Risultati questionario sullo Statuto Aib – Note libere

 

Ritieni adeguata l’AIB alle tue esigenze/aspettative

a)Abbastanza adeguata = 249

b)Molto adeguata = 51

c)Per niente adeguata= 8

d) Non molto adeguata= 87

Se hai scelto le opzioni C o D alla precedente domanda, puoi spiegare brevemente il perché?

  • Lo scopo sociale di cui all’art. 2 dello Statuto, in particolare sub b) e g) , non appare sufficientemente raggiunto.
  • Maggiori agevolazioni ai soci per i corsi professionali in Italia. Anche non necessariamente organizzati dall’ AIB Più corsi per i bibliotecari delle biblioteche di pubblica lettura su materiali moderni e multimediali.
  • Vista la situazione dei bibliotecari di ente locale l’AIB dovrebbe trasformarsi secondo me in un vero e proprio sindacato di settore.
  • L’offerta formativa dell’AIB e la sua capacità di advocacy per coinvolgere nuovi iscritti si sono molto ridotte negli anni, a favore della certificazione che però non è mai determinante dal punto di vista lavorativo rispetto alla formazione professionale.
  • Dovrebbe lavorare di più per il riconoscimento della professione
  • L’organizzazione delle sez regionali è troppo debole
  • Mi piacerebbe avere contatti più frequenti con i referenti delle biblioteche scolastiche dell’AIB
  • Aib non è un sindacato: le battaglie per dimostrare al mondo che siamo bravi vanno lasciate ad altre. Prima dobbiamo essere davvero “bravi”. Per far ciò, abbiamo bisogno di una formazione continua e di livello. Aib dovrebbe occuparsi principalmente di formazione!
  • Purtroppo, a causa degli appalti alle cooperative dei servizi bibliotecari sparsi in tutta italia, l’Aib non riesce a tutelare la dignità e la specificità professionale del bibliotecario.
  • Due ragioni principali: 1. la scarsa presenza dell’aib nelle politiche contrattuali della professione: non vigilanza dei contratti precari e delle gare d’appalto (e subappalto) delle cooperative. 2. La non capillarità sul territorio dell’offerta formativa
  • Credo che la formazione continua dovrebbe avvenire in orari più agevoli
  • Credo sia difficile rappresentare al tempo stesso tanto i bibliotecari quanto le biblioteche, intese come realtà istituzionali: spesso sono diversi gli interessi e presupposti dei professionisti (o lavoratori) delle biblioteche dagli obiettivi e necessità delle strutture istituzionali
  • L’associazione sta lavorando molto bene, ma indubbiamente perde associati giovani e rappresentatività perché le organizzazioni bibliotecarie non partecipano: bisonerebbe concentrarsi sulla comunicazione e l’advocacy per ritrovare enti e soci giovani. Tenere in maggior conto, e a lungo termine, le decisioni sulle linee di azione strategiche prese dagli organi (specie le assemblee) nei mandati precedenti. Cambiare corso troppo spesso causa uno spreco di energie.
  • Perchè non è giusto emarginare chi è pensionata/o
  • la sede dei corsi spesso è distante e gli argomenti poco interessanti per le funzioni che svolgo.
  • Trovo l’AIB molto lontana dalla realtà lavorativa quotidiana
  • Associazione molto formale
  • Non mi sembra ci sia l’unione di corpo di una volta, la forza di appartenere ad una professione nobile e poco riconosciuta.
  • Azioni e attenzione fortemente sbilanciati sulle biblioteche di pubblica lettura
  • Non sento l’iscrizione all’associazione come appartenenza ad una categoria; sento lontana dalle mie esigenze formative l’associazione
  • Perché deve potenziare la sua immagine pubblica da cui deriva la rafforzata capacità di incidere più significativamente nei contesti decisionali, politici e tecnici, che ruotano intorno al mondo dell’informazione.
  • Mi piacerebbe che AIB si occupasse più della figura del bibliotecario in senso globale, occupandosi della sua formazione non solo in campo biblioteconomico e dell’informazione,ma culturale in generale (istituendo ad esempio convenzioni con musei e librerie).
  • Non mi sento tutelata in riferimento all’inquadramento giuridico e alle aspettative di carriera
  • Mi piacerebbe che vi fosse più attenzione verso le realtà comunali che non tengono affatto conto delle competenze necessarie alla gestione delle Biblioteche
  • Ritengo che il costo per partecipare ai corsi di aggiornamento sia decisamente oneroso per i tanti che operano nel settore e non hanno uno stipendio adeguato a causa di appalti etc. Essendo iscritta anche all’ordine dei Giornalisti, posso fare un confronto: lì tutti i corsi sono gratuiti! Credo dovrebbe esserlo anche per i bibliotecari, che guadagnano in molti casi uno stipendio ridicolo rispetto a quanto sono tenuti a fare e alla formazione continua richiesta.
  • stessi argomenti ripetuti per i corsi negli anni, poca varietà di argomenti e di docenti; poca differenza tra proposte riservate agli iscritti e quelle aperte a tutti
  • Nonostante i nuovi strumenti che rendono più fluida la comunicazione e la disponibilità dei rappresentanti regionali, sono poche le occasioni di incontro in presenza. Maggior numero di occasioni di incontro fra professionisti e con maggiore capillarità.
  • Poca attenzione al ruolo di proposta scientifica per la professione; scarso o nullo, almeno come visibilità e ricaduta, il ruolo di commissioni e gruppi di lavoro
  • Perché a fronte del pagamento della quota associativa minima (che alzerei) poi si paga tutto e soprattutto si pagano corsi che sono interessanti, stimolanti ma non hanno spendibilità nei curricula, oggi mi aggiorno attraverso la letteratura professionale che, invece, AIB cura molto bene spendendo molto meno
  • Non è un’associazione inclusiva come dovrebbe essere. Questo è il motivo dell’età media molto alta. Bisognerebbe tenere conto che ci sono moltissimi colleghi giovani sottopagati, precari (spesso sotto cooperativa) per cui sono non è assolutamente un punto di riferimento, non essendo “attrattiva” in nessun modo. Quota associativa troppo alta e con pochi benefici (bisognava pagare pure per il congresso nazionale!)
  • Perché i corsi di formazione proposti a livello locale sono spesso distanti dalle esigenze di chi lavora in biblioteche di pubblica lettura (es. corso di araldica)
  • Non è in grado di porsi come referente per le strutture presso cui si lavora che tendono a rimanere impermeabili. Grave divaricazione fra l’offerta (aggiornamento, certificazione) dell’Aib e il riconoscimento presso le biblioteche.
  • Scarsa organizzazione di corsi di formazione
  • E’ troppo verticistica, gli iscritti non sanno cosa succede nei CER e CEN e non hanno dialogo con gli eletti; il Presidente, dagli ultimi due mandati, non si fa sentire con gli iscritti. Ciò determina la sensazione di non essere rappresentati, ma che tutto venga deciso solo ai vertici. Inoltre, da troppo tempo non si prendono posizioni efficaci nella rivalutazione della figura professionale.
  • Perché capisco che i laureati valgano di più, ma noi diplomati non meritiamo di essere trattati come “incapaci”
  • C’è molta differenza tra regioni attive e regioni che organizzano poco in materia di formazione e aggiornamento. La qualifica professionale non è abbastanza riconosciuta e promossa come titolo di valore nei concorsi e nelle selezioni del personale.
  • Perché è troppo formale, non favorisce lo scambio tra bibliotecari, la formazione di gruppi di lavoro tematici, il confronto di esperienze
  • La tipologia di attività/corsi non rispecchia, nella maggior parte dei casi, i miei interessi. Questo fa sì che non mi sento di appartenere alla comunità degli associati, vorrei essere più presente nelle attività dell’AIB e vorrei che l’AIB fosse più presente nella vita del socio, dovrebbe essere più pervasiva e coinvolgente.
