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Associazione Italiana Biblioteche - Sezione Friuli-Venezia Giulia

Opac e metaopac

10 maggio 2002
Centro Polifunzionale
Pordenone, via Prasecco 3/a

Il corso è gratuito.

I Metaopac: "Meta" virtuale per cataloghi Open Access / Antonella De Robbio


L'integrazione degli strumenti e delle risorse rappresenta il punto focale per una crescita qualitativa di ogni biblioteca o sistema bibliotecario; ai nostri giorni la quinta legge di Ranganathan ("la biblioteca è un organismo che cresce"), si rielabora in forme del tutto nuove rispetto al passato.

Al centro di questo processo di rinnovamento si trova l'opac On-line Patron/Public Access Catalogue che assume un nuovo ruolo, quale contenitore agganciato alle altre risorse, in integrazione con gli altri contenitori posti entro il portale della biblioteca.

Nel mondo digitale esistono gli opac, i cataloghi elettronici messi a disposizione dell'utenza.
Gli opac sono i cataloghi delle biblioteche disponibili in linea (che non significa necessariamente in rete) e accessibili al pubblico.
Essi sono fondamentali entro la biblioteca digitale.
Nella biblioteca digitale differenti possono essere i cataloghi, intesi anche come archivi. Essi possono contenere le descrizioni di materiale particolare, per esempio periodici elettronici e risorse elettroniche remote, delle banche dati possedute da un sistema bibliotecario, ...

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L'opac quale servizio di rete

Il valore dell'opac come risorsa va letto e interpretato in riferimento non solo alla sua struttura, ma anche al suo contenuto, conformato alle esigenze dell'utenza al quale esso volge i suoi accessi.

Le aspettative di un utente che si accinge a consultare un catalogo collettivo dovrebbero coincidere con l'offerta di servizi messa a disposizione dall'opac:


Il valore della risorsa opac

Un opac cresce e si evolve nel tessuto culturale ove è nato, diviene quindi una risorsa informativa fondamentale per quel determinato ambito in cui esso è incardinato.
Il catalogo si sviluppa e si rivolge all'utenza che afferisce alla "struttura sociale" che lo alimenta, è parte integrante di quella trama di rapporti che, in un "sistema complesso di rete", caratterizzano l'infrastruttura del territorio in cui l'opac risiede.
L'insieme dei ruoli, delle conoscenze, delle posizioni, delle istituzioni/enti, creano la "struttura sociale" all'interno della quale gli opac, entità in continua evoluzione, comunicano informazioni.
Nel "sistema sociale dello scambio" gli opac, quali "nodi attivi" collocati lungo la rete, si scambiano informazioni secondo dinamiche legate alle funzionalità dei singoli dell'opac e secondo regole prestabilite dai soggetti che compongono la struttura sociale.

La visione dell'opac quale servizio sul territorio e per l'utenza del territorio, sconfina anche fuori dalle mura locali. Il servizio opac estende i propri confini per raggiungere altri elementi "attivi" quali contenitori di informazioni "esterne" e per servire, al contempo, altre utenze remote, in uno scambio di beni immateriali che produce ricchezza culturale ed economica.
L'opac è quindi una banca dati o base dati catalografica e, a differenza di una banca dati bibliografica, la quale descrive e raccoglie l'informazione di ciò che esiste in un determinato settore o disciplina, o zona geografica, contiene anche riferimenti fisici quali disponibilità e collocazione oltre ad essere munito di servizi informativi correlati per il prestito o la prenotazione.
Nell'opac esiste quindi una "fisicità" riconducibile alla possibilità di reperire effettivamente il documento cercato, sebbene ad oggi, anche molte banche dati bibliografiche, soprattutto all'interno di "Sistemi di Database Networking", consentano connessioni esterne ai siti degli editori per il recupero dei documenti a testo pieno.
La differenza quindi tra bibliografia elettronica (base dati bibliografica) o catalogo (opac) si fa sempre più sfumata attraverso un intreccio di connessioni complesse che vanno a caratterizzare l'architettura del sistema di risorse integrate.
Laddove una banca dati bibliografica incardinata in un sistema bibliotecario è dotata di riferimenti ai posseduti delle biblioteche ecco che essa diviene un catalogo per una certa sua parte di dati. Laddove un catalogo serve quale riferimento informativo, soprattutto se dotato di archivi di autorità o tesauri ecco che esso diviene banca dati informativa in generale.

