[AIB] AIB notizie 18 (2006), n. 11
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Partecipazione AIB alla conferenza annuale di LIBER
Uppsala, 4-8 luglio 2006

Cinzia Bucchioni

Quest’anno per la prima volta l’AIB è stata rappresentata, dalla sottoscritta in quanto membro della Commissione Biblioteche delle università e della ricerca (CNUR), alla Conferenza annuale di LIBER (Ligue des Bibliothèques Européennes de Recherche), la 35a, svoltasi a Uppsala dal 4 all’8 luglio.

LIBER fu costituta nel 1971, su impulso del Consiglio d’Europa, per portare la dimensione comunitaria in ambito bibliotecario; annovera tra i suoi membri le principali istituzioni bibliotecarie europee (ma non solo), in particolare biblioteche nazionali e universitarie; da quest’anno ammette come membri anche le Associazioni professionali, al fine di favorire la partecipazione dei paesi finora sottorappresentati, tra i quali appunto l’Italia.
LIBER è associazione di ampio respiro, luogo di circolazione di conoscenza e consapevolezza su politiche in atto e opportunità possibili; di condivisione di iniziative; di lobbying a livello europeo; è attivo in tutti i settori caldi per le biblioteche. L’assenza delle istituzioni italiane centrali, quelle che fanno (o dovrebbero fare) la politica bibliotecaria, e culturale, italiana, è un triste indizio della debolezza di tale politica - o della mancanza di autonomia delle nostre grandi istituzioni bibliotecarie, che è poi la stessa cosa, e tale assenza non può essere che in parte compensata dalla partecipazione dell’AIB.

La conferenza si è svolta in tre giornate e mezzo: in testa alle sessioni plenarie, si sono svolti i Divisional Meeting, brevi momenti di incontro dei gruppi di lavoro attivi all’interno di LIBER: Preservation Division; Access Division; Library Management and Administration Division; Collection Developing Division.

Ripercorro di seguito brevemente il programma, disponibile con abstract e curricula dei relatori. La pre-conference (martedì pomeriggio), sugli sviluppi della digital library, ha offerto un’interessante panoramica sulla questione cruciale delle politiche culturali in ambiente elettronico, portando a confronto visioni ideali e strategie concrete anche contrastanti, ma tutte consapevoli di dover superare la "digitalizzazione/vetrina" per puntare alla massa critica dei contenuti.
Jean-Noël Jeannenay, per la Bibliothèque Nationale de France, ha sostenuto che le responsabilità culturali verso il futuro non possono essere affidate che a istituzioni pubbliche, e ha parlato dell’impegno della BNF nei progetti europei, in particolare nel "The European Library", nel Progetto EDL e nel programma "i2010: Digital Libraries Initiative" (poi presentato dal funzionario europeo Javier Hernandez-Ros).
Ronald Milne, per la Oxford University, ha motivato l’adesione della Bodleian Library al Google Library Project sulla base pragmatica della quantità notevolissima di materiale che sarà reso disponibile in tempi record, nonostante le difficili trattative ancora in corso circa l’ubicazione dei contenuti elettronici e la scarsissima chiarezza rispetto a formati e conservazione. Nella vivace discussione che è seguita, è stato fatto cenno anche ad alcune iniziative tedesche di ampio respiro ma ancora ai blocchi di partenza.
Il Cancelliere alla giustizia svedese Goran Lambertz ha chiuso il pomeriggio con una prolusione di alto profilo culturale, che ha collocato con naturalezza e convinzione le biblioteche nel contesto politico e sociale delle libertà civili, del diritto di scrivere e di leggere come base imprescindibile del funzionamento democratico.

La prima sessione (mercoledì mattina) è stata dedicata a una riflessione su biblioteche ed emergenza; dove l’emergenza è stata interpretata dapprima come emergenza terroristica, col resoconto delle esperienze di Liz Chapman della University College London (che ha sedi prossime a una delle stazioni colpite nell’attentato del 5 luglio 2005) e di Eduardo V.
Radúa Martín della Biblioteca Nacional de España (che nell’attentato madrileno dell’11 marzo 2004 ha perso due operatori); per poi diventare emergenza naturale, della quale comunque Sarah Staniforth (Historic properties director) ha sottolineato la dimensione storica, rappresentata attualmente dal riscaldamento globale, con le nuove sfide (maggiori inondazioni e migrazioni di parassiti) che questo comporta per le agenzie preposte alla conservazione del patrimonio culturale; mentre Cristiane Baryla, della Bibliothèque nationale de France, ha dato un esempio di misure organizzative preventive possibili.