  • Ritengo non si faccia abbastanza per migliorare le condizioni lavorative dei bibliotecari, in particolare per chi lavora tramite cooperativa, e per avere un riferimento contrattuale minimo da far rispettare. Spesso le cooperative richiedono personale altamente qualificato (lauree, corsi, conoscenza software etc.) che poi viene inquadrato ai minimi livelli. Anche la pratica di conoscere specifici software non mi sembra corretta, si tratta di strumenti, che come tali possono cambiare ed evolversi, la conoscenza di uno strumento non può essere messa allo stesso livello di una formazione biblioteconomica specifica (laurea, master etc.).
  • Eccessiva difesa di pratiche bibliotecarie superate socialmente, culturalmente, tecnologicamente
  • Lavorando in ambito universitario, trovo l’AIB molto più rivolta alle biblioteche di ente locale (corsi di formazione, politica etc.)
  • La sezione locale è “distante” sia come personale che come logistica. I corsi professionalizzanti per accrescimento delle competenze sono pochi sia a livello locale che nazionale soprattutto per la catalogazione che continua a rimanere appannaggio di pochi.
  • Associazione “vecchia” per età media e pratiche: convegni paludati e inconcludenti, troppa attenzione alle figure storiche e ai grandi nomi del passato, prospettiva pratica prossima allo zero, troppa accademia e troppo poca azione di lobbying politica e di ricerca pratica.
  • Non ha mai risposto ad una mia mail; alla fine sembra un club per dipendenti pubblici; credo che insista troppo su un tipo di formazione e di profilo professionale adatto alle biblioteche specializzate, mentre il bibliotecario “di paese” ha bisogno di altre competenze..
  • E’ difficile mantenere l’equilibrio tra la necessità di tutelare la specificità professionale e le realtà concrete in cui le biblioteche sono ritenute solo un peso per le amministrazioni. Ci vorrebbe però un po’ più di incisività, oltre a una maggiore apertura al nuovo (es. nuove professioni che in parte si sovrappongono a quella del bibliotecario, andrebbero inglobate non osteggiate)
  • Negli ultimi anni le occasioni di formazione sono diminuite. Alcune restrizioni nei requisiti di ammissione hanno avuto l’effetto di allontanare l’Associazione dalla base.
  • Alcune volte non tutela la professione bibliotecaria. Ad es. nell’ultimo concorso pubblico di alcuni anni fa tra i requisiti professionali c’era “qualsiasi laurea” e la frequenza della scuola Vaticana. Nel mio caso non ho potuto partecipare in quanto, nonostante laureato in cons. beni cult. non avevo fatto la scuola a Roma poichè nel mio caso inutile ma ciò ha provocato la mia esclusione. L’AIB è stata zitta
  • Poca attenzione alle biblioteche accademiche
  • Mancano i corsi con i punti per gli aggiornamenti come fanno i medici
  • Carenza di opportunità di formazione professionale adeguate nella mia sezione regionale
  • L’AIB non sanziona gli associati che nelle loro posizioni vanno contro il codice deontologico e non difendono la dignità dei bibliotecari
  • Poco contatto con l’Associazione, carenza di corsi per le varie esigenze, in alcuni casi poca chiarezza con le procedure dell’attestazione (per esempio due giorni prima della scadenza è stato comunicato che si poteva posticipare), in alcuni casi non sono state date delle risposte …
  • L’AIB dovrebbe prendere consapevolezza che in Italia ormai esiste un vero esercito di bibliotecari esternalizzati, che non per questo sono bibliotecari di serie B!!! esistiamo anche noi, facciamo il nostro lavoro con passione, sottopagati e con anni e anni di esperienza. Lo facciamo pur non avendo una Laurea in Biblioteconomia. Lo facciamo pur non avendo vinto concorsi. Veniamo assunti da cooperative che chiedono solamente il diploma di maturità e ci formiamo sul campo. Veniamo assunti con una Laurea in discipline umanistiche per poi leggere da parte dell’Associazione che dovrebbe tutelarci che la nostra laurea “costituisce solo il substrato su cui poggiare l’apprendimento delle competenze necessarie per lo svolgimento di una professione complessa”. Abbiamo voglia di essere formati, abbiamo voglia di accrescere il nostro bagaglio culturale specifico…ma non ce ne viene data l’opportunità. Invitate le sedi AIB provinciali a fare corsi di formazione (su più livelli) per bibliotecari. Fate corsi di avviamento alla professione! Abbiamo inoltre bisogno che l’AIB prenda posizione sugli appalti sempre al ribasso che stanno distruggendo la nostra professione. Abbiamo bisogno che l’AIB prenda decisa posizione su quali cooperative siano adatte a partecipare ai bandi e quali no!!!! non è ammissibile che cooperative che operano solo nel verde, nelle pulizie e nei portierati improvvisamente si mettano a gestire biblioteche!!!!!
  • Mi aspetto un’azione più incisiva di AIB rispetto alle condizioni di lavoro di bibliotecari non strutturati, in particolare sul problema della tutela, del riconoscimento professionale e del salario dei bibliotecari esternalizzati. L’esternalizzazione e la gestione della stessa è un tema centrale che va affrontato e risolto. Insieme.
  • Non ha potere contrattuale né nei tavoli decisionali a livello politico ed amministrativo (a tutti i livelli), né nei canali di comunicazione e social…. almeno per ora. Confido per il futuro!
  • È debole l’efficacia della sua presenza sul territorio a tutela della professione. I corsi predisposti per la formazione continua, che è fondamentale per il rinnovo quinquennale, hanno un costo eccessivo, specie (e sono tanti) per i bibliotecari “saltuari”, con contratti di poche ore alla settimana. Spesso, poi, ho la sensazione di pagare l’iscrizione annuale per mero spirito d’appartenenza, ma di fatto non sembra servire a molto.
  • Non mi sento tutelata nonostante la mia qualifica, esperienza e competenza in quanto esclusa dall’associazione non essendo laureata. Questo genera disuguaglianze aggravate dal fatto che non è richiesta una laurea specifica in biblioteconomia (come accade per iscriversi all’albo in altre professioni) ma una qualsiasi laurea triennale anche non inerente alla professione.
  • Perchè l’iscrizione all’albo non è un titolo nemmeno preferenziale; nelle biblioteche tutti lavorano fuorchè bibliotecari altamente certificati. Ci sono ex-cuoche, ex-vigili urbani..tutti tranne un BIBLIOTECARIO. I capitolati di gara non tengono conto delle linee guida per l’esternalizzazione
  • statica, gerarchica, autoreferenziale, non dà spazio alle voci delle persone
  • Purtroppo, parlo della Regione Calabria, la Sezione regionale è diventata, almeno negli ultimi 2 mandati,strumento improprio di imprenditori prestati alle biblioteche,quasi una sezione sotto sequestro di imprenditori foraggiati dalla politica locale,per scopi puramente personali.
  • non sono sempre d’accordo con le “politiche” dell’associazione
  • L’attività dell’AIB mi sembra molto autoreferenziale, sembra tutelare soltanto quei professionisti che lavorano nel settore pubblico, dipendenti della PA. Esistono molti bibliotecari che lavorano nel settore privato, la cui professionalità è svilita e sfruttata, di loro l’AIB non sembra curarsi molto.
  • Le biblioteche di pubblica lettura godono di poca attenzione rispetto alle universitarie, alle statati, alle specialistiche. Inoltre i criteri di iscrizione all’albo sono troppo selettivi
  • Perché nella mia sezione regionale, la Sicilia, l’AIB è poco presente
  • l’associazione fatica a coinvolgere i nuovi bibliotecari per le clausole di iscrizioni troppo rigide
  • La figura professionale del bibliotecario dovrebbe essere rivalutata dai ccn (carriera e retribuzione) e l’AIB dovrebbe farsene carico
  • Sempre le stesse persone gestiscono i rapporti nell’aib. Non viene dato spazio e rilievo agli associati che vogliono partecipare. Vedo troppa politica e gestione personalistica soprattutto ora con questi costosissimi corsi
  • Un soggetto che si prefigge di rappresentare una professione non può basarsi quasi esclusivamente sul lavoro volontario. Ci vuole una struttura organizzativa più forte.
  • perché non tiene conto di una fetta di soci amici che pur non avendo lo stato di associato ordinario, sono professionisti che si formano continuamente, competenti e specializzati