Se poi queste "risorse informative" locali, vengono messe in condizione di interagire con link interni ed esterni, ecco che viene a realizzarsi un sistema informativo integrato che va a recuperare anche informazioni ubicate in siti remoti.
Un sistema per l'integrazione ottimizzata delle risorse disponibili, banche dati bibliografiche, opac e informazioni a testo pieno è la base per una crescita culturale, non solo a livello scientifico, ma soprattutto a livello sociale, in particolar modo se ci riferiamo a risorse di ambito locale.

Attorno alla "risorsa opac" si sviluppano quindi tutta una serie di servizi, che vanno a caratterizzare l'opac come risorsa sociale, culturale, e anche economica.
Le funzioni che un opac deve poter assicurare per divenire un servizio a valore aggiunto, devono andare oltre al semplice accesso al catalogo, limitando per quanto possibile le rigidità di un sistema gestionale strutturato in modo poco comprensibile, ad un utenza anche non specializzata.

Uno dei servizi a valore aggiunto che si può sviluppare attorno agli OPAC attraverso gli OPAC stessi sono i MetaOPAC, cataloghi collettivi virtuali composti da piu OPAC.
All'interno del sistema MAI MetaOpac Azalai Italiano à possibile selezionare un insieme di OPAC differenti per natura, tipologia e struttura e interrogarli contemporaneamente attraverso una interfaccia unica di riferimento.
Dal MAI sono già attualmente disponibili interfacce MetaOPAC per interrogare tutti gli OPAC connessi in una determinata zona geografica.
Dalla mappina geografica della ricerca dal MAI (<https://www.aib.it/aib/opac/mai3.htm>) è possibile selezionare la regione di interesse e utilizzare la MetaInterfaccia dinamica costruita su quella specifica regione selezionata, per esempio al fine di interrogare tutti gli opac della Regione Campania, o quelli della regione Friuli Venezia Giulia, e così via ...
È possibile anche instaurare una collaborazione con lo staff del MAI al fine di costruire metainterfacce personalizzate per ricercare all'interno di set di opac disciplinari o insiemi di opac selezionati su basi e criteri che si possono decidere in base alle esigenze dell'utenza.
Per esempio insiemi di opac affini o comunicanti in termini di rete di servizi, possono essere riuniti assieme virtualmente, nonostante le differenze, strutturali o funzionali, o di comunità, differenze che possono essere superate con l'adozione di metataopac costruiti su misura.


MAI: Metaopac Azalai Italiano

MAI Metaopac Azalai Italiano1 è il progetto di catalogazione degli opac italiani (Online Public Access Catalogue) realizzato dalla collaborazione tra AIB (Associazione Italiana Biblioteche) e CILEA (Consorzio Interuniversitario Lombardo per la Elaborazione Automatica).
Il servizio MAI, attivo dal 18 maggio 1999, non è soltanto un metaopac per l'interrogazione simultanei degli opac italiani ad esso connessi, ma è un sistema complesso che offre servizi e prodotti informativi sia all'utenza bibliotecaria che all'utenza piu generica:

Nel suo complesso il servizio esprime numerose funzionalità: esso infatti rappresenta uno strumento di lavoro per i bibliotecari italiani, un servizio per l'utenza finale, un punto riferimento certo quale anagrafe dei dati pertinenti agli opac italiani.
Strutturalmente il servizio esplica due funzioni: quella tipicamente repertoriale e la funzione di MetaRicerca. Quest'ultima è svolta dall'Azalai, il motore di ricerca che indaga dentro gli opac ad esso connessi. La connessione degli opac avviene tramite alcuni campi, a contenuto tecnico, che contengono tutte le informazioni tecniche degli opac. Il motore poggia quindi sulla base dati e si colloca dietro tre differenti interfacce meta, tre accessi differenziati sulla base di utenze diverse.

Il sistema MAI, attivo dal 18 maggio 1999, è principalmente il primo progetto italiano di catalogazione di risorse elettroniche italiane5 , ristrette ai soli cataloghi in linea (opac).

