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Perché riconoscere le Associazioni Professionali e non le professioni
Seminario

(Roma, 26 marzo 2009)

Raffaele De Magistris, Membro del Comitato Esecutivo Nazionale dell'Associazione Italiana Biblioteche con delega alla Professione e Lavoro

Buongiorno a tutti. Desidero innanzitutto porgere i saluti del Presidente Mauro Guerrini e del Comitato Esecutivo Nazionale dell'Associazione Italiana Biblioteche. Prometto poi di riuscire a stare nei tre minuti assegnati a ciascuno di noi.
Col mio intervento terrei, semplicemente, a ribadire la centralità di un aspetto, che magari può sfuggire, o apparire sfuocato, nel momento in cui le vicende si vivono "in presa diretta": la riforma delle professioni, di cui oggi i relatori hanno evidenziato i caratteri e le problematiche più importanti, non nasce né da interessi politici, né da opposizioni di natura lobbyistica; la impongono, prima di ogni altra cosa, i tempi che viviamo, il mondo che ci circonda.
È difficile avere piena percezione dei cambiamenti epocali che stanno avvenendo. Il prof. Angelo Deiana ha ripetutamente e opportunamente ricordato, nel corso della sua analisi, come da forme di economia classica si sia oggi entrati in un epoca affatto nuova, definita dell'economia della conoscenza.
Al riguardo non mi pare superfluo riportare la testimonianza e l'esperienza di un'Associazione quale l'AIB, e dei professionisti che essa rappresenta. Il lavoro dei bibliotecari funge infatti, per certi versi, da osservatorio privilegiato, nella misura in cui la conoscenza e l'informazione costituiscono, materialmente, i "ferri quotidiani del mestiere". Semplificando brutalmente, i bibliotecari non fanno altro che rintracciare, recuperare, selezionare, organizzare e veicolare informazioni e dati, pacchetti di notizie che diventano essi stessi conoscenza e promuovono conoscenza. I bibliotecari e le biblioteche vivono pertanto nel cuore dei cambiamenti che sempre più connotano la civiltà della conoscenza.
Nessuna meraviglia dunque se i bibliotecari hanno potuto constatare sulla propria pelle quanto sia diventata cruciale, in questi anni, la rapidità dell'aggiornamento: i percorsi di aggiornamento, nonché i tempi con cui tali percorsi vengono strutturati, il più delle volte autonomamente, in ambiti di autoformazione, hanno rivestito e rivestono un ruolo decisivo per padroneggiare la continua evoluzione di tecnologie e contenuti professionali. Ed è superfluo aggiungere come in un'economia contrassegnata dai fenomeni della precarietà e dell'atipicità, oltre che da una fortissima competitività, questi elementi determinano sempre più la selezione per l'ingresso nel mercato del lavoro, e per la permanenza al suo interno.
Ad un universo del lavoro che ha nella velocità del cambiamento uno dei suoi tratti dominanti dobbiamo dare risposte legislative che presentino gli stessi requisiti di snellezza, di duttilità, di semplificazione.
Altre soluzioni, basate su architetture burocratiche, o peggio su equilibrismi volti a salvaguardare posizioni oligopolistiche e tipiche del passato in un mondo che muta, non sono praticabili oggi. Qualsiasi regolamentazione che abbia in sé fattori di criticità quale la staticità e la cristallizzazione appare inapplicabile, perché perdente, dannosa per lo sviluppo sociale ed economico, prima ancora che per la democrazia.
È stato detto, anche stamattina, che occorre "sfruttare" la crisi come un'opportunità per ammodernare il mercato del lavoro. Questo non è scontato, è una scommessa che io mi auguro, auguro al COLAP, e auguro innanzitutto all'Italia di vincere. Grazie.


Copyright AIB 2009-05-08, ultimo aggiornamento 2009-05-08 a cura di Maria Grazia Ronca.
URL: <https://www.aib.it/aib/cen/olav/demagi090326.htm3>


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