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DEL MODO
DI ORDINARE
UNA PUBBLICA BIBLIOTECA

Ragionamento
DI AGOSTINO SALVIONI

BIBLIOTECARIO DELLA REGIA CITTA'
DI BERGAMO.

BERGAMO
Dalla Tipografia Crescini
1843.

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AI
RAGGUARDEVOLI
CHIARISSIMI CONCITTADINI
ALESSANDRO CONTE MORONI
LEONINO SOARDO CO. PALATINO
GIOVANNI ABATE BONGIANI

COMMISSARII
ELETTI DAL CONSIGLIO COMUNALE DI BERGAMO
PER CONOSCERE DELLE COSE
ALLA PUBBLICA BIBLIOTECA APPARTENENTI
I QUALI
CON ZELO VERAMENTE DISTINTO
E CON MODI NOBILISSIMI
SI OCCUPANO DI TUTTO CIO' CHE TORNA
AD ORNAMENTO ED A VANTAGGIO
DEL LETTERARIO ISTITUTO
QUESTO RAGIONAMENTO
L'AUTORE DEVOTAMENTE PRESENTA.

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Accade ben soventi le volte, che nelle operazioni fatte di pubblica ragione, ognuno vuol mettervi di bocca, e sentenziarne a suo modo; per cui ne avviene, che alle saggie osservazioni de' veri intelligenti, le quali sempre tornano utilissime, siamo costretti, non senza disdegno, accoppiarvi la tolleranza delle critiche rade volte sincere de' presontuosi, e pazientare alle insensate dicerie degl'ignoranti. Un tale sgradevole accidente potrebbe forse avvenire in riguardo all'attuale ordinamento dei libri

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nella nuova patria biblioteca, cui si dà opera laboriosa. Credo per ciò far cosa opportuna, ed al mio dovere convenevole, l'esporre francamente a questo dotto accademico Consesso, ed alla coltissima udienza, qual metodo si verrà praticando nella distribuzione de' libri, e con quale ragionevolezza si procederà dietro maturi studj, ed autorevoli esempj, acciò portar se ne possa un ben fondato giudicio. (1).

La nostra Città, sin da tempo antico, poichè le lettere sempre appo noi furono in fiore, ebbe nel palazzo comunale la sua biblioteca, per cui, con utile divisamento, ingenia hominum rem pubblicam fecit, come di Asinio Pollione scrive Plinio lo storico. (2) Essa a dir vero, non era gran cosa, e composta la maggior parte di libri legali. Il dottissimo Cardinal Furietti, illustre nostro concittadino, ricca la fece, sarà circa un secolo, di pregevoli opere, legando alla medesima la scelta, e numerosa sua libreria. Avvenuta essendo in seguito la soppressione di religiose corporazioni, le furono aggregati i libri delle rispettive loro biblioteche, e quella specialmente, assai ragguardevole, e tutta intiera, de' monaci Benedettini di San Paolo d'Argon. Capace non

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essendo la sala del Comune a contenere sì gran numero di libri, fu scelto a tal uopo il vasto locale della nascente biblioteca Capitolare, divenuta essa pure di comunale ragione. Tale farraginosa congerie di volumi fu ordinata per materie, come meglio conveniva, e come ora è generale usanza; ed al principiare del corrente secolo la biblioteca fu aperta a pubblico comodo. In seguito ne venne compilato un esatto, e ragionato catalogo, il quale, nulla negligentando fatica, costò alcuni anni di lavoro. Ebbi in ciò a coadjutore, come Vice-bibliotecario l'Ab. Cristoforo Negri, soggetto dotato a dovizia di letterarie cognizioni. Poscia mi fu compagno nella stessa qualità, l'ottimo amico don Antonio Cefis, che per quasi trent'anni, prestò l'opera sua con zelo singolare. Crescendo poi oltremodo il numero de' libri, sino a circa settanta mila, per grandiosi acquisti, per generosi legati (3), e per l'aggregazione della copiosa libreria dell'I. R. Liceo, neppure le sale capitolari, quantunque accresciute di una novella fabbrica, erano capaci a contenerli. A tale strettezza di luogo saviamente provvide il Consiglio comunale, destinando ad uso di civica biblioteca il magnifico antico palazzo della civile ragione, detto il Palazzo Vecchio,

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che venne a tale scopo, con bell'ordine architettonico, opportunamente accomodato. (4) Comprende questo una vastissima aula in perfetta quadratura, che luce, ed aura riceve principalmente dal meriggio, comunicando con la plaga boreale, per convenevoli aperture, cui sono lateralmente aggiunte due altre comode sale di minore capacità. Una maestosa galleria quadrilunga, ad uso pure di libri, serve a comune ingresso. Essa risguarda l'artico polo, e soprasta la piazza maggiore, senza disturbo negli studj: in fondo alla quale verrà di fronte collocata una statua colossale, in marmo carrarese, simboleggiante la Pace, altrice delle scienze, e delle lettere. L'egregio scultore Benzoni sta elaborandola in Roma con mirabile magistero.

