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Convegno AIB CILW 2016 – Abstracts – Prima sessione.

Dagli OPAC alla navigazione semantica: storia, teoria e pratica delle strade condivise

Maurizio Vivarelli (Università degli studi di Torino)

Vedere le informazioni: dati, persone, mediazione documentaria

Nel corso dell’intervento verranno prese in esame le caratteristiche essenziali di alcuni ambienti di rappresentazione e recupero dell’informazione digitale realizzati da biblioteche, archivi, musei, con particolare riferimento a quelli che fanno riferimento alla tecnologia dei linked open data. Il tema dell’integrazione dei modelli utilizzati dai soggetti istituzionali che si occupano della gestione e comunicazione dei contenuti del patrimonio culturale continua a essere di grande attualità, per quanto numerosi siano ancora i problemi di natura teorica, metodologica, applicativa che investono questo campo di indagine.

È necessario rilevare, in primo luogo, che mentre sono documentabili esempi significativi di progetti condivisi da istituzioni di area MAB (Musei Archivi Biblioteche), la riflessione su temi costitutivi delle diverse tradizioni disciplinari non pare aver prodotto, fino ad oggi, esiti particolarmente significativi. Per questi motivi, ricollegandosi alla prospettiva inaugurata da alcuni classici studi di Marcia Bates, nell’intervento verranno proposte alcune considerazioni relative a due temi. Il primo è costituito dalla compresenza attuale di dati di diversa natura, quantitativamente molto rilevanti, che tutti concorrono alla realizzazione dell’ancora incerto modello del cosiddetto Web dei dati. Il secondo punto di vista preso in esame si riferisce alle questioni connesse alla configurazione estetica e cognitiva delle interfacce, e dunque alla data visualization ed allo storytelling dei dati, nella convinzione che, sulla linea di questa prospettiva, sia possibile cercare di individuare un’infrastruttura percettiva e concettuale comune, in grado di favorire l’adozione da parte degli utenti di comportamenti informativi adeguati ed efficaci.

See the information: data, people, documents mediation

During the speech will be taken into consideration some essential characteristics of representation and retrieval in digital information environments created by libraries, archives, museums, with particular reference to those that refer to the technology of linked open data. The theme of integration of the models used by institutional entities that deal with the management and communication of cultural heritage content continues to be very timely, while there are still many theoretical, methodological, applicative problems investing this field of investigation.

It must be noted, first, that are documented examples of projects shared by the LAM institutions (Libraries Archives Museums), but depth studies on issues of the different disciplinary traditions does not seem to have produced, until today, significant outcomes. For these reasons, reconnecting to the perspective inaugurated by some classic Marcia Bates studies, will be proposed some considerations relating to two themes. The first is the actual presence of data of different nature, quantitatively very important, that all combine to realize the ‘model’ of the so-called Web of data. The second point of view taken into consideration shall include arguments related to the aesthetic and cognitive configuration of interfaces, and thus to data visualization and to data storytelling, in the belief that, on the line of this perspective, it is possible to try to identify a perceptive and cognitive infrastructure, able to promote the adoption by users of information behaviors adequate and effective.

 

Paul Gabriele Weston (Università degli studi di Pavia)

E pluribus unum? Gli authority data, un elemento chiave dell’interoperabilità 

Gli authority file vengono utilizzati per identificare univocamente le entità (risorse, individui ed enti), nonché le loro proprietà (le relazioni che le collegano le une alle altre e le caratteristiche che le distinguono). Già importanti nell’analogico, sono diventati essenziali nell’universo digitale per reperire l’informazione e analizzarne la natura. Infatti, la gestione delle ambiguità, una procedura spesso difficile per il cervello umano, ma allo stato dei fatti assai più problematica per il computer, richiede che ogni entità, così come ogni sequenza di passi, venga esattamente identificata ed esplicitamente dichiarata. Attraverso l’attribuzione di uno stesso identificativo, viene indicato quali termini, nomi o numeri si riferiscono alla medesima entità o hanno il medesimo significato. Quando viene lanciata una ricerca, il computer è in grado di navigare da un identificativo all’altro seguendo i collegamenti e di raccogliere, raggruppare e organizzare tutte le informazioni recuperate in questo percorso reticolare.

