Lettera aperta al CER della Toscana su alcuni problemi riguardanti l'Associazione

di Grazia Asta e Paolo Panizza

In occasione dell'imminente rinnovo delle cariche nell'Associazione, riteniamo che sarebbe fonte di chiarezza se i candidati esprimessero - quando non un preciso programma - le loro posizioni e i loro intendimenti riguardo alla situazione politico-professionale e all'azione dell'Associazione.
In particolare riterremmo utile che l'attenzione si focalizzasse sulle seguenti questioni, riguardanti l'una l'intervento all'esterno e l'altra la vita interna dell'Associazione:

1 - INIZIATIVA POLITICA NEI CONFRONTI DEI SOGGETTI ISTITUZIONALI
2 - "CONFLITTI D'INTERESSE" E TRASPARENZA
sulle quali esprimiamo intanto succintamente il nostro parere.

Quanto al primo problema, pensiamo che l'Associazione nel suo complesso abbia sinora dimostrato un peso interlocutorio troppo debole, sia a livello centrale che nelle sue articolazioni locali (anche se diamo atto al CER uscente di avere assunto più volte un atteggiamento più incisivo rispetto al passato). Il confronto con i poteri politico-amministrativi, strategicamente centrale per la realizzazione degli scopi dell'Associazione, spesso appare caratterizzato da un atteggiamento di cauta subalternità quando non rassegnatamente fatalistico.
Ma il primo problema è a nostro avviso fortemente dipendente dalla mancata soluzione del secondo, emerso chiaramente nella discussione all'ultima assemblea della sezione. La diatriba fiesolana, scarsamente esemplare nel modo in cui si è sviluppata, ha denunciato - al di là della buona fede dei protagonisti che proprio non vogliamo porre in discussione - l'esistenza di un nodo pesante riguardante la credibilità, autorevolezza ed efficienza dell'Associazione che può divenire facilmente condizionante. Tale nodo, più in generale, non riguarda tanto la contrapposizione un po' ingenua privato/pubblico (ne conseguirebbe dunque che tutti i bibliotecari dipendenti di enti pubblici, anche se mai sfiorati da alcun rapporto di lavoro privatistico, sarebbero automaticamente disinteressati alfieri del bene comune?). Si tratta piuttosto di raggiungere una corretta separazione tra il ruolo di chi agisce in nome di una Associazione che persegue fini e tutela interessi comuni identificati da uno statuto, e la personale situazione professionale in cui si è collocati. Gli interessi generali espressi dall'Associazione possono comportare delle scelte e delle posizioni che si contrappongono al personale interesse non solo economico ma anche di carriera o di (per quanto misero) potere. La loro rappresentazione nei confronti di un Ministero, un ente locale, di istruzione o di altro tipo non dovrebbe essere inquinata o moderata da alcuna (in)opportunità diplomatica.
Auguriamoci pure che tali contrapposizioni non abbiano motivo di esistere. Tuttavia una considerazione realistica dovrebbe indurci a pensare a quali possano essere gli strumenti per sciogliere questo nodo, che non sia il puro richiamo al codice d'onore. Probabilmente alcune semplici regole potrebbero evitare ambiguità involontarie e stabilire un corretto rapporto tra i rappresentanti dell'Associazione e i suoi soci.
Per quanto riguarda l'esigenza di maggior trasparenza, auspichiamo una più intensa circolazione delle informazioni relative all'universo bibliotecario toscano attraverso un rafforzamento degli strumenti già esistenti (come Bibelot) e l'attivazione, nei casi di maggior rilievo, della discussione assembleare. Ad esempio, una maggiore attenzione dovrebbe essere rivolta all'informazione sulle opportunità professionali per i soci: non solo corsi e convegni ma anche concorsi pubblici.
Purtroppo c'è subito occasione di metterci alla prova. Ci riferiamo alla recentemente annunciata dismissione della Biblioteca dei Servizi Bibliografici della Regione Toscana. Noi pensiamo che si tratti di una scelta sciaguratamente sbagliata di per sé, preoccupante per la politica che esprime e infine lesiva di interessi professionali propri della nostra categoria. Che cosa intendiamo fare su questo concreto terreno?


Firenze, 28 febbraio 1997


I soci
Grazia Asta
Paolo Panizza




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