[AIB-WEB] Associazione italiana biblioteche. Congresso 1999

 

La revisione dei codici di catalogazione: un punto di vista europeo

Bohdana Stoklasova,Biblioteca Nazionale della Repubblica Ceca
L’evoluzione delle regole di catalogazione ceche nel XX secolo, ovvero vane resistenze agli influssi stranieri

(english versione)

Le regole di catalogazione ceche e la loro applicazione hanno attraversato nel corso dell’ultimo decennio una fase rivoluzionaria sia nel campo della catalogazione descrittiva che dell’analisi concettuale. Il risultato è stata l’applicazione scrupolosa di ISBD, AACR2, LCSH, CDU-MRF e UNIMARC. L’accettazione degli standard internazionali ci permette finalmente di cooperare non soltanto in ambito nazionale (con la creazione del catalogo collettivo CASLIN), ma ancor più a livello internazionale (catturando record da OCLC e mettendo a nostra volta a disposizione i record della produzione catalografica ceca corrente e retrospettiva). Il presente articolo è incentrato sulle norme che regolano la descrizione bibliografica e gli authority record, mentre l’analisi concettuale, i formati di scambio e la loro compatibilità verranno affrontati soltanto marginalmente. L’articolo comprende inoltre una descrizione dell’evoluzione storica delle regole di catalogazione ceche, in modo da rendere più comprensibile la situazione attuale e le ragioni che hanno condotto ad essa.

La storia

A partire dal 1918, anno della creazione della Repubblica Cecoslovacca indipendente, nel nostro paese sono stati utilizzati sette diversi principi di catalogazione, che riflettono tutti le caratteristiche proprie delle regole a cui si rifacevano. Quelle che più hanno infuenzato l’attività catalografica ceca sono state le norme prussiane, le regole sovietiche e le regole anglo-americane. La mia descrizione dello sviluppo delle regole di catalogazione fino alla fine degli anni ’80 è basata su un volume della dr. Hana Vodickova 1), mentre l’analisi dell’ultimo decennio è frutto della mia esperienza personale. Di conseguenza, quest’ultima parte contiene osservazioni e giudizi soggettivi, incertezze ed errori. L’interpretazione soggettiva è peraltro destinata ad essere corretta in futuro da un’analisi più obiettiva e storicamente fondata.

Negli anni 1925-1950 furono adottate come regole ufficiali le Pravidla katalogu zakladniho (listkoveho abecedniho seznamu jmenneho) [Regole del catalogo generale (catalogo alfabetico a schede per autori)] 2). Redatte da Jaromir Borecky, direttore della Biblioteca Pubblica e Universitaria di Praga (l’attuale Biblioteca Nazionale), esse erano fortemente influenzate dalla tradizione biblioteconomica tedesca, predominante fin dal 1899.

Nel 1921 Z.V. Tobolka, direttore della Biblioteca dell’Assemblea Nazionale (l’attuale Biblioteca del Parlamento) pubblicò le Pravidla , jimiz se ridi budovani abecedniho seznamu jmenneho [Regole per la compilazione del catalogo alfabetico per autori] 4). Sebbene destinate soprattutto all’uso interno di quell’istituto, queste norme cominciarono ben presto ad essere utilizzate anche in altre biblioteche amministrative, che miravano tutte alla creazione di un catalogo collettivo. Grazie alla loro semplicità, esse divennero inoltre assai popolari nel circuito delle biblioteche pubbliche.

Dopo il 1948 sorse la necessità di rinnovare le regole di catalogazione, senza contare la forte resistenza all’impiego di qualsiasi strumento che facesse riferimento alla tradizione tedesca. Le norme in uso fino a quel momento erano divenute effettivamente obsolete, ma erano più forti le ragioni di carattere ideologico e politico: il bibliotecario divenne un educatore, un militante politico, e come tale tenuto - sulla base del modello sovietico - a fornire lo stesso livello di informazioni sia all’utente di un istituto di ricerca che al frequentatore di una biblioteca di fabbrica. In questa atmosfera vennero pubblicate nel 1950 le Prozatimni pravidla abecedniho jmenneho seznamu [Regole provvisorie del catalogo alfabetico per autori] 5). A differenza delle regole di Borecky e di Tobolka, le Regole provvisorie non furono più il frutto degli sforzi di un singolo, ma il risultato di un’elaborazione collettiva. Se intento degli autori era cancellare l’influsso delle regole prussiane, essi si videro altresì investiti da un arduo compito: scegliere tra le regole sovietiche 6) e i modelli americani 7). Per ragioni politiche la scelta non poteva cadere che sulle prime. Dal momento che queste non erano ancora pronte, le Regole provvisorie cercarono di introdurre principi che ne anticipassero la versione definitiva. Ad eccezione degli spartiti musicali, esse non consideravano nessun altro materiale speciale, e sia per questo che per altre ragioni furono ritenute inadeguate dalle biblioteche più grandi.

