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51. Congresso nazionale AIB

AIB2004

Giovedì 28 ottobre 2004
ore 9,00-13,30
Roma EUR, Palazzo dei congressi
Sala Esquilino


Principi di catalogazione internazionali: una piattaforma europea?
Considerazioni sull'IME ICC di Francoforte e Buenos Aires


Cristina Magliano
Principi internazionali e Regole italiane

L’IME ICC di Francoforte è giunto in un momento cruciale per la revisione del nostro codice di catalogazione nazionale.
Le RICA pubblicate nel 1979 e nate con un forte impianto logico basato sui Principi di Parigi, dettano norme generali sulla scelta e forma dell’intestazione, in sostanza dettano indicazioni sulla struttura del catalogo. Appare chiaro fin dai primi paragrafi sulla scelta dell’Intestazione la ricerca dell’intestazione principale: l’autore è il responsabile del contenuto intellettuale come si esprime nella pubblicazione e fino a contraria evidenza, cioè fino a che dalle comuni fonti di informazione non risulti opera di altri. Nella relazione introduttiva si legge "L’unica alternativa all’intestazione per l’autore (personale o collettivo) è costituita dal titolo : sono quindi rifiutate senza eccezioni le intestazioni formali le quali, indicando il genere di pubblicazione, costituiscono un elemento spurio nel catalogo per autori." Il concetto di autore principale, cioè di un autore presentato con rilievo sulle fonti di informazione, è quindi accettato dal nostro codice. D’altra parte occorre precisare che in particolare per materiali speciali, dove spesso la responsabilità nei confronti dell’opera è condivisa da più persone o enti che ricoprono differenti ruoli e competenze, l’opera non ha una responsabilità principale ma l’utente potrebbe avere necessità di distinguere le relazioni fra le varie entità (persone o enti) e le opere o le manifestazioni.
La sua applicabilità a contesti automatizzati quindi ha previsto, in questi casi, un’analisi più analitica che ha riguardato sia il concetto di responsabilità (principale , alternativa o secondaria) che la relazione delle varie responsabilità nei confronti delle opere (si intende parlare dei codici di relazione mutuati dal formato UNIMARC).

Il codice nazionale ha accolto e mantenute alcune tradizioni catalografiche (ad esempio per categorie di persone: santi, principi italiani del Rinascimento, etc. o per il concetto di paternità intellettuale dell’ente). E’ uno strumento "scarno" rispetto alla compilazione di altri codici che pure dichiarano l’impulso che i Principi di Parigi del 1961 hanno avuto nella compilazione delle regole nazionali, non è quindi un manuale con commenti o semplificazioni come possono presentarsi altri strumenti quali le AACR2, le Reglas de catalogacion edite nel 1999 in Spagna o altri codici a livello internazionale.
La sua articolazione si presenta legata ad un modo di procedere che parte dal concetto di ricerca e scelta dell’intestazione, quindi del punto di accesso, per passare poi alla forma ed infine alla descrizione come processo di selezione ed ordinamento di un determinato tipo di informazioni che costituiscono la mappa di identificazione di una precisa unità bibliografica.
Già nell’esperienza e nella attività di catalogazione e di gestione nel contesto del consistente catalogo collettivo nazionale automatizzato, il catalogo SBN, nel quale operano 2000 biblioteche in linea, si è prodotta una Guida per la catalogazione in SBN, utilizzata da gran parte del mondo bibliotecario italiano, che pur rispettando il nostro codice nazionale, ha proceduto ad un processo che ha avuto come prima fase l’ analisi del documento che si ha in mano e dei requisiti della sua manifestazione; successivamente si sono individuati i tipi di relazioni che operano tra stesse entità o entità differenti dello stesso gruppo (relazioni SBN: titolo- titolo, titolo- autore; autore-autore) e in sostanza all’applicazione in parte del modello FRBR, seppure con una granularità minore.
Si è proceduto, come alcuni hanno già evidenziato, "dalla catalogazione per autori alla catalogazione delle opere e delle espressioni". Infatti il database nazionale si basa sul modello relazionale e quindi occorreva definire in maniera chiara le relazioni tra i dati presenti in una descrizione bibliografica al fine di facilitare l’identificazione dell’oggetto in qualsiasi manifestazione fisica si presentasse e consentirne la reperibilità ( presenza di materiali diversi sia per supporto che per modalità di accesso, mutamento nel meccanismo di ricerca per l’utente finale, sviluppo della catalogazione derivata con riutilizzo di record prodotti in altri contesti, opportunità di semplificazione della catalogazione con l’utilizzo di livelli di catalogazione diversificati, ecc.).
Trattandosi di una catalogazione cooperativa che ha visto coinvolte realtà e ambiti diversi (biblioteche pubbliche, universitarie , provinciali, di enti locali, etc.) con pratiche di catalogazione in alcuni casi differenziate, anche per venire incontro ad esigenze di utenze diverse, è emersa inoltre l’esigenza di chiarimenti formali sull’enunciazione di alcuni principi presenti nel codice e in parte non del tutto chiariti anche a livello esemplificativo, che avevano prodotto negli anni consuetudini interpretative più o meno consolidate, non sempre uniformi.
L’entità da descrivere, che rappresenta l’oggetto di interesse primario per l’utente, può essere il prodotto di una attività artistica o intellettuale, connotato dai suoi attributi o relazioni con altre entità e con le persone/enti coinvolte nella creazione o realizzazione di un’opera, ma anche in alcuni casi con persone/enti coinvolti nella sua produzione materiale. Ad esempio nelle pubblicazioni in formato digitale, per loro natura dinamiche, il confrontare informazioni, analizzarle al fine di stabilire la rete dei punti di accesso, rende abbastanza complesso non solo il processo di catalogazione, ma finanche l’identificazione e la definizione dell’oggetto e del suo contenuto.