La seconda sessione (mercoledì pomeriggio) si è addentrata nel "brave new world", il nuovo mondo coraggioso della sfida postaci ogni giorno alle dalla continua innovazione e dalla società della conoscenza; più decisamente orientata alle biblioteche accademico-scientifiche, ha indicato come questione chiave la sempre maggior interconnessione tra servizi bibliotecari e produzione scientifica.
Michael Jubb (UK Research Information Network) ha sottolineato la necessità di gestire a livello organizzativo il flusso della comunicazione scientifica sulla base delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, con quanto di nuovo e diverso questo significa anche per i servizi di biblioteca. Eva Müller, per l’Università di Uppsala, ha presentato la scandinava Nordic E-Thesis Initiative e il sistema di pubblicazione e repository accademico DiVA. Monika Segbert dell’EIFL (Electronic Information for Libraries), ha presentato le attività di questa rete impegnata nella lotta al digital divide e finalizzata a fornire servizi, consulenza, strumenti (soprattutto software open source) e opportunità (per esempio collaborazioni con Google Scholar) alle strutture informative dei paesi in via di sviluppo.
Alma Swan, dell’azienda britannica di supporto all’editoria accademica Key Perspectives, ha analizzato i recenti sviluppi nel campo della letteratura scientifica e dell’editoria open access, evidenziando come la maggior conseguenza pratica del movimento stia attualmente, più che nei repository istituzionali, nei cambiamenti indotti nell’editoria commerciale, dove si stanno velocemente diffondendo nuovi modelli.

La terza sessione (giovedì mattina) ha affrontato temi organizzativo-gestionali; il che per le biblioteche accademiche ha comportato un ripetuto richiamo alla dichiarazione di Bologna del 1999 (mai tanto citata in Italia) come momento di svolta per le università europee.
Tra gli interventi su misurazione e qualità, di particolare interesse la presentazione da parte di Stephen Town (Cranfield University) di LibQUAL+, strumento messo a punto dalla ARL (American Research Libraries), ma già entrato in uso anche in Europa, per la rilevazione delle opinioni degli utenti tramite scheda su web e integrata analisi organizzativa; nella consapevolezza che, se la misurazione resta la sola arma del bibliotecario di fronte alle baronie accademiche, le misure di prestazione e produttività non migliorano la percezione della qualità e la soddisfazione utenziale, che sono tanto legate alla modalità di produzione del servizio quanto all’uso della biblioteca e alle attese verso di essa: solo le indagini qualitative rivelano quando (spesso) è sul versante della formazione agli utenti che bisogna intervenire.
Kaisa Sanikara (Università di Helsinki) e soprattutto Helge Salvesen (Università di Tromso, Norvegia) hanno fatto emergere le problematiche specifiche alla valutazione dei servizi di biblioteca nel contesto della valutazione accademica dove ciò che rileva è la valutazione del processo didattico e di produzione scientifica, rispetto ai quali i servizi di biblioteca devono posizionarsi come strumentali.
Gitte Larsing, della Royal School of Librarianship and Information Science, ha dato concretezza a un’enunciazione spesso ripetuta superficialmente: la centralità delle competenze nei servizi di biblioteca implica analisi rigorose e ricorrenti dei servizi erogati o progettati, onde precisare le competenze necessarie al loro mantenimento e sviluppo: da ciò, e dal monitoraggio delle competenze presenti, deve discendere immediatamente il reclutamento di nuovo personale e i programmi di aggiornamento del personale in servizio - ma ovviamente non di aggiornamento ma di continuing education si tratta, la quale può arrivare a occupare il 25-30% del tempo lavorativo.
François Cavalier, dell’Université Claude Bernard di Lyon, ha presentato un’indagine svolta in Francia sui cambiamenti organizzativi in atto nelle biblioteche universitarie.