Nei prossimi tempi grandi masse di dati, come quelle costituite dai cataloghi delle biblioteche e delle altre istituzioni culturali, nonché dai dataset della ricerca, si renderanno direttamente disponibili in Internet, senza essere più ingabbiate all’interno degli archivi di provenienza. Questo è l’importante contributo che ci aspettiamo dai linked open data. Ed è proprio a causa di questa evoluzione che ci si riferisce a Internet come al Web dei dati e non più soltanto come al Web dei documenti.

Partendo da questi presupposti, la relazione cercherà di mettere in evidenza perché alcuni studiosi affermano che il dato da gestire attraverso l’authority file non è più la stringa, ma l’identificativo stesso, che talvolta può essere l’identificativo che identifica un cluster di identificativi.

Proprio questo meccanismo di aggregazione può favorire l’allestimento di sistemi costituti da insiemi di dati eterogenei per struttura, codice linguistico, formato, come quelli che popolano i portali ad aggregazione. L’uso strategico degli identificativi può consentire la conservazione del contesto di provenienza del singolo record o dato, favorendo quel fenomeno noto con il termine cross-fertilisation, e al tempo stesso agevolare la realizzazione di strumenti nuovi, come i sistemi dinamici di e-reference.

E pluribus unum? The authority data, a key element of interoperability 

Authority files are used to uniquely identify entities such as resources, persons, families and corporate bodies, as well as their properties, such as relations and features. Originally created in the analog world, their existance is crucial for providing adequate information retrieval and analysis in the digital age. Computers, even more than humans, are poor at handling ambiguity. Therefore each entity and each step have to be thoroughly and precisely defined. By assigning the same identifier, computers are told which terms, names or numbers refer to the same entity or have the same meaning and when carrying out a query they are able to navigate from identifier to identifier and to collect, aggregate and organise the retrieved information. We are heading towards the release of massive data collections like library catalogues or research datasets to be directly accessible over the Internet. This is the crucial improvement that we are expecting from the adoption of the so called open linked data, a strong push towards the transformation of the Web of documents into the Web of data.

Given these circumstances, experts are claiming that controlling permanent and unique identifiers is within the authority work more crucial than organising and validating strings. In many cases the identifier is used to identify a cluster of identifiers. This clustering mechanism can facilitate the creation of systems made of data differing in structure, language and format, as those brought together in portals. Identifiers can be part of a strategy aiming at preserving the original context of the record, as well as enhancing what is known as cross-fertilisation and the creation of new dynamic e-reference tools.

 

Maria Teresa Biagetti (Sapienza Università di Roma)

Ontologie per l’interoperabilità semantica tra fonti eterogenee del patrimonio culturale

L’intervento è volto a fornire una panoramica delle possibilità che sono offerte dalle tecnologie del semantic Web per la realizzazione di strutture per lo scambio e l’integrazione delle informazioni appartenenti a fonti eterogenee del patrimonio culturale. Viene presa in considerazione in particolare l’ontologia CIDOC-CRM di ICOM, la più importante e vasta ontologia per il patrimonio culturale, utilizzata nei settori artistico, storico e archeologico, che si è imposta come modello concettuale a livello internazionale per definire la semantica che sottostà agli schemi e alle strutture documentali usate nel patrimonio culturale. Oltre a presentare la struttura delle classi e delle proprietà dell’ontologia, la relazione si soffermerà sui fondamenti su cui si basano le ontologie formali, la description logics. Infine, si cercherà di mettere in luce il ruolo che le ontologie realizzate e sostenute da istituzioni culturali di rilievo internazionale possono ricoprire per fornire relazioni semanticamente qualificate tra i dati nella creazione di linked open data.

Ontologies for semantic interoperability in heterogeneous sources of cultural heritage

The aim of the paper is to provide an overview of the opportunities offered by the technologies of the Semantic Web to realize tools devoted to the exchange and the integration of information among heterogeneous sources of Cultural Heritage. In particular, it is taken into consideration CIDOC-CRM, the most important and the broadest ontology for Cultural Heritage, used in the fields of History of the art, History and Archeology, which offers a conceptual model to define the semantics underlying the schemes and the documental structures used in the cultural heritage. The paper will present the classes and the properties structure, and will dwell shortly on the formal ontologies’ basis: Description Logics. Besides, it will underline the role that the ontologies elaborated by international cultural organizations can hold in the realization of semantically qualified relationships in the linked open data creation.