Cosa dovrebbe fare l’AIB per rispondere maggiormente alle tue esigenze/aspettative (E’ possibile selezionare più di una scelta. Ti preghiamo di rispondere a questa domanda dopo avere letto o riletto lo Statuto)

Non deve cambiare, va bene così= 112

Cambiare i requisiti per l’iscrizione in qualità di associato ordinario=60

Distinguere tra l’iscrizione in qualità di associato e l’inserimento nell’elenco pubblico degli attestati= 73

Cambiare le modalità di attestazione= 35

Cambiare i requisiti di adesione in qualità di Amico = 17

Cambiare i criteri di rappresentatività = 21

Cambiare le modalità di partecipazione alla vita associativa = 66

Cambiare l’organizzazione =16

Non è un problema di regole, ma l’AIB dovrebbe concentrarsi maggiormente su altro= 92

Altro

  • Rappresentanza nelle sedi legislative
  • considerare Commissioni permanenti e Gruppi di studio (aggiungerei anche la dizione: Gruppi di lavoro, in caso di gruppi istituiti dal CEN con finalità e tempistiche precise) solo “mezzi per il raggiungimento dello scopo sociale” mi è sempre parso riduttivo. Si potrebbe forse pensare ad una fattispecie intermedia fra “Organi dell’Associazione” (art. 12) e “Strumenti operativi” (Art. 3) e definire con piu’ cura i relativi regolamenti e le relazioni con il CEN (istituire una procedura che porti, tramite il passaggio attraverso una deliberazione dell’Assemblea generale, a rendere vincolanti per il CEN determinati pareri??)
  • curare maggiormente il sito
  • Acquisire maggior rappresentatività in relazione alle politiche culturali e del lavoro
  • Puntare alla difesa delle persone oltre che dei principi teorici, sulla difesa dei professionisti bibliotecari, piuttosto che sulla professione bibliotecaria, soprattutto far si che l’albo dei bibliotecari divenga un albo ordinistico
  • potrebbe essere interessante creare delle sottocommissioni a livello nazionale sulle 7 aree (o anche sottoaree) tematiche OF. Ciascuna potrebbe poi occuparsi di rendicontare. dopo il triennio, ai colleghi del proprio sistema gli aggiornamenti.
  • Maggiore comunicazione, uso migliore dei social media, pagine Facebook regionali è sempre meno potere al nazionale, che dovrebbe soltanto occuparsi di “politica”
  • Vigilare maggiormente sulle attività formative proposte dalle sezioni regionali
  • implementare la formazione continua e diminuire i prezzi dei corsi
  • Prevedere diversi livelli di attestazione a seconda del livello delle mansioni lavorative e dell’esperienza
  • Attuare un’azione più incisiva a livello di sezioni regionali
  • Potenziare le occasioni di formazione a distanza
  • forse si potrebbero potenziare le comunicazioni ed i servizi di formazione on line, cercando condivisioni di contenuti di qualità Aib su canali frequentati maggiormente dalle generazioni giovani e dagli studenti, ponendo più attenzione ad avvicinare potenziali fruitori dell’Associazione mettendo a disposizione semplici competenze di alfabetizzazione su contenuti bibliografici e informativi necessari nella vita di tutti i giorni, sia con i mezzi tradizionali che soprattutto digitale
  • riuscire ad essere più incisiva negli interventi nei confronti della regolarità dei bandi di esternalizzazione dei servizi in maniera da tutelare maggiormente le lavoratrici e la qualità dei servizi erogati.
  • Potenziare la comunicazione esterna all’Associazione
  • impegnarsi maggiormente a pubblicizzare occasioni di lavoro nell’ambito bibliotecario
  • Ho l’impressione che l’Aib stia cercando la strada migliore per garantire la formazione e l’autorevolezza dei bibliotecari. Ci sono questioni però che non vengono affrontate a viso aperto: una delle più urgenti riguarda il profondo divario tra bibliotecari strutturati (comunali) e bibliotecari in appalto (aziende o cooperative che vincono bandi comunali per gestire il personale bibliotecario). Esistono disparità di trattamento economico ma peggio di questo esiste una assolutà disparità nell’accesso alla formazione continua e ad incarichi progettuali e organizzativi all’interno delle biblioteche. Finchè continueremo ad ignorare tali disparità non potremo costruire un’ambiente associativo sano e indipendente.
  • prevedere gratuità dei corsi di formazione per gli associati all’albo
  • Per incentivare le iscrizioni, rafforzare le convenzioni con ANAI e ICOM. Ad esempio, consentire ai soci AIB di entrare gratis nei musei come per i soci ICOM
  • Maggiore sinergia tra AIB nazionale e sezioni regionali laddove ci sono situazioni critiche ad. esempio esternalizzazione del servizio e gara d’appalto per la gestione del servizio o presa in carico di personale che non ha requisiti
  • Definire la questione albo professionale; intraprendere attività formativa e di divulgazione scientifica più radicata sul territorio: tanti piccoli eventi, replicati nelle periferie, e un solo appuntamento nazionale annuale
  • L’AIB dovrebbe monitorare tutti gli appalti che riguardano servizi bibliotecari e fare in modo che siano tutelati i bibliotecari specializzati per garantire ai cittadini sempre un ottimo servizio
  • risolvere gli squilibri di bilancio di alcune sezioni regionali
  • Considero importante ed indispensabile per il riconoscimento della professione bibliotecaria in Italia il fatto che l’AIB sia stata inserita nell’elenco delle associazioni professionali che rilasciano l’attestato di qualità professionale, ritengo anche giusto chiedere ai soci l’aggiornamento continuo. Tuttavia credo sia indispensabile offrire ai soci che non lavorano o che lavorano saltuariamente la gratuità dei corsi di aggiramento, almeno quella obbligatoria. Diversamente credo ci sia il rischio di escludere dall’aggiornamento e dalla professione un fascia ampia di soci e bibliotecari già formati.
  • Allargherei potenziandolo il concetto di “Documentazione” nell’Art.2 ; Il CEN andrebbe riunito più di “almeno due volte l’anno” ; porrei particolare attenzione a quanto detto nel Tit.IV-Art.27-“Le entrate dell’Associazione… IV Capoverso
  • Modificare le regole sulla formazione continua, rendendo la stessa più accessibile a tutti
  • fornire supporti per la formazione continua, maggiori convenzioni per acquisto libri o materiale per l’aggiornamento professionale
  • Se non accettate i diplomati allora istituite un albo per gli assistenti!
  • Fornire corsi e aggiornamenti dello stesso livello in ogni regione e monitorare le richieste degli associati in ambito professionale e formativo con sondaggi periodici.
  • Appartengo alla Sezione Aib del Lazio e trovo che la proposta formativa sia meno accattivante rispetto alle altre regioni e ancora troppo incentrata sul catalogo e la conservazione rispetto al servizio e all’information literacy.
  • informazione sulle Associazioni di altri paesi, le consorelle storiche: ALA, BritishLA, Francia
  • Mi piacerebbe fosse meno autoreferenziale. Come comunità di associati professionisti, mi piacerebbe facesse opera di lobbing ed entrasse a pieno titolo nel dibattito culturale del nostro Paese. Credo anche che dovrebbe avvicinarsi di più alle nuove leve ed abbassare la quota sociale, in modo da essere più inclusiva. Manca completamente l’apertura internazionale verso le altre realtà associative di bibliotecari, da cui potremmo imparare molto
  • Promuovere di più l’e-learning come modalità di formazione essendo impossibilitati spesso i bibliotecari a seguire i corsi in presenza per la riduzione continua del personale.
  • le realtà lavorative dei bibliotecari sono molto diverse e non sempre possono documentare realmente ciò che fanno per problemi giuridici di “mansioni” e “incarichi”; nell’apparato statale, ad esempio, anche se una persona possiede tutti i requisiti, appartiene alla carriera tecnica ma non a quella dei funzionari, non può ottenere nessun incarico (ma quando deve far riconoscere l’attestazione sembra non abbia fatto nulla!)
  • Concentrarsi sulla completa mancanza di consapevolezza da parte degli enti riguardo alla necessità di avere personale titolato a fare il bibliotecario. A oggi nella stragrande maggioranza delle biblioteche si trova chiunque, fuorché un bibliotecario
  • Ridurre i costi dei corsi formativi
  • Dare più peso, nell’organizzazione generale, alle sezioni regionali: è più facile muoversi in regione che non venire fino a Roma.
  • Advocacy perché ci siano più risorse per le biblioteche
  • Va benissimo l’AIB. Anche il regolamento potrebbe andare. È la realtà delle P. A. che mette in difficoltà le biblioteche. Bisognerebbe poter incidere lì
  • Non concentrarsi solo sulle sezioni del nord Italia ma essere più attiva e presente al sud
  • Troppa importanza data ai docenti invece che ai bibliotecari.
  • migliorare comunicazione anche su certificazione-raccogliere e promuovere buone pratiche

