«Bibliotime», anno XVII, numero 1 (marzo 2014)


Precedente Home Successiva



Fra etica e tecnologia (e nel mezzo le biblioteche)



I discorsi di natura etica sviluppati nel precedente fascicolo di Bibliotime trovano un'interessante prosecuzione in questo numero, a dimostrazione che questa tematica risulta di notevole importanza nell'attuale contesto professionale.

L'occasione si deve all'articolo di Pierfranco Minsenti e Laura Testoni che, ricostruendo il dibattito avvenuto sulla lista dei bibliotecari italiani, pone una serie di interrogativi sul ruolo che viene a svolgere il principale strumento di mediazione a livello nazionale, vale a dire l'opac SBN, nel momento in cui in esso cominciano ad apparire una serie di link ad alcune risorse commerciali, in particolare alla grande libreria online Amazon ed alla sua affiliata Abe.Books.

In effetti, è del tutto legittimo chiedersi se il maggior catalogo italiano - al pari di ogni altro sul territorio nazionale - debba rimanere qualcosa di neutro, volto esclusivamente a finalità bibliografico-bibliotecarie, o se possa essere aperto ad elementi commerciali. E ovviamente le risposte possono essere molteplici, perché se qualcuno può sostenere che gli opac – in quanto finanziati dai contribuenti – sono qualcosa di pubblico, per cui non è corretto che siano infiltrati dalla pubblicità, qualcun altro potrà ribattere che viviamo in un'epoca di forti ristrettezze economiche, e che quindi è giocoforza accogliere partecipazioni di questo tipo.

Ma la discussione investe anche altri presupposti, riguardanti in particolare il partner commerciale individuato dall’ICCU per questa operazione: difatti, a parere di alcuni, la scelta di una vera e propria multinazionale quale Amazon danneggerebbe le librerie indipendenti, aggravando la già precaria situazione che vede il nostro paese agli ultimi posti per quanto riguarda l'attitudine alla lettura. Tale situazione assumerebbe un rilievo ancora maggiore in una realtà in cui le tecnologie digitali sono ormai molto diffuse; non è dunque un caso (e gli autori lo sottolineano con forza) se il dibattito sulla "morte del libro" non accenna a spegnersi, anzi prosegue senza esclusione di colpi tra i fautori ad oltranza dei testi cartacei e gli accesi sostenitori delle modalità elettroniche.

E non è un caso se le nuove tecnologie dell'informazione siano tuttora centrali nel dibattito professionale, al punto che da più parti si avverte la necessità di trovare dei momenti di ricapitolazione e di sintesi: lo attesta il corrente numero di Bibliotime, che ospita due contributi dedicati il primo a una riflessione sulla biblioteca digitale e sul concetto (essenziale ma tuttora poco definito) di informazione; e il secondo ad una esplorazione a posteriori di quell'ampia dimensione socioculturale, nata con l'avvento di Internet e tuttora in corso, che si è convenuto definire come network society.

Infine, a testimonianza che le biblioteche e i bibliotecari hanno non solo un volto serio e riflessivo ma anche uno fantasioso e creativo, si pone il contributo di Silvia Seracini, che racconta come le biblioteche marchigiane siano state coinvolte in un'interessante concorso volto alla presentazione di racconti (ma anche di foto) aventi come protagoniste le biblioteche stesse e le attività che svolgono. In particolare, "il tema prescelto per l'edizione di quest'anno è il lavoro: non solo quello del bibliotecario ma anche quello degli utenti, degli studiosi e degli scrittori che si documentano, delle imprese che organizzano traslochi o disinfestazioni di fondi librari… perfino il 'lavoro' dei ladri di libri antichi o dei pirati di eBook!"

Dunque il viaggio nelle problematiche professionali, partito con inquietanti interrogativi di natura etica, si conclude con una situazione assai più distensiva, a conferma della pluralità di aspetti – anzi, vorremmo dire, di faccette – che il mondo delle biblioteche mostra ai suoi interlocutori.

Michele Santoro




«Bibliotime», anno XVII, numero 1 (marzo 2014)


Precedente Home Successiva