La mancanza di norme per la catalogazione di particolari tipologie di documenti in un periodo in cui biblioteconomia e scienza dell’informazione stavano prendendo due strade diverse, condusse nel 1952 alla creazione di nuove regole, Jednotny katalogizacni predpis pro literarni sluzbu [Regole uniche di catalogazione per il servizio di consulenza] 8), che dovevano soddisfare le esigenze delle biblioteche con materiali speciali e dei centri di documentazione di recente creazione.

A partire dagli anni ’60, la pratica catalografica ceca subì per decenni l’influsso delle Pravidla jmenneho katalogu [Regole del catalogo per autori] 9) stilate nel 1959 da un gruppo di lavoro guidato da Miroslav Nadvornik, che erano in realtà una rielaborazione delle Regole provvisorie. Destinate alle biblioteche grandi e medie, esse prendevano in considerazione anche alcuni materiali speciali. Naturalmente, queste norme rimanevano fedeli alla tradizione catalografica sovietica, ma poiché i loro autori seguivano da vicino anche gli altri orientamenti internazionali, esse accolsero alcuni principi che furono in seguito promulgati alla Conferenza di Parigi del 1961. Nel 1960 apparve una versione ridotta delle Regole 10) destinate alle biblioteche piccole e medie, mentre nel 1972 videro la luce le Pravidla jmenneho zaznamu specialnich dokumentu a analytickeho popisu [Regole di catalogazione per materiali speciali e per il trattamento degli spogli].

Oltre ai tentativi di creare regole che agevolassero il lavoro di catalogazione, vale la pena di citare l’elaborazione degli standard nazionali per la descrizione bibliografica delle diverse tipologie di materiali. Nel 1964 fu pubblicato il CSN 010195 bibliograficky (dokumentacni) a katalogizacni zaznam [Standard ceco 010195 per record bibliografici e catalografici] 11): l’intento era quello di impiegarlo in tutte le biblioteche e dunque di unificare la pratica catalografica ceca, che a quella data faceva prevalentemente uso delle Regole di Nadvornik. Sfortunatamente, queste non erano obbligatorie e molti istituti preferirono evitare di uniformarsi ad esse.

Le Regole del catalogo per autori e lo standard CSN 010195, insieme allo standard del 1983 CSN 010188 Tvorba predmetovych hesel [Standard ceco 010188 per le intestazioni soggetto] 12) furono usati per più di vent’anni. In alcune biblioteche sono tuttora utilizzati. Le Regole cominciarono ad essere impiegate in un periodo in cui l’automazione all’interno delle biblioteche ceche era praticamente nulla, quando i bibliotecari non avevano quasi alcuna possibilità di viaggiare e visitare istituti e colleghi stranieri: nessuno di noi si rendeva conto che ogni record, soprattutto dopo essere stato automatizzato, deve attenersi a una struttura rigidamente definita. I nostri catalogatori entrarono in contatto con la "decostruzione" di un record e con il formato MARC soltanto alla fine degli anni ’80. Fino al 1983, anno in cui la Ceska narodni bibliografie (Knihy) [Bibliografia nazionale ceca (Libri)] usò per la prima volta gli ISBD, anche questo standard era un concetto sconosciuto e temuto.

La trasformazione: I fase (anni ‘80-1993, gli inizi dell’automazione)

Il primo passo significativo verso l’automazione e l’accettazione degli standard internazionali fu il progetto Automatizovany system ceske narodni knizni bibliografie: ASNB-K [Sistema automatizzato della bibliografia nazionale ceca (libri): ASBN-K] 13). (In realtà, già negli anni ’60 il Progetto GIPSY 14) aveva sperimentato una versione informatizzata della Bibliografia nazionale ceca, che però non decollò mai per carenze tecniche). I dati venivano creati con l’ausilio di un normale word processor: il fine non era la creazione di un database interrogabile, quanto la possibilità di agevolare la stesura dell’edizione a stampa dei fascicoli della Bibliografia nazionale. Il gruppo di lavoro fu inoltre incaricato di analizzare i record creati e di studiare gli standard di catalogazione internazionali. Fortunatamente, dal momento che tutti i record usavano la punteggiatura ISBD, essi erano accomunati da una sorta di struttura unificante che di recente ne ha reso possibile la conversione all’interno del nostro moderno data base. Per anni l’impiego degli ISBD nella Bibliografia fu visto dai bibliotecari cechi più come una curiosità che come uno strumento di standardizzazione. Se per quanto concerne la descrizione bibliografica c’era ovviamente una struttura unificante, nel caso delle intestazioni soggetto il risultato fu invece opposto: nacquero nuove voci quasi per ogni soggetto.