Vitruvio, nel sesto de' suoi libri dell'Architettura, parlando delle biblioteche, dice: che devono essere collocate verso l'oriente, perchè richieggono la luce del mattino: matutinum

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postulant lumen; e perchè meno si guastano i libri: libri non putrescunt. Ma io sarei d'avviso, che miglior cosa sarebbe, che fossero poste tra il mezzo giorno, ed il settentrione, sì come trovasi essere la nostra; poichè in tale posizione più temperati ne vengono gl'intensi calori estivi; e più propizia ne spira una ventilazione, cotanto opportuna alla conservazione de' libri. In riguardo poi alla luce, quando essa ci venga libera, e per sufficienti finestre, si può avere da qualunque parte. Forse che a' giorni vitruviani le domestiche librerie erano frequentate ai primi albori; locchè però neppure a que' tempi costumavasi in riguardo alle pubbliche biblioteche.

Lo imballaggio per il traslocamento de' libri dall'antica alla nuova biblioteca fu pressochè tutto eseguito con buon ordine; ma sulla fine, per accidente non troppo opportuno, venne alquanto affastellato. Nel trasporto però niun libro andò smarrito.

Nell'aula maggiore, per consenso de' celebri bibliografi, alla principale scansia, segnata con la lettera iniziale dell'alfabeto, collocati verranno primamente quei libri, dai quali deve avere cominciamento ogni umano sapere; que' libri cioè divinamente inspirati, detti per antonomasia, con voce di greca origine, la

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Bibbia, come sarebbe a dire il Libro per eccellenza, incominciando dai testi originali dell'antico, e del nuovo Testamento, cui andranno unite le Poliglotte, e le altre versioni in molteplici lingue, seguendo l'ordine de' tempi in cui furono eseguite. Attigui ad esse sono gli scrittori di critica, e di ermeneutica sacra. Succedono poscia li espositori, ed i commentatori de' codici divini. Stanno presso questi que' rispettabili dottori, che la chiesa venera come sommi maestri in divinità: sono essi i Padri greci, ed i latini, cui si uniranno que' scrittori che sulle norme della dottrina insegnata da Padri, ci espongono col metodo o accademico, o delle scuole, la dogmatica, e la morale teologia, per cui si dà loro il nome di Teologi dogmatici, o moralisti.

Fonte primario di ecclesiastico insegnamento sono pure i Concilii della Chiesa; essi per ciò avranno un consecutivo collocamento dopo i Padri, (5) incominciando dai sinodi ecumenici, o generali, che portano il nome di sacrosanti, e progredendo ai nazionali, ai provinciali, ed ai diocesani. Prossimo ad essi si concederà posto agli scrittori, che ragionano di ecclesiastiche antichità, e dell'antica e moderna disciplina della Chiesa: indi ai trattati delle

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liturgiche cerimonie, e dei sacri riti. Affini a questi sono i libri di storia ecclesiastica. Occuperà il primo rango la storia generale della Chiesa, poscia verrà quella delle chiese particolari, degli ordini monastici, degli istituti religiosi, e di consimile argomento. La sacra biografia, le vite cioè di personaggi venerandi per pietà, e per gesta religiose, o illustri per supreme dignità, come sono specialmente i Romani Pontefici, fanno parte della ecclesiastica istoria, e con essa verranno collocate. Seguono per ultimo i sacri oratori, ed i libri ascetici, ossia di cristiana divozione. Sogliono in appresso aver luogo separato gli scritti di dottrine eterodosse; e quelli che risguardano le religioni de' popoli, cui non è lume il vangelo. Uniti a questi vanno pure i libri di quella antica mitologia, che fu all'uomo oggetto di culto nelle sue religiose aberrazioni.

Alcune divine determinazioni, i canoni disciplinari de' Concilii, le costituzioni, dette ancora Decretali de' Romani Pontefici, le costumanze della Chiesa, costituiscono quella scienza che ha titolo di diritto Canonico, il quale tutta abbraccia la ecclesiastica economia. Le collezioni, ed i libri di tali materie fanno parte de' sacri studj, e vogliono essere in essi compresi.