Puoi spiegare meglio la risposta della domanda n. 11?

  • Tenere conto dell’esperienza continuativa nel settore, per esempio servizio ventennale naturalmente con aggiornamento professionale dimostrabile
  • Accettare l’iscrizione dei diplomati con almeno 10 anni di esperienza
  • Di regole ce ne sono anche troppe, snellire le procedure.
  • L’AIB deve essere più intransigente nell’esigere che la professione venga svolta esclusivamente da personale qualificato e selezionato con criteri adeguati al ruolo richiesto, esprimendosi con forza e diffondendo la notizia il più possibile ogni volta che una nuova selezione non rispetta questi principi. Deve essere un modello in tal senso, svolgendo selezioni aperte (anche se snelle) ogni qual volta siano necessarie collaborazioni esterne (es. Biblioteca AIB). In generale non deve scendere a compromessi nella difesa della professione e del ruolo delle biblioteche (es. direttiva sul copyright). Deve dialogare maggiormente con l’Università, per farsi conoscere dalle nuove generazioni di bibliotecari e coinvolgerle il più possibile nelle proprie attività (dando ascolto e spazio alle nuove voci e punti di vista, non solo ai volti noti) e per mantenere un dialogo costante tra ricerca accademica e professione. Per riuscire a far sentire la propria voce deve puntare maggiormente alla comunicazione di massa, sfruttando i canali social e non solo (brochure, volantini, gadget brandizzati). In generale deve puntare a svecchiare la propria immagine, per riuscire ad allargare la propria base associativa, requisito imprescindibile affinché le sue azioni possano realmente avere effetto. Deve cercare un maggior dialogo con le altre associazioni del settore culturale.
  • non si trovano facilmente le informazioni sul sito AIB e nelle sezioni regionali
  • Le norme dell’Associazione circa la professione e i criteri deontologici previsti dal Codice dovrebbero essere non solo linee guida o criteri di riferimento ma assumere valore prescrittivo
  • Se è una professione non si può aprire a coloro che non hanno titolo universitario.
  • Ritengo che la differenza tra Associati e Amici debba rimanere a livello statutario, anche a costo di perdere iscrizioni.
  • Controllare e dire la propria sulle gare d’appalto in cui gli enti pubblici stipulano contratti di lavoro con retribuzioni irrisorie per il bibliotecario, controllare i bandi di concorso e di selezione per personale bibliotecario, far stabilire regolamenti nelle biblioteche pubbliche per i quali sia assunto almeno 1 bibliotecario a tempo indeterminato per ogni biblioteca pubblica, affiancare gli associati nelle difficoltà che incontrano con l’amministrazione degli enti, imporre che a capo delle biblioteche vi siano dei Bibliotecari e non dei funzionari amministrativi, faciltare l’emanazione di regolamenti che prescrivano un bibliotecario almeno a livello di funzionario a coordinare le biblioteche e i Sistemi bibliotecari.
  • Dovrebbe promuovere incontri gratuiti riservati agli associati in collaborazione con altre associazioni operanti nello stesso settore.
  • O si riesce a fare lobby e a rendere la certificazione più incisiva e necessaria per esercitare la professione oppure deve garantire agli associati un’offerta formativa più ampia e adeguata alle esigenze della professione
  • Dovrebbe acquisire maggiore forza nei confronti delle Amministrazioni (Ministero, Regione, Enti locali)
  • Maggiore inclusione dei soci che possono sentirsi parte a tutti gli effetti dell’asspciazione
  • Per consentire anche a chi non ha i requisiti immediati la possibilità di intraprendere un percorso formativo e professionale
  • Coinvolgere maggiormente nella vita associativa gli associati in qualità di Amici.
  • Fra i soci vengono individuati coloro che hanno requisiti tali da essere certificati
  • Le modalità di partecipazione alla vita associativa andrebbero adeguate alle nuove tecnologie dell’informazione (es. partecipazione in streaming alle assemblee dei soci). Andrebbero snellite le modalità di compilazione del portfolio delle competenze
  • Maggiore selettività nei criteri per diventare associato
  • Garantire a tutti la partecipazione attiva , incluso il diritto di voto, pur riservando ai soli soci ‘certificati’ l’iscrizione nell’apposito elenco. Rafforzare la struttura amministrativa centrale e potenziare la comunicazione sia interna che esterna ripensandola strategicamente
  • Maggiore autonomia alle sezioni e strumenti precisi adeguati ai tempi per la gestione
  • la formazione on the job può essere più produttiva confrontandosi anche con colleghi a livello nazionale e creare delle sottocommissioni che incentivino più persone ad inserirsi nella vita attiva.
  • L’AIB è un’associazione molto attiva su vari fronti, dalla formazione continua alla difesa della professionalità del bibliotecario. Si tratta di un punto di riferimento importante per i bibliotecari.
  • forse sarebbe più opportuna una distinzione effettiva tra associati e iscritti all’elenco
  • Ho avuto modo, nel tempo, di constatare che molte delle attività sono diventate burocratiche e prive di contenuti reali. Anche l’attività formativa ne ha risentito. Una fabbrica di attestati, priva di grossi contenuti tecnici e ideali
  • L’Aib si dovrebbe impegnare ad essere più riconosciuto a livello nazionale e locale come associazione di bibliotecari e quindi competente in questo ambito, di modo da essere consultato da pubblico e da privato quando si discute, decide, parla di Biblioteche
  • Credo che vincolare l’iscrizione in qualità di associato al riconoscimento dell’attestazione limiti troppo l’apertura alla vita attiva dell’associazione a tanti colleghi che potrebbero dare un contributo costruttivo.
  • Non sempre gli associati hanno possibilità di partecipare alle attività formative proposte a livello nazionale; essendo la formazione continua IL requisito per l’associazione, questa deve essere all’altezza dei bisogni del bibliotecario moderno anche a livello regionale. Sezioni che propongano una formazione di livello medio-basso o non ne propongano affatto, dovrebbero essere maggiormente stimolate a curare questo aspetto della propria azione.
  • Sarebbe bello rendere prerequisito all’assunzione per le figure professionali bibliotecarie l’iscrizione come associato AIB.
  • L’associazione dovrebbe essere maggiormente presente nei media e nei centri decisionali del Paese. Inoltre dovrebbe fornire maggior supporto ai propri disoccupati
  • rendere possibile anche a chi non è laureato ma con almeno 5 anni di esperienza continuativa di iscriversi, ma non come “amico” ma con una nuova formula metà fra l’amico e l’associato che però possa aver valenza in fase di bandi di gara
  • Non possono essere tutti formatori L’associazione dovrebbe essere più aperta a chi “semplicemente” esercita il mestiere ed è interessato a crescere professionalmente
  • dare opportunità di stare nell’AIB sia a chi vuole avere l’attestato in quanto ha maturato i crediti formativi necessari, ma anche a quei colleghi che pur lavorando in biblioteca non sempre possono partecipare ad attività di formazione. penso a molti colleghi delle cooperative, o a quelli che lavorano in piccole realtà locali, dove oltre che della biblioteca si devono occupare di servizi socioeducativi etc.
  • Essere più presente nelle varie sedi locali. Toppa rigidità nelle richieste del rinnovo come associato.
  • L’impressione è che sia un’associazione di v ecchio stampo, un po’ lontana dagli associati e dal XXI secolo
  • Organizzare eventi e seminari soprattutto per la formazione nei weekend (venerdi- domenica) in modo da poter permettere anche a chi lavora di poter parteciparvi e continuare l aggiornamento professionale.
  • In sostanza quello che già si fa è abbastanza soddisfacente; forse sarebbe utile stringere altre alleanze “esterne” fuori dal nostro mondo e da quello della filiera classica; la figura dell’Amico non dovrebbe essere tanto del tipo ” vorrei ma non posso ” – meglio una gradualità se ancora non si hanno i requisiti per l’esercizio della professione ma si potrebbero ottenere – ma un vero socio sostenitore delle Biblioteche e non solo della professione
  • Sostenere le biblioteche accademiche i cui problemi sono tantissimi
  • Coinvolgere maggiormente gli associati nelle attività, magari costituendo un gruppo che vada a cercare gli iscritti che non seguono le attività perchè si sentono esclusi da un “giro” che non conoscono. Inoltre cercare di far aderire i bibliotecari non iscritti spiegando loro l’importanza dell’associazione e del riconoscimento e riconoscibilità della professione. Pagine social più attive e fresche, dare un senso di “presenza”, umanità, partecipazione, leggerezza.
  • Maggiore attenzione alle esigenze/problematiche/dinamiche delle piccole biblioteche locali rispetto ai cambiamenti di media e cultura dell’informazione in rapporto con il territorio. In Italia sono (anche o sopratutto) le piccole realtà locali a dover/poter dare un contributo sostanziale al miglioramento delle condizioni di vita dei propri cittadini e di quelli che vorrebbero diventarlo.
  • Bisognerebbe svincolare i requisiti di attestazione professionale dall’iscrizione come Socio Ordinario.
  • L’organizzazione dell’associazione va bene com’è, inclusa l’attestazione. Si potrebbe essere maggiormente inclusivi nei confronti di possibili “amici” non bibliotecari (insegnanti ad esempio), e allo stesso tempo distinguere tra gli associati dei livelli a seconda del ruolo e dell’ambito sul quale agiscono (un docente universitario o un membro IFLA, ad esempio, possono influire su tutta la professione, anche a livello internazionale, un direttore di biblioteca o un CER AIB sul proprio territorio, un bibliotecario di front office sulla propria organizzazione). Nella partecipazione alla vita associativa e nella formazione, poi, si potrebbe favorire maggiormente l’utilizzo di strumenti a distanza, specie per facilitare l’ingresso di persone più giovani e con lavori maggiormente precari.
  • A volte l’autoreferenzialismo dell’Associazione porta a non avere una grande apertura verso l’esterno.
  • dopo tanti anni di lavoro è giusto che si possa conservare ancora il diritto di essere socio a tutti gli effetti e non solo amico
  • ci vorrebbe uno spazio fisco o virtuale dove confrontarsi più spesso
  • L’Aib dovrebbe intervenire di più a livello regionale quando si manifestino situazioni critiche (es. Biblioteche a rischio di chiusura, questioni riguardanti i professionisti e gli aspiranti tali, mancanza di fondi/tagli/assenza di bandi o politiche amichevoli), per dare voce nazionale alle realtà minori o comunque in difficoltà. L’Aib dovrebbe attivare un piano formativo di qualità fruibile interamente on line.
  • i soci dovrebbero essere più coinvolti nelle scelte comunicate dal cer, le riunioni aperte a tutti i soci forse dovrebbero essere molte di più in orari e giorni diversi
  • negli ultimi anni l’organizzazione dell’associazione e le modalità di comunicazione rivolte agli associati mi sembrano efficaci così come le iniziative e le attività professionali intraprese.
  • Il cambio del regolamento di iscrizione in corso d’opera è stato poco serio e non condivido la scelta di considerare le cariche AIB titolo sufficiente al raggiungimento dei crediti formativi mi pare poco serio. Ripenserei all’inserimento dei diplomati come associati.
  • Vorrei che AIB trovasse un modo di riconoscere il lavoro dei bibliotecari che però non hanno le qualifiche necessarie per l’attestazione e al contempo creare un albo di chi quelle qualifiche le possiede
  • Creare occasioni di incontri anche in orari alternativi a quello lavorativo
  • Personalmente trovo che l’attuale art. 2 dello statuto affermi dei principi talmente ampi da risultare vaghi. In questo senso, ad esempio, sarebbe utile esplicitare piu chiaramente il ruolo di advocacy dell’associazione e parallelamente definire apertamente il ruolo essenziale delle biblioteche e dei bibliotecari nella società contemporanea. Dallo statuto attuale si evince un’immagine vaga di bibliotecario formato e deontologicamente corretto e di biblioteca vicina alle esigenze dei cittadini. Diverso sarebbe, ad esempio, dichiarare apertamente il ruolo essenziale delle biblioteche e dei bibliotecari nell’accesso di tutti all’informazione (corretta!) e alla cultura, e il ruolo dell’aib nella loro promozione all’interno della società. Potrei semplificare il mio ragionamento suggerendo di ripensare ad ogni articolo dello statuto considerando l’aib rivolta non solo verso i bibliotecari e le biblioteche ma anche verso la società.