Con il progetto del 1987 Automatizovany system zpracovani fondu: ASFZ [Sistema automatizzato per la catalogazione di singoli fondi: ASZF] 15), per il trattamento dei volumi in lingua inglese della Biblioteca Nazionale, gli ISBD furono inclusi per la prima volta nello schema del data base. Il gruppo di lavoro fu attento sia alla creazione del record che al suo recupero da parte dell’utente. Il progetto formulava i principi fondamentali della struttura del nostro data base, in seguito inclusi nella Obecna datova struktura [Struttura generale dei dati] 16), completata nel 1988. I principi dei record comprensibili alla macchina, della loro struttura e della loro convertibilità furono presentati per la prima volta ai nostri bibliotecari in un momento in cui le biblioteche avevano già affrontato questa problematica, soprattutto quelle che avevano iniziato a usare il sistema CDS/ISIS. La reazione iniziale fu piuttosto negativa: il numero dei campi obbligatori, i sottocampi richiesti, la quantità di nozioni da imparare – tutto ciò era visto con profondo scetticismo sia dai bibliotecari che dagli operatori dei sistemi. Fu proprio la frantumazione dei record, accolta con tanta riluttanza, che in seguito apparve agli stessi operatori l’elemento più importante per la creazione di indici facilmente interrogabili e per la successiva convertibilità di detti record.

La Struttura generale dei dati fu seguita nel 1989 dal Vymenny format pro bibliograficky (dokumentacni) a katalogizacni zaznam [Formato di scambio per record bibliografici e catalografici] 17), il nucleo del Modularni automatizovany knihovnicky system: MAKS [Sistema bibliotecario automatizzato modulare]. MAKS costituì la base dell’automazione in centinaia di biblioteche ceche che negli anni ’80 avevano impiegato il sistema CDS/ISIS. Giacché esse stavano mettendo a punto le convenzioni per il formato di scambio, i suoi autori si chiesero se fosse più opportuno utilizzare UNIMARC, che pure conoscevano, o il formato nazionale. Il sistema CDS/ISIS ormai familiare poneva seri problemi, poiché i suoi record potevano contenere soltanto 99 campi. Inoltre, alla fine degli anni ’80 non era chiaro se UNIMARC si sarebbe imposto come standard internazionale a fianco del più diffuso USMARC. Infine, il gruppo che aveva elaborato il Formato di scambio (da me coordinato) non aveva afferrato appieno i dettagli di UNIMARC e tendeva anzi a "correggerne" "difetti" e lacune. Fortunatamente, il nostro formato di scambio prevedeva una notevole frantumazione dei dati, che ha reso possibile la conversione in UNIMARC alla metà degli anni ’90. Provvidenzialmente, esso usava i principi degli ISBD e ciò ha consentito che questi fossero indirettamente accettati dalla maggior parte delle biblioteche ceche addirittura prima del 1993, anno in cui fu pubblicata la loro prima traduzione ceca 19). Gli ISBD furono inoltre inseriti nel display dell’OPAC e nei formati di stampa, cosa giudicata discutibile da molti bibliotecari per il suo carattere eccessivamente innovativo, che si temeva potesse allontanare gli utenti.

Mentre si procedeva al collaudo di MAKS, appariva sempre più chiaro come le nostre regole di catalogazione fossero divenute nuovamente obsolete, soprattutto riguardo alle intestazioni, non contemplate dagli ISBD. Venne effettuato un nuovo tentativo di esaminare le regole anglo-americane, sebbene fossero ancora considerate troppo lontane dalle nostre, oltre a contenere alcune differenze sostanziali rispetto alle indicazioni dell’IFLA. Le vecchie regole avevano esaurito la loro utilità, i modelli stranieri esistenti erano guardati con scetticismo e compilare in breve tempo nuove norme non era praticabile. Per di più, i nostri bibliotecari chiedevano regole per i materiali speciali. L’ipotesi di rivedere lo standard CSN 010195 sembrò la scelta più adeguata. Nel 1990 furono accettate le modifiche, pubblicate nel 1992 con il titolo Bibliograficky zaznam [Il record bibliografico] 20). Questa nuova versione sostituiva la precedente, prevedeva il trattamento dei materiali non librari e adottava gli ISBD, ma per la sua brevità non poteva essere considerata un vero e proprio corpus di regole. Inoltre, non si era ancora provveduto alla stesura di norme per la creazione delle intestazioni. Nel corso della discussione sulla stesura delle nuove regole di catalogazione, fu avanzata e subito respinta l’ipotesi di limitarsi ad adottare le AACR2. Tuttavia, fu proposto un compromesso: elaborare le regole di catalogazione ceche sulla base delle AACR2, o piuttosto dei loro principi positivi, e integrarle con altre norme straniere. Il risultato del lavoro di un gruppo di 40 bibliotecari guidato dalla dr. Hana Vodickova furono le nuove Pravidla jmenneno popisu [Regole di catalogazione descrittiva] 21), di ben 597 pagine, che avrebbero dovuto essere pubblicate nel 1993 e dunque sostituire le Regole del catalogo per autore del 1959. Nonostante le caratteristiche positive – descrizione di tutte le tipologie di materiali, accettazione del concetto di autore collettivo e di titolo uniforme, applicazione abbastanza fedele della punteggiatura prescritta dagli ISBD – le Regole non furono pubblicate. Una delle ragioni principali del loro fallimento fu la forma peculiare dell’intestazione principale autore, elaborata secondo criteri che mal si attagliavano all’automazione e alla conversione in altri sistemi. Non era affatto chiaro che un record catalogato dovesse essere facilmente consultabile dall’utente non solo in un catalogo a schede, ma anche in un sistema informatizzato. Ogni volta che qualcosa non si adattava ai loro criteri, gli autori suggerivano che le biblioteche introducessero nuove regole che soddisfacessero le loro particolari esigenze.

