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Creato il 22.12.09 da S. Spinelli, agg. il 22.12.09; URL: <http://didattica.spbo.unibo.it/aiber/documenti/osslav09.htm>


ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE
SEZIONE EMILIA-ROMAGNA


Intervista a Raffaelle de Magistris

a cura di Gioia Malavasi

Due chiacchiere con Raffaele De Magistris (membro del CEN con delega a Professione e Lavoro e coordinatore dell'Osservatorio Lavoro e Professione (OLAVeP) dell'AIB) sulla "professione" del bibliotecario.

Quando si parla di professione del bibliotecario cosa si intende? Il bibliotecario è un professionista? Anche se è un dipendente di una amministrazione pubblica o privata?

Il bibliotecario, indipendentemente dal tipo di contratto di lavoro, svolge comunque una "professione" nell'ambito della quale è prevalente l'aspetto intellettuale, presta un'opera di rilievo sociale e di valenza scientifica, che richiede autonomia e libertà di organizzazione.

Il bibliotecario svolge un'attività complessa che richiede oggi sempre più competenze interdisciplinari e quindi una formazione e un aggiornamento continuo, ha una professionalità che deve essere riconosciuta e qualificata non solo a livello sociale ma anche da parte delle istituzioni e dei datori di lavoro, anche economicamente.

Perché dovrei iscrivermi all'Associazione?

L'Associazione definisce, tutela e difende a vari livelli la specifica identità professionale del bibliotecario. Inoltre realizza e consente occasioni di formazione continua di elevata qualità, di informazione, di confronto e condivisione di problemi e aspettative con altri colleghi.

Far parte dell'Associazione significa accrescere e cementare lo spirito di appartenenza a un gruppo e, di conseguenza, contribuire a creare una forza maggiore e più coesa con la quale portare avanti le rivendicazioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi per migliorare la qualità dell'attività svolta, a beneficio sia degli utenti che dei bibliotecari.

Che cos'è l'OLAVeP e cosa sta facendo per gli associati AIB?

L'Osservatorio sui problemi del lavoro e professionali (https://www.aib.it/aib/cen/olav/olav.htm3) ha origine dalla costituzione, nel settembre 1998, dell'Osservatorio lavoro e dalla successiva fusione, nel gennaio 2007, col Gruppo sul lavoro discontinuo. L'Osservatorio rappresenta una prima, immediata risposta alle molte sollecitazioni e richieste che i bibliotecari, soci e non, indirizzano all'Associazione per una specifica attenzione ai problemi sul lavoro legati al riconoscimento dell'identità specifica e al rispetto delle competenze e della dignità professionali.

E' un gruppo di lavoro all'interno dell'AIB che ha il compito di favorire la prosecuzione e il rilancio dell'azione associativa sul lavoro e sulla professione e il riconoscimento dell'Associazione come rappresentativa della professionalità del bibliotecario, per quanto, ovviamente, questo sia un obiettivo strategico intrinseco all'azione politica dell'intera Associazione.

La presenza di questa struttura di attenzione e di marcamento si è resa ancor più necessaria nel momento in cui l'AIB, attraverso la propria Assemblea generale di aprile 1998 a Genova ha deciso la costituzione dell'Albo professionale italiano dei bibliotecari (https://www.aib.it/aib/cen/albohome.htm), dando il segno di una maggior caratterizzazione sul fronte della rappresentanza professionale.

L'Osservatorio è impegnato a dare piena visibilità sia interna per i soci, che esterna per i diversi referenti istituzionali e sociali, alle problematiche e alle questioni riferite al personale bibliotecario nei diversi comparti, pubblici e privati, in cui si trova a operare.

L'attività dell'Osservatorio, non ha logiche e caratterizzazioni di natura sindacali; è di monitoraggio, intervento e marcatura lì dove si registrano fatti e comportamenti che non riconoscono la figura e la professionalità degli operatori bibliotecari.

Per raggiungere questi obiettivi sono necessarie la collaborazione, la partecipazione e l'impegno da parte di tutti i bibliotecari, soci e non, e non solo delle cariche elettive dell'Associazione.

Perché l'AIB aderisce al COLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali e che cos'è?

L'AIB aderisce al COLAP (http://www.colap.it) dal 2001. Attualmente la rappresentante AIB in seno al Coordinamento è Piera Colarusso, membro anche del Consiglio Direttivo.

Nato circa 10 anni fa, il COLAP (http://www.colap.it/homepage.asp) riunisce le libere associazioni professionali (enti privati senza obbligo di iscrizione) e lotta da sempre per il riconoscimento della loro rappresentatività, contro la staticità di un apparato normativo e strutturale che vede, in modo ingiustificato, negli ordini e nelle professioni ad essi afferenti un punto di riferimento privilegiato.

Gli ordini professionali attestano solo che i loro iscritti hanno superato un esame un certo giorno (spesso molto lontano nel tempo), ma non "se" e "come" si sono aggiornati e quello che attualmente sanno fare. Si tratta, evidentemente, di un impianto non in grado di reggere alla velocità con cui evolvono le professioni nell'odierna economia della conoscenza e alle sfide organizzative che ciò pone.

Questo sistema di tipo statico-autorizzatorio va sostituito con un sistema professionale moderno e flessibile, capace di assicurare qualità, competitività e trasparenza, secondo anche quanto esige l'Unione Europea.

Il COLAP e le Associazioni ad esso iscritte si battono per la realizzazione di un sistema duale, dove le professioni rappresentate dalle Associazioni convivono, con pari dignità, accanto alle tradizionali professioni ordinistiche.

Poche regole ma buone.

Perché serve un'Associazione Professionale dei bibliotecari riconosciuta a livello nazionale?

L'Europa sta compiendo uno sforzo per uniformare le regole all'interno dell'Unione, dove si contano più di 500 milioni di utenti/consumatori. Questi hanno il diritto a essere tutelati, in particolare le fasce più deboli, favorendo la massima informazione sulla pregressa esperienza e sulle competenze acquisite dai prestatori di servizi professionali.

Uno dei punti salienti della riforma propugnata dal COLAP consiste nel sostituire all'attuale processo autorizzatorio, dei meccanismi più agili e aderenti ai tempi, basati su procedure di tipo accreditatorio, poste in capo alle Associazioni professionali. A queste va riconosciuto l'obbligo di accertare la professionalità degli iscritti sulla base della valutazione delle competenze maturate, anche informalmente, tramite il rilascio di un'attestazione dalla validità limitata nel tempo e il cui rinnovo è subordinato alla verifica periodica della sussistenza dei requisiti (capacità, conoscenze aggiornate e operatività).

Le Associazioni sono, per architettura e snellezza organizzativa, gli unici soggetti in grado: a) di definire e certificare gli standard di qualità del professionista (competenze e prerogative) indipendentemente dalle modalità di acquisizione, verificandone l'adeguata spendibilità nel libero mercato europeo; b) di accertare il possesso delle conoscenze di base e i percorsi di aggiornamento compiuti; c) di esercitare il controllo sul comportamento etico del professionista.

E' evidente che, in questa veste, l'Associazione rappresenterebbe non solo un referente per l'utente finale, ma fornirebbe anche le dovute garanzie circa la professionalità dei propri iscritti alle strutture che devono avvalersi delle prestazioni di personale qualificato.



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