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Le leggi divine ed ecclesiastiche ricordano facilmente le naturali, e le civili; quelle leggi cioè che riguardano l'uomo nello stato di natura, e nell'ordine sociale. Perciò queste due facoltà, che per molti rapporti si collegano, e trattate sono con metodo, e con ordine eguale, come osservasi specialmente nelle insigni opere dell'Hericourt, e del Domat = Le leggi ecclesiastiche, e le civili poste nel loro ordine naturale, devono, per costumanza antica, essere unite; ed alla ecclesiastica verrà di seguito la civile giurisprudenza. Sotto questo titolo generale si comprende il gius di natura, e delle genti, il diritto pubblico, ed il privato. Quindi le opere che ne trattano, tra le quali primeggia il famoso codice = Corpus juris civilis, saranno collocate secondo l'ordine che si viene accennando. I più dotti e celebri scrittori di bibliografia pongono questa scientifica materia dopo quella degli accennati studj ecclesiastici, cui per molti rapporti appartiene.

Ai libri di giurisprudenza è costumanza accompagnare quelli della legislazione in generale, e delle scienze politiche, ed economiche, alle quali ha relazione il commercio.

Al sortire dal santuario de' sacri studj si presenta rispettosa al limitare la Filosofia, il cui nome indica amore della sapienza. Essa dà

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alla Teologia il bacio dell'amistà come a sorella figlia del medesimo Padre, il quale se parlò espressamente all'uomo, segnò pure sopra di lui il lume della ragione. Comune ad entrambe essendo la divina origine ne consegue, che concordi saranno pure nella verità dello insegnamento; sicchè un vero teologico non potrà mai esser falso in filosofia: ed un vero filosofico non mai sarà contrario a teologico dogma. Ben s'intende aversi qui discorso del filosofo, che usa rettamente della ragione, nè si abbandona ad erronei traviamenti: come egualmente del teologo, che tiene sana dottrina, nè s'illude a fallaci interpretazioni della divina parola.

Per tali ragionevoli motivi presso i libri di sacra letteratura amasi collocare i filosofici. In questa disposizione si presentano per i primi i moltissimi libri di corso filosofico, che tutto lievemente ne percorrono lo stadio. La filosofia poi altra è teoretica, ed altra dicesi pratica. Sono argomento alla prima la Psicologia empirica, cui si riferiscono tutte le dottrine ideologiche: la Logica; la Metafisica; l'Estetica detta da moderni Callologia. Appartiene alla filosofia pratica l'Etica che altri dicono Aretologia, la quale espone le regole de' costumi, e di un retto vivere secondo il dettame della

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ragione; la Froneseologia, e la Pedagogia. L'ordine, con cui queste materie sono ricordate è quello, che verrà osservato nella distribuzione de' libri, che ne danno i trattati. In riguardo poi a quegl'innumerevoli scritti, specie di aborto dell'umano concepimento, e che pur vantano filosofia trascendentale, i quali di presente innondano in modo particolare le regioni poste, a nostro riguardo, oltre la catena delle Alpi, assegnerei loro la classe speciale che ha titolo = Stranezze filosofiche. =

Alle filosofiche facoltà si congiunge la scienza delle quantità, e de' numeri, cioè le Matematiche. Sono esse o pure, o applicate. Oggetto delle prime è l'Aritmetica, l'Algebra, la Geometria, la Trigonometria, e tutto quel complesso di cognizioni che si dicono matematiche elementari, e sublimi. Lo sono delle altre la Meccanica propriamente detta, la Statica, la Dinamica, l'Astronomia, l'Idraulica, l'Ottica, con altre analoghe facoltà. Questo compartimento sarà di norma nella collocazione de' rispettivi libri.

In alcune biblioteche, come nel catalogo della Firmiana di Milano, l'Architettura militare trovasi unita alla civile tra le belle arti, perchè Vitruvio la comprende ne' suoi libri De architectura, e ne tratta di proposito

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usando talvolta geometriche dimostrazioni. Ma ora quest'arte, dopo le nuove artiglierie, essendo tutta argomento delle matematiche applicate, vuol essere dietro autorevoli esempj, tra esse collocata. Quindi le famose opere sulle fortificazioni militari del De Marchi, di Vauban, del Carnot, e di altri insigni scrittori di tali materie, andranno tra matematici. Per certa analogia crederei opportuno l'unirvi tutti quei libri antichi, che trattano di cose a milizia appartenenti.

