscono:

  • Memex (Bush, V. 1945),
  • Xanadu (Nelson, T. 1965)

Se pre-visioni del web come quella di Bush garantivano soprattutto una grande capacità di recall, quello di Ranganathan garantisce una ottimizzazione a livello di precision (grazie alla classificazione) e una migliore economia della conoscenza (grazie ad APUPA); qualità che forse a conti fatti avrebbero tenuto la successiva evoluzione della specie "macchina ipertestuale" più alla larga da rischi di controproduttività e possibile crisi da overload cognitivo.

Il ramo della specie che invece si estinse prima di nascere, rimanendo a livello di concept, fu il suddetto catalogo meccanografico; forse perché fu danneggiato dai limiti della tecnologie meccanografiche del tempo ad operare su grandi quantità di schede; forse affossato, prima che la veloce evoluzione delle tecnologie superasse tali problemi, dal destino del suo motore software - la Colon Classification - che, nonostante la palese superiorità, soprattutto in relazione ai fabbisogni della nascente società della conoscenza, venne emarginata a causa della potenza di standard de facto di altri schemi di catalogazione. In particolare dal dominio del già installato presso la quasi totalità delle biblioteche e forse anche da una preferenza, sia da parte dei catalogatori (verso l'apparente maggior semplicità dei vecchi schemi) sia da parte degli stakeholder, che probabilmente spingevano verso obiettivi immediatamente quantitativi (maggior numero di interazioni, anche da parte di utenti poco proattivi) anzichè verso strategie di più ampio respiro (che perseguendo da subito la qualità avrebbero garantito una maggior durata delle quantità) [4].

E questo nonostante che proprio da quei viaggi fossero nati gruppi specificamente dedicati a sperimentare la svolta in senso multidimensionale e analitico-sintetico: 1948 l'inglese Classification Research Group (CRG); 1951 l'indiano Library Research Circle; 1959 il nord americano Classification Research Study Group (CRSG) (La Barre, 2009).

Su questo terreno sembrò svilupparsi il rapporto con Donker Duvyis, impegnato a trovare soluzioni al problema dell'information overflow.

Il libro "Micro thought and his service" (Ranganathan, 1957) offre importanti spunti per uno studio del ruolo di Duvyis, delle difficoltà incontrate nel far recepire le nuove logiche di classificazione a chi avrebbe potuto implementarle nelle nuove macchine elettroniche, e più in generale nel veder riconosciuto un punto di vista non occidentale, anche in luoghi come Unesco la cui mission passava per l'interculturalità.

Dall'ombra alla luce o dalla luce all'ombra?

Per indagare ancor più a fondo l'importanza dell'incontro con l'Inghilterra del'24, seguiamo ora un altro indizio che sembra risuonare nell'APUPA pattern: risaliamo la linea d'ombra, anzi d'umbra.

Le lingue occidentali associano la conoscenza alla luce e l'ignoranza all'ombra. Più nello specifico, il processo di individuazione dei testi in una biblioteca, analogamente a quello di acquisizione di una nuova conoscenza, è associato ad un graduale, progressivo chiarimento o ad improvvise illuminazioni.

Nell'APUPA pattern la dinamica appare ribaltata, con opposta progressione dalla luce all'ombra. Il potere perturbante di questa inversione sembra accentuato dal fatto che Ranganathan, anziché mantenere l'uso della lingua inglese adottata nelle pubblicazioni in oggetto, sia ricorso alla lingua latina, usando umbra al posto di shadow.

Assonanze - Umbra anzichè shadow

Se la prima suggestione può evocare umoralità saturnine, si ritiene che essa rimandi al dominio delle osservazioni astronomiche, nelle cui etichette l'uso del latino probabilmente persisteva più che nella lingua di tutti i giorni. E' proprio per definire la zona d'ombra parziale al di fuori della completa ombra di un'eclisse, che il termine penumbra era stato coniato nel 1604 dal grande astronomo Keplero, tramite la giustapposizione dei termini latini pæne (quasi) e umbra (ombra).

L'ombra riflessa del nostro pianeta in un'eclissi di luna presenta tre stadi, dati dalla totale o parziale sovrapposizione del disco della terra alla fonte di luce solare, con conseguente progressione dell'intensità dell'ombra, come rappresentato nell'illustrazione.

Ricercando i motivi di un simile controintuitivo rovesciamento della progression dall'ombra alla luce, è emerso il grande potenziale di questa metafora [5].