Quando i nostri bibliotecari cominciarono a recarsi all’estero, dopo il 1989, riportarono in patria la consapevolezza che la standardizzazione è essenziale per la cooperazione internazionale e che le regole elaborate a livello locale possono difficilmente competere con gli standard internazionali. Certamente, un piccolo paese con una produzione libraria non troppo abbondante, in una lingua poco diffusa, non ha alcuna possibilità di soppiantare norme di catalogazione già esistenti e che gestiscono milioni di record. Se volevamo diventare parte del mondo, dovevamo dunque accettarle. Finalmente ci rendemmo conto che specifiche regole di catalogazione nazionali, per quanto perfette, ci avrebbero inevitabilmente condotto all’isolamento. Il gruppo di lavoro di 40 membri venne sciolto, mentre guadagnavano sempre più terreno le posizioni favorevoli alla traduzione delle AACR2. Decidemmo dunque di tradurre le AACR2 e gli ISBD e analizzarne tutti i dettagli e le implicazioni, esaminando con occhio imparziale e critico soprattutto le regole che differivano dagli standard internazionali e quelle che potevano risultare inaccettabili per la tradizione catalografica ceca, documentando i nostri giudizi con esempi specifici. Lo stesso atteggiamento fu assunto nei confronti di UNIMARC. Allo stesso tempo, fu sollevata la questione dell’analisi concettuale: pur rifiutando di tradurre le LCSH, ci si accordò sulla possibilità di utilizzarne in futuro i principi per la creazione del nostro nuovo thesaurus. Le intestazioni soggetto continuarono ad essere assegnate sulla base dello standard CSN 010188 del 1983. Ciò era molto più accettabile per i nostri catalogatori, dal momento che non avevamo neanche affrontato la questione dell’authority control. Le biblioteche con intestazioni soggetto inadeguate per il loro particolare sistema automatizzato si servirono di parole chiave elaborate liberamente, nonché del massimo livello della CDU.

La trasformazione: II fase (1994- )

A partire dal 1994, le biblioteche ceche cominciarono a realizzare sistemi bibliotecari integrati. Di conseguenza, la maggior parte di noi si rese conto di quanto fossero importanti coordinamento e cooperazione, e fu intrapresa una seria analisi degli standard. La necessità di standard uniformi si stava facendo sempre più urgente poiché nel nostro paese venivano utilizzati numerosi sistemi tutti diversi tra loro: ALEPH, TINLIB, LANIUS, KP-SYS, RAPID LIBRARY, etc. Le discussioni teoriche sfociarono in applicazioni pratiche quando le biblioteche iniziarono ad usare OCLC. Alla luce della cooperazione nazionale e ancor più internazionale, nonché della necessità sempre più sentita di poter convertire facilmente i record, il bisogno di standard uniformi diventò di primaria importanza. Per giunta, molte biblioteche avviarono progetti di conversione retrospettiva, e di fronte all’aumento vertiginoso dei data base, il concetto di authority control fu preso seriamente in considerazione. La Biblioteca Nazionale sta ora facendo da pioniere in tale direzione: in tutti i nuovi record relativi a libri cechi si fa uso delle LCSH, sia in traduzione ceca che nell’originale inglese.

