[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 1-2-3 (2008)

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A Pisa si è svolto un incontro AIB sulla formazione e la necessità di nuovi spazi

Quando le biblioteche collaborano

di Arianna Marzotto

Sto svolgendo il mio tirocinio di laurea in una biblioteca dell'università di Pisa e sono venuta casualmente a conoscenza dell'incontro promosso dall'Associazione Italiana Biblioteche, dedicato al tema "Biblioteche, formazione e collaborazione: spazi reali e virtuali per apprendere collettivamente", che si è tenuto presso l'ufficio Informagiovani di Pisa in data 1 dicembre 2008, ed ho deciso di parteciparvi. Nel corso del pomeriggio vi sono stati alcuni interventi di natura diversa che mi hanno più o meno interessata. Patrizia Lùperi, Università di Pisa, ha letto una relazione sulla formazione a distanza per introdurre il "Progetto Trio" della Regione Toscana, che ormai comprende più di 1200 corsi dei quali io non sospettavo neppure l'esistenza e, il giorno successivo, mi sono immediatamente iscritta a due moduli, nella convinzione che sia un'opportunità da non perdere, soprattutto per una laureanda che si affaccia al mondo del lavoro per la prima volta e non ha ben chiaro in che cosa consista la formazione post laurea. Tra le varie tipologie di persone presenti (filologi, bibliotecari in servizio e in pensione, professori, studenti, consulenti) è emerso un "piacevole" stupore per la "piacevole" e inattesa notizia legata al fatto che l'accesso ai percorsi "Trio" sia completamente gratuito.

È intervenuto successivamente Franco Bertolucci, Cooperativa Libercoop, la cui relazione si è incentrata sulle problematiche del lavoro e della formazione, in particolar modo per quanto concerne la Toscana, nell'ambito della cultura e della conoscenza (biblioteche, musei, archivi, centri documentazione). Bertolucci ha sottolineato che, a fronte di una straordinaria ricchezza (in Toscana, secondo una ricerca, esistono oltre 20.000 beni culturali) e quindi di grandi potenzialità di sviluppo che offre la cultura, manca però sia un piano organico che un'adeguata legislazione sul lavoro. Questa carenza su più fronti determina numerose situazioni di precarietà e una diffusa mancanza di valorizzazione e retribuzione delle singole figure professionali.

Maria Teresa De Nardis, Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici, attualmente in pensione ma agguerrita sostenitrice del ruolo e dello spazio reale e virtuale delle biblioteche scolastiche, mi ha particolarmente colpita, perché era la prima volta che sentivo così approfonditamente denunciare l'estrema precarietà in cui versano tali strutture, per non parlare poi dell'inesistenza del profilo professionale del bibliotecario scolastico, pur essendo previsti, paradossalmente, in alcune università, master specialistici proprio rivolti alla acquisizione di competenze in questo settore.

Per fortuna cambiando provincia e spostandosi nelle biblioteche livornesi, Cinzia Cinini ha illustrato una realtà completamente diversa, molto più rassicurante, alla costruzione della quale ha contribuito un progetto formativo rivolto ai volontari del servizio civile, che sono stati successivamente impiegati in attività e servizi presso le varie tipologie di biblioteche del territorio.

Altra realtà emersa nel corso dell'iniziativa è quella riferita da Maurizio Vaglini, Azienda Ospedaliera Pisana, per quanto riguarda un progetto di letture in ospedale, indirizzato soprattutto ai piccoli pazienti del reparto pediatria. Come è emerso nel corso del dibattito, la lettura in ospedale è presente anche in diversi reparti e in altri ospedali toscani, soprattutto in quelli specificatamente femminili, quasi a ribadire il "filo rosa" che lega il libro al mondo delle donne. Vaglini ha chiesto espressamente all'Associazione Italiana Biblioteche maggiore attenzione nei confronti di queste proposte rivolte a persone ricoverate, idee che rischiano di rimanere isolate e affidate unicamente alla sensibilità di familiari particolarmente attenti, singoli volontari o associazioni culturali. Infatti, le rare iniziative di lettura in ospedale, se non supportate da personale adeguato, o inserite in un più ampio contesto nazionale (ad esempio "Nati per leggere", rimangono episodi occasionali legati al buon cuore del primario, così come la sorte delle biblioteche nelle scuole italiane è rimessa nelle mani e nell'umore dei dirigenti scolastici.

Al termine del convegno, io e gli altri laureandi e laureati che svolgono con me uno stage in biblioteca, abbiamo colto l'occasione per iscriverci all'Associazione Italiana Biblioteche, essendo convinti che attualmente coloro che escono da facoltà umanistiche debbano guardare al futuro lavorativo in maniera più eclettica, cercando di formare una innovativa figura professionale che possa essere "spesa" in più settori legati all'enorme patrimonio culturale, bibliografico e museale del nostro Paese.


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Copyright AIB 2009-01-13, ultimo aggiornamento 2009-01-13 a cura di Paolo Baldi e Carlo Ghilli
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