Attualmente in banca dati sono presenti e catalogati 412 opac, 8 a copertura nazionale, 10 super-regionali (che coinvolgono piu regioni), 32 a copertura regionale, 362 a copertura provinciale o comunale. 16 i Poli SBN, autonomi rispetto all'indice, catalogati in banca dati, 14 gli opac di biblioteche scolastiche, di cui 9 pertinenti all'area fiorentina con sistema IRIDE, 145 quelli di Università, per oltre 200 interfacce per accessi ad opac accademici (gli Atenei in Italia sono poco piu di 70).
Gli opac connessi fino ad oggi al MAI sono 140. Le famiglie di opac attualmente connesse sono: Aleph (esclusa la versione Aleph 500), varie applicazioni opac realizzate su DBMS BasisPlus (Sibylla+tk-tcl, modulo webServer di BasisPlus), Easyweb (versioni 3 e 4 GET-attivabili), alcune applicazioni realizzate con Hiweb, opac Sebina, applicazioni Unibiblio (due versioni), FileMaker Pro, WWW Isis, webIF, alcuni gateways web (VTLS web Gateway, SFgate WWW Gateway for freeWAIS-sf, Minisis G.02 web Interface, ecc.), software LASSO, Sirtex, Zetesis.

La catalogazione degli opac nella banca dati del MAI

Dietro al motore Azalai vi è l'opac degli opac italiani, ovvero la banca dati del MAI, gestita da un programma SGBD (sistema di gestione basi di dati) scritto in linguaggio SQL. La banca dati è stata disegnata dallo staff dei bibliotecari italiani e dallo staff informatico del CILEA che afferiscono alla redazione mista di opac italiani di AIB-WEB.

"Da un punto di vista biblioteconomico, si può dire che il mantenimento del metaopac richieda una "metacatalogazione", ovvero una catalogazione dei cataloghi che vi sono compresi, realizzata in una forma che permetta di differenziarli in base alle loro caratteristiche più rilevanti, per poi selezionarli e interrogarli. Ci si è infatti trovati nella necessità di gestire la varietà delle situazioni in modi funzionali e coerenti, stabilendo delle regole pragmatiche per la descrizione e il trattamento degli opac." 6

Se vogliamo quindi catalogare un opac, descriverlo in tutte le sue parti, anche in relazione al concetto di ontologia formale di un opac, dobbiamo conoscerlo a fondo in tutti i suoi lati evidenti o oscuri. Descrizione, ordinamento, classificazione della specie degli opac, sono tutti aspetti che possono essere piu o meno espliciti in un opac, ma se andiamo a indagare sui dati che servono all'Azalai, ai dati interpretabili dal motore al fine della ricerca dell'informazione dentro gli opac, ci rendiamo subito conto della difficoltà di indagine, di quanto "oscure e incomprensibili" possano essere le strutture che compongono "URL" e "cgi-bin".
I campi del record infatti possono riferirsi a tre condizioni:

Per le problematiche di catalogazione gli aspetti di cui tengono conto le regole di catalogazione degli opac italiani toccano i seguenti punti: individuazione delle unità di catalogazione, forma delle intestazioni, granularità dell'opac ovvero i sui livelli o piani (livello dell'opac, livello di sezione, livello di interfaccia).
Rispetto al primo punto l'unità di catalogazione riconduce al patrimonio di una determinata biblioteca o dall'insieme di biblioteche (patrimonio del sistema bibliotecario). La caratterizzazione all'interno della base dati secondo criteri che tengano conto delle specificità disciplinari oltre che i dati piu generici quali l'ubicazione geografica o la tipologia istituzionale, consentirebbero il raffinamento in ricerca in base alla tipologie di utenza.
L'osservanza di regole minimali nella forma delle intestazioni, che sono espresse nella base dati in una forma univoca e coerente con le altre registrazioni, consentono di ottenere delle chiare e complete schede all'interno del repertorio e in ricerca metaopac.
Rispetto alla granularità della risorsa opac è da tenere presente che opac può essere suddiviso in parti, con accessi differenti: per ogni opac si possono incontrare accessi al suo insieme intero, oppure alle sue singole parti, siano esse relative alla tipologia di materiale (monografie, periodici, tesi, ...) che ai supporti (microformati, ...) o a eventuali fondi speciali interrogabili separatamente.
Anche le modalità di accesso possono variare, ed ogni opac o parte di opac può avere uno o piu accessi/interfaccia con indirizzi (URL) differenti.
In banca dati ogni record relativo ad una unità opac, rappresenta quell'opac e lo descrive attraverso tre fasce per un totale di 60 campi:

Esempi di scheda infoopac

Dopo la "selezione degli opac dal parte dell'utente", la lista che compare contiene una serie di titoli relativi ad opac eventualmente interrogabili singolarmente.
La scheda che si presenta agendo sul tastino blu delle informazioni è così strutturata:

catalogo collettivo delle biblioteche comunali della provincia di Padova

Questo record è generato dalla banca dati del MAI in tempo reale. Si noti la struttura "gerarchica" del record tripartito in tre "zone" ben individuabili.