  • Lo statuto va bene così
  • Dovrebbe essere maggior importanza alla nostra professione, impedendo da parte di coop e associazioni l’utilizzo di contratti non adatti all’attività bibliotecaria. Così come dovrebbe essere attuato un controllo maggiore sui concorsi pubblici, indicando ma soprattutto facendo valere, i più di vista degli esperti del settore.
  • 1) Da prendere in considerazione la problematica degli associati morosi che hanno un grosso contenzioso e che vorrebbero iscriversi nuovamente all’AIB. Inoltre da prendere in considerazione la possibilità che i membri dei CER possano ricevere un compenso per la propria attività didattica. Si rischia che persone in gamba non partecipino attivamente alla vita dell’associazione perchè, anche per problemi economici, non possono rinuciare a compensi derivanti da altre attività. 2) Credo che l’attestazione sulla base del portfolio e dei crediti sia molto cavillosa
  • renderei l’Aib più visibile e presente presso le università, presso i centri di aggregazione giovanile con sportelli/numeri/pagine web dedicate alle esigenze base dei ragazzi e degli studenti che approcciano il mondo dell’informazione per studio, o per ricerca personale generica. Più partecipazione con questionari on line, proposte a tema, anche regionale, suddividendo i gruppi di lavoro per tematiche da sviluppare nelle sezioni regionali annualmente e poi da riportare in plenaria, con proposte di innovazioni che vengano dai comuni cittadini frequentatori del mondo delle biblioteche, oppure raggiunti dalle biblioteche che escono per strada
  • Sarebbe auspicabile che l’AIB riuscisse ad avere l’autorevolezza necessaria per essere interpellata dalle istituzioni pubbliche che intendono riformulare o erogare servizi bibliotecari. Sembra invece che le azioni dell’AIB volte a tale scopo siano dei tentativi correttivi ma si rivelano infine inefficaci agli scopi. Forse anche solo una maggiore e più efficace comunicazione delle proprie azioni e iniziative potrebbe conferire all’Associazione una maggiore considerazione da parte delle Istituzioni.
  • Rispetto alla piccole realtà in cui mi trovo a svolgere il mio ruolo di bibliotecaria non ci sono ulteriori esigenze che l’AIB già non soddisfi. Le mie aspettative sono pienamente soddisfatte.
  • La qualità dei servizi offerti dalle Sezioni, che sono poi quelle più vicine all’iscritto, è spesso molto carente.Capisco che le cose dipendono dalle persone, ma uno standard qualitativo e quantitativo dovrebbe esserci.
  • se per vari motivi il bibliotecario iscritto per anni si trova impossibilitato a rinnovare per alcuni anni, nel momento che esprime desiderio di riscriversi, deve essere in gradi di poterlo fare, senza penalizzazioni pecuniarie. Solo così non ci si allontana dall’AIB
  • Si lega alla mia situazione personale, non ho maturato ancora l’anzianità di servizio richiesta per diventare socio e sono molto vicina al requisito richiesto in ore di formazione, e questo esercitare in pieno la professione senza aver diritto ad associarmi in piena regola (mi iscrivo come amico) mi sembra un po’ contraddittorio e penalizzante
  • Per le biblioteche di pubblica lettura di Ente Locale manca una affermazione della figura del bibliotecario nella pianta organica.
  • In Italia (e in Liguria in particolare) ci si interroga spesso sulla scarsa partecipazione di persone in età giovanile ad eventi cosiddetti culturali. Forse la domanda andrebbe posta direttamente agli Studenti delle Facoltà Universitarie che preparano alla Professione di Bibliotecario: “Tu che cosa ti aspetteresti da un’Associazione Italiana Biblioteche”? E sarebbe anche interessante sapere quanti di loro sono a conoscenza dell’esistenza dell’Associazione.
  • Prevedere dei momenti di incontro (per es. Assemblea regionale) una tantum in sedi diverse dal capoluogo di regione
  • Consentire l’iscrizione come associato anche a chi non ha la laurea ma una significativa e documentata esperienza sul campo
  • E’ difficile dire dove dovremmo cambiare. Per poter contare nei tavoli di politica bibliotecaria anni fa abbiamo fatto il cambio di statuto al fine di poter essere riconosciuti tra le associazioni professionali non ordinistiche. Questa scelta impone ovviamente una determinata organizzazione delle procedure di riconoscimento degli associati. Se c’è la necessità di cambiare, i cambiamenti devono avere come obiettivo quello di permettere all’associazione di contare nei tavoli di politica bibliotecaria e della tutela della professione
  • Aib deve essere più presente come formazione e coinvolgere maggiormente coloro che svolgono attività nelle biblioteche in particolare medio piccole.
  • Distinguere tra associati attestati e semplici associati
  • Occorre rafforzare l’Ufficio stampa, diffondere meglio l’immagine dell’Associazione fuori dai propri contesti abituali (le biblioteche), potenziare campagne condivise con altre associazioni (vedi NPL, connessa a ACP), partendo da ANAI e ICOM. Serve una campagna nazionale, guidata da AIB-ANAI, per coinvolgere tutti i soggetti associativi (dal FAI in giù) che hanno a cuore lettura, educazione, storia e patrimonio culturale.
  • Per i giovani laureati che vogliono intraprendere questa professione è importante fornire non solo occasioni di crescita professionale con i corsi che già l’Associazione mette in atto, ma divulgare e far conoscere tutte le piccole o grandi realtà dove potrebbero aver bisogno di nuovo personale bibliotecario da formare o già parzialmente qualificato da poter immettere nel mondo del lavoro.
  • I Bibliotecari associati da tanti anni che vantano adeguata attività professionale, seppure mancanti del titolo di laurea, dovrebbero essere inseriti nell’Albo professionale e non considerati puramente Associati
  • L’AIB dovrebbe acquisire forza maggiore nel dialogo con le istituzioni, per dare maggior valore ai propri associati
  • Una maggiore tutela dei suoi iscritti e del ruolo del bibliotecario
  • Credo sia necessario affrontare tutte le questioni che riguardano i lavoratori non strutturati delle biblioteche. Sono bibliotecari che spesso non hanno accesso alla formazione continua e la cui professionalità non viene alimentata né riconosciuta. Penso sia dovere dell’Aib occuparsi della loro situazione, non è più possibile fingere che non esistano.
  • I compiti e le responsabilità che fanno capo ai CER delle sezioni regionali sono eccessivi. Per esempio, le norme che regolano il bilancio delle singole sezioni. Bisognerebbe concentrarsi meglio sull’aggiornamento professionale e la formazione continua per i soci nonché sulle commissioni. e i gruppi di lavoro
  • La richiesta di formazione continua richiesta come requisito per i prossimi anni è davvero molto onerosa sia come impegno di tempo che dal punto di vista economico. Tanto da far pensare di abbandonare l’iscrizione.
  • Sarebbe necessario rivedere i requisiti di accesso all’attestazione che attualmente rischiano di creare ambiguità e confusione.
  • Prevedere la possibilità per i soci di accedere gratuitamente alla formazione professionale
  • In caso di sospensione (per un periodo) dell’iscrizione, rendere possibile una nuova iscrizione senza penalizzazioni.
  • secondo me aib dovrebbe aumentare il numero di soci, rendersi più appetibile con vantaggi e proposte riservate in modo esclusivo ai soci. ad esempio se si organizza un corso la quota di iscrizione dovrebbe essere molto più favorevole ai soci, così da attirare nuovi iscritti
  • Maggiore sinergia tra AIB nazionale e sezioni regionali laddove ci sono situazioni critiche ad. esempio esternalizzazione del servizio e gara d’appalto per la gestione del servizio o presa in carico di personale che non ha requisiti
  • Apertura in qualità di socio ordinario ai non laureati che compensino con titoli di servizio
  • Più occasioni di incontro fra i soci, in più luoghi in modo che sia più agevole il raggiungimento delle sedi, e quindi la partecipazione.
  • Tutto sta nel riprendere il proprio ruolo propulsivo per la parte della ricerca e della vita dei bibliotecari
  • Ho conosciuto altre associazioni riconosciute dalla legge 4/13, tutte con struttura organizzative snelle e molto puntuali nelle risposte. L’AIB ha una struttura organizzativa centrale che risponde difficilmente in prima battuta alle richieste dei soci, per dirne una
  • Non focalizzasti solo sulla professione del bibliotecario ma aprirsi anche ad altre discipline che operano nel mondo delle biblioteche.
  • 1. Questione albo professionale: verificare se è possibile che anche i bibliotecari abbiano un vero albo, come gli ingegneri, i medici… Puntare ad avere il più ampio riconoscimento della professione, in tutte le sedi e in tutti i contesti. 2. Attività di formazione e di divulgazione scientifica organizzata più diffusamente sui territori, anche a causa di banali questioni legate a tempo e risorse economiche da destinare alla partecipazione a convegni. 3. Approfondire la questione dei costi dell’aggiornamento professionale dei bibliotecari, cercando di ridurlli quanto più possibile. Il presupposto è che le amministrazioni non pagano di solito la partecipazione a convegni e corsi di aggiornamento, che restano a totale carico dei bibliotecari.
  • I soci amici dovrebbero essere ulteriormente suddivisi per tipologie modificando le quote di iscrizione dando più opportunità a più giovani e a più persone di supportare l’associazione e con essa il valore della professione e del presidio delle biblioteche; forse servirebbe maggiore formazione degli associati e fiducia nella responsabilità di rappresentare il mondo dei bibliotecari nei vari settori nei quali si prendono decisioni politiche ed economiche che anche indirettamente possono ricadere sulla realtà della professione e della gestione delle biblioteche.
  • A mio parere ci dovrebbe essere un vincolo per gli appalti che riguardano la gestione dei servizi di biblioteca: tutto dovrebbe essere supervisionato dall’Associazione Italiana Biblioteche per garantire alta professionalità del personale, corretta retribuzione ma anche e soprattutto per offrire agli utenti il miglior servizio possibile
  • Alcune sezioni regionali utilizzano entrate da enti (regione in primis) al solo scopo di organizzare ed erogare corsi a beneficio degli addetti delle biblioteche, con questo iscrivendo entrate ed uscite facendosi strumento di formazione. A mio parere è improprio per la associazione. Alcune sezioni hanno, o almeno sino a qualche anno fa, deficit di bilancio storici, il cui peso è in qualche modo ripianato o compensato da altre sezioni.
  • dovrebbe curare di più i rapporti con gli enti pubblici territoriali e le istituzioni culturali e politiche locali, svolgendo un ruolo di tutela nei confronti delle figure professionali
  • Considero importante ed indispensabile per il riconoscimento della professione bibliotecaria in Italia il fatto che l’AIB sia stata inserita nell’elenco delle associazioni professionali che rilasciano l’attestato di qualità professionale, ritengo anche giusto chiedere ai soci l’aggiornamento continuo. Tuttavia credo sia indispensabile offrire ai soci che non lavorano o che lavorano saltuariamente la gratuità dei corsi di aggiramento, almeno quella obbligatoria. Diversamente credo ci sia il rischio di escludere dall’aggiornamento e dalla professione un fascia ampia di soci e bibliotecari già formati.
  • Valutare più la sostanza delle competenze e del lavoro svolto che il numero degli aggiornamenti, probabilmente volatili in un contesto “strabico” dove il luogo di lavoro è disancorato da un’idea di miglioramento professionale.
  • secondo me dovrebbe tenere presente che la realtà delle biblioteche è estremamente differenziata da regione a regione e dalla loro tipologia. Una maggiore formazione professionale specialmente sulle nuove regole di catalogazione e di gestione delle raccolte.
