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Benvenuti in biblioteca!

Tra settembre ed ottobre ho avuto l’opportunità di effettuare uno stage presso la Bibliothèque Publique d’Information a Parigi (in seguito Bpi; www.bpi.fr), una realtà che non ha certo bisogno di presentazioni e che rappresenta un caso unico nel panorama francese. Si tratta infatti di una biblioteca di pubblica lettura nazionale, che fin dall’apertura nel 1977 e anche in virtù della sua architettura si caratterizza come un luogo estremamente accogliente, dove chiunque può accedere liberamente (non è prevista l’iscrizione e quindi a nessuno verrà chiesto di esibire documenti) e trovare a propria disposizione oltre 400.000 risorse fisiche e digitali, sempre disponibili in quanto tutto il patrimonio è di sola consultazione “intra muros”.
Il mio stage si inseriva nell’ambito di Profession Culture, un programma del Ministero della Cultura francese che consente, a quanti presentino un progetto di approfondimento professionale valutato positivamente, di inserirsi per 1 o 2 mesi in una biblioteca francese, nazionale o comunale, allo scopo di approfondire date progettualità o servizi e di mettere in pratica molto concretamente uno scambio di buone prassi. La borsa di studio offertami copriva vitto e alloggio e ci tengo a sottolineare che l’accoglienza dei colleghi è stata stupenda: si sono occupati di trovarmi un delizioso monolocale, di organizzarmi alcune visite professionali presso altre biblioteche… fino a venire addirittura a prendermi all’aereoporto all’arrivo! I momenti di confronto con loro sono stati sempre molto informali, spesso conviviali, aspetto che mi ha messo molto a mio agio.
Il mio progetto di stage verteva su due assi: i servizi di reference a distanza e l’accoglienza in biblioteca dei pubblici emarginati e stranieri. Preciso che uso qui il delicato concetto di “pubblico straniero” per riferirmi sia ai residenti in un paese ma dichiaranti una nazionalità diversa, anche se nativi, sia alla popolazione immigrata, facendo riferimento quindi a gruppi diversi vuoi per la conoscenza della lingua vuoi per livello di integrazione, ma che concorrono entrambi alla cosiddetta “società multiculturale”.
Provo a sintetizzare gli aspetti che più mi hanno colpito di quanto visto alla Bpi e nelle altre biblioteche che ho avuto modo di visitare – vale a dire la Biblioteca Robert-Desnos di Montreuil (www.bibliotheque-montreuil.fr), alcune biblioteche dell’unione di comuni Plaine Commune (www.mediatheques-plainecommune.fr) e la Biblioteca di Lyon Part-Dieu (http://bm-lyon.fr).

Chiedilo al bibliotecario… francese.
I servizi di risposta a distanza BiblioSésame e Guichet du Savoir
Ho lavorato una settimana presso l’ufficio BiblioSésame della Bpi, che coordina l’omonimo servizio di rete delle maggiori biblioteche francesi, e durante una visita a Lione ho potuto incontrare la responsabile del Guichet du Savoir, servizio del sistema bibliotecario cittadino lionese. L’idea comune ad entrambi i servizi è che chiunque possa porre qualsiasi domanda, attraverso il sito del servizio o la sua pagina facebook. Ogni domanda è legittima e riceverà risposta, entro 72 ore al massimo, in modo puntuale e argomentato, valorizzando le collezioni (fisiche e digitali) della biblioteca o del sistema.
La domanda viene lavorata attraverso un software (Question Point nel caso di BiblioSésame, un software libero nel caso del Guichet: www.phpbb.com) in modo da gestire automaticamente tutto l’iter di assegnazione del lavoro e di risposta, nonché l’archiviazione in una banca dati. Quest’ultima viene resa pubblica e consultabile sul sito del rispettivo servizio (BiblioSesame indicizza le risposte, a Lione preferiscono avvalersi di Google per navigare la banca dati).
Le domande più curiose o interessanti vengono rieditate e pubblicate, oltre che sui siti bibliosesame.org e guichetdusavoir.org, anche sui siti delle biblioteche (bpi.fr e http://bm-lyon.fr) e sulle loro pagine facebook istituzionali, diventando uno strumento di promozione del servizio e della professionalità del bibliotecario.
Due peculiarità di BiblioSésame: la rete collabora anche – nello spirito di condivisione dei saperi – con Wikipedia, rispondendo ad alcune domande su Oracle; la condivisione tra colleghi di buone prassi e competenze, nonché di strumenti di reference, avviene non solo attraverso riunioni periodiche, ma anche su una piattaforma professionale (www.sqrpro.fr) e un gruppo facebook riservato.
Due peculiarità pure per il Guichet du Savoir: agli utenti viene chiesto di attivarsi un account sul sito del servizio, allo scopo di indurre una sorta di fidelizzazione e di consentire ai bibliotecari di riconoscere gli account più attivi. Inoltre il Guichet ha sperimentato con successo una particolare forma di promozione: in occasione di un’importante manifestazione in biblioteca, il servizio ha messo a disposizione dei visitatori dei tablet collegati al proprio sito, in modo da farlo conoscere e raccogliere istantaneamente tutte le domande che la mostra potesse suscitare.