Lo studio e la diffusione inoltre di FRBR ha posto la Commissione, come del resto tutto il mondo bibliotecario, di fronte ad una evoluzione delle metodologie della catalogazione, sollecitata anche dall’utilizzo crescente di tecnologie e sistemi automatizzati applicati al settore e la crescita di basi dati sia nazionali che internazionali. L’esigenza di rispondere alle richieste di una utenza più abituata a "navigare" fra cataloghi con regole differenti ha inoltre spinto verso l’applicazione di standard sempre più condivisi.
La Commissione di revisione del nostro codice, che ha iniziato i suoi lavori già dal 1997, ha tenuto conto sia della realtà bibliotecaria nazionale SBN che degli standard e dei documenti prodotti in ambito internazionale (ISBD, Guidelines for Authority records and References, Functional Requirements for Bibliographic Records, Functional Requirements and Numbering for Authority Records, Norme ISO, ecc.), ed ha ritenuto opportuno revisionare, estendere e far evolvere il testo delle RICA per rispondere alle mutate esigenze delle biblioteche e dell’utenza.

I Principi internazionali di catalogazione

Le risposte al questionario inviato da Barbara Tillett "Cataloguing Code Comparison" e la lista di discussione su argomenti specifici, hanno portato all’esame e al confronto su punti comuni ed hanno confermato che la strada intrapresa di revisione dell’impianto del nostro codice era giustificata.
La prima domanda del questionario che riguardava l’adesione ai Principi di Parigi ha trovato, per quanto riguarda i codici europei, risposte affermative dalla quasi totalità dei paesi e in particolare occorre ricordare che le RiCA fin dall’introduzione (1979) citano esplicitamente tali Principi.
Il survey inviato da Barbara Tillett partendo dai principi di Parigi poneva una serie di quesiti sulla loro applicabilità e successivamente individuava altri quesiti in merito all’applicazione degli standard ISBD, al trattamento della forma e struttura degli autori personali, all’uso di pseudonimi e alla loro differenziazione relativamente ad eventuali qualificazioni.
I quesiti riguardavano anche la creazione e il mantenimento di un’authority file, la definizione di autore collettivo, la scelta del loro nome, i problemi degli enti subordinati, e la loro struttura.
Come osservazione sull’ambito di applicazione dei nuovi principi, ci troviamo concordi sulla loro estensione ad altre istituzioni in quanto in questi anni a livello nazionale l’ICCU sta portando avanti, per una interoperabilità fra ambiti diversi del settore dei beni culturali, una politica di confronto e di progettazione di strumenti condivisi. Anche se la prima asserzione nell’Ambito di applicazione " [I Principi] possono anche applicarsi a bibliografie e archivi di dati creati da biblioteche, archivi, musei ed altre istituzioni" non trova poi sviluppo nel testo dove si cita ancora la "descrizione bibliografica" e nella definizione dei punti di accesso si parla sì di creatori delle opere (5.1.1.1) ma subito dopo non si citano altre fonti repertoriali che per alcuni beni culturali sono in molti casi l’unica fonte.