La quarta sessione (giovedì pomeriggio) si è rivolta ad accessibilità e visibilità, naturalmente coniugate con sviluppo e conservazione delle collezioni.
Graham Bulpitt, della Kingston University, ha sottolineato come nell’attuale contesto di forte competitività accademica, utenti esigenti e centralità dell’informazione, le biblioteche si trovino in condizione privilegiata quando si sanno rinnovare (come è stato nel caso della trasformazione delle "sale di lettura" in learning centres che interconnettono gli aspetti didattici, documentari ecc.); tale processo necessita di solide infrastrutture organizzative per il lavoro in collaborazione, quale è la britannica RIN (Research Information Network).
Klaus Kempf, della Staatsbibliothek di Monaco di Baviera, ha ben rappresentato la concretezza tedesca, che negli anni passati ha saputo dare una soluzione cooperativa efficace allo sviluppo delle collezioni cartacee e che adesso sta cercando di riportare questa esperienza in ambiente elettronico col progetto Vascoda, che si propone di coordinare i portali disciplinari sviluppatisi spontaneamente presso vari centri accademici.
Gerard van Trier della olandese Koninklijke Bibliotheek, ha parlato dell’esperienza notevolissima che è partita dall’accordo, nel 2002, della biblioteca con l’editore Elsevier per il deposito e la conservazione di tutte le sue riviste elettroniche, cui hanno fatto seguito analoghi accordi con Kluwer, Biomed Central, Blackwell, Oxford UP, Taylor and Francis, Sage, Springer, Brill; interessante capire come un tale progetto, che fa della Koninklijke Bibliotheek il conservatore mondiale della letteratura STM, sia nato da semplici e coraggiose considerazioni quali la constatazione dell’inapplicabilità del principio territoriale per il deposito digitale dato il carattere multinazionale delle imprese del settore; e la verifica che approntare il deposito elettronico richiede comunque uno sforzo organizzativo e un investimento in ricerca e sviluppo che permette poi di aumentare enormemente il materiale trattato a costi marginali trascurabili. L’accordo prevede l’accessibilità ai documenti per gli utenti locali e il servizio ILL/DD in Olanda, mentre ogni altro uso è soggetto ad autorizzazione dell’editore, a meno di calamità che lo rendano non fruibile altrimenti. Il deposito è dunque una gestione del rischio, un’assicurazione per il futuro; e per una copertura generale si auspica un modello che coinvolga un numero limitato di istituzioni al mondo con chiare responsabilità disciplinari e reciproche.
Infine Janet Lees, di OCLC PICA, ha parlato dell’indagine svolta sulla "percezione delle biblioteche"; del successo di Open WorldCat che interfaccia il catalogo OCLC con Google, Yahoo! e Microsoft; dei progetti di OCLC PICA per adattare l’Open WorldCat alle esigenze europee.
Per altro il giorno seguente, durante la sera della cena sociale, è stato pubblicamente firmato l’accordo tra LIBER e OCLC PICA per lo scambio di schede di master digitali, di modo da arrivare a un database centrale di metadati di materiale a stampa digitalizzato, pubblicamente consultabile (a differenza del registro EROMM che riserva l’accesso ai paesi europei partecipanti).

La sessione locale (venerdì mattina) ha visto gli interventi di Gunnar Sahlin, Catarina Ericson-Roos e Ulf Göranson che hanno dato uno spaccato della realtà bibliotecaria svedese, sicuramente avanzata e dunque anche dinamica e a volte conflittuale; è emerso tra l’altro il deciso ruolo di indirizzo della Biblioteca nazionale, che concede finanziamenti su progetti alle biblioteche, anche universitarie.
Si è poi svolta l’assemblea annuale dell’Associazione, che ha votato il rinnovo di Presidente (Hans Geleijnse, Universiteit Tilburg, Netherlands), Vice-Presidente (Peter Fox, University of Cambridge, UK) e tre membri dell’Executive Board (Ewa Kobierska-Maciusko, Università di Varsavia, François Cavalier, Université Lyon 1, Kaisa Sinikara, Università di Helsinki).
Nell’ultimo pomeriggio la squisita ospitalità dell’Università di Uppsala ha regalato ai partecipanti l’esperienza entusiasmante della visita guidata alla Biblioteca universitaria "Carolina Rediviva", con il suo tesoro di materiali antichi.

Concludendo, si è trattato di giornate interessanti e stimolanti, capaci di "dare il polso" di cosa sta succedendo (molto interessante vedere tanti colleghi dell’Europa orientale interessati ed entusiasti); la partecipazione di AIB a LIBER in modo serio e continuativo, oltre ad apportare ottimi stimoli professionali, può forse aiutare i bibliotecari italiani ad accedere alle informazioni e a sviluppare i contatti e le collaborazioni necessari per una maggior partecipazione ai progetti europei.

bucchioni@angl.unip.itl


BUCCHIONI, Cinzia. Partecipazione AIB alla conferenza annuale di LIBER. Uppsala, 4-8 luglio 2006. «AIB notizie», 18 (2006), n. 11, p. 8-9.

Copyright AIB 2007-01, ultimo aggiornamento 2007-01-18 a cura di Zaira Maroccia
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n18/1108.htm3

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