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"17. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
conservare il futuro

Interventi di apertura

Filippo Maria Carinci, Presidente della Biblioteca dell'Area Umanistica dell'Università Ca' Foscari di Venezia


Sentitamente ringraziando dell'invito gli organizzatori del Seminario, è mio desiderio innanzitutto portare ai presenti il saluto della struttura che ho l'onore di presiedere, delle Facoltà e dei Dipartimenti di Ca'Foscari che ad essa fanno riferimento.
La mia presenza qui oggi, negli interventi d'apertura, è anche - io credo - il segno di una particolare, reciproca attenzione tra Ca' Foscari e la Fondazione Querini Stampalia e con vero piacere, desidero rinnovare, come ho fatto in varie occasioni, il senso di gratitudine che l'Ateneo, in particolare la Facoltà di Lettere e Filosofia, ha verso la Fondazione, soprattutto per l'ampia collaborazione che quest'istituzione offre alla nostra didattica.
Per la prima volta, mi viene offerta, in questa sede, l'opportunità di fare alcune riflessioni sul lavoro svolto nel corso di oltre un anno per la costituzione della Biblioteca di Area Umanistica di Ca' Foscari, e sulla serie di problematiche di cui abbiamo fatto esperienza nella realizzazione del progetto, che mi sembra siano in piena sintonia, per quanto riguarda gli aspetti programmatici, proprio con il tema del Seminario Vinay di quest'anno.

Il lavoro condotto nei mesi appena trascorsi è stato specificamente diretto verso quella "conservazione del futuro" che sta a cuore a tutti noi, un impegno che ha coinvolto molte persone, che ha visto Ateneo, Facoltà, Dipartimenti, ciascuno con il proprio bagaglio di risorse materiali (ahimé, sempre piuttosto limitate), ma soprattutto con la ricchezza delle risorse umane, farsi carico di un problema fondamentale: la razionalizzazione all'interno di un una nuova struttura, dotata di un servizio efficiente, funzionale, innovativo, di un patrimonio bibliotecario di grande consistenza, in origine collocato in sedi diverse e diversamente accessibili. Tale finalità era da tempo negli intenti di Ca' Foscari ed in prima istanza aveva trovato una sua concretizzazione nella costituzione del Sistema Bibliotecario di Ateneo, in seguito nella istituzione delle Biblioteche di Area Scientifica e di Economia. Rispetto alle altre, le difficoltà dell' Area Umanistica, proprio per la consistenza patrimoniale e la vasta estensione dei settori disciplinari, erano di gran lunga maggiori. L'idea, a lungo accarezzata, di un progetto, già elaborato da anni, anche molto ambizioso, è stata avviata verso una rapida conclusione a partire dal 2004-2005, grazie all'individuazione di una sede idonea e ad un notevole sforzo finanziario e amministrativo da parte dell'Ateneo, che ha visto impegnati in prima persona, per molto tempo e con grande costanza, il Rettore Ghetti e il Pro-rettore vicario Scarpari. Non si è trattato semplicemente di una politica edilizia, di un piano organizzativo di base, ma in primo luogo di una precisa scelta di natura culturale.
Oggi la Biblioteca di Area Umanistica è una realtà: in essa sono confluiti i patrimoni librari di cinque Dipartimenti, dislocati, direi quasi dispersi, in ben otto sedi spesso assai distanti tra loro. Tali patrimoni che portano con sé storie spesso assai dissimili, di cui è nostro espresso desiderio conservare la memoria, assommano un ampio ramo dei saperi umanistici e si amalgamano in una struttura che riunisce circa 300.000 volumi, con oltre 1000 periodici correnti, all'interno di un'unica grande sede che offrirà a quanti ne usufruiranno, una biblioteca in larga parte a scaffale aperto, fatto non sempre comune, soprattutto nelle biblioteche universitarie. Anche questa è stata una scelta importante e impegnativa. Non entro, volutamente, nei dettagli tecnici. Per questo e per molti altri aspetti, la passione e la competenza di Alessandra Zorzi, direttrice della Biblioteca, sono stati per tutti noi un prezioso punto di riferimento. A lei e a tutto il personale di biblioteca, amministrativo e bibliotecario (l'elenco è davvero lungo), che ha accompagnato con altrettanta dedizione questa delicata e complessa operazione, va tutta la riconoscenza, nostra e di quanti potranno tra breve tempo usufruire della nuova biblioteca.

