Firenze, 27 maggio 1997



Alla Presidente della V Commissione Consiliare

Dott.ssa Pecini

e p.c. All'Assessore alla Cultura

Dott.ssa Marcucci

Alla Coordinatrice del Dipartimento Politiche Formative e Beni culturali

Dott.ssa Dini

Regione Toscana







Gentile dottoressa,

Le invio, secondo gli impegni che ci eravamo assunti, le osservazioni dell'Associazione Italiana Biblioteche alla proposta di legge n. 225. Mi sembra necessario nell'occasione illustrare le motivazioni che ci hanno portato a proporre le modifiche che presentiamo.

In primo luogo ci è sembrato importante, anche da un punto di vista politico, sottolineare il carattere pubblico delle biblioteche oggetto della legge. Il termine 'biblioteca pubblica' è certo più qualificante, e in questo senso è accreditato proprio nella terminologia del manifesto Unesco che, come sappiamo, è all'origine di molte delle definizioni presenti.

Condividiamo pienamente la volontà di dare alla legge un carattere 'leggero', in cui vengano illustrati i principi di base, rinviando per aspetti programmatici a strumenti amministrativi, e per altri aspetti alla normativa generale statale e regionale.

Questa caratteristica trova concretezza nelle nostre osservazioni all'Art. 4.2, che conteneva un'elencazione dei servizi a pagamento superflua e fuorviante, soprattutto in un periodo di continui cambiamenti anche tecnologici, tali da rischiare di far apparire in breve tempo la legge come datata. E' invece estremamente importante sottolineare il principio della gratuità di base dei servizi delle biblioteche.

Analoghe esigenze di leggerezza sono rappresentate dalla nostra proposta di cancellazione dell'Art. 8.3, riguardante l'appalto dei servizi. Anche in questo caso l'elencazione appare superflua e inutilmente dettagliata per una legge di principi. Inoltre riteniamo che la definizione del problema degli appalti dovrebbe trovare una sua collocazione all'interno della normativa più generale sull'appalto e la gestione dei servizi pubblici (come per es. nella 142).

Riguardo agli appalti ci sembrerebbe invece assai più importante la presenza di una clausola sui requisiti di professionalità e di capacità tecnica richiesti. Non abbiamo creduto necessario formulare esplicitamente un tale richiamo, ma invitiamo caldamente il Consiglio Regionale a volerlo prendere in considerazione. Si tratta di un principio a nostro parere fondamentale e realmente discriminante in una legge generale. In questo senso diamo grande importanza anche alla nostra proposta per quanto riguarda l'Art. 3, c. 2, lett. a, a proposito della professionalità del personale chiamato a operare nelle biblioteche. Una legge di principi che taccia e non crei garanzie su questo aspetto comporterebbe infatti il rischio di lasciare aperte strade molto pericolose per il livello qualitativo e quantitativo dei servizi resi ai cittadini. Crediamo debba risultare chiaro che una tale assenza non renderebbe possibile, da parte della nostra Associazione, un giudizio positivo sul complesso della legge. E' altresì chiaro che anche in questo caso altre leggi e regolamenti, sia statali che regionali, stabiliscono e stabiliranno condizioni più specifiche e che non è certo nostra intenzione invadere un terreno che non ci compete.

Per quanto riguarda le funzioni della Regione (Art. 6), ci è sembrato necessario sottolineare e definire meglio alcuni dei settori di intervento, dando maggiore rilievo a punti secondo noi estremamente importanti come quelli riguardanti il rilevamento dei dati, gli standard, la definizione degli indicatori di verifica, la valorizzazione e la tutela. Inoltre ci sembra opportuno, per quanto riguarda il delicato aspetto della tutela, un riferimento meno puntuale alla normativa in vigore, tale da assicurare una maggiore applicabilità nel tempo.

Parimenti crediamo che sia essenziale la garanzia richiamata alla lettera l del comma 1 dello stesso Art. 6, poiché la disponibilità esplicita, da parte della Regione, a fornire un sostegno per l'aggiornamento e la sperimentazione, costituisce un altro aspetto qualificante per l'intera struttura della legge.

Per quanto riguarda l'omissis all'Art. 5.3 ci sembra che il ruolo di coordinamento delle Province sia già espresso con chiarezza all'Art. 7, e che un'eccessiva enfasi potrebbe finire per penalizzare le possibilità di iniziativa autonoma da parte dei Comuni. Si tratterà eventualmente di sottolineare che i Comuni devono agire e promuovere le reti ponendo sempre al primo posto le istanze cooperative contro quelle localistiche.

Per quanto riguarda la parte della legge che definisce la programmazione (Tit. III), riteniamo giusto rivendicare un ruolo consultivo della nostra Associazione sul piano di settore triennale. Questo costituirebbe un importante riconoscimento dell'attività svolta in questi anni, nei quali l'AIB ha dimostrato di essere una delle realtà più attive e rappresentative del settore, e non potrebbe che avere effetti positivi sulla formazione delle linee programmatiche regionali. Pur non avendo proposto formulazioni esplicite, anche in questo caso chiediamo al Consiglio di voler prendere in seria considerazione questa nostra richiesta.

Particolarmente delicate e degne di attenzione ci sembrano, infine, le questioni sollevate dai colleghi archivisti. Da un punto di vista politico non possiamo non condividere le esigenze che, in questo senso, sono già state ampiamente rappresentate. La competenza delle Regioni sugli archivi di ente locale è sicuramente un risultato auspicabile. Altrettanto auspicabile è uno spazio e un riconoscimento, per archivi e archivisti, maggiore di quello, invero scarso, che attualmente è riservato dalla proposta di legge regionale. Tuttavia crediamo che l'aspetto politico debba restare distinto da quello normativo, in particolare per i già noti problemi di compatibilità con la legislazione statale, sui quali non è certo nostro compito pronunciarsi. Per questo non abbiamo ritenuto opportuno includere, nelle nostre proposte di modifica al testo della legge, riferimenti agli archivi, pur confermando il nostro sostegno e la nostra opinione favorevole a tutte quelle integrazioni che possano aumentarne il peso e la dignità all'interno dell'ordinamento regionale.

Nel ringraziarLa per l'attenzione e la disponibilità, Le chiedo di scusarci per il ritardo con cui facciamo pervenire queste osservazioni, dovuto essenzialmente alla volontà, da parte nostra, di procedere a un dibattito esteso e approfondito con la base sociale su temi così importanti per il nostro futuro. Spero che a tale impegno abbia corrisposto un risultato adeguato e utile per l'iter che state affrontando.

Restiamo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento e confronto. Voglia nel frattempo accettare i miei più cordiali saluti



il Presidente

Vanni Bertini