Dopo i ragionati libri di filosofia vengono per consenso generale, quelli di Fisica sperimentale, ossia delle scienze naturali: poichè Physis, greca voce, torna lo stesso che natura. Qui appartiene la Geologia, quella scienza cioè, che ha per oggetto la storia naturale del globo terrestre considerato, per quanto è possibile, sotto tutti i suoi rapporti. E' noto che la storia naturale si divide in tre parti, dette volgarmente i tre regni: Animale, Vegetabile, e Minerale. Sono attenenti al primo regno la Zoologia, la storia cioè di tutti gli animanti, compreso il ragionevole; l'Antropologia somatica, o dottrina dell'uomo considerato sotto il rapporto fisico; cui appartengono le scienze mediche, la Fisiologia, la Patologia, la Chirurgia, l'Anotomia, la Zoojatria, e la

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Igenia, la quale dividesi in Cosmetica, ed in Atletica ossia Ginnastica, con tutte le appendici che hanno con essa convenevole rapporto. Ravvivano il secondo la fiorente botanica, l'agricoltura, e tutte quelle coorti cui è anima la vegetazione. I corpi organici, o non organizzati, i metalli, i fossili, le miniere e tutto ciò che da esse deriva, tengono profondamente il terzo regno. Tutti i libri, che sotto varj titoli, trattano delle indicate materie, a storia naturale appartenenti, avranno la rispettiva tecnologica stanza, conforme l'accennata loro divisione.

La Chimica, quell'arte imitatrice, e rivale della natura, verrà in seguito alle naturali produzioni. Essa si divide in molti rami. I principali sono la chimica agraria, nobilmente illustrata dal Dawy, e da Chaptal; la farmaceutica; la chimica applicata alle arti, ed ai mestieri; la Metallurgia, e l'Alchimia. Vasto è il campo di questa scienza nella moderna filosofia; i molti libri, che ne trattano, troveranno sede opportuna nelle proprie loro tecnologie, a norma delle classificazioni indicate da Ottavio Ferrario nel suo Corso di Chimica generale.

Ma non basta conoscere le scienze, ed aver ricca la mente di belle cognizioni, conviene ancora saperle altrui nobilmente comunicare, e farle gradire con chiara, e piacevole

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elocuzione; un bello, ed elegante stile presta opra utilissima, facili rendendo, e gradevoli le più scabre, e severe dottrine -

Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci (6).

Nobile esempio ce ne porge Virgilio nelle sue Georgiche, il Galileo, il Redi, ed i Saggi dell'Accademia del Cimento. Quindi dalle filosofiche discipline naturale, ed opportuno ne viene il passaggio alla filologia, a quei libri cioè, che ci ammaestrano con quale proprietà di voci, di termini, e di dizione devono le scienze essere esposte, ed insegnate. Primeggiano in ciò que' genj di Grecia, che furono e sempre saranno mirabile esempio di nobile stile. Noti essi sono col nome di Classici greci scrittori. Le opere loro collocate saranno dopo le filosofiche, unitamente alle traduzioni, e a quegli scritti, che le illustrarono. Succedono a' Greci, per diritto ereditario, i Classici latini, che con eleganti scritture trattarono la lingua antica del Lazio, e con essi le rispettive loro versioni. La Biblioteca degli autori classici dell'Arvood, potrà esserci di norma nella distribuzione di questi libri.

Una tenebrosa barbarie, offuscò per alcun tempo il bel cielo d'Italia. Al diradarsi delle tenebre le lettere latine ebbero risorgimento;

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e molti insigni cultori di esse, imitando i classici padri, dettarono libri filologici di buona latinità. Essi verranno in seguito agli antichi, col titolo di = Moderni latini scrittori.

Figlia primogenita della latina è la italica favella; per ciò i libri scritti elegantemente nel bellissimo nostro idioma, che gli Accademici Fiorentini della Crusca, ed il consenso de' dotti propongono a testi di lingua, e noti sono col nome di classici italiani, quelli seguiranno della madre antica. Dante, Petrarca, e Bocaccio, insigni triumviri, vi avranno i primi seggi. Di seguito a' classici staranno tutti i moltissimi libri di varia italiana letteratura.

Le stranie nazioni, specialmente la Francese, la Spagnola, la Tedesca, e l'Anglicana hanno esse pure la loro particolare filologica letteratura, e pregiatissimi scritti posseggono su tale argomento. Credo per ciò opportuno assegnare in una biblioteca un posto distinto a tali libri, col titolo di Letteratura straniera, collocandoli per ordine di nazionalità. Delle estranee lettere fanno parte ancora le lingue, e le letterature orientali, come l'ebraica, la caldea, la siriaca, l'arabica, ed altre più rinomate delle immense eoliche regioni. Al termine poi di ogni letteratura poste vanno le rispettive loro filologie.

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Nella distribuzione de' libri filologici si porranno in primo luogo le collezioni generali delle opere di un'autore: Opera omnia: unitamente stampate. In seguito verranno le separate edizioni dei particolari trattati. Alla poesia, per diritto di primogenitura, sarà concesso il posto principale; poscia lo avranno i prosatori. Verrà poi sempre osservato nelle analoghe materie l'ordine del tempo in cui gli scrittori fiorirono.