Ma nell'Inghilterra di quegli anni Ranganathan trovò soprattutto un altro uso della metafora dell'ombra, a quanto pare in un ambito a lui ancora più vicino, sia per studi che per biografia [6].

Il calcolo umbrale e Ramanujan

E.B. Ross

Srinivasa Ramanujan era un geniale matematico indiano scoperto e sostenuto da Edward B. Ross, professore di Ranganathan a Madras e da lui indicato come una delle persone più importanti della vita. Ranganathan accreditava Ross come vero scopritore della Prima Legge della scienza bibliotecaria (Ranganathan, 1967a DB06; Bianchini, 2011, pag. 17-18) e gli dedicò tutte le edizioni della Colon Classification.

Srinivasa Ramanujan

Il giovane Ramanujan in India, sostanzialmente da autodidatta e dilettante, lavorò e fece scoperte sui numeri di Bernoulli, materia molto difficile che rappresentò un importante passo della storia di notazioni matematiche dette calcolo umbrale.

Spedì questi lavori a vari matematici inglesi, tra cui il famosissimo Godfrey Harold Hardy, che lo invitò a trasferirsi a Cambridge. Ragioni di salute lo spingeranno a tornare in India dopo pochi anni, durante i quali però insieme ad Hardy aveva raggiunto moltissimi successi.

Mentre stava morendo all'età di 32 anni, comunicò per lettera ad Hardy di aver scoperto quello che chiamava le funzioni "mock theta", che entravano "beautifully" nella matematica. (...) Una mock modular form ha sempre una funzione modulare associata chiamata "sua ombra", per cui hanno chiamato la loro ipotesi the Umbral Moonshine Conjecture. (Klarreich, 2015).

Tra i motivi per cui Ranganathan si era recato in Inghilterra nel 1924 c'era la ricerca dei fogli con le suddette nuove formule (Berndt, 1985, 5). E scoprì che erano rimasti a Hardy, che glieli donò perché fossero conservati presso la Biblioteca Universitaria di Madras.

Il calcolo umbrale é una particolare notazione matematica che:

reflects the fact that for many types of identities involving sequences of polynomials with powers, 'shadow' identities are obtained when the polynomials are changed to discrete values and the exponent in is changed to the falling factorial. (Weisstein, s.d.) [7]

L'etichetta fu introdotta nella seconda metà del XIX secolo dal matematico inglese James Joseph Sylvester; sebbene il più grande sviluppo di queste notazioni fosse riconosciuto al Reverendo John Blissard. Tuttavia in un saggio del 1903, Charles Sanders Peirce consiglia di risalire più indietro ancora nel tempo, fino a incontrare un grande personaggio:

what Sylvester called 'my umbral notation' had first been published in 1693 by another man of some talent, named Godfry William Leibniz [8]. (Peirce, 1997, 125)

Relazioni differenziali

In questo contesto il padre del pragmatismo e della semiotica critica la decisione di Sylvester di etichettare queste tecniche con la metafora dell'ombra, suggerendo possibili relazioni con la folosofia di Leibniz:

Sylvester's name umbra, which is the only distinctive name the thing has ever received, must, I fear, be retained, although ion or radicle would be far better. For who ever heard of two shadows combining together to form a substance! (…) In other mathematics, they have no existence in the universe of quantity. But joined together in sets they do. They are just like chemicals radicals, each having a certain number of unsatisfied wants. When each of these is satisfied by union with another, the completely saturated whole has an existence in the universe of quantity.

Un saggio di Smith (2012, pag.54) sembra aiutare a chiarire le suggestioni di Peirce:

To understand what this theory of the differential relation n terms, consider the corresponding theory of perception that Leibniz develops in relation to it. Leibniz had observed that we often perceive things of which we are not consciously aware. We recall a familiar scene and become aware of a detail we did not notice at the time; the background noise of a dripping faucet suddenly enters our consciousness at night. Leibniz therefore draw a distinction between conscious perceptions ("apperceptions", or molar perceptions) and unconscious perceptions ("minute" or molecular perceptions) (…) a conscious perception is produced when at least two of these minute and "virtual" perceptions enter into a differential relation that determines a singularity: that is, a conscious perception. (…) the calculus thus function in Leibniz as the physic mechanism of perception (Smith, 2012, 54).

