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Lettura: promossa o rimandata?

di Luca Ferrieri

1. Promozione o bocciatura.

Credo che il bisticcio del titolo, che non è solo linguistico, sia intenzionale, naturale, obbligato. Rileva la formidabile ambiguità del termine (e della pratica) di promozione della lettura.
Proporrò una rapida rassegna delle ambiguità [con questa premessa-avvertenza: spero non ci siano equivoci nel mio cahier de doléances, critiche e autocritiche. Essendo un promotore della promozione, un pasdaràn della centralità della lettura, ecc. ecc., il mio rigirare il coltello nella piaga non nasce da volontà denigratoria o abdicatoria, ma dalla esigenza esattamente contraria, quella che la promozione della lettura sia all'altezza della sfida. Se poi con le mie incaute affermazioni "farò il gioco" dei nemici della lettura, che sono tanti, ben organizzati e ben mimetizzati, pazienza. Ho imparato che non bisogna mai farsi tappare la bocca da questo argomento. I nemici sono nemici, gli amici amici, anche se apparentemente dicono le stesse cose].

2. L'ambiguità semantica.

Promozione è una brutta parola - sa di club mediterranée, di scoutismo, di deportazione di non lettori. Contrabbanda implicitamente uno sbocco di mercato, quando è ormai risaputo (io dico per fortuna) che la lettura non è più pedigree culturale, pas-se-par-tout per le carriere, leva di sapere-potere.
Sul risvolto dei promossi ecco apparire i bocciati-rimandati: un'attività che è nata sottobanco, sotto il banco, viene beffata da un linguaggio scolastico. A volte ritornano. [Nuova parentesi: si può e si deve fare promozione contro la scuola, ma non senza la scuola, come se la scuola non esistesse. La scuola in tal caso si vendica e condanna la promozione pura e dura all'irrilevanza]. Torna con i bocciati della promozione (i recalcitranti recidivi, gli irriducibili della non lettura, gli orgogliosi di non leggere) l'ombra dell'esclusione su un'istituzione, come la biblioteca pubblica, che si vuole e deve essere istituzione dell'inclusione per eccellenza.
Sarebbe più bello chiamare la promozione furore (alla francese) o fomento (alla spagnola), ma…

3. L'ambiguità sostanziale.

Nomen omen: se la promozione si chiama così una ragione ci sarà che non sia solo linguistica. La promozione

4. Quindi, breve e finale pars costruens:

Questo significa che la promozione dovrà deporre ogni eccesso di pedagogismo, ogni pretesa di conversione, dovrà farsi insieme più modesta (perché cesserà di rivolgersi alla marea dei non lettori orgogliosi e ostinati, per privilegiare il servizio a favore dei lettori - forti, deboli, felici, infelici, ex o neo, in crisi o in crescita; insomma quanti, comunque, hanno scelto la lettura come orizzonte possibile di sapere e di piacere) e più radicale (perché cesserà di pensare a un mondo diviso in lettori e non-lettori, quasi uomini e no, ma a un mondo in cui tutti possano leggere e quindi siano anche liberi di non farlo, senza etichette o sanzioni).
Questa è per me la dimensione della promozione della lettura che forse potrà spezzare le sue ambiguità, anche prendendosene gioco.
Promozione della lettura come difesa della differenza, della biodiversità. Contro ogni dogma, compreso quello di leggere. Se la libertà è sempre libertà di chi pensa diversamente, la lettura è sempre lettura di chi legge diversamente.


Copyright AIB 2001-02-07, ultimo aggiornamento 2001-02-09 a cura di MdG e Claudio Gamba
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/lom/re010127c.htm

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