a cura di Vittorio Ponzani e Rosa Maiello
Le biblioteche italiane sono chiuse al pubblico fino a data da stabilire come previsto dal dpcm dell’8 marzo scorso; inoltre il dpcm dell’11 marzo scorso ha stabilito che il lavoro agile (smart working) è modalità ordinaria di espletamento della prestazione negli enti pubblici, che viene raccomandata anche ai datori di lavoro privati “per tutte le attività non sospese”; infine è fatto obbligo alle pubbliche amministrazioni di individuare le attività “indifferibili” da rendere in presenza.
Ne deriva che il personale delle biblioteche attualmente lavora prevalentemente o esclusivamente da casa, assicurando l’offerta di servizi a distanza e lo svolgimento delle attività tecniche e amministrative di back office strumentali al funzionamento.
Non tutte le attività di back office possono essere riorganizzate in modo tale da essere svolte a da casa.
Tra queste, quelle non indifferibili dovrebbero restare sospese almeno fino al termine dell’emergenza. Alcune attività però – come ad esempio la verifica della regolarità delle forniture di materiali tangibili, che può essere fatta solo in sede ed è funzionale al pagamento delle relative fatture – non possono essere sospese dato che le scadenze dei pagamenti della pubblica amministrazione alle aziende non sono tra quelle che sono state sospese o prorogate per decreto.
A ciò si aggiungono due circostanze: l’autonomia organizzativa degli enti pubblici, che – fermo il divieto di apertura delle biblioteche al pubblico, divieto fatto dal Governo nazionale per evitare che il pubblico si muova da casa per recarsi in biblioteca o in altri istituti e luoghi della cultura, e che a nostro modo di vedere rende illegittimi anche il prestito o la consultazione in sede su appuntamento – possono individuare al loro interno le attività d’ufficio indifferibili da svolgere in sede.
In ogni caso, le biblioteche, fin d’ora e in prospettiva della riapertura al termine dell’emergenza, hanno la necessità di applicare adeguate misure di prevenzione dei rischi per lo staff e per gli utenti, ed è bene sapere che si tratta di rischi connessi non solo alla presenza di più persone nei locali e per i quali valgono le raccomandazioni fatte dalle autorità governative a tutti gli uffici pubblici – adottare il lavoro agile come modalità organizzativa ordinaria per la durata dell’emergenza; prescrivere l’astensione dal recarsi in sede in presenza di sintomi sospetti; assicurare il rispetto delle distanze di sicurezza; vietare gli assembramenti e favorire il distanziamento sociale e l’evitamento di contatti fisici di qualsiasi tipo – ma anche alla necessità di maneggiare materiali di vario tipo (libri e altri documenti, modulistica, plichi postali, apparecchiature, piani di lavoro ecc.).
Sul secondo aspetto, al momento esistono raccomandazioni derivanti dalla ricerca scientifica, ma non ancora provvedimenti governativi.
Per affrontare adeguatamente la questione del trattamento, della movimentazione e dell’utilizzo di libri e altri materiali e delle attrezzature e quella della sicurezza degli ambienti, è quindi opportuno conoscere i risultati della ricerca scientifica disponibili ad oggi.
Di seguito forniamo la rassegna delle principali fonti che abbiamo reperito sul tema per giungere alle conclusioni/raccomandazioni che troverete nell’ultimo paragrafo di questo contributo.
Posizione attualmente prevalente nella comunità scientifica sulla persistenza di Covid-19 sulle superfici è quella espressa dall’autorevolissimo “New England Journal of Medicine”: fino a 4 ore sul rame, fino a 24 ore sul cartone e fino a 72 ore su plastica e acciaio.
Neeltje van Doremalen et al., Aerosol and Surface Stability of SARS-CoV-2 as Compared with SARS-CoV-1, “New England Journal of Medicine”, 17 mar. 2020
Una spiegazione in italiano (e una infografica) è presente sul sito “Medical facts” del prof. Roberto Burioni: Coronavirus: quanto resiste sulle varie superfici (16 mar. 2020)
Diversa è la posizione espressa sul “Journal of Hospital Infection”, che segnala che il ceppo endemico di coronavirus umano può rimanere attivo a temperatura ambiente su diverse superfici inanimate come metallo, vetro o plastica tra 2 ore e 9 giorni. Tale indagine è relativa a tutti i coronavirus, compresi SARS e MERS, non solo al Covid-19.