Quando fu inaugurato il progetto CASLIN [Rete bibliotecaria ceca e slovacca], fu costituito un Gruppo di Lavoro per la Standardizzazione e la Descrizione Bibliografica. Nel 1994 esso pubblicò la prima versione delle indicazioni relative a quale forma dovessero avere i record di un catalogo collettivo 22) e la sottopose al Comitato Direttivo del CASLIN. Fu stabilito che

Malgrado le nostre dichiarazioni di principio, non fu facile realizzare l’accordo sugli standard, anche perché inizialmente questi non erano tutti disponibili in ceco. Ci volle molto più tempo del previsto per tradurre tutti gli strumenti necessari, soprattutto perché in molti casi non esisteva una terminologia ceca per alcuni nuovi concetti. Senza la necessaria applicazione pratica delle regole era molto difficile afferrare appieno certi concetti e tradurli in modo che avessero un senso. La nostra decisione di pubblicare le AACR2 e UNIMARC in un unico raccoglitore si dimostrò assai opportuna: solo usando le regole cominciammo infatti a comprenderle sempre meglio e le nostre interpretazioni divennero più chiare e più accettabili. In un primo tempo tutto quello di cui disponevamo era la traduzione ceca delle AACR2 del 1994 23), la traduzione slovacca di UNIMARC del 1987 24) e la traduzione ceca di UNIMARC del 1996 25). Contemporaneamente, si lavorava alla versione ceca degli ISBD (G, M, S). Infine, vennero tradotti UNIMARC/Authority 26) e il Manuale delle AACR2 27).

Per quanto concerne le AACR2, ci trovavamo in un circolo vizioso: senza interpretazioni era impossibile utilizzare le regole, ma senza utilizzarle era altresì molto difficile elaborare interpretazioni che permettessero di avviare il lavoro. Prima di prendere qualsiasi decisione, era fondamentale sperimentare le norme, capirle e "viverle", in modo da poter distinguere tra quanto non ci piaceva perché nuovo e diverso, e quanto era sostanzialmente estraneo alla nostra tradizione. In effetti, la nostra accettazione delle AACR2 attraversò varie fasi:

  1. 1994-1995: "le AACR2 sono molto complesse, incomprensibili e assolutamente inadatte alle nostre biblioteche, e le interpretazioni sarebbero a loro volta estremamente complicate";
  2. 1996-1997: "le AACR2 presentano alcune caratteristiche positive, in particolare la struttura chiara, logica, nonché l’esposizione, e forse con una serie di rettifiche potrebbero adattarsi alle nostre biblioteche";
  3. 1998-: "nonostante la loro complessità, le AACR2 sono molto migliori delle nostre vecchie regole, e dopotutto sono state usate a livello mondiale per quasi vent’anni: occorrerebbe introdurvi soltanto un numero limitato di cambiamenti rilevanti".

All’inizio l’applicazione delle AACR2 richiese un grande impegno da parte dei catalogatori. Ma l’esperienza del Gruppo di Lavoro e del Comitato Consultivo per la Politica della Catalogazione (un gruppo di esperti provenienti da varie biblioteche ceche) fu preziosa per la stesura delle interpretazioni. Non fu facile trovare un terreno comune, anche perché quasi ogni biblioteca serviva un’utenza diversa e usava un differente sistema automatizzato. Spesso i singoli erano pronti a forzare le regole per adattarle ai propri sistemi, piuttosto che fare il contrario. Ma alla fine il buon senso e il bisogno di uniformità prevalsero, e sempre più spesso gli esperti si trovavano d’accordo sui nuovi criteri e sulle nuove interpretazioni, pur temendo le reazioni dei colleghi una volta tornati alle rispettive sedi. Dal momento che i membri del Comitato provenivano sia da biblioteche che non avevano ancora avviato progetti innovativi che da istituti più all’avanguardia, ognuno di loro aveva bisogno di tempi di lavoro diversi. Quanto ai "progressisti", che avevano già introdotto una serie di cambiamenti nelle loro biblioteche, erano consapevoli che in seguito avrebbero dovuto cambiare, qualora le decisioni del Comitato non fossero coincise con le loro.