Ecco un altro esempio di record tratto dalla lista del repertorio relativa ai cataloghi a copertura nazionale.

Indice SBN (Servizio bibliotecario nazionale) e altre banche dati ICCU (Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche)


Definizione di opac

L'acronimo opac significa "On-line Patron/Public Access Catalogue", ovvero catalogo in linea pubblicamente accessibile all'utenza, locale o remota.
Una base dati catalografica (catalogo) è sostanzialmente differente da una base di dati bibliografica (Bibliografia).
Il catalogo descrive le informazioni possedute da una o più biblioteche, quindi nei dati di un catalogo troviamo anche riferimenti fisici quali disponibilità, collocazione. La bibliografia invece descrive e raccoglie l'informazione intellettuale di ciò che esiste, in un determinato settore o disciplina, zona geografica, o a livello generale. Nei cataloghi quindi esiste "fisicità" e l'interfaccia che sta davanti al catalogo elettronico, ne permette l'accesso ad utenti esterni.
Così anche nel mondo virtuale esistono gli opac, i cataloghi elettronici messi a disposizione dell'utenza e i Database, o banche dati, insiemi organizzati di informazioni strutturate che descrivono ciò che idealmente esiste su un determinato tema specifico, su un settore disciplinare, relativamente ad un periodo o ad una zona geografica precisi.


Il catalogo: forme e strutture

Un catalogo è un insieme di record strutturati, un "oggetto digitale" che va considerato non solo come l'insieme ordinato dei record catalografici che lo compongono, ma anche nell'insieme di procedure operative che ne caratterizzano la tipologia gestionale. Le informazioni presenti nel catalogo, strutturate in campi definiti, sono generate dall'attività di catalogazione che può essere, nei cataloghi collettivi, frutto dell'azione partecipata di più biblioteche. Un catalogo va analizzato nella sua forma, o struttura e nei contenuti delle informazioni che esso mette a disposizione.

La prima differenziazione di un catalogo si stabilisce dalla sua condizione primaria di:

Inoltre, un catalogo può:


Le "forme" che un opac può assumere si riferiscono a:


La funzione dell'opac

Per un servizio funzionale un opac deve poter:

L'opac quindi è il catalogo assieme alla sua interfaccia di accesso.
L'opac non è solo il catalogo come insieme ordinato di record catalografici, o come insieme di procedure operative legate all'utenza, non è nemmeno solamente l'interfaccia di accesso al catalogo stesso. Nel passato l'opac era inteso come il catalogo messo a disposizione attraverso ostici comandi di utilizzo prettamente bibliotecario, ultimamente è invalso l'uso di definire con il termine opac solo l'interfaccia di accesso, la parte software che permette di interrogare il catalogo che sta dietro.
Un opac è l'insieme della base dati con il suo sistema di gestione , un opac è il catalogo con tutti i suoi record strutturati in campi definiti.
L'interfaccia opac è un intervallo (fisico e logico), tra ciò che tra di qua, l'utente, e ciò che sta oltre, il catalogo, la quale permette di interrogare e di navigare all'interno di un catalogo elettronico, di vedere i dati bibliografici contenuti in un data base di tipo catalografico, di ritrovare e recuperare l'informazione cercata.
Un opac è uno strumento, un mezzo, un insieme coordinato di programmi.
L'interfaccia senza il catalogo non ha motivo di esistere, il catalogo senza interfaccia, resta un catalogo muto, non comunicante con l'esterno, non è quindi un opac. E' necessario quindi definire il concetto di catalogo e il concetto di interfaccia, e il valore semantico dei termini al fine di comprendere che si tratta di due oggetti distinti con individualità propria, che vanno a fondersi in un oggetto unico, l'oggetto opac.


La ricerca negli opac

I sistemi di Information Retrieval sono fondamentali negli opac.
Per IR Information Retrieval si intende una parte dell'informatica la quale studia le tecniche per il recupero dell'informazione da una collezione di documenti in linguaggio testuale.
I documenti recuperati mirano a soddisfare un bisogno informativo di un utente solitamente espresso in linguaggio naturale.

