[AIB] Associazione italiana biblioteche. BollettinoAIB 2003 n. 2 p. 226
AIB-WEB | BollettinoAIB | Sommario 2003 n. 2

RECENSIONI E SEGNALAZIONI


Giovanni Di Domenico. Percorsi della qualità in biblioteca. Manziana (Roma): Vecchiarelli, 2002. 148 p. (Bibliografia, bibliologia e biblioteconomia. Studi; 12). ISBN 88-8247-096-2. Eur 15.

Non vi è dubbio che bene ha fatto l'editore Vecchiarelli a raccogliere in volume questi otto scritti di Giovanni Di Domenico, incentrati sul tema della qualità in biblioteca, perché come ben evidenzia nella presentazione Giovanni Solimine: «siamo di fronte a un percorso unitario e progressivo, fatto di studio, esperienze professionali e riflessione critica, che approda a risultati di una profondità non comune e di grande utilità per quanti desiderano incamminarsi sulla strada della costruzione di un Sistema di gestione di qualità».
In questi ultimi anni la produzione scientifica di Di Domenico si è incentrata, con un'indubbia carica di originalità, sui temi legati al marketing, alla soddisfazione dell'utenza, agli aspetti sistemici dell'organizzazione del lavoro in biblioteca, al rapporto tra la biblioteca e l'ambiente in cui si trova a operare, alla qualità intesa non solo come il prodotto di un'attività di relazioni tra due soggetti, ma come un presupposto di natura culturale che giustifica, motiva e riassume in sé le ragioni stesse dell'agire di un bibliotecario.

I percorsi della qualità in biblioteca possono essere diversi, ma vi sono ormai alcune condizioni di fondo che Di Domenico ritiene pienamente accolte anche nel difficile panorama italiano: in questo senso Di Domenico non ci offre solo riflessioni di natura teorica, ma dimostra a ogni passaggio di essere pienamente conscio del contesto in cui i suoi scritti vengono a inserirsi. Questo però non lo distoglie da una coerenza di fondo che è connaturata anche al suo piacevolissimo stile: la teoria e la pratica si confondono in una mistura che non è esercizio letterario ma convinzione profonda che si tratta di due piani necessariamente intersecati.
Al di là delle considerazioni utilissime su quelle che sono le sfide che ogni bibliotecario ha davanti a sé in questo terzo millennio, mi pare di poter affermare che Di Domenico non dimentica la lezione gramsciana e applica al bibliotecario quel binomio "tecnico politico" che Gramsci attribuiva all'intellettuale. Nel momento in cui le nuove tecnologie ci pongono di fronte alla possibilità di vedere la biblioteca come il luogo preposto per l'organizzazione complessiva delle conoscenza, nel momento in cui la società dell'informazione può consentire al bibliotecario di scrollarsi di dosso vecchi clichés o nuovi timori (quali la disintermediazione), l'idea di un bibliotecario "intellettuale" emerge dalle pagine di questi saggi come una possibile via di fuga dalle difficoltà di trovare un nuovo ruolo o di disegnare nuove mansioni per chi opera in biblioteca.

La lezione gramsciana, che è anche lezione di metodo, traspare anche nella volontà di una risposta forte, coerente e al tempo stesso moderna alle esigenze dell'utenza: Di Domenico non dimentica mai la necessità di una trasformazione radicale del rapporto biblioteca/utente. E questa preoccupazione rimanda anche a un altro dei temi fondamentali della sua riflessione che è quello della formazione. La proposta di Di Domenico si concentra moltissimo sul capitale umano, sulla valorizzazione delle capacità dei singoli in un contesto di estrema flessibilità, in cui il modello organizzativo è tale solo se in grado di adeguarsi alle mutate o mutevoli necessità della committenza. Per questo, la formazione diviene il terreno in cui le amministrazioni da un lato e i singoli bibliotecari dall'altro dovrebbero maggiormente investire per raggiungere l'obiettivo concreto di una sapiente integrazione delle risorse umane.
Vi è negli scritti di Di Domenico, ed è questa un'altra qualità da mettere in risalto, un gradissimo equilibrio, che è dello studioso così come del collega che prima di dedicarsi alla carriera accademica ha lungamente operato assieme ad altri colleghi (non a caso il libro è dedicato ai bibliotecari dell'Università di Salerno, sede di lavoro per molti anni di Di Domenico): questo equilibrio consente al lettore di apprezzare anche il vasto bagaglio culturale di Di Domenico, di cui sono testimonianza i riferimenti bibliografici, ma anche l'intero impianto "narrativo" di tutti i saggi: verrebbe da dire che si tratta di "critica biblioteconomica", se fosse consentito mutuare questa terminologia dalla "critica letteraria" applicata allo studio della letteratura.
L'idea di un bibliotecario "intellettuale" che crea le condizioni perché la biblioteca, tradizionale, ibrida o digitale che sia, venga vissuta come il luogo di una serie di relazioni interpersonali destinate a valorizzare la qualità del prodotto culturale offerto, rappresenta un contributo di grande importanza per i bibliotecari italiani, spesso in cerca di un'identità: a Giovanni Di Domenico va riconosciuto il merito di perseguire questo scopo con una non comune capacità di analisi e con la passione autentica di chi desidera che venga riconosciuto erga omnes il valore fondamentale di una organizzazione bibliotecaria seria, capace davvero di rispondere alle esigenza di tutta l'utenza, ma anche in grado di soddisfare pienamente quanti in biblioteca operano quotidianamente.

Gabriele Mazzitelli
Biblioteca Area biomedica, Università di Roma "Tor Vergata"


N.B. Sorry, no English abstract is available.
Copyright AIB 2003-08-09, a cura di Anna Galluzzi
URL: https://www.aib.it/aib/boll/2003/03-2-226 .htm