Nell’introduzione alla dichiarazione dei nuovi Principi si legge che "l’IFLA all’inizio del ventunesimo secolo, si è assunta l’onere di adeguare i Principi di Parigi a obiettivi che siano adatti a cataloghi on-line di biblioteche e non solo a questi. Il primo di tali obiettivi è quello di servire l’interesse degli utenti del catalogo.
I nuovi principi sostituiscono i Principi di Parigi e li estendono dalle sole opere testuali a tutti i tipi di materiali e dalla sola scelta e forma dell’accesso a tutti gli aspetti delle registrazioni bibliografiche e di autorità utilizzate nei cataloghi di biblioteca".
Essi dovrebbero "guidare gli estensori di regole di catalogazione nel loro impegno per l’elaborazione di un codice internazionale di catalogazione".

Confrontando questa prima parte con le nostre Regole si può affermare che le RICA danno indicazioni per la catalogazione di qualsiasi tipo di risorsa bibliografica, anche se viene dichiarato solo nella Parte III, paragrafo 94 relativa alla Descrizione:" I principi generali della descrizione sono comuni a qualsiasi tipo di documento" . Infatti nei Principi di Parigi, a cui le RICA si ispirano, si parlava di "libro" ma si doveva intendere anche "altri materiali di biblioteca con caratteristiche simili" (vedi la traduzione italiana dei Principi di Parigi di Diego Maltese).
Subito dopo l’introduzione si parla di "Principi… concepiti come guida allo sviluppo di codici di catalogazione" . Concetto che riprende appieno la stessa finalità dei Principi precedenti.
Se si tratta di un adeguamento sono quindi sempre validi i Principi precedenti, in quanto basati " sulle grandi tradizioni catalografiche del mondo", come si cita nell’introduzione.

Una novità rilevante è l’adesione completa ai concetti del modello FRBR che appare esplicita già dal secondo paragrafo e nel terzo relativo alle funzioni del catalogo si introduce il concetto di "localizzazione" nel senso di "individuare" che già è stato criticato per l’oscurità terminologica e la scarsa diffusione nella letteratura biblioteconomia (vedi Verso nuovi principi di catalogazione. Riflessioni sull’ IME ICC di Francoforte, di C.Bianchini, Pino Buizza e Mauro Guerrini (in «Bollettino AIB» , vol 44, n. 2 giugno 2004) ma che è molto presente agli utenti di cataloghi automatizzati laddove gli attributi delle entità o le loro relazioni non sono debitamente esplicitati o visualizzati e non permettono una certa individuazione dell’entità che si vuole reperire.
Nella revisione del codice italiano ci si è adeguati al modello dell’IFLA e si è già prevista una riarticolazione che preveda una parte introduttiva sull’oggetto della catalogazione che riguarderà le entità titolo a partire da un oggetto catalografico concreto che può essere fisicamente registrato, per il quale si definiranno poi le manifestazioni con le varie tipologie (esemplare di pubblicazione in una sola parte, esemplare di pubblicazione in più parti, esemplare di pubblicazione supplementare, esemplare di pubblicazione composto da materiale eterogeneo) ( vedi Per una nuova articolazione delle RICA, intervento di Roberto Di Carlo preparato in occasione della giornata di studio Linee di evoluzione per le Regole italiane di catalogazione organizzata dalla Commissione permanente per l’aggiornamento delle RICA (Roma, 21 novembre 2002). Si è tenuto ovviamente presente che il modello FRBR è un modello pragmatico con ripercussioni anche organizzative ed operative non facili su cui occorre ancora riflettere. La sua applicabilità è stata finora riservata all’analisi del contenuto delle pubblicazioni e quindi alle "condizioni bibliografiche" che segnalino al catalogatore quali relazioni registrare nel record bibliografico, per rendere conto sia dell’identità di un’opera che delle sue eventuali espressioni.
L’estensione tra le funzioni del catalogo (vedi punto 3.1 e seguenti) anche all’accesso per soggetto, uno degli accessi privilegiati da un utente, è una scelta deliberata verso tutte le possibilità per reperire e localizzare le risorse di un catalogo. Più avanti infatti (7.1.1) si precisa finanche gli strumenti di ricerca sia per nomi che per titoli e soggetti citando, non in forma esplicita operatori di ricerca OPAC, ben conosciuti (parole chiave, frasi, troncamenti, etc.).

