[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 3 (2005)

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La BdC: Un Nuovo Beaubourg a Firenze?

Continua il dibattito sulla «Biblioteca della Città» a Firenze, iniziato nello scorso numero di "Bibelot" in seguito all'intervista all'Assessore alla cultura del Comune di Firenze Simone Siliani

Ai nostri indirizzi (AIB Sez. Toscana Casella Postale 176 - 50100 Firenze; toscana@tos.aib.it) sono arrivati i due contributi che pubblichiamo.

Grazia Asta*

È una bella notizia che il progetto BdC stia veleggiando per la tappa conclusiva: siamo contenti che molti degli auspici espressi alcuni anni fa da rappresentanti dell'AIB siano stati attesi dall'assessore Siliani. Pur condividendo il proposito che essa possa davvero fungere "da ponte e da filtro" relativamente alle grandi istituzioni bibliotecarie e al sistema dell'offerta informativa cittadina, dobbiamo manifestare una perplessità legata al rischio che venga realizzato un grosso centro bibliotecario, accessibile agli studiosi ma che non favorisce l'accessibilità ai meno abituali frequentatori della biblioteca. Il nostro auspicio è che la BdC possa anche essere: 1) occasione positiva e di sostegno per le altre biblioteche pubbliche comunali; 2) propulsore per l'accelerazione di altri progetti, come la costruzione di nuove biblioteche cittadine (viale Canova per il Q4, via dell'Arcolaio per il Q2, Giardino dell'Orticoltura per il Q5) includendo realmente la biblioteche di quartiere nel sistema di welfare; 3) punto di riferimento e di maggiore operatività rispetto all'intero sistema dello SDIAF. Il Sistema bibliotecario cittadino attualmente è articolato come rete di strutture in «biblioteche di interesse cittadino gestite dal Comune e biblioteche dei quartieri, quali servizi di base gestite dai quartieri». Le biblioteche di quartiere si definiscono come patrimonio della comunità di riferimento, quali centri che operano per favorire la distribuzione delle offerte di informazione e lettura sul territorio. In questa direzione esse attivano sinergie coi soggetti sociali e istituzionali del territorio, promuovendo reti e microsistemi di rete che collegano tra loro le biblioteche scolastiche, i punti di lettura, i punti di prestito decentrati e le biblioteche mobili. Rispetto a tutto questo sorge la domanda su come possa migliorare il servizio bibliotecario comunale, vista la disomogeneità attuale sul piano delle risorse, delle offerte di servizio, degli orari di apertura. Le risposte si possono trovare negli studi e nelle indagini che la stessa Amministrazione negli ultimi anni ha affidato all'Università e ad aziende specializzate in management. Queste, con metodo scientifico e con l'apporto del gruppo di lavoro dei bibliotecari interni, hanno prodotto documentazione riunita in un report, un regolamento per le biblioteche di quartiere e una "carta di identità" per far conoscere ai cittadini i servizi sul territorio. I lavori raccolti potrebbero costituire la base di una discussione (quello che si dice un percorso partecipato) che, però, non si è ancora svolta. Se è da esprimere apprezzamento per il ciclo di incontri "Il futuro della cultura nel territorio fiorentino", promossi dall'assessore Siliani insieme all'assessore alla partecipazione e ai rapporti coi quartieri Bevilacqua nelle 5 sedi di quartiere tra il 23-11 e il 2-12 u.s., bisogna dire che ad un encomiabile sforzo organizzativo non è corrisposta una comunicazione efficace, tale da permettere ad es. la partecipazione dell'AIB, degli utenti, dei bibliotecari di quartiere che, se nuovamente stimolati e motivati, potrebbero farsi interpreti dei problemi e delle loro soluzioni. Forse sarebbe molto più economico e qualitativamente più corretto percorrere questa strada prima di ricorrere a curatori esterni, recuperando invece risorse per i già magri bilanci delle biblioteche.
Dalla situazione bibliotecaria fiorentina emerge una complessità che riunisce situazioni esemplari di punta ed esperienze eccellenti, accanto a problematiche cronicizzate e a carenze dovute alle progressive "strette finanziarie". In questo quadro, la BdC dovrà realmente costituire un'occasione per una diversa logica di servizio, altrimenti si rischia di instaurare un "sistema a due velocità" dove (come spesso accade) il centro brilla perché ha le risorse e il resto, tranne qualche eccezione, tace.
*Responsabile della Biblioteca Comunale Isolotto, Firenze

Nerio Agostini**

Un'idea di biblioteca proiettata nel futuro, un ambito storico prestigioso, un progetto architettonico interessante, una ipotesi di multiservizi all'interno di una logica di sistema urbano, suscitano curiosità ed aspettative.
La nascita di una nuova biblioteca è (per me) sempre un evento straordinario. Che la Bdc di Firenze si ispiri al Beaubourg di Parigi mi pare bello e legittimo, ma anche un po' esagerato se consideriamo gli spazi di riferimento: 1400 mq per sale e servizi + 550 di terrazze coperte [corrispondente ad una biblioteca idonea ad un Comune di media dimensione, cfr. Tradate-VA (16.000 abit., 1500 mq., 150 posti) inaugurata il 3 dicembre 2005]. È comunque bene pensare in grande. In coerenza con ciò, mi ha colpito nell'intervista il come viene affrontato il problema del personale: al di là delle quantità (su cui non esprimo valutazione, non conoscendo il progetto biblioteconomico e gestionale che certamente ci sarà, visto il positivo coinvolgimento di un bibliotecario) non si parla di "profili professionali" precisi, bensì di variegate forme di rapporto di lavoro, di esigenze di formazione culturale adeguata ai nuovi servizi, di esternalizzazione, di passaggi e trasferimenti interni, di addetti. E i bibliotecari? Che siano una specie in via di estinzione? E se, ad un anno dall'apertura, si dichiara "stiamo trattando con il nostro Ufficio Personale" non è forse una modalità ed un approccio alquanto improprio o perlomeno tardivo, per pensare di dare qualità e funzionalità ad un progetto così ambizioso? Le "risorse umane" devono essere tali a tutti gli effetti. In questo tipo di biblioteca non ci può stare qualsiasi operatore; ci devono stare i bibliotecari e gli assistenti di biblioteca di elevata e riconosciuta professionalità, collocati in "ruoli e funzioni" che abbiano anche il giusto riconoscimento economico contrattuale (cat. C-D1-D3-PO- Dirig.).
Il ricorso alle forme di lavoro non strutturate non deve essere contemplato (può valere solo per l'emergenza successiva all'apertura). La dotazione organica (professionalità necessarie per l'apertura e per almeno i primi anni di sviluppo) ed il relativo piano occupazionale 2005-2006 andavano previsti nel progetto (magari ci sono) e comunque inseriti nei bilanci di previsione triennali e di mandato dell'ente (pianificazione e programmazione), in modo da avere garantita la copertura finanziaria e in tempo utile, prima dei blocchi delle assunzioni e dei limiti di spesa per il personale che oggi pesano. Temo che si stia partendo con il piede sbagliato, spero però di sbagliarmi e che la "trattativa" dell'Assessore abbia portato buoni frutti. Esprimo comunque a tutti l'augurio di buon proseguimento e l'auspicio che la Bdc possa avere il massimo di funzionalità e di fruizione da parte dei cittadini.
**Osservatorio Lavoro AIB Comparto autonomie locali


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Copyright AIB 2006-01-29 ultimo aggiornamento 2006-02-19 a cura di Vanni Bertini e Paolo Baldi
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0503/b0503i.htm


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