Interessanti in questo contesto i recenti studi dell'Università di Manchester sulle esperienze di calcolo infinitesimale nella Scuola di Kerala (India) intorno al 1350 (Joseph 1991), che fanno risuonare una possibile incidenza di queste radici culturali nel modo di pensare di Ramanujan e soprattutto di Ranganathan.

Questi contatti sembrano suggerire, senza alcuna pretesa di derivazione deterministica, una possibile relazione tra il lavoro di Ranganathan e paradigmi appartenenti ad ambiti distanti.

Informatica e inconscio in Leibniz

G.W.Leibniz

La progressione da penumbra a umbra non appare più controintuitiva, tuttavia, se la sfida consiste nell'integrare il cosciente e l'inconscio; se la ricerca di un contenuto non è intesa solo come semplice ed esatta corrispondenza di quello che già si sa, ma anche come aperture a stimoli laterali, che escono dalla corrispondenza diretta e più scontata e richiedono un allargamento degli orizzonti consueti. Evidentemente l'elaborazione non è possibile in presenza di troppi stimoli divergenti, ma se si riesce a impostare un criterio di filtro tramite ordinamento, tali corrispondenze non scontate possono allargare utilmente il sapere già strutturato, producendo nuova conoscenza.

L'oscillazione tra penumbra ed umbra sembra il terreno più fertile per lo sviluppo di nuova knowledge.

Descartes's principle of "clear and distinct" ideas is broken down into two irreducible values, which can never be reunited to constitute a "natural light": conscious perceptions are clear but confused (not distinct), while unconscious perceptions (ideas) are distinct but necessarily obscure (not clear). Indeed Leibniz can be said to have developed one of the first theories of the unconscious (Smith, 2012, 55).

Charachteristica Universalis

Leibniz era un raro esempio di genio totale, capace di sottilissime e sensibilissime intuizioni creative da umanista, ma anche in possesso di una grande capacità di rielaborarle su un piano razionale, fino a trasformarle in sistemi filosofici e persino in nuovo linguaggio matematico. Una interdisciplinarietà che - nel suo piccolo e insieme al mestiere di bibliotecario - Ranganathan aveva in comune con questo pilastro della storia.

La convergenza di livelli di solito lontani come fenomenico e astratto, pragmatico e teorico, estremamente piccolo e estremamente grande, che caratterizzano Leibniz (Smith, 2012, 55) sembra caratterizzare anche Ranganathan [9].

La metafora del faro e della torcia

Una delle molte metafore con cui Ranganathan cerca di chiarire i concetti espressi in Classification and Communication può aiutarci a comprendere quanto appena detto: per cercare la nostra casa in un bosco di notte si può limitare a cercare di intravedere tra gli alberi la luce che ne scaturisce, oppure dotarci di torcia sulla testa e leggere i segni in ogni punto del bosco per trovare la strada.

Ranganathan sembra aderire a una concezione della percezione che non si rifà a una ontologia della sostanza in cui il mondo è un insieme di soggetti separati che occupano uno spazio puntuale preciso e la percezione è una cattura; ma a una ontologia della continuità in cui il mondo è un sistema di relazioni differenziali che si determina come un processo (Whitehead). E la percezione è l'emergenza di una complessità a partire da un mondo di eventi di cui non siamo consapevoli (percezioni molecolari, Leibniz)

Questo gioco di risonanze e riflessi tra domini della conoscenza anche molto distanti sembra un invito a muoversi in un particolare sottoinsieme della realtà (che potremmo definire delle rilucenze lunari o dei chiari di bosco), in cui alcune sottigliezze che solitamente apparivano trascurabili diventano dirimenti e foriere di altre conseguenze molto significative. In fondo è il dominio di tutte quelle discipline che si pongono come primo obiettivo la trasformazione - o almeno la creazione - di moti nelle nostre abitudini, dalla pedagogia, alla filosofia, all'arte, persino al marketing.

Questa sembra una sfida essenziale per la nostra società, non tanto e non solo nel senso della possibilità di aumentare l'efficienza dei nostri sistemi economici, ma anche nella possibilità di concordare insieme obiettivi di trasformazione il cui rientro può non essere immediato ma che sempre più rischia di diventare decisivo.

Penumbra of consciouness in Whithehead

A. N. Whitehead

A Cambridge in quegli stessi anni la metafora della penumbra era usata per un altro concetto che ci pare molto attinente alla rivoluzione di Ranganathan: la teoria della penumbra of consciouness di A. N. Whitehead, l'altro padre del pragmatismo americano.