Uno dei compiti più ardui che ci si presentarono fu la scelta della forma delle intestazioni. Dovevamo usare le indicazioni dell’IFLA o quelle delle AACR2? Sebbene inizialmente propendessimo per le prime, privilegiando dunque le forme "originali", alla fine scegliemmo il criterio delle AACR2, con la prospettiva di creare un numero di rinvii molto più elevato che se avessimo optato per l’IFLA. Perciò fummo molto sollevati quando nel 1998 l’IFLA stabilì che la forma "originale" di un’intestazione era poco pratica e che avrebbe dovuto essere sostituita da quella "nazionale". La scelta tra forma "originale" e "nazionale" di un nome continua ad essere un problema, specialmente dove non vi sia alcun legame tra authority heading e il suo rinvio al record bibliografico, cosa di cui ci siamo resi conto solo di recente. Rivolgendo la nostra attenzione soprattutto ai record bibliografici, abbiamo notevolmente trascurato il concetto di authority control e le forme stesse delle intestazioni. Soltanto quando i nostri data base cominciarono ad assumere dimensioni rilevanti e ci accingemmo a caricare e scaricare record, dedicammo finalmente all’authority control la considerazione che meritava. Di conseguenza, ora ci attende un enorme lavoro di pulizia, dal momento che abbiamo creato più di un milione di record privi di una rigorosa uniformità di intestazioni. Il milione di record bibliografici che possono essere trovati sul nostro CD-ROM e sul server www sono supportati soltanto da circa 10.000 authority record UNIMARC "puliti". ALEPH 3xx, usato dalla Biblioteca Nazionale, non facilita certo il nostro lavoro di authority control. Ciò nondimeno, stiamo facendo tutto il possibile per rendere le nostre intestazioni perfettamente compatibili in tutte le biblioteche ceche e accettabili per quelle straniere. Le intestazioni di nuova creazione si conformano alle regole previste, ma sono ancora numerose quelle create precedentemene di cui saremo in grado di correggere la forma molto più tardi.

Come ho già detto, CASLIN è il catalogo collettivo ceco. Tuttavia, esistono molti altri cataloghi "collettivi" – locali e regionali, di ricerca e universitari, non tutti collegati a CASLIN. Ai fini della valutazione dell’uso corretto delle AACR2 e della loro differente applicazione nelle singole biblioteche, un ruolo centrale è svolto dal progetto Trattamento Partecipato della Produzione Libraria Ceca. A questo gruppo prendono parte le 10 maggiori biblioteche di ricerca ceche, più la Biblioteca Nazionale di Praga. Sono tutte biblioteche di deposito e hanno tutte usato in diverso grado le AACR2 fin da quando ne è stata disponibile la traduzione. Poiché c’è una strettissima cooperazione e la revisione dei record che affluiscono è molto seria, ogni deviazione dalla norma e ogni errore sono immediatamente scoperti, valutati e trasmessi alla biblioteca che ha commesso l’"errore". Per ora le nostre conclusioni sono le seguenti:

  1. non è sufficiente usare gli ISBD: ci deve essere uniformità nell’applicazione delle regole. Tutti i record sono UNIMARC e sebbene le biblioteche usino gli ISBD, in alcuni record le AACR2 vengono integrate solo parzialmente, o gradualmente. Ogniqualvolta viene aggiunto un record che impiega le regole in maniera incoerente, si pone il problema di come correggerlo e renderlo del tutto compatibile;
  2. la nostra cooperazione è notevolmente ostacolata dalla mancanza di authority control.

Sebbene nel 1997 la Biblioteca Nazionale abbia iniziato a usare i record OCLC nella normale attività di catalogazione, stiamo incontrando problemi simili anche a questo livello: soltanto le biblioteche che usano le stesse regole di catalogazione importano con successo i record da OCLC. La Biblioteca Nazionale è quella più avvantaggiata, perché nella catalogazione usa le AACR2 e le LCSH, e dunque può accettare anche le intestazioni soggetto dei record importati. Questa compatibilità funziona bene anche all’incontrario: quando i record della Biblioteca Nazionale diventano disponibili in OCLC, gli altri istituti trovano meno gravoso trattarli, perché redigere record incompleti o inaccettabili gioca un notevole ruolo nel decidere se accettare o meno un record straniero.

Conclusione

Come dovrebbe apparire evidente dalla mia analisi, non è esatto dire che noi abbiamo cercato di evitare gli standard internazionali, sebbene siamo stati lenti ad accoglierli. Fortunatamente, non ci sembra che l’accettarli abbia in alcun modo intaccato o diminuito la nostra identità nazionale. Al contrario: quando abbiamo cominciato ad analizzare nell’OCLC i record delle pubblicazioni ceche possedute dalle biblioteche americane, non siamo stati soddisfatti dalla qualità di alcuni di essi. Per lo più, i record erano molto concisi e contenevano errori di ortografia. Di conseguenza, quando per porre rimedio al problema la Library of Congress ci ha proposto di fornire noi stessi i record di pubblicazioni ceche, non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione. Sono occorsi cinque anni perché i nostri record raggiungessero un livello tale da essere quasi completamente compatibili con le biblioteche straniere. Ovviamente tale cooperazione è fruttuosa per entrambe le parti, giacché noi accettiamo di buon grado qualunque contributo. La nostra collaborazione è molto vantaggiosa e la possibilità di importare record di pubblicazioni straniere è assai ben vista dal punto di vista dell’economia del lavoro: non dobbiamo catalogare questi libri. Importare record stranieri ci permette inoltre di avere numerose dimostrazioni della corretta applicazione degli standard catalografici internazionali, e di ampliare in tal modo la nostra preparazione al riguardo.