  • Le regole non sono errate, occorre una maggiore incisiività nei confronti lo stato e gli altri enti pubblici (quindi della politica) perché acquistino più importanza biblioteceh e biblitoecari.
  • Sono a conoscenza di bibliotecari molto qualificati che non possono accedere all’elenco degli associati in quanto non forniti di laurea. E ciò in quanto nel corso del 2014, anno in cui era in vigore la norma transitoria che permetteva l’accesso alla professione anche ai diplomati con anni di servizio, non sono stati adeguatamente informati dalle sezioni regionali. Non si potrebbe riaprire la norma transitoria? Dobbiamo anche ricordare che con il blocco delle assunzioni non sono stai assunti nuovi bibliotecari muniti di laurea per cui molti bibliotecari o direttori di biblioteca laureati andando in pensione non sono stati rimpiazzati da altro personale con analoghe qualifiche. Ne consegue che molte biblioteche, almeno nella mia regione, hanno spesso personale diplomato, magari molto preparato, ma che non può ufficialmente accedere alla professione.
  • Ovvero ho trovato non molto efficace la comunicazione associativa e l’organizzazione interna dovrebbe essere potenziata con una politica più forte di inserimento nel quadro culturale anche locale. La necessità di biblioteche è enorme e l’aib Potrebbe fare molto per incrementare nuove aperture
  • sicuramente la formazione e la tenuta dell’Elenco Associati qualificano l’AIB, passare da associazione biblioteche ad associazione italiana bibliotecari con un supporto maggiore anche nella formazione a distanza con più corsi e materiali per gli iscritti, trovo molto utili le monografie tematiche professionali
  • diminuire le quote di iscrizione
  • l’associazione dovrebbe avere da un lato la funzione di associazione professionale come è, ma potenziare quella di associazione culturale in materia di promozione dei beni e della centralità del servizio ai cittadini, consentendo l’adesione anche su principi e obiettivi, non solo per professione
  • Gli associati ordinari dovrebbero essere tutti coloro che lavorano nelle biblioteche da un numero congruo di anni, a prescindere dal titolo di studio, e che dimostrino di svolgere un tot di ore formazione l’anno.
  • Vanno potenziate le azioni già intraprese, alcune lodevoli iniziative vanno portate avanti, è inutile aggiungere altra carne al fuoco.
  • L’AIB, grazie alla formazione e l’aggiornamento che coerentemente propone, dovrebbe diventare per i suoi associati canale preferenziale nel mondo del lavoro delle biblioteche e di tutti ciò che ne concerne.
  • fornire maggiori supporti per la formazione continua, maggiori convenzioni per acquisto libri o materiale per l’aggiornamento professionale
  • il costo della quota associativo è troppo alto. quantomeno sarebbe utile separare l’iscrizione dall’elenco
  • Opportunità d’iscrizione ordinaria o con attestazione, fornendo così una duplice opzione e allargando la base.
  • Penso che si debba spingere sempre di più nella direzione del riconoscimento professionale, in particolare dei titoli di studio dei giovani, spesso non considerati e/o aggirati nei già pochi concorsi che vengono indetti o nell’assegnare incarichi esterni alle cooperative di servizi da parte degli enti.
  • Il problema che io sento maggiormente è proprio il distacco dei vertici AIB dagli associati, anche a livello di eventi: l’Assemblea annuale, ad esempio, è sempre meno seguita, e io partirei anche da lì.
  • Essendo una funzione derivante dalla normativa comunitaria e in un certo senso “pubblica”, la tenuta dell’albo non è opportuno che sia legata all’iscrizione associativa (di natura “privata”).
  • Soci Fondatori, Soci Ordinari, Simpatizzanti, Sostenitori, Soci Onorari, Tesserati …
  • la vera battaglia per la dignità della professione dovrebbe per me passare non dalla creazione di un albo ma da azioni di protesta e informazione legate alle effettive problematiche del lavoro (sistema delle cooperative, requisiti di concorsi, ecc.). Da giovane bibliotecaria non ho trovato in AIB nessun tipo di sostegno, anche solo morale
  • Non mi sembra abbastanza riconosciuta a livello nazionale l’attestazione di associato (non mi è stata mai richiesta come titolo di vantaggio o di preferenza in concorsi o colloqui) e soprattutto l’offerta formativa, anche quella di base per i neo associati, non è ugualmente distribuita sul territorio nazionale.
  • L’aib dovrebbe promuovere maggiormente la partecipazione e lo scambio di esperienze tra i soci, anche utilizzando strumenti on line che favoriscano il lavoro a distanza.
  • Auspico un coinvolgimento maggiore degli iscritti sui territori, un Aib che realizza momenti di incontro o formazione più decentrati.
  • Credo che in questo momento l’AIB sia percepita (se a torto o a ragione non importa molto) come molto distante dalla realtà quotidiana di chi opera in biblioteca. Gran parte dei colleghi non vede in che modo l’attività dell’AIB o la partecipazione attiva possa avere una ricaduta pratica nel lavoro quotidiano. Questo è sicuramente in parte fisiologico, ma in parte forse bisognerebbe lavorare per far sentire la presenza dell’AIB in modo più capillare nelle biblioteche, almeno in quelle con una personale adeguato e preparato.
  • Sarebbe utile avere a disposizione un luogo di discussione più snello e immediato della Lista AIB-CUR
  • l’AIB dovrebbe avere un’organizzazione più snella e focalizzarsi sulla tutela della professione e della professionalità dei bibliotecari e sulla promozione di una qualificata formazione professionale
  • Aggiornare i requisti per l’iscrizione tenendo conto di tutti i cambiamenti avvenuti nel nostro settore professionale (titoli di studio, forme contrattuali, etc.)
  • Prendere posizioni rispetto ad alcuni temi (culturali e non solo) in maniera più libera e meno “istituzionale” Es. il recente dibattito sul copyright. Imparare a essere una precedenza più incisiva nei consessi nei quali è invitata a partecipare.
  • L’AIB dovrebbe essere più vicina alle esigenze di quella vasta galassia di bibliotecari assunti con contratti precari. Contemporaneamente, dovrebbe fare lobbying per far riconoscere la specificità della professione.
  • Più ascolto verso il territorio e le sue problematiche, in modo particolare inerenti il riconoscimento della professionalità maturato e del contratto di lavoro
  • Dare più spazio anche nelle cariche associative ai soci amici
  • Solo chi è bibliotecario professionista è tenuto a confermare le proprie abilità….diciamo che essendo i bibliotecari dipendenti spesso da pubbliche amministrazioni NON spetterebbe ad AIb convalidare il loro sapere, ma ai loro superiori diretti! AIB deve fornire le opportunità di formazione, non decretare se il singolo è meritevole o meno di farne parte!
  • Se non si può distinguere tra l’essere socio ordinario e l’essere iscritto all’elenco, vorrei che ci fosse la possibilità di diventare socio ordinario anche a chi non ha il titolo di studio richiesto, ma un’esperienza pluriennale di lavoro in ambito biblioteconomico
  • Considerare di più (oltre ai corsi di formazione) anche l’esperienza maturata lavorando in biblioteca anche in relazione al soddisfacimento dei bisogni dell’utenza.
  • tenendo conto che non tutti gli associati svolgono la professione di bibliotecario, ai fini dell’aggiornamento professionale per la permanenza nell’albo, sarebbe utile offrire corsi di formazione e di aggiornamento on line o in modalità blended, o comunque frequentabili anche da coloro che lavorano
  • Distinguerei l’iscritto Professionista da Amico e Sostenitore garantendo il supporto economico ma salvaguardando la professionalità e la competenza di chi vive la realtà bibliotecaria. Analogamente, occorrerebbero paletti rispetto alla partecipazione di privati.
  • Basarsi sull’autocertificazione dell’attività dei bibliotecari
  • Percepisco l’Associazione “distante” sia a livello locale che nazionale.
  • far sentire di voler indirizzare il nostro status futuro in una certa direzione, e forse anche la partecipazione dei soci alla vita associativa cambierebbe
  • AIB deve fare 1) più azione politica e amministrativa per rafforzare il ruolo di biblioteche e professionisti nel Paese 2) meno convegni e più ricerca pratica, sperimentazione, contatti al di fuori delle biblioteche (aziende, tecnologia, politica)
  • Credo che nel mondo bibliotecario ci siano un 10% di professionisti con una posizione lavorativa fissa e riconosciuta ed un 90% di professionisti “invisibili” sia per gli Enti presso i quali lavorano che per l’AIB. Nonostante tutto il lavoro svolto negli ultimi anni manca ancora il riconoscimento della figura del bibliotecario come “professionista”.
  • Semplificare le procedure di iscrizione (sebbene nell’ultimo anno già qualche cosa è stata fatta in questo senso). In generale trovo il portfolio qualcosa di sovradimensionato e inutile
  • Attestare la professionalità del bibliotecario è una cosa molto seria, trovo davvero mortificante che vengano inseriti nell’albo anche persone che, solo perchè lavorano in biblioteca, si credono bibliotecari.
  • Garantire la professionalità degli associati e dare maggiore rappresentatività alle sezioni regionali.
  • Prevedere due livelli di partecipazione all’Associazione
  • Rientrare nell’elenco degli associati non sempre garantisce la professionalità adeguata, credo per questo che bisogna differenziare meglio l’associato ordinario dal socio amico e dare per questo più spazio alle sedi regionali (in tal senso) che magari conoscono meglio non solo il “professionista” ma anche il proprio territorio e le esigenze che esso manifesta
  • Sarei maggiormente inclusiva nel permettere di essere socio aib a chiunque lavori in una biblioteca. Non penso sia giusto escludere qualcuno che oggettivamente lavora come operatore bibliotecario dall’associazione o considerarlo soltanto “amico”. Distinguerei l’essere socio da avere poi una attestazione dell’aggiornamento continuo e della formazione qualificante.
  • Non serve avere una certificazione degli iscritti se al di fuori dell’aib nessuno la tiene in considerazione.
  • è meglio favorire un’ampia associazione delle persone, distinguendo l’iscrizione ‘normale’ da quella certificata tipo ‘albo’
  • La compilazione del portfolio può essere un problema per certuni perchè se un bibliotecario lavora nello stato nella carriera degli assistenti tecnici e non dei funzionari non viene assegnato a priori nessun incarico, di nessun tipo, anche se in possesso di tutti i requisiti (titoli di studio, specializzazioni ecc.)
  • Concentrarsi sulla completa mancanza di consapevolezza da parte degli enti riguardo alla necessità di avere personale titolato a fare il bibliotecario. A oggi nella stragrande maggioranza delle biblioteche si trova chiunque, fuorché un bibliotecario
  • Molti bibliotecari accedono ai concorsi di livello C con il requisito necessario: diploma di scuola media superiore. Sono bravissimi colleghi, che portano avanti biblioteche dignitose e di tutto rispetto, non trovo giusto che non possano associarsi ad AIB e svolgere le attività previste dalla vita associativa solo per un titolo di studio.
  • Ridurre i costi dei corsi formativi
  • Prevedere la gratuità o una cifra simbolica per l’adesione in modo da ampliare il più possibile il numero degli iscritti e dare maggiore peso e forza all’Associazione
  • L’attestazione deve essere più aderente possibili alle reali capacità professionali degli associati
  • Ritengo giuste le regole attuali di iscrizione in qualità di associato ordinario. Penso sia importante investire ancora di più sulla formazione.
  • Tutela della professione…ad ogni concorso pubblico, comunale o altro l’AIB deve intervenire con forza e far valere i principi della professionalità poichè spesso e volentieri il nostro lavoro non viene riconosciuto.
  • L’attuale organizzazione ha un che di ‘ministeriale’ (per capirsi, absit iniuria verbis). Forse passando per- e demandando maggiormente alle sezioni regionali si può ovviare.
