[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 2 (2005)

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Ipertesti e dintorni

Risorse integrate e ricerche "a pedalata assistita"

di Elisabetta Di Benedetto

Il nodo cruciale della trasformazione delle informazioni in conoscenze porta a una pletora di sforzi per generare sistemi integrati e onnicomprensivi che creino microcosmi ordinati, dove reperire facilmente notizie utili da un babelico caos di borgesiana memoria.
A beneficio per lo più del mondo accademico, nasce Google Scholar che, sorretto da un solido information retrieval, include anche risorse non in rete nel linking avanzato.
In Italia sembrano al momento due le principali esperienze: quella che Ex Libris propone alle biblioteche automatizzate con Aleph e Internet culturale.
Diversi i referenti: per lo più la comunità accademica per la prima (su 64 biblioteche attualmente aderenti 43 sono universitarie e le restanti quasi tutte di enti di ricerca o istituzioni altamente specializzate), un'utenza molto più vasta e indifferenziata per la seconda, che coinvolge un ampio spettro di biblioteche (circa 2300) e relativi fruitori.
Quanto alla prima, ad ora la realizzazione più completa è quella dell'Università di Napoli, che con Metalib propone un'interfaccia unica per accedere a banche dati, opac e risorse digitali, sia locali che nel web, (consentendo la personalizzazione di ricerche e servizi) e con SFX organizza le interconnessioni tra le diverse risorse. La seconda, invece, abbraccia una tipologia più eterogenea di fonti di interesse "culturale", appunto: informazioni bibliografiche, archivi digitali (di letteratura, musica e scienza), percorsi che comprendono mostre e itinerari turistico-culturali. Il progetto è ancora in una fase embrionale in cui tanto i contenuti quanto alcuni aspetti più informativi o di navigazione devono essere messi a punto (non guasterebbe spiegare che nel browse per autore la forma accettata è cognome-virgola-nome; e non si capisce perché dall'area "Cultura letteraria", le 50 occorrenze della voce Origini (sotto Navigazione), selezionate, diventano 17.
Le due operazioni sposano filosofie apparentemente divergenti (circoscritta la prima, ad ampio raggio la seconda), ma che inseguono la stessa chimera di un universo ordinato delle conoscenze con il rischio, nel primo caso, di riprodurre ossessivamente ciascuno nel proprio orticello gli stessi viottoli (vogliamo forse catalogare n. volte le stesse risorse come già è successo con i libri?!), dimenticando che la libertà della ricerca consiste nell'impadronirsi di un metodo e non di alcune conoscenze preordinate; nel secondo di sostituirsi, non so con quanta efficacia, all'operato dei migliori motori di ricerca.
Un tale contesto impone una riflessione: offrire strumenti che hanno la pretesa di semplificare sempre più la ricerca o che si offrono come una panacea per lo studioso non significa forse aver gettato la spugna e aver smarrito il senso del proprio mestiere? Mi sembra che la crisi d'identità che sta attraversando la professione bibliotecaria emerga anche in questo: nell'accettare che un sito come Internet culturale proponga nel proprio modulo di registrazione la voce "Tipo di azienda", per altro con opzioni tutte in inglese (del mondo bibliotecario anglosassone non sarebbe più opportuno cogliere la sostanza?). A furia di sentirci "figli di un dio minore" abbiamo finito per rincorrere le tendenze più disparate, trasformandoci da bibliotecari in manager, informatici e quant'altro, senza però riuscire a porre le altre discipline al servizio della nostra e quindi senza renderci realmente protagonisti dei cambiamenti. Inseguendo il miraggio della semplificazione, accettando a volte in modo acritico soluzioni "a prova di bambino" ci si dimentica che il nostro utente è un adulto mediamente intelligente che spesso va solo reso autonomo grazie a una buona user education, ma questo è un anglismo non più molto in voga.


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Copyright AIB 2005-09-30, ultimo aggiornamento 2005-10-01 a cura di Vanni Bertini e Nicola Benvenuti
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0502/b0502l.htm


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