Il Library Research Circle

Nei saggi di Odin sulle possibili affinità tra penumbra in Whitehead e concetti presenti nella cultura giapponese (1985 e 2016), sembra possibile rinvenire una contiguità tra queste teorie e la riflessione sul concetto di penumbra che stiamo qui conducendo; ma nel cercare di assumere questo ardito "ponte" tra culture e periodi distanti cerchiamo di assumere le attenzioni critiche sollecitate da Mayeda (1991).

I saggi di La Barre (2006) e da Van den Heuvel (2011) approfondiscono come queste corrispondenze avvenissero sia a livello matematico che psicologico:

Ci pare che le conclusioni di questi autorevoli studiosi rafforzino la legittimità della linea di ricerca qui abbozzata e ci invitino a seguire le molte linee di sviluppo che ci suggerisce.

Luca Giusti, Dipartimento di produzione software e infrastrutture ICT - Liguria digitale, e-mail: lucagiusti@hotmail.com


Bibliografia

Note

Riportiamo qui, in premessa alle note, l'assonanza tra la distribuzione quantitativamente descrescente e simmetrica che caratterizza il pattern APUPA e la curva di distribuzione normale della probabilità o Gaussiana perchè non abbiamo al momento individuato riscontri a tale corrispondenza. Per sottolineare comunque il fatto che molte persone percepiscono spontaneamente questa somiglianza, si riporta di seguito uno dei vari schemi rinvenibili in rete in cui si usa la gaussiana per rappresentare APUPA in un contesto di information retrieval. La distribuzione sembra riferirsi alla corrispondenza (precision) e non alla quantità di risultati (recall), che evidentemente avrebbe una curva opposta, che si allarga ai margini e si restringe al centro.

[1] Nel corso del seminario di aggiornamento "Elementi di Colon Classification", organizzato dal Dipartimento di Musicologia e beni culturali (Cremona) dell'Università di Pavia e dal capitolo taliano dell'ISKO, con il patrocinio della sezione Lombardia dell'AIB. Tenuto da Carlo Bianchini il 6 novembre 2015 a Cremona presso il suddetto Dipartimento. Dal successivo confronto in rete è nato un articolo scritto da Carlo, Claudio e me dal titolo "The APUPA bell curve - Ranganathan's visual pattern for knowlwdge organization", pubblicato online su "Les Cahiers du numerique", Vol.13/1 - 2017. Invito a tale lettura chi sia interessato agli aspetti più tecnici di biblioteconomia e teoria della classificazione, affrontati da Carlo e Claudio; in questa relazione mi limito a illustrare ciò che ha risuonato in me, forse proprio per la divergenza del mio curriculum, più orientato alla comunicazione e ai media digitali.

[2] Ambedue erano cresciuti nell' approccio olistico della tradizione jainista (veicolato dalle madri), che sapevano ibridare con l'approccio pragmatico anglosassone (che avevano conosciuto e apprezzato nei significativi viaggi di studio in quei paesi). In ambedue è rinvenibile una capacità di riconoscere nella molteplicità dei punti di vista una risorsa anziché un limite; risorsa che consiglia di muoversi con attenzione e in progressione graduale, cambiando le cose dal profondo. Ambedue vincono perdendo, perdono vincendo (sia lo schema colon che la non violenza sono riconosciuti come metodi molto migliori di quelli che sono loro preferiti, rendendoli sostanzialmente inattuati). Ambedue vedono nel villaggio un fondamentale seme di cambiamento.
Insomma, il rapporto tra Gandhi e Ranganathan sembra tutto da studiare. I loro percorsi sembrano intrecciati nel profondo anche se non si incrociano mai fisicamente. Gandhi voleva che riorganizzasse le biblioteche dell'India indipendente e provarono più volte ad incontrarsi ma non ci riuscirono: troppo distanti pur nello stesso paese e troppo impegnati. Solo per l'insistenza della madre, a cui Ranganathan aveva promesso l'incontro con il Mahatma (Grande Anima), una qualche forma di contatto - intensissimo alla luce dei simboli indiani - si realizzò. Ce lo racconta Eswara Reddy Deva in questo particolarissino passo, reperibile su Internet a ottobre 2017 all'indirizzo <http://ncsi.iisc.ernet.in/pipermail/lis-forum/2012-September/014169.html>

Ranganathan replied to Gandhi that he would meet him on his return journey from Varanasi as his first duty was to fulfill the promise he made to his mother. Mahatma on receipt of the message sent cow's milk to Ranganathan's mother to Wardha Railway station.