  • Penso che sia necessario un ripensamento delle modalità organizzative perché una associazione professionale basata quasi esclusivamente sul volontariato rischia di non essere in grado di svolgere bene i propri compiti
  • Troppo semplice il passaggio da socio amico a socio ordinario. Ci vorrebbe un maggiore controllo dei requisiti
  • Si deve allargare la base associativa L’albo non può essere l’unico strumento Si deve controllare il rispetto del codice deontologico
  • Va bene così e non gradirei cambiamenti per l’iscrizione in qualità di associato.
  • i requisiti per l’ammissione diventare socio sono troppo aperti..
  • Dovrebbero essere soci anche coloro che sono bibliotecari e si occupano di servizi al pubblico in istituzioni private
  • Vorrei che l’AIB rivedesse i criteri per continuare a mantenere lo status di socio. L’attuale richiesta di formazione per chi è entrato nel 2014 ha fatto perdere a tantissimi bibliotecari lo status!!!!!
  • Mi aspetto un’azione più incisiva di AIB rispetto alle condizioni di lavoro di bibliotecari non strutturati, in particolare sul problema della tutela, del riconoscimento professionale e del salario dei bibliotecari esternalizzati. L’esternalizzazione e la gestione della stessa è un tema centrale che va affrontato e risolto. Insieme.
  • Coerentemente con i punti a), b), g) dell’art. 2 dello Statuto, l’AIB dovrebbe battersi maggiormente per il pieno riconoscimento della professione e, laddove non istituita per legge (come nella scuola e in carcere), per l’istituzione della figura del bibliotecario, quale professionista dell’informazione e della documentazione per una biblioteca in condizione professionale, che costituisca un efficace e inclusivo punto di accesso all’informazione, alla cultura, all’apprendimento permanente.
  • mi sembra piuttosto complesso il modo di attestazione della formazione continua; preferirei in assoluto delle barriere all’accesso (laurea per tutti senza nessuno escluso)
  • Rafforzare il proprio impegno in azioni di politica bibliotecaria, campagne promozionali e favore delle biblioteche e di advocacy
  • Faccio riferimento alla difficoltà di poter seguire gli aggiornamenti che mi danno la possibilità di mantenere i requisiti per poter mantenere la mia iscrizione all’albo.
  • Il titolo di studio dovrebbe essere come minimo una laurea triennale
  • Si dovrebbe cercare di aumentare la considerazione che viene data, dagli enti pubblici in sede di concorso, dell’iscrizione in qualità di associato, come garanzia di professionalità.
  • Perché un bibliotecario con diploma professionale regionale, non avendo una laurea, non può associarsi? Quali maggiori competenze può avere un bibliotecario con, per esempio, un titolo universitario triennale in agraria rispetto a un diplomato con titolo di bibliotecario conseguito tramite corso professionale?
  • Organizzazione meno burocratica e più snella. Mettere al primo posto la visibilità e il ruolo sociale e culturale dei bibliotecari e delle biblioteche.
  • Molto spesso la vita associativa si riduce alla partecipazione a convegni, corsi e seminari, senza una vera adesione a gruppi di interesse o agli organismi dell’Associazione. Ciò mi sembra tanto più valido per i giovani bibliotecari, che faticano a entrare attivamente nell’Associazione.
  • Lo sviluppo della Biblioteca viene prima del riconoscimento della professione bibliotecaria. Non è questione di statuto, ma di capacità di fare alleanze, di costruire progetti culturali per l’accrescimento del ruolo della Biblioteca nella società contemporanea. Se è pur vero che a ogni bella biblioteca corrisponde un ottimo bibliotecario, è anche vero che la rappresentanza del ruolo sociale della Biblioteca non può essere compito dei soli bibliotecari.
  • Spesso si tende a sottovalutare le competenze e i diritti degli associati dipendenti privati rispetto agli associati dipendenti pubblici. Inoltre, corsi di laurea in beni culturali ad indirizzo archivistico/librario dovrebbero poter essere valutati come “alternativi” rispetto a corsi di laurea in biblioteconomia.
  • Occorre una maggiore adesione alle regole e allo spirito dell’associazione
  • Dare regole piu’ chiare circa il riconoscimento della professionalita’ con criteri fissi e meno aleatori
  • Troppi legacci
  • Essere screvra da interessi privatistici. Combattendo la pratica del voto di scambio e l’uso dei ruoli istituzionali associativi per scopi personalistici e di bassa lega.
  • A volte si ha l’impressione che il cer operi come se fosse la figura apicale di una piramide, senza consultare gli iscritti prima di proporre le cose
  • E’ difficile comunicare a che livello si ponga principalmente l’azione dell’AIB, se a livello macro-nazionale (grandi campagne e temi) o a livello locale (formazione, assistenza, ecc.). Temo che non focalizzandosi su un livello specifico (ad es. come programma triennale) gli sforzi anche notevoli si disperdono.
  • solo laurea specifica ( lettere + specializzazione o formazione aib, beni culturali…) no diplomati
  • l’amico quasi sempre è il volontario che fiancheggia chi gestisce le piccole biblioteche, un apporto insostituibile senza il quale diventa impossibile la piena attività: quindi facilitando l’adesione dell’amico lo si valorizza al meglio
  • L’iscrizione non deve coincidere con l’attestazione
  • troppo farraginoso il metodo di iscrizione
  • l’AIB dovrebbe perseguire con maggior fermezza l’obiettivo di tutelare la dignità professionale anche di tutti quei bibliotecari che non sono inquadrati in un’istituzione ma lavorano in biblioteca con cooperative e che sono spesso molto competenti e formati.
  • La tutela della professione presuppone che la qualifica di bibliotecario sia differente dal semplice sostegno/mero interesse per le biblioteche
  • Il rinnovo dell’iscrizione come Associato presuppone una formazione continua, che ha un costo in termini economici e di assenze dal lavoro, che i bibliotecari precari non possono permettersi (vedi punto 10 del questionario)
  • I criteri di iscrizione all’albo sono troppo selettivi e non tengono conto della realtà delle biblioteche di pubblica lettura. I bibliotecari delle biblioteche civiche e comunali sono poco coinvolti e si sentono poco rappresentati e motivati a partecipare alle iniziative e ai momenti di confronto, compresa la lista Aib-Cur. Aib dovrebbe tenere conto delle loro esigenze, così come delle difficoltà che nel nostro Paese le biblioteche incontrano, spesso con il rischio di chiudere o di non ricevere sufficienti finanziamenti per sopravvivere.
  • Quest’anno ho avuto la verifica dei requisiti per mantenere il titolo di associato, ho avuto difficoltà nella redazione in quanto per cause lavorative e aziendale non avevo fatto abbastanza corsi di formazione e aggiornamento profess…. sono passato comunque… ma se uno testimonia o attesta la sua continua attività come bibliotecario dovrebbe esser iscritto automaticamente
  • Un albo professionale riconosciuto tramite un persorso di formazione più istituzionalizzato. Maggiore attenzione al mondo sel precariato
  • In Sicilia escluse delle eccezioni non c’è informazione
  • se nel 2014 avevo i titoli per far parte dell’elenco associati perchè se in tre anni non raggiungo crediti suff sono esclusa? se ci fossero motivi vari che non hanno consentito il raggiungimento dei crediti (vedi anche corsi che sono saltati in mancanza di numero minimo di partecipanti) o anche motivi personali, perchè non dare una chance avvisandomi di provare a raggiungere i crediti entro un termine ?
  • Le richieste di aggiornamento professionale continuo sono eccessive rispetto alla realtà della professione.
  • Mi sembra inopportuno non prevedere l’adesione come soci ordinari dei non laureati, che tra l’altro possono accedere ai concorsi pubblici per aiuto-bibliotecario. Altra cosa sono i requisiti per l’iscrizione all’elenco degli attestati
  • Il problema è cercare di avere un maggior riconoscimento da parte di altre istituzioni
  • per i giovani bibliotecari la cifra di iscrizione annuale è troppo alta; consentire a chi salta qualche anno di pagamento a riprendere il pagamento senza dover pagare gli arretrati.
  • la voce dell’Associazione raramente esce dai confini dell’Associazione stessa
  • Richiedere come requisito uno specifico titolo di studio, preferendolo alla possibilità di iscriversi dopo aver raggiunto un monte ore di corsi
  • hanno ancora senso le sezioni regionali?
  • Sarebbe auspicabile rendere l’Associazione maggiormente inclusiva. Penso alla possibilità di prevedere diversi livelli di attestazione o forse quella di arrivare all’attestazione attraverso diversi step.
  • Costi elevati per la partecipazione alle attività delle sezioni AIB; La legge 4/2013 sulle professioni non organizzate in ordini e collegi in base alle quale vengono rilasciate le attestazioni professionali è poco conosciuta presso gli enti pubblici che detengono o gestiscono i servizi bibliotecari; L’attestati di qualificazione professionale dovrebbe indicare esplicitamente quale professione attesta sulla base dei requisiti necessari e della norma UNI
  • Verificare se/come è possibile semplificare l’iscrizione con diritto di voto, rispetto alla certificazione professionale vera e propria, nei limiti ovviamente della legislazione attuale.
  • Segnalare opportunità di lavoro in ambito bibliotecario, come faceva una volta Aib Cur.
  • La mia percezione è che il cambiamomento nella modalità di iscrizione non abbia davvero influito sul riconoscimento della professione, perchè sia per il settore pubblico che in quello privato il riconoscimento dell’iscrizione all’AIB può essere o meno considerato (e generalmente non è considerato).
  • Dovrebbero essere associati tutti i bibliotecari anche quelli non laureati
  • Il titolo di associato ordinario non deve essere legato al numero.di corsi effettuati all’anno o dall’essere un bibliotecario accademico
  • essere socio non deve corrispondere all’iscrizione obbligatoria all’albo: non tutti i soci sono d’accordo nell’essere iscritti a un albo che non deve essere legato a una associazione
  • È una iscrizione che si fa per non sentirsi soli e per sentirsi parte di un gruppo di professionisti ma non serve a nient’altro. Auspico la nascita di un albo vero come quelli di altre categorie di professionisti, e assolutamente necessario per accedere al lavoro di bibliotecari.
  • La professione di bibliotecario per diversi anni e l’attività svolta in quanto tale dovrebbe essere titolo per essere inseriti nell’elenco pubblico e non associato
  • Dare maggior importanza alla esperienza maturata sul campo rispetto al titolo di studio, soprattutto in considerazione del fatto che i titoli universitari specifici per la professione bibliotecaria sono di recente istituzione.
  • Da quando l aib cerca di avere il riconoscimento miur si concentra troppo sui docenti
  • Il concetto di “Amico” nelle associazioni si riferisce di solito a persone estranee all’istituzione stessa. come ad esempio. gli amici dei musei o delle biblioteche
  • E’ necessario scindere la vita associativa dalla attestazione professionale, che ancora non è riconosciuta da enti e da privati. L’AIB ora è lontana dai soci, perché non è veramente in grado di tutelare i bibliotecari sia assunti sia precari nella loro vita professionale
  • utile una piattaforma per raccogliere buone pratiche sostenere a livello regionale le biblioteche in sistemi deboli
  • Riuscire a creare un vero albo professionale
  • Più semplice iscrizione
  • Snellire le commissioni, ruotare sempre nomine e cariche, formare più gruppi di studio, organizzare più incontri a livello regionale e più corsi di formazione e aggiornamento
  • un socio amico deve poter partecipare attivamente alla vita associativa e rappresentare una parte di professionisti completamente oscurati
  • Maggior attenzione al bibliotecari non di ruolo, formulazione di criteri vincolanti su tipologie contrattuali e livelli per i bibliotecari non di ruolo, monitoraggio costante delle gare di appalto che coinvolgono i servizi bibliotecari e opera di sensibilizzazione presso pubblica amministrazione e società che operano nel settore
  • Permettere il voto per delega alle assemblee nazionali