Le buone lettere, e le belle arti si danno a vicenda la mano: entrambe concorrono all'umano incivilimento; e laddove non vi sono buone lettere, nè belle arti, ivi è barbarie. Eguali ebbero sempre la fortuna, e di conserto fiorirono. I secoli di Pericle in Grecia, di Augusto in Roma, de' Medici in Italia, e del magno Colbert in Francia ne fanno prova. Pindaro, e Fidia; Virgilio, e Vitruvio; Lodovico, e Michelangelo; Cornelio, e Poussin, furono genj contemporanei. La pittura dicesi sorella a poesia, e come una stessa cosa: Ut pictura poesis: scrisse il classico latino autore dell'Arte poetica. Per siffatta ragione a seguito de' libri di belle lettere quelli avranno luogo, che le arti belle risguardano, le quali diconsi belle, perchè, seguendo natura, raggiungono un grado sublime di bellezza. Sono esse principalmente la pittura, la scultura, l'architettura, e lo intaglio o

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incisione. Tra libri di questa classe non solo sono comprese quelle opere, che trattano esteticamente, e per teorica delle arti, o ne danno i precetti del disegno; ma quelle pure, che con figurati rami presentano bellezze artistiche; e fra queste con le moderne si comprendono ancora le antiche, perchè ricordano monumenti ammirandi di opere vetuste di scultura, e di architettura: ed hanno titolo di antichità figurata. Sono di tal genere il Museo Pio Clementino, le Antichità di Atene, di Roma, e dell'Egitto. In questa classe avrà per ciò posto onorevole la grande opera del Montfaucon: L'antichità spiegata, e rappresentata con figure, che sono più di trenta mila; l'insigne Raccolta di antichità del Cajlus: quelle di Ennio Visconti, del Piranesi, ed altri di merito eguale. Qui pure ben staranno le antiche e le moderne costumanze delle nazioni rappresentate con figurati disegni. Dotti bibliografi pongono nella classe del bello artistico la Nummismatica, e le opere figurate, che risguardano la Tipografia, la Paleografia, e l'arte Diplomatica.

Le biografie degli artisti; i cataloghi delle pinacoteche; le descrizioni di gabinetti pittorici, e tutti que' libri, che in alcun modo illustrano oggetti di belle arti, vanno ad esse uniti.

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La Musica, quell'arte gradevole del diletto, fu posta da molti, non senza ragionevole mo- tivo, tra le matematiche, perchè di quantità, e di numeri si compone; ma troverà luogo più piacevole, e più generalmente acconsentito tra le belle arti. A questo riguardo la nostra biblioteca va gloriosa di possedere tutta intiera la ricchissima, e rara collezione di libri di scienza musicale, dell'illustre, e coltissimo Maestro Mayr.

I libri delle arti belle, figlie del sentimento, avranno a compagni, come a corteo, con i voluti riguardi, quelli delle arti fabrili, prodotte dalla necessità.

Quella grande maestra dell'uomo la Istoria, che per distinzione appellasi profana, vien posta per consentimento di celebri scrittori, dopo le materie sin qui ragionate. E primamente i libri di storia generale de' popoli antichi, e moderni; poscia li storici delle particolari nazioni, e dei loro imperi; per ultimo le istorie delle provincie, e delle città. Le vite di que' famosi personaggi, che altamente colla storia si collegano, vanno insieme ad essa; come quelle di Carlo Magno, di Carlo Quinto, di Federico il grande, di Napoleone, ed altre di eguale importanza. Hanno lo stesso carattere, ed avranno consimile destino le istoriche genealogie delle

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famiglie più illustri. E qui spontaneo ne corre il pensiero all'opera immortale del Litta. Alla classe istorica convengono pure que' libri Epistolari, che rammentano cose pubbliche appartenenti agli Stati, ed ai Governi. Le raccolte di antiche lapidarie iscrizioni devonsi pure collocare tra libri di storia: poichè, come i dotti ben sanno, sono ad essa di grave fondamento. Importantissime tra queste si hanno quelle dei famosi marmi di Arondel: Marmora oxoniensia: dagli eruditi editori dottamente illustrati. Accanto desse si concederà sede opportuna alla Archeologia, la quale va occupandosi della investigazione di antichi storici monumenti. Alla storia appartiene pure la profana mitologia, che poggia in origine a storico fondamento. Potrebbero forse trovar qui luogo ancora i Romanzi storici; ma a questi, siccome una specie di ermafroditi, crederei più convenevole quello della rispettiva loro letteratura.

Occhi della storia si dicono essere la Cronologia, e la Geografia; perciò i libri, e le carte di queste due facoltà, unitamente alle relazioni, ed alle descrizioni de' viaggiatori, tra le quali quelle primeggiano dell'Humbold, compiranno la storica collezione.