Although an orthodox in nature, his mother had a bath at Wardha station and drank the milk so graciously sent by Mahatma.

[3] E' una riflessione simile a quella di Marshall McLuhan sui media caldi e media freddi (McLuhan 1967 pagg.31-33); si rimanda in proposito a un importante saggio pubblicato sul sito ISKOI (Swertz, C. 2003) e più di recente della corrente web criticism rappresentata da saggi come The Shallows: What the Internet Is Doing to Our Brains (Carr, N. 2010).

[4] I primi a scoprire che qualcosa non tornava in questa opzione per la semplicità, saranno gli stessi catalogatori, che dopo qualche anno iniziarono a temere che per questa via si finisse per fare a meno di loro. Il nuovo media immaginato da Ranganathan avrebbe invece assegnato loro un ruolo fondamentale, proprio sul terreno dell'ottimizzazione del rapporto tra precision e recall che i sistemi informatici ancora oggi non riescono a garantire; e soprattutto sull'accompagnamento personalizzato alla crescita individuale a cui Ranganathan teneva molto, proprio per la natura di professore nato che le era stata riconosciuta durante la suo breve ma brillante carriera da insegnante.

[5] Possibilmente non limitandolo alla tradizionale dicotomia tra conscio (ascesa verso la luce) e inconscio (discesa nell'ombra); ma assumendo la sua ricchissima articolazione di combinazioni e di passaggi, che raramente sono netti come vorrebbe il disegno tecnico, ma (come invece insegna la sensibilità alle sfumature del chiaroscuro nel disegno artistico), che si articola in maniera più graduale e complessa secondo molteplici fattori di attenuazione (distanza della fonte, incidenza dei raggi, assorbimento dei materiali), schermatura (interposizioni tra fonti emittenti e superfici destinatarie) e riflesso (luce rimandata da altre superfici). Si tratta di variazioni minime, apparentemente trascurabili in condizioni di piena luce, ma che in caso di luce molto ridotta assumono grande importanza sia dal punto di vista della sopravvivenza (lotta preda-predatore), che sui piani simbolico, emotivo e creativo, che tendono a crescere in maniera inversamente proporzionale alla quantità di luce. Al di là della forza romantica di tramonti e crepuscoli, a sembrare esemplare in questo contesto è il chiaro di luna, in cui le emissioni luminose del sole -definitivamente schermate dall'interposizione dell'altro emisfero terrestre- sono riflesse sulla terra dal disco della luna, soprattutto se piena; attivando un gioco di riflessi e contrasti tra luce e ombra, piccolo e grande, che rivela un intrinseco potenziale metaforico.

[6] L'interesse di Ranganathan per Ramanujan è indicate dal fatto che gli dedicò una biografia (Ranganathan, 1967b) e ha cercato di evocarlo in sessioni spiritiche (Kumar, 1992, 46).

[7] L'etichetta "umbrale" sembra indicare funzioni matematiche che offrono le stesse proprietà di altre funzioni, sebbene assolutamente diverse e più semplici da gestire. Questo ci aiuta a comprendere il senso di quellla progressione verso l'ombra che dapprima suona controintuitiva: poene rimanda al fatto che le due funzioni hanno quasi le stesse proprietà (cfr. in concetto di mock nelle mock theta functions su cui lavorava Ramanujan): mentre umbra rimanda al caso limite in cui modello e oggetto reale hanno proprio le stesse proprietà. Quindi non più o meno luce, ma maggiore o minore corrispondenza tra il codice con cui viene classificato un record di contenuto e il fabbisogno di conoscenza che spinge l'utente a cercare. Se la corrispondenza è totale il target di destinazione è perfettamente coperto dal suo doppio che scherma la luce, la cui forma diventa un suo doppio vero e proprio, con proprietà analoghe fino al punto da non lasciar sfuggire nemmeno un raggio di luce. Sembra l'accezione che di umbra dà il calcolo umbrale.
Un modello del processo cognitivo che sembra richiamare molto da vicino il sistema di schermature delle sorgenti di luce e di ombre riportate su una superficie interna che caratterizza il mito della grotta platonica e al contempo la più prosaica ma fondamentale parete della retina du cui vanno a proiettarsi le immagini. Ma in maniera ancora più evidente il possibile riferimento a un concetto come l'eclisse appartenente al mondo dell'astronomia, può essere giustificato perchè effettivamente l'esperienza dell'eclisse è un caso di sostituzione di una forma (il disco della luna che è lo specchio di quello del sole) con un'altra forma: il disco della terra, andando a sovrapporsi all'analogamente circolare disco della luna, ne rivela il suo vero aspetto che è quello di uno scuro corpo siderale freddo e senza vita sospeso nel freddo e buio spazio e non luminosa fonte di calore, luce e sogni.
In maniera analoga a come la traccia rotonda lasciata sul tavolo dal bicchiere può essere considerata una sua rappresentazione indiretta; una rappresentazione caratterizzata dal fatto di non essere definita semplicemente per convenzione simbolica, ma per trasferimento tramite calco di proprietà fisiche da uno dei caratteri fondamentali della forma stessa (cfr. Differenza tra simbolo e icona in semiotica).