 

Paola Castellucci (Sapienza Università di Roma)

Formiche virtuali o virtuose? Verso un’etica dell’accesso

La tecnologia definita Ant Colonies Optimization – ACO (un sottoinsieme del più ampio settore dell’intelligenza artificiale, e in particolare della teoria degli sciami) fa tesoro del comportamento di grandi masse di utenti quando accedono a risorse di rete per ricerche sia di natura scientifica che ordinaria, quotidiana. Tramite complessi algoritmi, viene mantenuta traccia dei ‘ferormoni digitali’ rilasciati dagli utenti nel loro percorso, per poter indirizzare in modo più efficace/efficiente gli utenti successivi a ‘caccia’ dei medesimi obiettivi.

Se il risultato è certo soddisfacente in termini di rilevanza e pertinenza, tuttavia alcuni interrogativi nascono circa gli effetti ulteriori. I  sistemi algoritmici di indirizzamento alla ricerca e alla lettura sono infatti ‘efficienti’, altamente ‘performativi’, ma non necessariamente ‘giusti’. I sistemi ACO si basano sulla figura metaforica del formicaio. Le formiche hanno comportamenti uniformi, prevedibili, razionali, e sono dunque replicabili con algoritmi che ‘funzionano’ bene. D’altra parte, non possiamo dimenticare che già nel 1950 Norbert Wiener aveva utilizzato in senso distopico proprio l’immagine del formicaio. Occorre pertanto analizzare e valutare anche l’aspetto politico dell’indirizzamento alla ricerca e alla lettura, laddove non viene evidenziato come parametro principale la libertà, l’autonomia, e perfino l’eccentricità della singola ‘formica’.

Virtual or virtuous ants? Towards an ethic for the access 

ACO – Ant Colonies Optimization is a collaborative information retrieval technique, belonging to the wider area of AI (more specifically, swarm Intelligence). ACO aims at improving search engines’ performances by exploiting users’ behavior. Bookmarks, comments and tagging (i.e. ‘like’) are processed in an algorithm which makes the search engine work in order to  recommend the ‘best way’ to users with similar information needs. Postings and comments are the ‘pherormones’ left by previous users throughout information hunting. However, the metaphor of ant colonies foraging for food stimulates further questions. In fact, the optimization of information seeking could reveal a controlling attitude, urging everybody to seek for the same target, minimizing individual choice, freedom and awareness. Could ‘ants’ be easily exploited by a single-minded ideological thinking or by a market-oriented society? Indeed that was what Norbert Weaner predicted in far-off 1950.

 

Mauro Guerrini e Carlotta Vivacqua (Università di Firenze)

Linked data nei progetti delle biblioteche europee

Le grandi biblioteche europee dedicano energie per concretizzare il modello dei linked data. I progetti analizzati riguardano quattro paesi.

Francia: il progetto data.bnf.fr della Bibliothèque nationale de France (BnF) utilizza i linked open data per pubblicare e rendere meglio utilizzabili i propri dati sul Web: i cataloghi della Biblioteca e i dati della biblioteca digitale Gallica.

Gran Bretagna: il progetto bnb.data.bl.uk della British Library pubblica una parte della Bibliografia nazionale inglese in linked open data.

Germania: la Deutsche Nationalbibliothek (DNB) ha avviato nel 2010 il progetto di conversione e pubblicazione dei propri record d’autorità in linked open data; nel 2012 ha esteso il progetto ai record bibliografici.

Spagna: il progetto datos.bne.es della Biblioteca Nacional de España rispecchia l’analogo progetto francese, a partire dalle tre tipologie di risorse trattate: autori, opere, soggetti.

Dalla breve analisi dei più importanti progetti europei di pubblicazione di dati in linked open data è possibile trarre qualche riflessione:

  • il modello FRBR è fortemente riconosciuto in tutti i progetti;
  • si sfruttano al massimo i dati esistenti, trasformandoli in linked data;
  • medesima filosofia dei progetti: il paradigma dei linked data e del Web semantico;
  • grossi investimenti economici.

Il linguaggio dei linked data si realizza spesso con la contemporanea adesione a RDA e a BIBFRAME.