Lo scenario in cui questa biblioteca - una biblioteca universitaria - viene a inserirsi, è in primo luogo la città di Venezia, certamente dotata di vasti patrimoni librari (e proprio in questa sede ne abbiamo una tangibile evidenza), ma il quadro ne risulta tuttavia decisamente arricchito, proprio per la diversa disponibilità e la nuova visibilità di questo insieme. L'entità del patrimonio librario, anche se parliamo solo di quella numerica, appariva fino a ieri, assai meno evidente e quindi meno fruibile, quando essa era strutturata in singole unità dipartimentali. Talvolta, in passato, all'interno di alcune di queste strutture, le collezioni erano gelosamente custodite, magari da qualche illustre accademico, quasi come un bene personale, con particolari chiusure verso il pubblico, che - non dimentichiamolo - è in primo luogo un pubblico di studenti. Ca' Foscari era altresì da tempo impegnata a porsi, anche in questo settore, in un rapporto diverso con la sua città, proprio puntando sul processo di unificazione e razionalizzazione, con la creazione di una nuova accessibilità ai diversi mondi del sapere.
Un primo importantissimo passo è stato certamente effettuato con la creazione della Biblioteca di Servizio Didattico alle Zattere. Nella struttura, già pienamente funzionante, si è potuto realizzare, grazie ad importanti sinergie, un primo importante collegamento tra la città e una realtà bibliotecaria di prima accoglienza, arricchita dalle nuove tecnologie dell'informazione telematica. Diversa, anche se collocata su una stessa linea programmatica, è la finalità della Biblioteca di Area Umanistica: il perno su cui s'incentra la sua ragion d'essere, che è poi una delle "ragioni sociali" dell'università stessa, è la ricerca, sotto diversi punti di vista: da un lato la formazione dei giovani a un'indagine scientifica qualificata nei metodi e nelle finalità, dall'altro la pratica assidua del lavoro di ricerca da parte dei docenti. Ed è qui che il ruolo dei bibliotecari diventa fondamentale, proprio in questa osmosi indispensabile tra la docenza, gli studenti e l'attività di organizzazione della biblioteca in tutti i suoi aspetti. Basti pensare alla complessità dei processi operativi finalizzati a un'efficiente politica d'incremento del patrimonio. E' un lavoro che oggi, in tempi di periodici elettronici e d'editoria digitale, senza l'apporto di personale altamente competente, non potremmo mai svolgere nel rispetto dei tempi e in armonia con le necessità del nostro lavoro. Il patrimonio librario, strumento indispensabile della ricerca in campo umanistico, è esso stesso un bene culturale. Esso è uno strumento finalizzato alla produzione di cultura, ma al tempo stesso - lo diceva prima la dottoressa Rabitti - passato, presente e futuro. Aggiungerei anche una chiosa alla simpatica allusione del Professor Cortese a un noto detto proverbiale: i dottori vivono anche quando sono morti, mentre gli asini muoiono e di essi non resta memoria.

Sul fronte della conservazione dei saperi, dunque, l'Università vuole, e può essere in prima linea. Tutti gli sforzi sono stati orientati in tale direzione, poiché in particolar modo per l'area umanistica (e qui naturalmente non posso non unire nell'intento comune la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere) la biblioteca è e rimarrà per il futuro il principale punto di riferimento per la ricerca. L'esperienza passata, nel nostro settore, è sempre presente, non può considerarsi desueta, diversamente da quanto avviene talora in altri casi. Essa è lo strumento per costruire nuova ricerca, e quindi guarda al futuro in un confronto permanente dei saperi: da qui nasce la necessità di valorizzare il patrimonio, di aprirlo al massimo alle esigenze dei lettori, mediante percorsi che, in una struttura a scaffale aperto, si trasformano in veri e propri viaggi attraverso la variegata realtà dell'esperienza umanistica, in presenza di una visibilità immediata, direi fisica, degli strumenti di lavoro.
Poiché la ricerca non ha etichette, né confini, l'Università è aperta alla comunità scientifica e offre il suo patrimonio al mondo degli studi, ma lo offre nella stessa misura alla città e al suo territorio. Già in precedenza la presenza nelle biblioteche dipartimentali di studiosi italiani e stranieri provenienti da molti altri atenei e istituzioni scientifiche, facevano della nostra Università, un punto di riferimento importante. Attualmente le potenzialità si sono moltiplicate: in particolare per alcuni settori come quello dei beni culturali, la ricchezza del patrimonio è davvero notevole e si va ad integrare, nella stessa sede fisica, con altri strumenti di lavoro, dislocati presso i Dipartimenti, come fototeche, videoteche, raccolte di registrazioni musicali, archivi di ricerca, strumenti multimediali, laboratori, tutti presenti, appunto, sullo stesso luogo.