Vi sono molti libri, che non si possono classificare sotto alcuna particolare scientifica,

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o letteraria categoria, perchè a tutte appartengono. S'addicono a questo numero le Poliantee, le Polimazie, le Enciclopedie, gli Atti delle società letterarie; le Raccolte, o Miscellanee di scritti sopra diverse materie; le collezioni famose di Grevio, e di Gronovio; i giornali scientifici, e letterarj; le grammatiche, le biblioteche, ed i lessici universali, o poliglotti; le generali biografie, ed i cataloghi bibliografici. Tutti questi libri verranno compresi sotto il titolo generico di Poligrafia. Nel loro collocamento si procurerà di accostarli, per quanto ne convengono gli argomenti.

Ad ogni classe scientifica o letteraria, di cui si compone una biblioteca, saranno apposte le proprie loro storiche notizie, ed i rispettivi dizionarj, che più comune ne rendono la intelligenza.

Parecchi autori, e di molto grido, hanno scritto sopra diverse disparate materie, le cui opere sono pubblicate in una sola edizione, che tutte le comprende, con ordine di volumi. Dilacerare siffatte collezioni, e dimembrarle per materie, non lo credo conveniente; poichè si dovrebbe tal volta bipartire uno stesso volume. In questo caso io penso, che si debba por mente in quale argomento l'autore primeggia, ed abbia fama più distinta, per collocare le opere sue

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laddove più celebre sta il suo nome. Per esempio Leibnizio è grande nelle filosofiche, e nelle matematiche discipline; ma il primato egli forse lo tiene nella filosofia razionale; perciò le opere di lui, della bella edizione di Dutens, verranno collocate tra i filosofi dell'accennata categoria. Diversamente si procederà quando le opere siano separatamente stampate. Le opere principali di Mascheroni vanno certamente tra matematici; ma l'elegantissimo suo Invito a Lesbia, stampato a parte, avrà luogo onorevole tra classici poeti italiani. In generale poi io ritengo che le opere di un Autore quantunque in diverse edizioni, ma che trattano di analoghe materie, si debba collocarle unite, per quanto il formato, ed una certa simmetrica disposizione lo può consentire.

Le edizioni del secolo XV., volgarmente del quattrocento, cotanto pregievoli perchè le prime di ogni autore, dette principes, tengono luogo di codici manoscritti, avranno posto in separati scaffali, seguendo l'ordine cronologico.

E' costumanza usata in alcune librerie di collocare separatamente le edizioni di celebri tipografi, quali sono gli Aldi, gli Elzeviri, i Comini, ed altri di simile celebrità. Ma ora questa specie di tipomania, per buone ragioni, va scemando alquanto di moda.

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Vengono per ultimo i codici manoscritti. Dilicati, e preziosi cimelii son questi di ogni pubblica, e privata biblioteca. Saranno essi gelosamente custoditi in appositi armadj, che dai latini, con tecnica voce detti furono plutei. Il Bibliotecario non ne permetterà la ispezione, che con sorveglianza diligentissima.

Tale è il modo con cui, dopo aver consultato dottissimi autori, e seguendo ragionevolezza di ordine, io credo, che il grande albero delle scienze, e delle lettere debbasi diramare nell'ordinamento di una pubblica libreria. Metodo in gran parte tenuto nell'antica nostra comunale biblioteca, ma che ora nella nuova viene assai migliorato, e per più opportuna capacità di spazioso locale, e per quelle cognizioni, che in me ne vennero maggiori da studj convenevoli, e dalla pratica del servigio di bibliotecario, che, per quaranta e più anni, vo prestando con tutto affetto alla mia patria. Io lo espongo con franca confidenza innanzi questo letterario Consesso, a pochi tratti di larghe pen- nellate, i cui accessorj saranno dagli intelligenti facilmente suppliti. Che se mai andar potessi in alcun luogo errato, prego lealmente i dotti miei colleghi ad essermi cortesi di saggi, e ragionevoli avvisamenti.

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Opinarono alcuni che il prospetto delle cognizioni umane del d'Alembert, premesso alla grande Enciclopedia metodica, servir dovesse a modello nella ordinazione di una biblioteca. Il discorso però dell'illustre matematico, benchè assai erudito, non può essere opportuno al nostro intento, nè in alcuna pubblica libreria venne praticato. Lo stesso dicasi di altre opere di simil genere, ed ancora più filosofiche; perchè le sublimi intellettuali ricerche sull'ideologico progresso dell'umano sapere non del tutto si confanno alla pratica comunemente adottata nella ordinazione di una biblioteca.

