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Biblioteche e archivi nel 2000

incontro del 1 dicembre 1997

di Elena Boretti

L'incontro organizzato sui temi della proposta di legge regionale per biblioteche e archivi dal gruppo consiliare PDS della Regione Toscana ha visto la partecipazione di un centinaio di operatori del settore e la quasi totale assenza degli amministratori. Sulla base dei risultati della recente indagine della Sezione AIB Toscana, fatti propri dal gruppo e distribuiti nella cartella di tutti i partecipanti, è stato rilevato in vari interventi come la situazione delle biblioteche pubbliche toscane si dimostri assai carente e, dietro una generica impressione di stasi nello sviluppo, nasconda invece una fase di deciso arretramento. E' stato da alcuni fatto notare anche che non sarà l'approvazione di una nuova legge a determinare il segno di una ripresa, ma certamente, se è vero che quel che è mancato negli ultimi decenni, come qualcuno ha detto, è stata la collaborazione, lo scambio di esperienze, il confronto, si può cominciare a sperare fin dall'occasione di questo pomeriggio che dalla proposta di legge possa se non altro nascere un nuovo dibattito. Che di questo vi sia necessità lo hanno dimostrato gli stessi interventi, legati tutti da un unico filo conduttore: l'interrogativo sull'identità e le funzioni proprie della biblioteca pubblica nel Duemila. Sono stati ricordati il ruolo di laboratorio delle culture contemporanee, il rapporto con gli archivi storici e la documentazione della cultura locale, la funzione informativa e il problematico rapporto con gli URP e gli Informagiovani, e, ovviamente, in una fase in cui tutto il mondo si chiede quali mutamenti è in grado di introdurre Internet, si è parlato anche delle trasformazioni che stanno investendo il settore dell'informazione, lasciando intravedere, anche per le biblioteche, cambiamenti che oggi non possiamo ritenerci in grado di dominare. Se i bibliotecari sentono viva l'esigenza di interrogarsi sul ruolo della biblioteca pubblica, un ruolo che la sensibilità verso la cultura contemporanea invita a riconoscere come non possa affatto darsi per scontato, diventa allora più comprensibile, ma non giustificabile, l'assenza degli amministratori, probabilmente scoraggiati e demotivati rispetto ad un problema che ha ancora un lungo percorso da maturare.

In effetti, risulta ormai abbastanza chiaro a tutti che quel che manca fondamentalmente è un progetto di politica culturale. Scartato evidentemente nella sostanza, almeno in Toscana, il modello della public library, forse perché sentito estraneo alla nostra tradizione, nell'immaginario collettivo le fondamenta di quel che residua in questo vuoto progettuale sembrano poggiare ancora su due modelli della nostra tradizione storica: da una parte il prestigioso istituto culturale, dall'altra la vecchia idea di biblioteca popolare. Modelli chiaramente troppo poco convincenti per decidere di investirvi. Nel 1994 in Toscana almeno il 33% dei volumi ingressati sono doni: se questo dimostra da un lato il riconoscimento diffuso verso il valore del libro e della biblioteca, dall'altro mette ancora più in evidenza le carenze dal punto di vista degli acquisti, ovvero di quelle dotazioni documentarie sufficientemente nuove ed aggiornate da poter rappresentare un interesse di attualità culturale o di applicabilità pratica ad esigenze della vita familiare o lavorativa. Sulla scorta poi di una abitudine professionale che al massimo ci ha fatto rilevare la statistica dei prestiti, si è vista la biblioteca ridotta al solo servizio di prestito, come se questo ne potesse esaurire di fatto il significato principale, o a supporto dell'attività scolastica. Con queste premesse, prima ancora che alle riduzioni di finanziamento per gli acquisti, si è assistito all'assorbimento degli operatori verso altre funzioni, mentre le biblioteche venivano lasciate al personale privo di formazione specifica, a volte a soli obbiettori, volontari. Così l'investimento che nel tempo ha permesso di realizzare in Toscana una presenza diffusa di servizi bibliotecari e la raccolta di un ingente patrimonio documentario ha oggi come risultato una percentuale di popolazione servita troppo bassa (non si arriva al 10%), un costo per prestito troppo alto.

Probabilmente a livello di politica governativa, ma certamente a livello di politica regionale, la biblioteca pubblica non è ancora apprezzata come biblioteca del cittadino nei programmi di riforma dello stato sociale, e, sebbene la Toscana dedichi da tempo la massima attenzione ai problemi della disoccupazione, non è riconosciuta strumento di formazione continua lungo tutto l'arco della vita. Accade così che se ne disinteressi il Sindaco che non investe nella qualificazione professionale del personale, che sperimenta forme nuove di istituzione o concessione senza un progetto culturale specifico, che scambia la cessione al volontariato con la valorizzazione della partecipazione sociale, che applica le riduzioni di bilancio prioritariamente sulla biblioteca piuttosto che su altri settori dell'intervento sociale.

Ma, oltre ad una carenza di progettualità politico-culturale, bisogna riconoscere che vi sono carenze anche di progettualità tecnico-biblioteconomica. Innanzitutto mancano ancora in Toscana occasioni di confronto e l'aggiornamento professionale, già notevolmente carente, con le recenti riforme legislative ha perduto completamente una sede istituzionale di riferimento. E poi chi altri se non i responsabili tecnici in particolare della Regione dovevano far rilevare che le biblioteche dei comuni più piccoli, pur spendendo per libri di più delle altre in proporzione agli abitanti, disponendo di maggiore superficie al pubblico, sempre in proporzione alla popolazione, e compiendo uno sforzo economico proporzionalmente maggiore per dotarsi di personale adeguato, hanno invece una media di ore di apertura settimanale molto più bassa e un risultato in termini di prestiti per abitante più basso, in generale un risultato di servizio assolutamente insufficiente? Chi altri ha il compito di lavorare ad un progetto che indichi chiaramente la cooperazione come l'unica via per lo sviluppo, se non la Regione con i dati alla mano? Chi altri potrà dimostrare con la prova anche dei casi concreti che i servizi bibliotecari hanno bisogno di continuità negli investimenti sia in termini finanziari che di personale, senza i quali si creano unicamente sprechi e disservizi? E invece la Regione risponde alle richieste anche dell'AIB con un elenco di quanto non le competa, secondo una certa interpretazione delle recenti riforme legislative, oppone difficoltà persino ad assumere la responsabilità di un'attività di monitoraggio costante.

La Toscana è la prima regione che affronta un disegno di legge di seconda generazione: questa occasione può essere il segno della ripresa di un dibattito che è stato troppo a lungo assente e di un nuovo confronto con gli strumenti della biblioteconomia da un lato e della programmazione politica dall'altro, che auspichiamo possa essere fecondo per tutti. Nell'ampia e partecipata discussione sviluppatasi durante il pomeriggio organizzato dal gruppo consiliare PDS vogliamo cogliere la prima manifestazione di una volontà di incontrarsi, fra tecnici e politici, per collaborare a costruire, oltre le esigenze di approvazione di una nuova legge, un progetto culturale. La Sezione Toscana AIB riconosce in questo un segnale dalle premesse assai positive, e per questo intende assumere l'impegno di contribuire a creare ulteriori momenti di incontro.


Copyright AIB 1998-01-11, ultimo aggiornamento 1998-01-11
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/pds9702.htm

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