Le prime istituzioni ad utilizzare sistemi di IR Information Retrieval furono proprio le biblioteche in quanto inizialmente sviluppati da istituzioni accademiche e, più tardi, da venditori commerciali, all'interno dei sistemi per l'automazione usati in biblioteca.
Presupposto dell'IR è che ogni oggetto sia munito di una descrizione contenente degli attribuiti o descrittori assegnati o dallo stesso creatore del documento o da altra persona (indicizzatore).

La classificazione storica degli opac effettuata da Hildreth che li suddivide in tre generazioni si basa proprio sul concetto di sistema IR entro gli opac.
Si può affermare quindi che sia proprio il sistema di IR a caratterizzare un catalogo automatizzato come un opac, laddove, nella trasformazione da semplice ILS (Integrate Library Sistems) un catalogo diviene un opac (Online Public Access Catalogue) attraverso la sua A che significa accesso reso possibile da un sistema IR per il recupero dell'informazione.


L'opac condiviso

Accanto a numerosi cataloghi singoli, vi sono "costellazioni", altrettanto numerose e differenziate di cataloghi collettivi.

A loro volta i cataloghi collettivi si differenziano in:

Il catalogo collettivo "reale" è un opac contenente le descrizioni dei documenti posseduti dalle biblioteche cooperanti a quell'opac, con informazioni e servizi ubicati su un unico server. Si tratta di un unico opac "fisico" al quale l'utente accede direttamente.
I cataloghi collettivi reali sono di due tipi, i cataloghi collettivi nativi od opac collettivi integrati, solitamente grossi "cataloghi unici" e i cataloghi collettivi costruiti a posteriori o opac collettivi cumulati.

I cataloghi collettivi

Oltre ai numerosi opac di singole biblioteche vi sono anche gli opac collettivi, che comprendono al loro interno il posseduto di più biblioteche.
In questi casi abbiamo quindi sempre un solo catalogo, un unico database catalografico, un opac unico, sebbene riferibile a più strutture/biblioteche/enti, eventualmente munito di più accessi (telnet o web).

Sostanzialmente vi sono due tipologie di cataloghi collettivi:

I primi sono cataloghi unici che si costruiscono attraverso funzioni di CATALOGAZIONE PARTECIPATA, nascono quindi dall'attività di catalogazione di più biblioteche che adottano lo stesso sistema gestionale e che immettono i dati direttamente nel catalogo comune, recuperando il dato laddove già esistente o creandolo ex-novo se non già esistente nella base.
Al catalogo unico possono partecipare insiemi di biblioteche di uno stesso ambito geografico, o di un sistema definito (di ateneo, provinciale, regionale, ...). In questi cataloghi avviene lo schiacciamento delle notizie bibliografiche identiche comporta quindi "unicità della notizia bibliografica".
Questi cataloghi solitamente nascono da progetti ad ampio respiro, si basano su stesso software gestionale, anche se prossimamente in SBN per esempio sono previsti "ingressi" a "poli" con sistemi gestionali differenti (Easyweb).
I cataloghi unici sono quindi cataloghi di grossi sistemi bibliotecari (nazionali, poli regionali, di Ateneo, ...) e di solito sono muniti di un accesso primario in modalità telnet.

Nei cataloghi cumulati invece si uniscono assieme cataloghi di tipologia affine per stesso software gestionale (Unibiblio di Catania) o per discipline o relativi a determinate zone geografiche o aree di ricerca definite.
Esistono però anche cataloghi cumulati che utilizzano software gestionali differenti, per esempio le interfacce Easyweb sono in grado di interfacciare sistemi gestionali differenti (software differenti, Prontobiblioteca del Friuli).
Il trasferimento dati in formati adeguati (UNIMARC) viene effettuato con un riversamento dei dati "standardizzati" in un unico database, senza schiacciamento delle notizie bibliografiche identiche, vi possono essere quindi più "schede" (record) per una stessa notizia bibliografica, ogni scheda ha una sua localizzazione (a differenza della notizia unica che invece ha un'unica descrizione con più localizzazioni fisiche ad essa collegate).
Talvolta avviene (catalogo collettivo del sistema di Parma ) che il catalogo cumulato riversato su una macchina diversa da quella che ospita il sistema gestionale, sia munito di una funzionalità di ricerca aggiuntiva che va comunque a "leggere" in tempo reale i dati relativi alle localizzazioni fisiche che si trovano sulla macchina del gestionale. In questo caso abbiamo informazioni legate comunque a dati gestionali on-line.
Ultimamente sono molti i cataloghi cumulati che stanno sorgendo, soprattutto per "unire" le informazioni provenienti da cataloghi di biblioteche geograficamente vicine (sistemi provinciali).
Bisogna tener conto quindi che in certi cataloghi collettivi l'aggiornamento è in tempo reale, solitamente negli integrati, negli altri invece gli aggiornamenti avvengono periodicamente, e ciò dipende da catalogo a catalogo. Buona regola è quella di leggere la data dell'ultimo aggiornamento dei dati, se presente.