Una biblioteca accogliente per stranieri ed emarginati
Alcune eccellenze del panorama francese
Come recita il Manifesto IFLA per la biblioteca multiculturale, “le biblioteche di ogni tipologia dovrebbero riflettere, sostenere e promuovere la a livello internazionale, nazionale e locale, operando per il dialogo interculturale e la cittadinanza attiva. Le biblioteche, nel servire interessi e comunità diversi, agiscono da Con riguardo alla diversità linguistica e culturale, i servizi bibliotecari si ispirano all’aderenza ai principi delle e dell’e alla conoscenza per tutti, nel rispetto dell’identità e dei valori culturali”.
Nelle biblioteche francesi che ho visitato, ho potuto apprezzare la traduzione di questi principi in azioni concrete ed efficaci rispetto alla comunità di riferimento. Cercherò di riassumere le esperienze che più mi hanno colpito per punti.
A) La biblioteca come centro di apprendimento ed autoapprendimento
Le realtà che ho conosciuto come esempio di eccellenza in termini di accoglienza di migranti sono, oltre alla Bpi, il sistema bibliotecario di Montreuil e quello della Plaine Commune, entrambi parte della cintura periferica di Parigi. Qui ho trovato delle ricche collezioni – librarie, multimediali e digitali – dedicate a chi deve affrontare lo studio della lingua francese come L2. Ho trovato interessante l’idea della biblioteca Robert Desnos a Montreuil di predisporre immediatamente vicino all’entrata uno scaffale di libri, romanzi e non, in francese “facile”, immediatamente individuabili da quanti si trovano in difficoltà con la lingua.
Alla Bpi e a Montreuil riscuote molto successo l’esperienza degli “Ateliers di conversazione”, vale a dire momenti informali di dialogo, animati da bibliotecari volontari, che sono un’occasione per stranieri e non per conoscere persone del territorio ed arricchire il proprio vocabolario.
Le biblioteche della Plaine Commune organizzano anche dei workshops gratuiti su internet per i principianti e sulla ricerca di lavoro, mentre il sistema di Montreuil ha sperimentato delle formule di laboratori innovativi e divertenti, come gli ateliers del rumore (grazie al collettivo Atelier du bruit che crea ritratti sonori di migranti) o dei partenariati con gli organizzatori di Ateliers sociolinguistici (ASL) per includere le biblioteche nei percorsi delle formazioni. Gli ASL prevedono infatti che un gruppo di stranieri venga accompagnato a svolgere simulazioni di pratiche di vita quotidiana, come andare alla posta o in ospedale, apprendendo sia la terminologia che gli iter da seguire (www.aslweb.fr).

B) La biblioteca che valorizza la diversità culturale
Nei sistemi bibliotecari di Montreuil e Plaine Commune i libri e le riviste in lingua trovano ampio spazio, sia nel settore adulti che ragazzi, come numerosi sono i documenti in francese sulle diverse culture d’origine delle comunità residenti in zona. Alla Plaine Commune poi i bibliotecari realizzano periodicamente delle pubblicazioni bilingui – nella collana “Leggere, Ascoltare, Vedere” – che valorizzano la presenza di una data comunità nel territorio: si tratta di fascicoli che raccolgono (in francese e nella lingua del caso) interviste, ritratti e punti di vista di membri della comunità, oltre a presentare i documenti disponibili nelle varie biblioteche nella lingua oggetto di attenzione.