Mi siano concesse a questo punto alcune considerazioni avveniristiche. Sarebbe molto più facile per tutti poter accettare gli standard internazionali così come sono, se essi fossero davvero internazionali. Nel XXI secolo accadrà che i catalogatori, come molti altri settori delle nostre società, sotto la pressione economica dovranno scendere a compromessi e accettare gli standard. Nessuno sarà stimolato a elaborare regole locali, nessuno avrà il tempo di intraprendere simili imprese. La cosa più probabile è che le AACR2, che per ora hanno un carattere abbastanza internazionale, diventeranno le CR21 e accoglieranno modifiche e varianti di ogni genere. Le regole verranno modernizzate e nell’area delle authority headings sarà irrilevante quale forma sia quella accettata e quale un rinvio. Le biblioteche saranno in grado di presentare una forma ai loro utenti e una forma differente agli utenti stranieri, come input nel record "internazionale". Tutti i record saranno creati in MARC21, che conterrà la frantumazione di UNIMARC e il suo concetto di scheda principale "senza autore"; le SH21 (soggetti) saranno integrate dalla DC21 (classificazione) e ogni record sarà comprensibile da tutti, ovunque.

Quanto ci vorrà prima che questa fantasia divenga realtà dipenderà dalle condizioni economiche, dalle richieste rivolte dagli utenti alle biblioteche e dalla capacità dei catalogatori di abbandonare le vecchie regole e di non dare più troppa importanza a dettagli insignificanti. Ci capita spesso di ascoltare questa argomentazione: i nostri utenti hanno bisogno di ciò di cui sono abituati ad avere bisogno. Ma è proprio vero? Oggi, nell’era di Internet, quando ognuno può raggiungere un qualsiasi sito in tutto il mondo, accedere a quasi tutti i data base e ai servizi che si vuole, spesso pieni di elementi "inaccettabili e stranieri", gli utenti vengono necessariamente in contatto con diverse forme e diversi trattamenti dei dati, che non rispondono a rigide norme. Sono loro che hanno bisogno di tali norme, o noi? Abbiamo mai chiesto ai nostri utenti se hanno bisogno che l’informazione in un record sia divisa da una particolare punteggiatura? Abbiamo mai spiegato loro in dettaglio la differenza tra i due punti e il punto e virgola? No, non l’abbiamo fatto, e in caso contrario saremmo stati oggetti di riso. Tutto ciò di cui hanno bisogno i nostri utenti è di poter individuare rapidamente ciò che occorre loro, il più semplicemente possibile.

Forse le mie fantasie rappresentano un’Utopia destinata a non realizzarsi per un semplice motivo: essa sarebbe sì un paradiso per gli utenti, ma sarebbe altresì un inferno per i catalogatori. Dopotutto, ciò condurrebbe nuovamente a compromessi e cambiamenti, alla perdita delle certezze e dell’identità nazionale. Ogni volta che ci siamo dimostrati riluttanti ad accettare gli standard internazionali, alla base c’era sempre il desiderio di conservare quanto più possibile lo status quo. La "via ceca" è un eccezione, o è soltanto un esempio di un malessere molto più diffuso?

Bibliografia

1) Jmenna katalogizace. 1 cast [Catalogazione per autori. I parte] / Hana Vodickova. – Praha : Statni pedagogicke nakladatelstvi, 1963. – 110 p.

2) Pravidla katalogu zakladniho (listkoveho abecedniho seznamu jmenneho) s dodatkem o popisu spisu drobnych [Regole del catalogo generale (catalogo alfabetico a schede per autori) e altri scritti] / Jaromir Borecky. – Praha : nakl. statnim, 1925. - 164 p.

3) Instruktionen fur die Alphabetischen Kataloge der preussischen Bibliotheken vom 10. Mai 1999. – Berlin : Behrend & Co., 1915. – 179 p.

4) Pravidla, jimiz se ridi budovani abecedniho seznamu jmenneho [Regole per la compilazione del catalogo alfabetico per autori] / Z.V. Tobolka. – Praha : Cs. kompas, 1921. – 64 p.

5) Prozatimni pravidla abecedniho jmenneho seznamu [Regole provvisorie del catalogo alfabetico per autori] / Commissione per la riforma delle regole di catalogazione. – Praha : Statni nakladatelstvi, 1950. – 55 p.

6) Edinye pravila po opisaniju proizvedenij pecati dlja bibliotecnych katalogov [Regole uniche di catalogazione delle opere a stampa]. – Moskva : Gos. Biblioteka SSSR im. Lenina, 1959. – 8 v.

7) Catalog rules : author and title entries : american ed. – Washington : ALA Publ. Board, 1908. – 88 p.

