Quando Giorgio Busetto mi ha chiesto di venire a portare il saluto
dell’Amministrazione Comunale a questo convegno, ho accolto con grande
piacere l’invito, soprattutto perché mi si offriva l’occasione esplicitare,
in estrema sintesi, il mio pensiero.
A Venezia esiste un patrimonio fatto di culture, esperienze, strutture:
esse però interloquiscono poco, ognuna di esse rimane un po’ troppo
separata.
Il Comune, che peraltro vive, come tutti gli altri Enti Locali, una
situazione di grande difficoltà dovuta alla progressiva riduzione
di risorse, più che intervenire direttamente con l’offerta di iniziative,
produzioni, mostre e quant’altro, dovrebbe ‘mettere le antenne’ per captare
quello che c’è intorno, sapendo cogliere le potenzialità
che ci sono nella città e oltre la città, per costruire una
rete, offrendo occasioni di confronto e di elaborazione di progetti
comuni: una rete nella città e fra le città.
E’ questo l’obiettivo che intendiamo darci, anche se siamo ben consapevoli
delle difficoltà. Non vogliamo porci come il ‘soggetto principale’,
non pretendiamo di essere il centro del coordinamento e della programmazione.
L’idea, invece, è quella di costruire un tavolo comune in cui –
insieme – elaborare una strategia, valorizzando le diverse specificità
e nell’assoluto rispetto delle autonomie di ciascun soggetto.
Non ci interessa tanto presentarci con un ‘nostro’ programma di intervento
per il 1998 piuttosto che per il 1999: vorremmo, invece, costruire
tale programma cogliendo e valorizzando i progetti che i vari soggetti
presenti a Venezia stanno elaborando, a partire da istituzioni quali la
Querini Stampalia, La Biennale, le Università e le scuole.
Abbiamo un patrimonio che va messo in rete, trasformato in sistema,
nel rispetto e nell’esaltazione delle differenze, delle specificità
di ciascuno.
Detto questo, ritengo che sia fondamentale che anche le città
interloquiscano fra di loro, perché è inutile e persino controproducente
pretendere di assumere progetti anche qualificati senza tenere conto di
esperienze che magari si sono già sviluppate altrove.
Ecco, questo è quanto intendiamo fare a Venezia: se la nostra
città non saprà offrirsi, anche grazie alle sue particolarità
anche territoriali, come sede e come occasione di produzioni culturali,
intese nel senso più ampio, davvero non avrà prospettiva,
non avrà futuro.
Grazie, quindi, per essere qui a Venezia, in questo luogo e in
questa stagione: è questa la strada che va percorsa fino in fondo.
Grazie.