Commenti liberi

  • Fare Advocacy è qualcosa di più che organizzare convegni in cui si enunciano principi, vuol dire scendere su terreno normativo, dar voce a istanze indiscutibili per la qualità della professione e del servizio.
  • Forse c’è ancora spazio per qualche miglioramento, soprattutto a livello dei gruppi di lavoro poco coordinati a livello nazionale.
  • La questione portfolio è stata ridicola. Non è importante cambiare le regole: ci sarà sempre qualcuno scontento. Ma bisogna calarsi maggiormente nella realtà. E la realtà, oggi, sta sui social, non alle Stelline. Dove ormai ce la cantiamo e suoniamo da anni
  • Nonostante le difficoltà dei tempi, la scelta di investire molto sulla formazione e l’aggiornamento, credo che a lungo termine sarà vincente. Certo è che bisogna lavorare a 360 gradi per il riconoscimento professionale, altrimenti siamo ostaggio di amministrazioni, che proprio per questo possono chiedere servizi di qualità nelle biblioteche partendo da costi orari molto bassi, e di cooperative che si acaparrano le biblioteche anche se fino al giorno prima si erano occupati di pulizie o d altri servizi.
  • Lo Statuto a mio parere va sfrondato di tutte le figure e le previsioni di carattere amministrativo e organizzativo. deve essere un documento più asciutto e meno ridondante , con un focus chiaro sulla professione, la politica bibliotecaria e le azioni.
  • Nel complesso, credo che sia importante non creare ulteriori requisiti obbligatori per l’iscrizione come associato.
  • Tra gli strumenti operativi, implementerei dell’articolo 3 il punto “e” quando si parla di diffusione dell’informazione con qualsiasi mezzo di comunicazione.
  • L’azione di advocacy e di tutela della professione è sempre più importante in questo momento politico: per aumentare la visibilità dell’associazione è auspicabile stringere rapporti più forti con gli enti e con le cooperative – che si facciano da tramite per facilitare l’ingresso di nuovi associati. Le cooperative già richiedono l’attestazione e i corsi di formazione ai loro dipendenti e soci, e AIB svolge un servizio e un ruolo importante in tutto questo
  • il portoflio così com’è è troppo farraginoso e poco agevole quasi nessun socio lo ha fatto e io che l’ho fatto l’ho trovato ridondante, ci vorrebbe poi un form online simile a quello degli insegnanti
  • Maggiore incisività nelle scelte politiche relative al riconoscimento professionale sia giuridico che economico
  • L’Aib è un’associazione che può fare la differenza in un’epoca come questa. Può formare persone che si vogliono dedicare alla diffusione della cultura, che hanno a cuore l’accesso libero alle informazioni. La potenza della vita associativa e professionale dell’Aib risiede secondo me nelle differenze tra gli iscritti e non nella costruzione di una piramide, non è l’unico modo in cui l’associazione che si prefigge di tutelare il valore della professione bibliotecaria può costruire competenza e dedizione tra suoi sostenitori. Tollerare o sottovalutare le disparità ancora presenti tra i lavoratori che operano nelle biblioteche può significare perdere una sfida importante.
  • L’AIB è importante per la professione, sono necessari e corretti punti fermi, regole e strutture; tuttavia troppe sono le differenze tra le realtà del lavoro di ciascuno che non concedono le stesse opportunità di partecipazione sia dal punto di vista economico come anche dei permessi per partecipare alle varie iniziative. Pensare a qualche soluzione per far sentire un po’ tutti attori e non solo comparse o spettatori passivi potrebbe favorire una maggiore partecipazione anche alleggerendo/semplificando certe richieste di carattere amministrativo et similia di non poco conto per chi opera in contesti più faticosi (la differenza di carico di lavoro e problematiche per chi lavora in una biblioteca pubblica e per chi lavora in una biblioteca accademica, ad esempio, non è un’osservazione polemica, è un dato oggettivo come altri da tenere in considerazione man mano che si introducono o che si rivedono norme, regole, incarichi …).
  • Migliorabile anche l’aspetto della comunicazione. Preferirei ricevere meno e-mail con i contenuti accorpati (es. newsletter ogni 15 giorni), piuttosto che tante mail ognuna con un contenuto a se stante.
  • L’AIB non deve essere solo una struttura organizzata, ma essere vicino alle numerose problematiche dei bibliotecari associati (da notare che in Molise non esiste più la sezione regionale, quindi un punto di riferimento vicino territorialmente ai bibliotecari che non hanno più modo di incontrarsi e confrontarsi).
  • mi piacerebbe maggiore formazione online comprensiva di certificazione dato che mi è difficile muovermi per partecipare agli eventi per costi, tempi ed organizzazione famiglia lavoro
  • Bisogna dare maggiore importanza e rilievo nell’AIB alle biblioteche scolastiche, presidio della conoscenza delle biblioteche presso le giovani generazioni.
  • Per quanto riguarda la formazione continua, premesso che questa sia utile e necessaria, l’AIB dovrebbe tener presente che l’obbligo degli associati di partecipare a corsi di formazione per un totale minimo di 25 ore l’anno, per poter mantenere il loro status, risulta complicato soprattutto in quelle realtà dove il bibliotecario è unico e solo, difficilmente sostituibile. Non solo. Si dovrebbero anche abbassare i costi dei corsi di formazione, per consentire anche a chi è precario (condizione sempre più diffusa) e con un guadagno modesto di poter prendervi parte.
  • Ho sempre trovato estremamente interessanti i corsi organizzati dall’AIB, sia per i temi trattati durante la formazione sia per l’organizzazione dei corsi in se. Forse, però, non sono riuscita a cogliere lo scopo concreto che questi corsi potrebbero dare in ambito lavorativo, ossia avvicinare al mondo del lavoro ogni associato. Formazione=occupazione
  • Un paio di osservazioni che esulano dallo statuto. Mi iscrissi all’AIB già durante i miei studi di biblioteconomia all’Università, perchè spronata dal nostro docente. In effetti, all’epoca delle pubblicazioni cartacee, era abbastanza piacevole ricevere a casa la rivista, l’agenda e magari il biglietto d’ingresso per accedere al Bologna children’s book fair. Sono stata una bibliotecaria precaria per circa 14 anni, ed ho sempre creduto che scrivere nel mio cv di essere iscritta all’AIB facesse in un qualche modo “segno”. Ora non trovo più un valido motivo per iscrivermi all’AIB. Si potrebbe fare una iscrizione separata tra albo dei bibliotecari / socio AIB. Poi, faccio notare che la sezione del sito “opportunità di lavoro” negli anni non è stata più aggiornata ed invece era molto utile.. i concorsi ora non vengono TUTTI segnalati, e non riesco più a trovare la pagina con l’elenco AGGIORNATO delle cooperative di servizi che hanno appalti nelle biblioteche.. per i giovani bibliotecari che si affacciano alla professione sono informazioni utilissime!
  • Pensate bene ai diplomati, che per anni hanno comunque gestito benissimo – in molti casi- tante biblioteche
  • In merito a ciò vorrei anche far notare che fino allo scorso anno sembrava che senza PORTFOLIO non ci si potesse accreditare allo status di Bibliotecario Qualificato…con mia grande sorpresa ora di Porfolio NON si parla più!!!!! Mi piacerebbe avere una linea chiara di intenti, precisa ed univoca che permetta al singolo di capire ciò che è utile sapere e ciò che non lo è!
  • Maggiore apertura per maggiore inclusività
  • Vorrei poter acquisire maggiori competenze senza passare per master o scuole di specializzazione onerosi e difficili da frequentare visto che quasi nessun datore di lavoro promuove la formazione nè in proprio nè con permessi per aggiornamento
  • Mi auguro che l’AIB lavori per diventare sempre più un vero organo di rappresentanza professionale e che oltre ad accrescere la professionalità si dedichi sempre di più alla tutela professionale del bibliotecario.
  • Dobbiamo fare in modo che non vengano messe in biblioteca persone non qualificate, non perchè lo dice l’aib ma perchè lo dice il buon senso; è il bibliotecario a dover mostrare la differenza, anche in termini di costi/benefici, tra un bibliotecario qualificato e uno improvvisato. Fino ad allora qualsiasi elenco albo a altre resterà solo sulla carta.
  • Sarebbe opportuno inserire la formazione AIB per gli iscritti anche all’interno della piattaforma Mibac (per assistenti tecnici con lavoro pertinente e funzionari – es. reference, comunicazione, diritto d’Autore ecc
  • Spesso AIB risulta distante dai suoi associati: c’è molta burocrazia, i canali di comunicazione sono “ingessati” e i tempi per riceve risposte a questioni importanti come problemi con contratti di lavoro o risposte sulla ammissione all’Elenco Associati sono troppo lunghe. Non mi è piaciuto neppure che, quest’anno, all’assemblea degli associati si sia deciso di far pagare per partecipare al Congresso nazionale.
  • Ringrazio tutti gli assoicati aib per il supporto che danno all’associazione. Forse restano un pò troppo rigide le norme per restare all’interno aib (norme quinquennali per avere le attestazioni dopo frequenza dei corsi) a mio avviso chi è socio da anni dovrebbe avere un supporto maggiore (avere corsi ad hoc per permettere di avere le attestazioni ai corsi e NON un analitico controllo dopo i 5 anni trascorsi in aib con il vincolo di non potere essere ri inscritto se non si sono frequentati dei corsi) Gli associati di sempre sono coloro che hanno permesso all’aib di giungere alla completezza di cui è adesso. Dunqeu bisognerebbe fare una cernita: iscritti “storici” e iscritti soltanto per un periodo.
  • Andrebbe migliorata e snellita molto tutta la procedura di rinnovo quinquennale di iscrizione all’albo: d’accordo la formazione permanente, ma dopo decenni di professione, che altro si dovrebbe mai dimostrare? Francamente a quasi 60 anni ha un che di surreale… Buona l’idea del sondaggio, grazie.
  • La professione cambia soprattutto perchè è sempre meno significativo l’impiego pubblico. AIB deve tutelare i bibliotecari che lavorano nel privato difendendone la dignità
  • Bisogna sempre tutelare la nostra professionalità specie nei concorsi pubblici
  • I corsi che propone (es. corso MOOC – Gli strumenti ai fini dell’attestazione professionale AIB), dovrebbero essere progettati in modo più puntuale e fornire risposte alle domande poste dai corsisti
  • Abbiamo bisogno di una lista di discussione dei soci (e degli amici che pagano la quota) per discutere non solo di “professione”, di eventi, di pruriti individuali più o meno legittimi, ma di questioni associative. AIB-CUR non è un servizio adatto a questa esigenza. Due assemblee in presenza, nazionali e regionali, all’anno non bastano più e sono, per altro, almeno qui nelle Marche dove vivo, normalmente disertate. Perché la mobilità “fisica” per noi comuni mortali ha ormai costi insostenibili nell’epoca dell’alta velocità per i ricchi. L’infosfera è fisica e digitale, ubiqua. Stiamo più tempo a contatto con le macchine che con gli utenti fisici. Anche i bibliotecari, quelli che restano. Quindi bisognerebbe intercettarli e supplicarli di dedicare un pò del loro tempo digitale “social” a un SOCIAL speciale, che è appunto l’AIB digitale. Dal punto di vista tecnico non è più così complicato gestire migliaia di mail. Si tratta di cambiare approccio, e prendersi cura in tanti della community digitale, che a sua volta diventa anche un’estensione della realtà. Un postino digitale isolato, come quello su cui si basa il servizio di posta elettronica dell’AIB è fuori dal tempo. Approfittiamo della rete digitale per irrobustire anche la rete fisica. Grazie
  • Fare proselitismo nelle biblioteche, rafforzare l’attività e l’inclusività delle sezioni regionali, dare spazio ai contributi degli associati sui temi emergenti, valorizzare la professione anche nel suo profilo culturale e non solo tecnico e etico.
  • Favorire maggiormente la partecipazione alla vita associativa, semplificare le procedure (troppa burocrazia anche nell’AIB), fare una campagna specifica di coinvolgimento nei confronti di bibliotecari under 40
  • Alcune prese di posizione importanti come quella di appoggio alla direttiva copyright (assieme a AIE per esempio) andrebbero decise in modo più appropriato, sentendo non solo CEN e CNPR
  • sono convinta che AIB sia un’istituzione importante che deve comunque fare uno sforzo per innovare i canali di comunicazione