G.Kampf et al., Persistence of coronaviruses on inanimate surfaces and their inactivation with biocidal agents, “Journal of Hospital Infection”, 104 (2020), n. 3
Riguardo alle distanze di sicurezza da rispettare tra individui apparentemente sani per evitare il contagio e anche al potenziale patogeno dell’aerosol sulle superfici, la misura raccomandata dai provvedimenti governativi, che recepisce le indicazioni dell’OMS – Organizzazione mondiale della sanità, è di almeno un metro.
Tuttavia, è stato osservato che anche l’aerosol delle persone contagiate dal virus, ma asintomatiche, è contagioso e uno studio recente evidenzia che, in certe condizioni ambientali, le emissioni di gas derivante dalla respirazione possono raggiungere anche 7-8 metri di distanza e conseguentemente, se una persona è portatrice del virus Covid-19, può infettare da tale distanza persone e materiali, inclusi gli impianti di ventilazione e di riscaldamento o raffrescamento.
Lydia Bourouiba et al., Turbulent gas clouds and respiratory pathogen emissions: potential implications for reducing transmission of COVID-19, “JAMA Insights”, March 26, 2020
A questa documentazione si aggiungono le raccomandazioni dell’ISS riguardo all’igiene delle superfici, ambienti interni, abbigliamento e qualità dell’aria negli ambienti:
Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: superfici, ambienti interni e abbigliamento. Versione del 15 maggio 2020 (Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020)
Indicazioni ad interim per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2. Versione del 23 marzo 2020 (Rapporto ISS COVID-19 n. 5/2020)
Si vedano in particolare le pagine 6-9 del Rapporto, con le raccomandazioni riguardanti l’igiene degli ambienti lavorativi ivi compresa la gestione degli impianti di ventilazione e quelli di riscaldamento e condizionamento dell’aria (p. 6-8) e il grafico finale di riepilogo (p. 9).
Per quanto riguarda le associazioni bibliotecarie, si segnalano:
IFLA
COVID-19 and the Global Library Field
American Library Association
Pandemic preparedness: resources for libraries
È assai probabile che prima dell’avvio della cosiddetta Fase 2, quando avverrà la ripresa (parziale e graduale) delle attività e quindi anche l’apertura delle biblioteche, le istituzioni sanitarie comunicheranno le indicazioni necessarie per lavorare in sicurezza.
Nel frattempo, dalla rassegna della letteratura scientifica citata sopra, è possibile trarre alcune conclusioni, anche prendendo spunto da un saggio dedicato alla disinfezione dei libri e igiene bibliotecaria – datato (soprattutto riguardo alla tipologia di infezioni da contrastare e le metodologie di disinfezione), ma ancora utile sia per gli spunti di riflessione che fornisce sui molteplici aspetti da prendere in considerazione, sia perché ci induce a riflettere sulla molteplicità di bacilli e agenti patogeni che possono essere veicolati dai materiali e sul fatto che sarà bene mantenere alcune cautele in modo ordinario, anche dopo che il virus Covid-19 sarà stato debellato:
Lamberto Bravi, Disinfezione dei libri e igiene bibliotecaria. Gubbio: Tip. Eugubina, 1943.
Fino al termine dell’epidemia (quindi anche dopo la fase di emergenza sanitaria attualmente in corso), le misure organizzative che appaiono generalmente opportune, in parte già previste dai provvedimenti finora adottati dalle autorità pubbliche, in parte desumibili dalla letteratura scientifica, sono le seguenti:
È forse superfluo ribadire infine che anche dopo la conclusione dell’emergenza sanitaria e finché l’epidemia non sarà definitivamente terminata sarà opportuno promuovere quanto possibile il ricorso al lavoro agile, anche mediante nuove modalità organizzative e il potenziamento dell’offerta di servizi a distanza.