Ma per quanto commendevole esser possa un ragionato metodo di generale distribuzione de' libri, tornarebbe vana ogni teorica di ordine, se i libri non fossero realmente posti con tutta esattezza laddove vanno collocati. Qui stà il punto più difficile. Affare non è questo di ogni volgare letteratura, nè impresa da prendersi a gabbo, trattandosi di numerose migliaja di libri di vario argomento. Chi tenesse opinione diversa dimostrerebbe ignoranza in sì fatta materia. Non bastano superficiali cognizioni a semplice frontespizio. È necessario sapere, per appropriati studj, di quale materia tratti realmente ogni libro; quale ne primeggi il dettato; quali sieno nelle scienze, e nelle lettere i suoi

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rapporti, e le relative tecnologie. Sono convenevoli discrete nozioni sulle qualità assolute delle matematiche, e su quelle specialmente, che diconsi applicate in relazione alle arti, ed ai mestieri. Ignota esser non deve una fondata intelligenza del linguaggio chimico. Fa d'uopo conoscere esattamente la storia letteraria, i migliori libri di bibliografia, ed i cataloghi delle più celebri biblioteche. Note esser devono le più pregievoli e le più stimate edizioni, in ogni classe di materie. La storia pure delle arti non deve essere ignorata. Aggiungasi una sufficiente perizia nell'arte diplomatica, e nella paleografia, per gli antichi codici manoscritti. Conviene in oltre non essere straniero a parecchie lingue, e specialmente alle dotte. Chi privo essendo di un tal corredo di cognizioni pur volesse porvi mano, o mettervi lingua, mal si apporrebbe, ed avrebbe taccia di saccenteria.

Il Mattaire, bibliografo di sommo grido, nella introduzione alla sua storia degl'illustri tipografi gli Stefani, così disegna a tratti risentiti la ignoranza di alcuni nell'argomento, che viene per noi proposto. Sunt qui ignorant character characteri; liber libro; typographus typographo quid praestet. Deformi pulcher; emendatus corrupto; doctissimus ineptissimo quid intersit.

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Ciò nulla meno con tutto un convenevole letterario apparato potrebbe avvenire, che nel fervore del primo collocamento di numerosissimi volumi, e molti ancora confusi, alcuno di essi posto non fosse, per avventura, in quella classe cui appartiene. Inevitabile condizione è questa di ogni opera letteraria di lunga lena; come avvertì Orazio nella celebre sua epistola ai Pisoni. Il fare cosa perfetta, e farla di primo colpo, non è dato all'uomo. Ma a questo eventuale inconveniente sarà facilmente riparato con un'attenta generale revista, ed ancor replicata, al terminare della operazione: e lealtà certamente non sarebbe un immaturo sentenziarne a scranna. Accade, non di rado, ragionato dubbio a qual classe possa con tutta proprietà appartenere un libro. In questo caso le distinte cognizioni di un dotto bibliotecario determineranno alla meglio ogni dubbiezza.

Nel tardo, e faticoso operare mi sono compagni tre pregiatissimi amici; il Vice-bibliotecario abbate Giovanni Bosis, ornato di molta letteraria coltura; l'emerito Prof. don Francesco Bolis, dottissimo specialmente negli studj ecclesiastici, ed il Co. Bartolomeo Suardo, nome chiaro nelle lettere italiane.

In riguardo al catalogo generale, quantunque esso esistesse regolarmente composto, nella

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antica biblioteca, pure, per le indispensabili avvenute variazioni, non sarà inopportuno che sia rinnovato. A questa laboriosa impresa ha cortesemente offerta l'opera sua il lodato Conte Soardo. Che una franca lena possa corrispondere all'arduo divisamento. Esso ha già dato incominciamento al suo lavoro, il quale dovrà essere eseguito sugl'esempj, che ne abbiamo nelle stimate bibliografie dell'Osmont, del Cravenna, e del Brunet, e sulle traccie segnate da Jacobo Morelli nel suo catalogo della famosa biblioteca Pinelliana. Ciò però appartiene soltanto al modo d'inscrivere i libri, non a quello della loro distribuzione; in riguardo alla quale egli stesso confessa, nella prefazione, che il suo metodo non può convenire ad altre, ancor più cospicue biblioteche: quam quidem methodum, ad alias bibliothecas, vel locupletiores, describendas, minime accomo- datam esse lubentissime fateor. Lo stesso può dirsi rispetto ancora ad alcuni altri celebri cataloghi. Per quello che risguarda le edizioni del secolo XV. saranno di modello gli Annali Tipografici del Panzer, ed il Dizionario Bibliografico dell'erudito De la Serna Santander. Nella formazione poi del catalogo de' manoscritti verrà scelto ad esemplare quello, assai pregiato, dei codici della biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze; opera egregia del chiarissimo Bandini.

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Per conoscere, ed avvisare alle cose, che alla biblioteca appartengono, il Comunale Consiglio ha eletta una Commissione di tre ragguardevoli concittadini: il Co. Alessandro Moroni, il Co. Leonino Soardo, ed il ch. Ab. Prof. Bongiani, i quali con modi gentilissimi, e con zelo distinto si prestano a tutto ciò, che può essere del loro incarico, assecondati dal consentimento della Municipale Magistratura.

