[AIB] Associazione italiana biblioteche. BollettinoAIB 2003 n. 1 p. 107-108
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RECENSIONI E SEGNALAZIONI


Michael Gorman. I nostri valori: la biblioteconomia nel XXI secolo, traduzione di Agnese Galeffi, con la collaborazione di Carlo Ghilli, a cura e con presentazione di Mauro Guerrini, postfazione di Alberto Petrucciani. Udine: Forum; Roma: AIB, 2002. 209 p. (Scienze bibliografiche; 4). ISBN 88-8420-099-7. Eur 18,50.

Più di un riconoscimento è stato tributato a quest'opera di Gorman (non ultima la scelta di darne traduzione nella nostra lingua) come a una riflessione importante intorno ai valori fondamentali della professione bibliotecaria.
E di questo suo non breve contributo si potrebbe anche dire che sia - in senso morale più che letterale - un contributo sorprendente. Innanzi tutto perché non ha nulla dello scritto d'occasione, anche se negli Stati uniti è stato pubblicato proprio allo scoccare dell'anno Duemila. Se la data millenaria è stata forse un pretesto, certo l'autore non se ne è sentito limitato a ovvi discorsi di circostanza. Non c'è pagina, infatti, che non contenga un pensiero o una considerazione della quale sia percettibile l'importanza che vi è attribuita, il coinvolgimento - anche emotivo - di chi ha scritto.

Sorprendente anche per la sua miscela di idee "alte", talvolta invocate con tanta dedizione da far temere il rischio della retorica, e di esperienze e disillusioni così personali da risultare in qualche caso di ardua comprensione (almeno per chi le legge dall'Europa: si vedano ad esempio le pagine sulla formazione professionale a livello universitario, quasi echi da un altro pianeta).
Una sorpresa piacevole è anche il notare come non ci sia alcuna intenzione apodittica nell'espressione di Gorman. Dopo alcune premesse di più ampio respiro, nella parte centrale del libro i capitoli sono dedicati ciascuno a uno dei valori che l'autore vede come fondamentali: la capacità di gestione, il servizio, la libertà intellettuale, la razionalità, l'istruzione e l'apprendimento, l'equità di accesso alla conoscenza e alle informazioni, la privacy, la democrazia.

Eppure, nonostante questa sistemazione così ordinata - sottolineata fra l'altro in più luoghi da elencazioni schematiche, sunti in forma di liste e simili - l'autore appare lontanissimo da ogni tentazione di dar vita a una visione sistematica, una teorizzazione dell'ethos bibliotecario. I ragionamenti che si dipanano non sempre tengono saldamente in ogni loro parte: non sempre Gorman esige fedeltà astratta a uno dei principi che pure rammenta e sottolinea energicamente. Esemplare in questo senso il passo - si sta parlando del ruolo pedagogico dell'attività bibliotecaria - sulle persone che, «volendo solo un pesce per la loro fame temporanea non sono interessat[e] a un processo molto lungo che gli insegni come pescare». Commenta Gorman: «Non esiste un approccio meno orientato all'utenza che rifiutare una semplice richiesta di aiuto per insegnare a una persona una cosa di cui potrebbe non avere mai più bisogno».

Questo tenersi in equilibrio, un equilibrio assai precario (talvolta inevitabilmente precario), fra ideali e realizzazioni si nota in particolare nei capitoli dedicati alle trasformazioni nei rapporti fra biblioteche e società, sia la circoscritta società che di volta in volta costituisce la comunità di riferimento di ciascuna biblioteca, sia quella società a dimensione nazionale e planetaria che entra in gioco, che mette in gioco le biblioteche quando le si guardi nell'inevitabile relazione con i mezzi di comunicazione di massa, con la cultura popolare nei suoi aspetti migliori e in quelli più deteriori, con il controllo esercitato dalle leggi e con quello delle forze economiche o delle dinamiche dell'opinione pubblica. Più che una tensione deweyana a incasellare in una costruzione onnicomprensiva anche la più minuta delle azioni svolte in biblioteca, viene in mente il commissario Ingravallo alle prese con il sempre indipanabile gliuommero di cause, effetti voluti, conseguenze impreviste.

Probabilmente è questo il motivo principale che fa di questo libro una lettura impegnativa ma quasi mai pesante. Certamente le domande restano in numero maggiore delle risposte, l'incitamento a meditare più percettibile del rassicurante memento. Di alcuni aspetti particolarmente attuali della riflessione, come l'integrazione delle risorse elettroniche nel patrimonio documentario, le molte sfaccettature del fenomeno della lettura, dal punto di vista civile oltre che intellettuale, e soprattutto il suo amato controllo bibliografico, Gorman riesce ad affrontare la complessità in maniera vitale e persuasiva. Su altri temi, quelli più minacciati di contaminazione dalla deriva tecnologica, le perplessità e le incertezze di Gorman risultano evidenti, se non altro dalla perentorietà di certi giudizi. Ma anche questo può essere visto come un segno dell'essere quest'opera un lascito, consapevole e grato, di un illustre rappresentante di un'altra generazione alla generazione attuale e a quelle che verranno, nella comunità dei bibliotecari.

Giulia Visintin
Firenze


N.B. Sorry, no English abstract is available.
Copyright AIB 2003-06-19, a cura di Giada Costa
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