Ministro Franceschini, anche le biblioteche sono servizi pubblici essenziali, però occorre fare di più…

I bibliotecari italiani prendono atto del decreto del Consiglio dei Ministri di venerdì scorso che stabilisce che i musei e i luoghi archeologici italiani sono servizi essenziali, in quanto luoghi di cultura.
Ne siamo assolutamente convinti anche noi come AIB: infatti le biblioteche non sono semplicemente depositi di materiali più o meno preziosi ma operano, con difficoltà crescenti, per fornire servizi fondamentali a studenti, professionisti, pensionati, cittadini di ogni età e condizione.
E sebbene nelle biblioteche italiane non si trovino frotte di turisti che fanno la fila, ogni giorno centinaia di migliaia di persone sono aiutate a trovare soluzioni ai loro problemi, producendo idee e innovazione.
Dal 25 al 27 settembre si terrà a New York il summit delle Nazioni Unite che dovrà definire l’Agenda dello Sviluppo sostenibile per il periodo 2016-2030:  tra gli obiettivi globali, da perseguire quindi in tutti i paesi del mondo, ce ne sono diversi che prevedono l’azione delle biblioteche, in particolare l’accesso gratuito all’informazione di qualità, lo sviluppo del ruolo della donna nella società, la formazione continua dell’individuo, l’educazione sanitaria, la libertà di ricerca e espressione.
Robert Darnton, studioso del libro e direttore della Biblioteca di Harvard, all’ultima edizione del FestivalFilosofia di Modena, parlando del ruolo di promozione democratica delle biblioteche digitali ha sottolineato che i bibliotecari sono i motori di questo processo, in particolare quando operano nei piccoli centri e nelle periferie urbane.
Le biblioteche sono una presenza capillare nel nostro paese, il presidio culturale più diffuso, un punto di riferimento per lo studio, la ricerca, l’integrazione tra culture e per il confronto delle idee, luoghi di aggregazione. Quindi siamo ben felici che le biblioteche siano considerate servizi essenziali.
Coerentemente dovremmo trovare assieme una soluzione alla crisi delle biblioteche e delle reti provinciali, oggi abbandonate praticamente a se stesse, modificando la norma che prevede che le spese per la cultura non sono obbligatorie per i Comuni, e permettendo le assunzioni per gli Enti virtuosi e, infine, proprio a partire dalle biblioteche del Ministero, riprendendo ad assumere personale scientifico, adeguato professionalmente.

Signor Ministro, se ne può parlare?

Enrica Manenti
Presidente Associazione Italiana Biblioteche

Roma, 21 settembre 2015


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