Credo dover aggiungere brevi parole sulla materiale situazione de' libri, voluta dalla opportunità, e convenevolezza di luogo, e dalle particolari circostanze della nostra biblioteca. Nell'aula maggiore vi stanno tutti i libri di sacro ed ecclesiastico studio; i filosofici; quelli di greca, latina, ed italiana filologia, e quelli alla storia appartenenti. La prima delle attigue sale è destinata alla duplice giurisprudenza, ed alle edizioni del quinto decimo secolo, che ammontano a mille duecento; molte delle quali, e per rarità, e per merito tipografico, sono d'aversi in pregio assai distinto. I libri di poligrafia saranno posti nella seconda, che servirà, con molta opportunità, a sala di studio. Luogo avràn qui pure le lettere straniere.

Gli atti accademici, che di trecento sorpassano i mille volumi; le belle arti, e le matematiche, tutta occupano la galleria.

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Pregievolissime e per copiosa ricchezza di libri, e per rarità di opere, sono queste tre collezioni; per cui si può francamente asseverare, che in tali rami la biblioteca di Bergamo ha il vanto sopra tutte le provinciali del Regno. I codici manoscritti avranno stanza in quella destinata particolarmente ad uso del bibliotecario, e riposti saranno in forti, e chiusi ciscranni, onde più sicura ne sia la custodia. Sono essi presso che mille quattrocento. Appartengono parecchi a classici scrittori latini, ed italiani; ed alcuni pure alla greca, ed alla orientale letteratura.

Da quanto vengo ingenuamente esponendo nel presente, per natura sua, non troppo elegante ragionamento, mi fermo in franca fiducia di poter far certi i miei concittadini, che la pubblica nostra biblioteca, istituto letterario, che cotanto fa onore alla patria, potrà per ragionevolezza di ordinamento, ed esattezza di esecuzione, e per decevole convenienza di ornato, gareggiare con le più cospicue dell'Italia.

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ANNOTAZIONE
d'aggiungersi alla linea 12 della pagina 29.

Il celebre Fortunato Federici, bibliotecario della I. R. Università di Padova, cui un'antica legavami, e leale amicizia, uomo eruditissimo specialmente nella bibliografia, come le molte sue opere lo fanno chiaro, preparata avea per recitare nell'Ateneo di Treviso, e pubblicare colle stampe una sua Memoria sul metodo di ordinare il catalogo di una biblioteca; ma subita morte, appena scorre l'anno, lo tolse d'improvviso alle lettere, ed agli amici. Per la generosa cortesia del gentilissimo fratello di lui io posseggo, tutto di recente, questo pregievole scritto, il quale oltre modo mi è carissimo, e come pegno novello di ricordanza amichevole, e perchè per alcuni riguardi può essere di molta utilità alla rinnovazione del catalogo della nostra biblioteca.



(1) Questo Ragionamento fu tenuto nella pubblica Adunanza dell'Ateneo il 20 Luglio anno corrente.

(2) Pollione fu il primo che istituì in Roma una pubblica biblioteca. – Plin. l. 35.

(3) Agliardi, Marchesi, Rubbi, e Giani.

(4) L'antico nostro palazzo civico, detto della ragione, era annoverato tra i più cospicui, per ornamenti, e per architettura. Marcantonio Micheli nel pregievole suo libro: Urbis, et agri Bergomensis descriptio: così ne scrive Ante forum juris attollebatur moles, sive ornamentorum apparatum, sive structurae soliditatem spectares, nulli aedificio postferenda. La soldatesca spagnola lo incendiò la notte antecedente il 25 Giugno 1513, con grave danno e pubblico e privato. Brevi anni dopo venne riedificato per opera di Pietro Isabello nostro concittadino, architetto di fama non volgare. Ammirasi specialmente in esso la congegnosa travatura del palco superiore.

(5) Altri antepongono i Concilii ai Padri.

(6) Horat. de Art. Poet.


Fonte: Salvioni, Agostino. Del modo di ordinare una pubblica biblioteca : ragionamento / di Agostino Salvioni. – Bergamo : dalla Tipografia Crescini, 1843. – 32 p. ; 23 cm
La spaziatura è stata normalizzata e le note sono state numerate progressivamente. Sono stati corretti i seguenti refusi: "piu" invece di "più" a p. 9 riga 7, "cosi" invece di "così" a p. 27 riga 23, "gia" invece di "già" a p. 29 riga 6. Non sono stati compiuti interventi, invece, sull'ortografia dei nomi propri.


Copyright AIB 2015-09-06, ultimo aggiornamento 2015-09-06, a cura di Alberto Petrucciani
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