Del patrimonio librario offerto alla consultazione degli studenti e degli studiosi fanno parte integrante alcune preziose collezioni di rari, alcuni fondi di grande rilevanza scientifica e storica, come il Fondo Bettini, il Fondo Camerino, solo per ricordare alcuni tra i più importanti, ai quali si è aggiunta di recente anche la donazione di Vladimiro Dorigo. In particolare è stata evidenziata, all'interno della struttura, la funzione del settore antichistico, che può vantare una quantità e una qualità di testi monografici e di periodici, tali da porla nella rosa delle più importanti biblioteche specializzate esistenti a livello mondiale, non più di una ventina in tutto. Di questo posso essere testimone diretto, poiché, come archeologo, conosco bene istituzioni di questo tipo.
Se a tutto ciò aggiungiamo la possibilità offerta dalla nuova biblioteca di interagire in forma immediata su una vasta raccolta di testi e periodici di storia, filosofia, letteratura, scienze umane e sociali, indispensabili per una ricerca a largo raggio, il quadro d'insieme si preannuncia davvero promettente.

Nella biblioteca, nel luogo per eccellenza deputato agli studi, io credo si trovi lo snodo cruciale, vitale, per un vero processo d'integrazione tra la ricerca conoscitiva e le operazioni di tutela e gestione dei beni culturali. Non mi pare casuale la breve citazione di Salvatore Settis, che condivido a pieno, posta a epigrafe nella presentazione di questo seminario: la ricerca è l'unica vera anima di qualsiasi progetto di tutela e conservazione, progetto che è destinato a fallire, anche se le risorse sono grandi, quando sia privo di una base scientifica seria e fondata.
Si tratta dunque di un investimento a lungo termine che va sostenuto con vigore, i cui risultati saranno visibili solo tra anni: in questa ottica le strutture bibliotecarie devono essere parte integrante, assieme naturalmente - come si ricordava prima - a musei, archivi ed altro, dei progetti di tutela e conservazione. La biblioteca universitaria assume in questo contesto anche altri ruoli, che coinvolgono in prima istanza la formazione e l'avvio alla ricerca di chi in futuro andrà ad operare nel mondo della cultura, ma anche l'aggiornamento continuo di chi già svolge tali attività.
La Biblioteca d'Area Umanistica è dunque un'occasione in più per una città come Venezia, che è luogo principe, palestra permanente per un esercizio virtuoso della tutela e della valorizzazione dei beni culturali, in ogni loro accezione, al di là della operazioni di facciata. Da Venezia al suo territorio e alle aree su cui la Serenissima ha esercitato la sua influenza culturale, il passo è direi obbligato, perché nessuna realtà può essere avulsa dal proprio contesto territoriale storico, per il passato, per il presente e ancor più per il futuro. Anche su questi fronti Ca' Foscari si è largamente impegnata con progetti di ricerca e sempre più vorrebbe unirsi, come già fa, alle Soprintendenze competenti per i vari settori, e a tutte le altre Istituzioni locali, nazionali e internazionali.

Un altro importante momento, collegato a tali temi, che si può riferire anche agli accenni presenti nell'intervento della dottoressa Recchia, è la prospettiva nella Facoltà di Lettere e filosofia di attivare alcune Scuole di Specializzazione proprio nel settore dei beni culturali (è recente la pubblicazione della legge di riforma degli ordinamenti di questi corsi di formazione superiore), in consorzi tra atenei a carattere interregionale, con una stretta collaborazione, anche nella didattica, tra Università, Soprintendenze, Enti Locali.
In rapporto a queste iniziative naturalmente, la biblioteca resta un valore centrale, indispensabile.
La Biblioteca di Area umanistica ora costituita si apre a tutte queste esigenze, in una rete che la collega ad un sistema, ponendosi al servizio, oltre che di studenti e di docenti, anche dell'insieme delle istituzioni locali, nazionali e internazionali interessate. Al suo interno mi auguro possano fiorire molte iniziative e mi piacerebbe davvero che all'ormai imminente inaugurazione della nuova sede, fossero presenti i rappresentanti della Città, della Provincia, della Regione, delle Istituzioni Culturali che sono qui oggi, pronti ad accogliere il dono che Ca' Foscari offre, non sono alla comunità scientifica, ma anche alla società civile, con la certezza che esso sarà un dono gradito.


Copyright AIB 2007-08, ultimo aggiornamento 2007-09-16 a cura di Marcello Busato e Giovanna Frigimelica
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay17/carinci06.htm


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