AIB. Osservatorio lavoro e professione
Buongiorno a tutti. Desidero innanzitutto porgere i saluti del Presidente Mauro Guerrini e del Comitato Esecutivo Nazionale
dell'Associazione Italiana Biblioteche. Prometto poi di riuscire a stare nei tre minuti assegnati a ciascuno di noi.
Col mio intervento terrei, semplicemente, a ribadire la centralità di un aspetto, che magari può sfuggire, o
apparire sfuocato, nel momento in cui le vicende si vivono "in presa diretta": la riforma delle professioni, di cui oggi
i relatori hanno evidenziato i caratteri e le problematiche più importanti, non nasce né da interessi politici,
né da opposizioni di natura lobbyistica; la impongono, prima di ogni altra cosa, i tempi che viviamo, il mondo che
ci circonda.
È difficile avere piena percezione dei cambiamenti epocali che stanno avvenendo. Il prof. Angelo Deiana ha ripetutamente
e opportunamente ricordato, nel corso della sua analisi, come da forme di economia classica si sia oggi entrati in un epoca
affatto nuova, definita dell'economia della conoscenza.
Al riguardo non mi pare superfluo riportare la testimonianza e l'esperienza di un'Associazione quale l'AIB, e dei professionisti
che essa rappresenta. Il lavoro dei bibliotecari funge infatti, per certi versi, da osservatorio privilegiato, nella misura in
cui la conoscenza e l'informazione costituiscono, materialmente, i "ferri quotidiani del mestiere". Semplificando brutalmente,
i bibliotecari non fanno altro che rintracciare, recuperare, selezionare, organizzare e veicolare informazioni e dati,
pacchetti di notizie che diventano essi stessi conoscenza e promuovono conoscenza. I bibliotecari e le biblioteche vivono
pertanto nel cuore dei cambiamenti che sempre più connotano la civiltà della conoscenza.
Nessuna meraviglia dunque se i bibliotecari hanno potuto constatare sulla propria pelle quanto sia diventata cruciale,
in questi anni, la rapidità dell'aggiornamento: i percorsi di aggiornamento, nonché i tempi con cui tali percorsi
vengono strutturati, il più delle volte autonomamente, in ambiti di autoformazione, hanno rivestito e rivestono un ruolo
decisivo per padroneggiare la continua evoluzione di tecnologie e contenuti professionali. Ed è superfluo aggiungere come
in un'economia contrassegnata dai fenomeni della precarietà e dell'atipicità, oltre che da una fortissima
competitività, questi elementi determinano sempre più la selezione per l'ingresso nel mercato del lavoro, e per
la permanenza al suo interno.
Ad un universo del lavoro che ha nella velocità del cambiamento uno dei suoi tratti dominanti dobbiamo dare risposte
legislative che presentino gli stessi requisiti di snellezza, di duttilità, di semplificazione.
Altre soluzioni, basate su architetture burocratiche, o peggio su equilibrismi volti a salvaguardare posizioni
oligopolistiche e tipiche del passato in un mondo che muta, non sono praticabili oggi. Qualsiasi regolamentazione che abbia
in sé fattori di criticità quale la staticità e la cristallizzazione appare inapplicabile, perché
perdente, dannosa per lo sviluppo sociale ed economico, prima ancora che per la democrazia.
È stato detto, anche stamattina, che occorre "sfruttare" la crisi come un'opportunità per ammodernare il
mercato del lavoro. Questo non è scontato, è una scommessa che io mi auguro, auguro al COLAP, e auguro
innanzitutto all'Italia di vincere. Grazie.
Copyright AIB
2009-05-08,
ultimo aggiornamento
2009-05-08
a cura di
Maria Grazia Ronca.
URL:
<https://www.aib.it/aib/cen/olav/demagi090326.htm3>