[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 2 (2005)

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Partecipare in rete

di Alessandro Sardelli

Viviamo in un'epoca che consente una straordinaria possibilità di partecipazione. Lo sviluppo tecnologico che ha reso possibile l'attuale capacità di comunicare fra gli uomini affianca e talvolta sostituisce le tradizionali forme di partecipazione alla vita collettiva: liste di discussione, forum tematici e blog sono oramai forme consuete di partecipazione in comunità di studenti, operatori, professionisti e semplici cittadini. Anche la gestione amministrativa di intere comunità è sempre più spesso in rete. L'e-governement, l'amministrazione elettronica, è un processo che fornendo servizi a una collettività d'individui – siano essi abitanti di un comune, membri di un'istituzione o iscritti a un'associazione – si pone anche l'obiettivo di garantire la loro partecipazione attiva. Il problema è se una tale partecipazione – tecnicamente possibile – terrà conto dei diritti e doveri di tutti i suoi partecipanti. Insomma, la partecipazione in rete sarà davvero democratica?
La nascita di comunità software free e open source che riguardano direttamente anche la nostra professione (sul cui tema interviene Paolo Baldi con l'articolo Il bibliotecario e l'open source), sono indubbiamente forme di partecipazione che favoriscono la realizzazione di una società democratica. Ma l'enorme potenzialità raggiunta dai mezzi di comunicazione di massa non è di per sé garanzia di democrazia, né tanto meno lo è Internet in cui la possibilità di produrre un'interazione continua crea spesso, in chi la esercita, un'illusione di partecipazione. In realtà difficilmente dalla miriade di contatti che è possibile realizzare quotidianamente in Internet nascono piattaforme e scelte politiche. Più di sovente la facilità con cui è possibile manifestare la propria opinione in rete è un esercizio solipsista che non riesce a trasmette alcun messaggio.
Ha scritto Umberto Galimberti su «la Repubblica» dello scorso 18 agosto, a proposito della comunicazione in Internet: "Un numero infinito di eremiti di massa comunicano le vedute del mondo quale appare dal loro eremo, separati l'uno dall'altro, chiusi nel loro guscio come i monaci di un tempo, sui picchi delle alture, non per rinunciare al mondo, ma per non perdere neppure un frammento del mondo in immagini".
In altre parole l'ossessione di partecipare in Internet cela una bulimia comunicativa, in cui l'opinione manifestata è in realtà il segnale della voglia di essere protagonisti in quella che è stata definita la più grande piazza del mondo. Poco importa se una simile partecipazione nasconde in realtà la solitudine di chi riesce a parlare solo a se stesso. Importante è essere presenti nella grande piazza, anche quando è luogo d'incomunicabilità, non tanto per la difficoltà a trasmettere informazioni, quanto per l'incapacità che i suoi frequentatori hanno di ascoltare la voce degli altri. In una simile sordità globale è molto difficile che la partecipazione in rete diventi trasmissione di conoscenze e che la rete stessa sia uno strumento di democrazia. Aspetti che sono emersi a volte anche in AIB-CUR. Sarebbe infatti ingenuo attribuire ad Internet una patente di democrazia solo per il fatto che è un fenomeno libero. Così com'è ingenuo pensare che il Web debba essere incontrollabile. Non per nulla sono state recentemente emesse anche in Italia disposizioni antiterrorismo per il controllo degli accessi ad Internet, della posta elettronica e delle comunicazioni telefoniche, il cui rispetto preoccupa non pochi colleghi. Il fatto è che per consentire una partecipazione attiva nella rete non ci si potrà esimere dall'avere insiemi ordinati e controllati d'informazioni, se pure in un contesto difficilmente riconducibile agli schemi fino ad oggi utilizzati. Siamo infatti di fronte a situazioni per molti aspetti inedite. Una volta per partecipare occorreva uscire di casa, andare in sezione, al circolo, alla casa del popolo o al club. In breve occorreva essere fisicamente presenti. Oggi basta collegarsi a Internet e chiunque può parlare, pubblicare, filosofeggiare, sentenziare e credere di partecipare. Forse dovremo soffermarci a riflettere sulla necessità non solo di darci delle regole per comunicare, ma anche di trovare nella rete un equilibrio democratico in cui la partecipazione non sia soltanto un diritto da esigere ma anche un valore da condividere con gli altri.


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Copyright AIB 2005-09-24, ultimo aggiornamento 2005-09-24 a cura di Vanni Bertini e Nicola Benvenuti
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0502/b0502a.htm


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