C) L’equità di accesso all’informazione
Le biblioteche della Plaine Commune, territorio fortemente caratterizzato dalla presenza di giovani stranieri e persone non scolarizzate, principalmente operai e disoccupati, fanno scuola in tema di politiche di accoglienza: per l’iscrizione alla rete bibliotecaria infatti è sufficiente dimostrare di abitare in loco con delle bollette o della corrispondenza, senza esibire alcun documento.
L’iscrizione è indispensabile solo per prendere a prestito documenti fisici o digitali, mentre non viene richiesta per utilizzare i pc ed internet, nemmeno per i minori. Va detto che lo spazio multimediale è costantemente presidiato da un bibliotecario, per verificare la correttezza dell’uso della rete e tutelare gli utilizzatori più piccoli.
Nelle varie biblioteche, in particolare nella nuovissima struttura Colette di Epinay-sur-Seine, si è operata una revisione delle collezioni che ha condotto allo scarto di numerosi testi di livello universitario, per dare larghissimo spazio a collezioni per il “grande pubblico”, con un forte investimento su documenti relativi alla vita pratica ed all’autoapprendimento. Sempre nella biblioteca Colette i bibliotecari hanno scelto di collocare sul medesimo scaffale, utilizzando una versione sperimentale semplificata della Dewey, i documenti di saggistica per adulti e per ragazzi, per permettere agli adulti scarsamente scolarizzati di optare facilmente per un libro per ragazzi, una volta individuato il soggetto cercato. Alla
biblioteca John Lennon a La Courneuve viene garantita anche la presenza periodica di un “pubblico scrivano” per quanti non siano in grado di redigere un documento, grazie all’accordo con un’associazione di volontariato.

D) La promozione della biblioteca presso i pubblici marginalizzati
In materia di promozione della biblioteca presso quello che i colleghi francesi chiamano “settore sociale”, le azioni della Bpi sono probabilmente le più sistematiche. Essa infatti partecipa attivamente al sistema Vivere Insieme: si tratta di una rete di strutture culturali che dal 2004, su impulso del Ministero della Cultura francese, cooperano per favorire i pubblici poco familiari con queste istituzioni e per lottare quindi contro la discriminazione nell’ambito culturale (www.culturecommunication.gouv.fr/Politiques-ministerielles/Developpement-culturel/Mission-Vivre-ensemble).
Oltre agli ateliers di conversazione di cui si è già detto, la Bpi propone:

  • “visite di scoperta” per gli operatori del settore sociale, allo scopo di fornire tutte le informazioni utili per poi preparare una visita della struttura con gruppi di emarginati seguiti dai rispettivi enti di appartenenza (centri di accoglienza, associazioni di volontariato, etc);
  • formazioni gratuite per suddetti operatori su come animare un atelier di conversazione o su come utilizzare gli strumenti del servizio Autoformazione della Bpi (80 posti multimediali dove fruire liberamente dei vari corsi di auto-apprendimento, in ogni campo del sapere);
  • visite guidate della biblioteca per il pubblico migrante o emarginato, sia generali sia tematiche, strutturate in modo ludico e partecipativo, ad esempio come piccola “caccia all’informazione”;
  • apertura straordinaria del servizio Autoformazione, a biblioteca chiusa, per stranieri neo-arrivati in Francia, in collaborazione con centri di accoglienza ed associazioni di volontariato;
  • sportello settimanale informativo su come vivere e lavorare in Francia e sul diritto d’asilo, gestito da France Terre d’asile che dal 2010 mette a disposizione un operatore poliglotta che parla pashto, dari, farsi, ourdou, hindi, francese e inglese. Lo sportello è molto informale, facilmente avvicinabile anche da chi si trovi in condizione di clandestinità, ed è fisicamente ubicato vicino alla fila d’attesa per l’uso di internet, dato che questo servizio -gratuito ed anonimo- è molto apprezzato dal pubblico migrante.

s.bombassei@bibliotechediroma.it



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