Voglio ricordare che tutti i punti discussi nei Gruppi di lavoro dell’incontro IME ICC di Francoforte e poi di Buenos Aires, sono stati discussi e presi in considerazione dalla Commissione sulla revisione delle RICA. La Commissione ha rilevato inoltre la necessità di dedicare un diverso e più ampio spazio alle problematiche e al trattamento dei titoli e in particolare del titolo uniforme, per la rilevanza che il concetto riveste per l’accesso nei cataloghi automatizzati e con riferimento alle indicazioni presenti nelle GARR (Guidelines for authority record and references), che hanno raccomandato di sviluppare liste di autorità anche per tali accessi. Le nuove potenzialità di ricerca in un catalogo in linea, nel quale possono essere adottate prassi e strategie che in alcuni casi disattendono le norme tradizionalmente seguite in fase di inserimento dei dati, danno l’opportunità di fornire informazioni reperibili non solo per autore, ma anche per titoli e ulteriori elementi di accesso (serie, editori, tipo di materiale, paese e luogo di pubblicazione, genere, lingua ecc.).
Per quanto riguarda la descrizione bibliografica i Principi fanno riferimento agli standard bibliografici internazionali, che seppure le RICA attuali non hanno incorporato nel codice ne hanno tenuto conto nella parte III Descrizione con la presentazione in aree di contenuto uniforme degli elementi descrittivi. Nella revisione la sezione dedicata alla descrizione avrà l’andamento dell’ISBDG come struttura e rimanderà i catalogatori all’utilizzo delle ISBD speciali, costantemente aggiornate dall’IFLA, per la descrizione di specifici tipi di materiale.
La descrizione ha per oggetto una manifestazione considerata come insieme di esemplari che hanno le stesse caratteristiche sia rispetto al contenuto intellettuale sia rispetto alla forma fisica e si basa su un esemplare possibilmente perfetto. Nel lavoro di revisione del codice per questa parte si è concordato di inserire anche i livelli di descrizione, stabilendo gli elementi minimi necessari ed essenziali per evitare ambiguità e per rendere accessibili le risorse bibliografiche; tali livelli al momento sono stati previsti nella Guida alla catalogazione SBN per favorire una economicità e diversi gradi di approfondimento per situazioni specifiche o per scelte particolari o locali legate ad una specifica utenza.
Nella parte relativa ai punti di accesso si fa riferimento a due categorie quella degli accessi controllati e non controllati. Il concetto di intestazione uniforme, intesa come un’unica e medesima forma del nome dell’autore, è sempre stato un principio per il nostro codice (vedi par.49), in coerenza con i Principi di Parigi, e di nuovo ribadito nella revisione. "Ogni entità (persona, ente, opera) deve essere rappresentata da una sola intestazione e questa deve riferirsi a una sola entità. Pertanto, se una persona o un ente è conosciuto con più nomi o con più forme di un nome, ai fini catalografici si adotta per l’intestazione uno solo dei nomi o una sola forma del nome. Analogamente, se un’opera è conosciuta con più titoli o con più forme di uno stesso titolo , si adotta come intestazione uno solo di essi".
Quindi nella lingua e nella forma originale e in quella più comunemente usata o ricorrente oggi (concetto della prevalenza), anche ortograficamente. In questo caso nella revisione sono stati introdotti nuovi concetti che meglio specificano che cosa si intende per varianti di uno stesso nome. Queste ulteriori specificazioni, non presenti nelle RICA, sono sembrate di maggior ausilio per il catalogatore in quanto precisano, in maniera esplicita attraverso indicazioni in qualche modo classificatorie, ciò che era presentato sotto forma di esemplificazione (forme varianti grammaticali, ortografiche, di completezza, in lingue diverse, in scritture diverse, etc.). La maggior chiarezza dell’esposizione è sembrata particolarmente importante in questi punti per la sua corretta applicabilità.
Rispetto ai principi e soprattutto nell’ambito della discussione del WG1 Personal names un gruppo maggioritario ha approvato a Francoforte il principio dell’uso nazionale nella scelta e forma del nome laddove altri preferivano la forma nella lingua usata dalla persona o trovata sulle manifestazioni o nei riferimento bibliografici nella lingua e scrittura piu, adatta agli utenti del catalogo. Sembra che quest’ultimo uso sia stato riaffermato a Buenos Aires, dove i paesi dell’area dell’ America latina applicano le norme AACR2. Questo sembra il punto che non ha trovato ancora una concordanza, come pure il concetto di identità bibliografica distinta per persone che usano nomi diversi per diversi generi letterari.
L’utilizzo di forme parallele nei record di autorità per la stessa entità, come già più volte dichiarato nelle presentazioni del modello VIAF (Virtual International Authority file) da Barbara Tillett, potrà far superare agli utenti le differenze di forma (ad esempio di lingua o alfabeto).
Tra le raccomandazioni dei Gruppi di lavoro, quelle del Working Group 2 Corporate Names, dalle risultanze della discussione di Buenos Aires, ribadiscono il limitato accesso all’ente, riaffermandolo solo nel caso di ente creatore. Inoltre concordano con la norma generale 24.1A delle AACR2 , per la forma diretta dell’ente come si presenta nelle manifestazioni. Già nelle raccomandazioni di Francoforte si auspicava la creazione di una lista dei termini usati per determinare quando un ente è rappresentato da un’entità autonoma o deve essere registrato in forma gerarchizzata. Si faceva riferimento alla lista dei termini presenti nelle RAK2 per giungere ad una ipotesi condivisa. La tradizione del nostro codice considera autore l’ente per quelle opere di carattere intellettuale che si presentino espressamente e formalmente come manifestazione del suo pensiero collettivo o come risultato della sua attività. Il rapporto fra l’ente con l’opera deve avere come condizione bibliografica una formale evidenza sulla fonte principale di informazioni (il frontespizio).