  • Nel caso dell'eclisse di sole l'ombra è non solo indice della luna ma luna stessa. E questo ci permette di apprezzare l'affinità di forma circolare tra due corpi celesti così diversi e distanti.
  • Nel caso di eclisse di luna l'ombra è invece solo indice della presenza di una entità non visibile; la terra esiste non con la propria immagine nera perchè stagliata in controluce sul sole; ma solo in quanto negazione dell'immagine del sole; area di assenza del suo segnale (umbra) o di sua progressiva riduzione (penumbra).

Chi ha riflettuto sui due sistemi di sintesi del colore (sottrattiva della stampa e dei corpi e addittiva della televisione e delle fonti di luce), sa che un tono più intenso in sintesi sottrattiva significa assenza di segnale, in sintesi addittiva significa massima presenza di pigmento coprente fino a che la superficie riesce a trattenere per sè tutto il segnale su di essa proiettato, che altrimenti verrebbe riflesso; sulla retina di chi guarda arrivano così pochissimi fasci luminosi. In maniera analoga un filtro che riesce a intercettare tutto il segnale, se da un lato lo nega spengendolo, dall'altro lo descrive in tutte le sue parti con la forma dell'entità filtrante stessa (pianeta, classificazione o algoritmo che sia).

[8] Il lavoro di Leibniz sul calcolo differenziale (1684) è risultato molto oscuro per i matematici. I fratelli Bernoulli furono i primi a tentare di capire e applicare le teorie di Leibniz e diventarono due dei suoi principali colleghi (Swetz et al., 2011). I numeri di Bernoulli rappresentavano un passo importante nella storia del calcolo umbrale e furono studiati e sviluppati da Ramanujan.

[9] Sembra suggerirlo la sensibilità con cui Ranganathan osserva l'esperienza percepita dell'utente davanti allo scaffale, portando alla necessità di ripiani aperti e a prendersi cura di ogni dettaglio che possa incoraggiare la più ampia varietà di approcci all'esperienza (Ranganathan, 1931, sect. 513; 1967a, sect. XA6). Con analoga raffinatezza Ranganathan confronta l'esperienza degli utenti in librerie a scaffali chiusi con quella in alcuni negozi commerciali (Ranganathan, 1931, sett. 513): la prima sembra presupporre un singolo caso d'uso in cui gli utenti sanno esattamente quello che sta cercando; punta all'impegno degli utenti, sapendo che solo raramente ciò che desiderano gli utenti è immediatamente chiaro ed esplicito nelle parole; la seconda viene più spesso condotta tramite progressive prove stimolate dall'osservazione di un ampio range di offerte disponibili (cfr. la donna che cerca un nuovo sari in Ranganathan 1967a, sect. XA6); gli utenti sono lasciati liberi di perdere la loro strada e di finire in penumbra; ma allo stesso tempo sono aiutati a scoprire autonomamente fornendo un feedback continuo; l'interazione tra utente e scaffalature è sentita da Ranganathan come fragile e che necessita di aiuto; "L'affinità tra libri e uomini è debole, ha bisogno dell'azione catalitica dello staff della biblioteca per attivarsi" (Ranganathan, 1960, s. 2862).




«Bibliotime», anno XX, numero 1-2-3 (novembre 2017)

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