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Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari italiani del XX secolo

[Ritratto]

Vitali, Aladino

(Grosseto 23 gennaio 1920 – Grosseto 28 agosto 2011)

Dopo la scuola di avviamento, animato da un forte desiderio di continuare gli studi, si iscrisse all'Istituto magistrale dove conseguì il diploma; successivamente frequentò la Facoltà di magistero dell'Università di Roma, laureandosi in materie letterarie nel 1944.
Antifascista per tradizione familiare, partecipò alla Resistenza nella formazione maremmana del "Tenente Gino" (Luigi Canzanelli) e successivamente divenne comandante della Banda Polveraia: per tale attivitą gli fu riconosciuta la qualifica di partigiano combattente.
Cominciò a lavorare in Prefettura nell'Ufficio assistenza post-bellica di Grosseto, dove restò fino al 1954.
Negli anni della ricostruzione partecipò generosamente, insieme ad altri giovani grossetani, alla ripresa delle istituzioni culturali della città dando occasionalmente una mano a Luciano Bianciardi, nominato direttore provvisorio della Biblioteca comunale, nel recupero di migliaia di volumi incrostati di fango e detriti, conseguenza del bombardamento del 1943 e dell'alluvione dell'Ombrone del 1944. L'esperienza lasciò in lui un segno indelebile: anni dopo, nel necrologio di Bianciardi (uscito sul «Bollettino d'informazioni» dell'AIB nel 1971), ricordò «quel tempo, ormai favoloso, nel quale noi, amici suoi, lo visitavamo in Biblioteca» e il «grande mucchio di libri, che, [...] sotto le sue mani, tornava ad avere un valore di cultura e di vita».
Quando nel 1950 la Biblioteca Chelliana riaprì i battenti, si ritrovò quasi naturalmente nel ruolo di collaboratore delle iniziative promosse da Bianciardi. Con le conferenze, i dibattiti e un bibliobus che girava per le campagne (Vitali collaborava soprattutto a questo servizio), la Chelliana diventò il luogo da cui partiva un "lavoro culturale" che intendeva raggiungere tutte le fasce di utenti, anche le più lontane. Con il sostegno della Camera del lavoro nacque anche il Circolo grossetano del cinema (durato fino al 1953), del quale Vitali fu fondatore insieme al fratello Isaia e allo stesso Bianciardi. Insieme a quest'ultimo elaborava sui repertori della Biblioteca le schede introduttive alle pellicole, complete di bibliografia e filmografia, da distribuire la domenica mattina agli spettatori di quello che per Grosseto diventò un cinema d'essai ante litteram.

Nel dicembre 1954, a seguito delle dimissioni di Bianciardi (che lasciò Grosseto per Milano), venne nominato direttore della Biblioteca Chelliana, e ottenne poi formalmente il grado come vincitore del concorso per titoli ed esami bandito nel dicembre 1957. Come molti della sua generazione, dal punto di vista professionale era un autodidatta: la sua formazione avvenne sui pochi manuali di biblioteconomia in circolazione, gli stessi di cui si era servito il suo predecessore. Senza altri collaboratori se non lo storico custode-factotum Eugenio Gentili, optò per un'impronta più istituzionale, caratterizzata dai servizi, dalla catalogazione e dalla conservazione piuttosto che dalle iniziative culturali (ancora presenti ma sempre più rare): rispetto a queste, preferiva «stare nella quiete della Chelliana, a ordinare e collocare i volumi negli scaffali».
Il primo atto del nuovo corso della Biblioteca fu l'elaborazione di un dettagliato regolamento (che comprendeva anche il servizio di bibliobus), cui si affiancò la rilevazione di statistiche più precise che in passato. Nel tempo vennero portati avanti, fino a comprendere tutta la parte moderna, il registro topografico e gli schedoni dei periodici in corso, mentre particolare cura fu dedicata alla catalogazione. Questa passione per il lavoro documentario lo vide anche impegnato, nel 1955, nel recupero e riordino dei verbali del Comitato di liberazione nazionale di Grosseto, conservati presso l'Archivio storico comunale. Non si isolò nella Biblioteca: gli anni Sessanta lo videro ancora presente all'interno del dibattito culturale a Grosseto, questa volta come portavoce dei problemi e delle esigenze dell'istituzione che dirigeva, mentre all'inizio degli anni Settanta fu tra i fondatori della casa editrice Il Paese reale.
Nel 1955 partecipò al quarto Convegno nazionale dei bibliotecari degli enti locali, tenuto a Taranto dal Comitato d'intesa, e dal 1956 compare fra i soci dell'Associazione italiana biblioteche.
Nel 1966 una nuova piena dell'Ombrone lo vide far fronte al salvataggio dei volumi della Chelliana, nuovamente devastata. Con l'aiuto dei giovani "angeli del fango" grossetani organizzò alcune stanze per l'asciugatura dei documenti, usando ventilatori e soprattutto materiale assorbente fornito dall'Istituto di patologia del libro, dove si recò di persona per informarsi sulle tecniche di restauro e di conservazione: saranno queste cure a salvare il prezioso carteggio del canonico Giovanni Chelli, fondatore della Biblioteca. Il camice bianco indossato nei giorni dell'alluvione divenne da quel momento, per scelta, la sua divisa giornaliera, simbolo di precisione e di ordine e, allo stesso tempo, segno di un'oggettiva discontinuità con lo stile degagé di Bianciardi.
Non secondario fu anche l'impegno per la formazione del personale della Biblioteca (incrementato numericamente, dopo sue reiterate richieste, solo negli anni Settanta), al quale era solito impartire lezioni sui rudimenti della catalogazione e proporre visite ad altre biblioteche. Sono dell'ultimo periodo della sua direzione l'avvio del servizio di prestito interbibliotecario, della catalogazione elettronica e della microfilmatura, l'introduzione della Classificazione decimale Dewey, i lavori di restauro del materiale di pregio e dei manoscritti.
Venne collocato a riposo nel 1985, dopo un trentennio ininterrotto di lavoro in Biblioteca. Alla sua morte, l'Istituto storico grossetano della Resistenza e dell'età contemporanea lo ha ricordato così: «Il periodo della sua direzione della Chelliana appartiene all'epoca della ricostruzione, anche della cultura. [...] Quel che ha dato a Grosseto il lungo periodo di Vitali [è] amore per i libri, cura dei lettori, soprattutto se giovani, coraggiose battaglie per ottenere quel che serviva a rendere la biblioteca viva ed efficiente, un esempio di attenzione per il patrimonio dei beni culturali, uno stile di lavoro riservato e tenace».

Elisabetta Francioni

8 marzo 2007: intervista al direttore Aladino Vitali. In: Anna Bonelli. La Biblioteca comunale Chelliana: storia di un progetto (1954-2007), tesi di laurea, Università degli studi della Tuscia, a.a. 2006/07, p. 52-61. Poi nel volume con lo stesso titolo, Roma: Vecchiarelli, 2008.

Morto Aladino Vitali per 30 anni direttore della biblioteca. «Il Tirreno», 29 agosto 2011, con una fotografia.



Copyright AIB 2021-03-03, ultimo aggiornamento 2022-07-31, a cura di Simonetta Buttò e Alberto Petrucciani
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