I nuovi principi limitano il caso di "enti creatori" (vedi 5.1.1.1) "alle opere che per loro natura siano necessariamente espressione del pensiero collettivo o dell’attività dell’ente, anche se firmate da una persona, in qualità di funzionario o dipendente dell’ente, o quando la formulazione del titolo, unitamente alla natura dell’opera, implica chiaramente che l’ente è responsabile collettivamente del contenuto dell’opera". Quindi solo alle opere di carattere amministrativo, normativo o documentario o a quelle prodotte in suo nome da un estensore o compilatore ma che rappresentino il suo pensiero collettivo (RICA 23 e 26 "Redattore di opera di Ente collettivo").

Per quanto riguarda il titolo uniforme, soprattutto per quello musicale si auspica che il WG5 Uniform Titles lavori con il Gruppo dello IAML per definire la sua formulazione.
A livello nazionale l’ICCU insieme con il Gruppo nazionale IAML costituito da bibliotecari e musicologi sta predisponendo un manuale di catalogazione per la musica che ha affrontato le problematiche per l’eaborazione del titolo uniforme, precisando gli elementi indispensabili, l’ordine e la loro forma. Le indicazioni normative intendono promuovere l’uniformità degli accessi alle notizie bibliografiche di documenti musicali testuali (manoscritti o a stampa), sonori o elettronici in un catalogo cartaceo o automatizzato.
Per quanto riguarda le registrazioni di autorità, che sono state incluse nei nuovi Principi esse "devono documentare forme controllate di nomi almeno per le persone, le famiglie, gli enti e i soggetti". Si deve quindi costruire intorno alla entità autorizzata il reticolo delle relazioni , cioè delle forme varianti scartate ma presenti sui documenti o di quelle circolanti e conosciute dall’utente.
L’aver incorporato indicazioni per le entità di autorità è una scelta condivisa anche dagli estensori della revisione delle RICA che includeranno nella nuova redazione le specifiche per i requisiti dei record di autorità relativi alla definizione di una intestazione autorizzata . cioè delle forma controllata e uniforme di una entità nonché la formulazione dei rinvii associati a tale forma.

Conclusioni

In vari consessi anche in ambito IFLA si è più volte discusso se sia necessario un Codice internazionale o piuttosto, come già precedentemente avvenuto per i Principi del 1961, accordarsi per una condivisione di principi generali.
Del resto in ambiente di normative angloamericane gli stessi estensori delle AACR2, hanno sempre parlato di revisione non di stravolgimento dei principi, che rimangono quelli fissati da Lubetzky e sui quali si basa la nostra normativa.
Ritengo che nell’ambito di una cooperazione anche a livello internazionale si debba tendere non a cambiamenti consistenti, ma ad armonizzazioni degli standard prodotti e ad una loro più vasta applicabilità, sulla base di principi comuni. Lo scambio di dati bibliografici tra sistemi diversi anche per lingua e tradizioni catalografiche è già una realtà: record del catalogo SBN sono caricati su database che utilizzano ad esempio le AACR2 e utilizzati per la catalogazione derivata. Le forme degli autori nazionali sono quindi già recepite quali intestazioni autorizzate in quanto prodotte dal paese di nazionalità dell’autore. In molti progetti europei (vedi ONE 2, OPAC Network in Europe) il modello VIAF è stato pienamente accettato e applicato.


Copyright AIB 2005-02, ultimo aggiornamento 2005-03-04 a cura di Gabriele Mazzitelli
URL: https://www.aib.it/aib/congr/c51/maglianoint.htm

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