Cataloghi virtuali per biblioteche aperte

I multioopac

Un multiopac è un'interfaccia web di ricerca a più opac, che ne permette l'interrogazione uno per volta. Può presentarsi con menù a tendina per la selezione di un opac per volta, oppure con moduli di ricerca degli opac da preselezionare.
In altri casi un multiopac si può presentare anche come una serie di finestre o "form" di interrogazione una sotto l'altra: dunque non vi è interfaccia unica di riferimento, ma è necessario porre più query, in canali differenti, per ottenere risposte provenienti da un catalogo per volta. Non vi è quindi un'architettura parallela, ma si tratta di un'interfaccia in qualche modo "estranea", staccata, che funge da strumento semplificativo e di raggruppamento che permette di ricercare in modo "seriale" e differenziato. In output le risposte sono date dai singoli opac.

I metaopac

Il Meta opac nel suo significato "recente" è l'interfaccia unica di riferimento.
Essa si "sostituisce" alle altre interfacce che stanno davanti ai singoli cataloghi. Vi è una "fusione virtuale" di opac web attraverso le funzionalità di una nuova interfaccia che si interpone alle altre e che ne integra le peculiarità in un "unico modello di riferimento".
L'utente è quindi agevolato perché l'interfaccia è sempre la stessa per più cataloghi, le possibilità di ricerche trasversali per tipologie, per settori, permettono di recuperare con una sola query posta, informazioni provenienti da più cataloghi. Vi è possibilità di ricercare quindi all'interno di singoli cataloghi o all'interno di più cataloghi in contemporanea. Il prodotto finale può dare risultanze ricostruite in file html "omogenei" oppure le risposte finali in output possono mantenere le funzionalità dell'opac originario. L'integrazione all'interno dei record recuperati dei dati legati alla fisicità e reperibilità dell'informazione, porta all'eventualità di connettersi direttamente all'opac originario per eventuali richieste di prestito, in quanto le funzionalità proprie dell'opac interrogato vengono mantenute e riproposte in output.
Il Meta opac effettua ricerca simultanea in parallelo per scomposizione dei dati in domini. L'integrazione dei record recuperati con le informazioni correlate alla reperibilità dei documenti rimandano sempre all'opac di pertinenza.
Esempi di metaopac sono Azalai (parola in tifinagh, antico linguaggio tuareg, che significa separarsi per poi ricongiungersi) e il nuovo MultiOpac di Sebastiano Midolo che sebbene si chiami multi è in realtà un metaopac a tutti gli effetti.


Note

  1. Il servizio MAI è raggiungibile dall'URL <https://www.aib.it/aib/lis/opac1.htm>
  2. <https://www.aib.it/aib/opac/mai.htm>
  3. <https://www.aib.it/aib/opac/mai3.htm>
  4. <https://www.aib.it/aib/opac/mai2.htm>
  5. Per una dettagliata descrizione delle regole di catalogazione degli opac italiani nel MAI vedasi l'articolo di Claudio Gnoli "Catalogare cataloghi: La struttura concettuale del metaopac Azalai Italiano (MAI)" sul Forum Burioni <http://www.burioni.it/forum/gnoli-mai.htm> pubblicato anche a stampa in "Biblioteche oggi" XVIII (2000), n. 8, p. 70-75.
  6. Gnoli, Claudio, op. cit

Bibliografia sugli opac

FAQ sugli opac

Copyright AIB 2002-02-28, ultimo aggiornamento 2002-04-07 a cura di Lorena Zuccolo
URL:https://www.aib.it/aib/sezioni/fvg/c020408.htm


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