Linked data in European libraries projects

The great European libraries devote energies to realize the model of linked data. The analyzed projects cover four countries.

France: data.bnf.fr project of the Bibliothèque nationale de France (BNF) uses the linked open data to publish and make better use of their data on the Web: the catalogs of the Library and the data of the Gallica digital library.

Great Britain: the bnb.data.bl.uk project of the British Library publishes a part of the English national bibliography in linked open data.

Germany: Deutsche Nationalbibliothek (DNB) has initiated in 2010 the project of conversion and publication of its authority records in linked open data; in 2012 the Library extended the project to bibliographic records.

Spain: the datos.bne.es project of the National Library of Spain reflects the French project, from the three types of treated resources: Composers, Works, Persons.From this brief analysis of the most important European projects of publication of data in linked open data it is possible to draw some reflections:

  • the FRBR model is strongly recognized in all projects;
  • they push the limits of existing data, transforming them into linked data;
  • the same philosophy in all projects: the paradigm of linked data and the Semantic Web;
  • huge financial investments.

The language of the linked data is often accomplished with the simultaneous membership of RDA and BIBFRAME.

 

Klaus Kempf (Bayerische Staatsbibliothek)

Al di là del catalogo: la prassi della metadatazione standardizzata ed i linked open data nel mondo della lingua tedesca

Linked open data e rete semantica richiedono un essenziale ‘preinvestimento’, cioè una produzione standardizzata di metadati il più completa e conseguente possibile ovvero l’uso di relativi authority files da parte dei singoli produttori d’informazione, vale a dire delle varie ‘istituzioni della memoria’. In Germania – come nella maggior parte dei paesi occidentali – la produzione standardizzata di metadati, cioè l’uso e lo sviluppo degli authority file, è molto più avanzato nel settore biblioteconomico che in quello archivistico o museale. Questo fenomeno ha come conseguenza, in particolare, un crescente authority file biblioteconomico nazionale, la cosiddetta Gemeinsame Normdatendatei (GND). Quest’ultima è frutto di un lavoro cooperativo della Deutsche Nationalbibliothek (DNB) e delle sei reti biblioteconomiche regionali in Germania cosí come della rete bibliotecaria nazionale austriaca (o delle rispettive istanze redazionali centrali). L’uso degli authority file trova sempre maggior impiego anche in progetti interdisciplinari al di fuori del mondo biblioteconomico, quali archivi, musei ed altri produttori d’informazione. Esempi di questo tipo di cooperazione sono:

  • la Deutsche Biographie, il dizionario biografico nazionale (parola chiave: beacon)
  • la Biblioteca Digitale Nazionale Tedesca, DDB (parola chiave: Entity Facts-Service della DNB)
  • Wikipedia (con l’uso dei risultati del progetto VIAF)
  • Bavarikon, il portale culturale della Bavaria

Uno sguardo al futuro o ai prossimi passi in questo campo mostra che la visualizzazione dei risultati di ricerca, sotto vari aspetti, costituisce un obiettivo prioritario.

Beyond the catalog: the practice of standardized metadating and linked open data in the world of the German language

Linked open data and the semantic Web request an essential ‘preinvestment’, namely in form of an as much as complete and consequent production of standardized metadata and/or the usage of the regarding authority files if possible by all the institutions of memory. In Germany – like in the major part of the other countries of the western hemisphare – the standardized output of metadata or better the usage and the development of the authority files is much more advanced in the library world than in the areas of archives and museums. Consequently the German librarian authority file, the so called ‘Common authority file’ (GND – Gemeinsame Normdatendatei), is growing not only steadly, but dynamicly. The GND is the result of a long lasting cooperation between the DNB – German National Library  and the six regional/interregional library networks of today in Germany as well as of the Austrian Library Network (ÖVB) or more precisely of their respective authority file redactions. More and more the relevant authority file is applicated also outside the library world in interdisciplinary projects where also archives and museums are participating. Examples of this type of cooperation are:

  • the German National Biography in its online-version (key word: beacon)
  • the German Digital National Library, DDB (key word: Entity Facts-Service of the DNB)
  • Wikipedia (with the usage of the results of the international project VIAF)
  • Bavarikon, the cultural portal of Bavaria

In the near future or next steps in this field are regarding the visualisation of the search results under various aspects. That will be one of the prior objectives.

 

 

 



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