8) Jednotny katalogizacni predpis pro literarni sluzbu [Regole uniche di catalogazione per il servizio di consulenza] – Praha : Prumyslove vydavatelstvi, 1952. – 23 p.

9) Pravidla jmenneho katalogu [Regole del catalogo per autori] / Miroslav Nadvornik …[et al.]. – Praha : Statni pedagogicke nakladatelstvi, 1959. – 234 p.

10) Pravidla jmenneho katalogu pro stredni a mensi knihovny [Regole del catalogo per autori per medie e piccole biblioteche] / Miroslav Nadvornik … [et al.]. – Praha : Statni pedagogicke nakladatelstvi, 1960. – 129 p.

11) CSN 010195 Bibliograficky (dokumentacni) a katalogizacni zaznam [Standard ceco 010195 per record bibliografici e catalografici]. – Praha : Urad pro normalizaci a mereni, 1965. – 28 p.

12) CSN 010188 Tvorba predmetovych hesel [Standard ceco 010188 per le intestazioni soggetto]. – Praha : Urad pro normalizaci a mereni, 1983. – 38 p.

13) ASNB-K : provadeci projekt automatizovaneho systemu ceske knizni narodni bibliografie [ASNB-K : progetto esecutivo per un sistema automatizzato della bibliografia nazionale ceca (libri)]. – Praha : Statni knihovna CSR, 1983.

14) Overeni aplikace systemu GIPSY v narodni bibliografii .[Risultati dell’applicazione del sistema GIPSY alla bibliografia nazionale]. / Blahoslav Kovar, Zdenek Franc, Oldrich Smely. – Praha : Statni komise pro techniku, 1967.

15) Automatizovany system zpracovani fondu [Sistema automatizzato per la catalogazione di singoli fondi]. – Praha : Statni knihovna CSR, 1987.

16) Obecna datova struktura dokumentografickeho zaznamu [Struttura generale dei dati del record documentario]. – Praha : Statni knihovna CSR, 1988. – 195 p.

17) Vymenny format pro bibliograficky (dokumentacni) a katalogizacni zaznam [Formato di scambio per record bibliografici e catalografici]. – Praha : Statni knihovna, CSR, 1999. – 2 v.

18) Modularni automatizovany knihovnicky system [Sistema bibliotecario automatizzato modulare]. – Praha : Statni knihovna CSR, 1999. – 7 moduli.

19) ISBD(G) : Vseobecny mezinarodni bibliograficky popis [ISBD(G) : International Standard Bibliographic Description (General)]. – Praha : Narodni knihovna, 1993. – VIII, 36 p.

20) CSN 010195 Bibliograficky zaznam [Standard ceco 010195 per il record bibliografico]. – Praha : Vydavatelstvi norem, 1992. – 38 p.

21) Pravidla jmenneho popisu : verze 0.2 [Regole di catalogazione descrittiva : versione 2] / Hana Vodickova … [et al.]. – Praha : Narodni knihovna v Praze, 1992. – 597 p.

22) Zaznam pro souborny katalog [Il record per il catalogo collettivo]. – Praha : Narodni knihovna v Praze, 1994. – 21 p.

23) Anglo-americka katalogizacni pravidla : druhe vydani, revize 1998 [Le regole anglo-americane di catalogazione : 2. ed., revisione 1998] / American Library Association. – Praha : Narodni knihovna v Praze, 1994. - 686 p.

24) UNIMARC manual : slovenska verzia [Manuale UNIMARC : versione slovacca]/ IFLA. – Martin : Maticka slovenska – Slovenska narodna kniznica, 1994. – 588 p.

25) UNIMARC manual : bibliograficky format [Manuale UNIMARC : formato bibliografico] / IFLA. – Praha : Narodni knihovna Ceske republiky, 1996.

26) UNIMARC/autority : univerzalni format pro autority [UNIMARC/authority : formato universale per l’authority] / IFLA. – Praha : Narodni knihovna Ceske republiky, 1996. – 80 p.

27) Prirucka k AACR2 : revize 1988 : vyklad a priklady k Anglo-americkym katalogizacnim pravidlum [Manuale delle ACCR2 : rev. 1988 : descrizione ed esempi delle regole anglo-americane di catalogazione] / Margaret F. Maxwell. – Praha : Narodni knihovna Ceske republiky, 1995. – 435 p.

28) AACR2R/UNIMARC : schvalene ceske interpretace. Verze 2 (leden 1999) [AACR2R/UNIMARC : interpretazione ceca ufficiale. Versione 2 (gennaio 1999)]. http://www.nkp.cz/start/standard/def_int.htm.


Copyright AIB 1999-05-22 a cura di Susanna Giaccai

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