[AIB] AIB notizie 22 (2010), n. 6
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Wikimedia Italia: intervista a Umberto Eco (seconda parte)

Andrea Zanni

È molto interessante questa differenza di frange, di limiti e anche di scala, in un certo senso. In una comunità la collaborazione è veramente anarchica, nell'altra ci si assesta.

Ci si assesta. Fra Galileo, Tycho Brahe e Keplero alla fine si son messi d'accordo che aveva ragione Keplero. Il calcolo infinitesimale l'hanno scoperto sia Newton che Leibniz ma alla fine tutti si son messi d'accordo su Leibniz. Magari a torto, ma è andata cosė. Non è stata un'autorità o l'imperatore a deciderlo, ma un insieme di usi, di applicazioni.

Secondo lei c'è differenza, in questo approccio alla collaborazione, fra scienze hard e scienze umanistiche?

Attualmente sė, lo sappiamo tutti. Nelle scienze dure c'è una misurabilità dei dati che non c'è nelle scienze molli, a meno che le scienze molli non facciano la parodia di quelle dure, come avviene con la filosofia analitica.

Lei prima diceva, parlando della collaborazione: "Questa cosa è favolosamente interessante, ma non stupefacente."

Certo, ha cominciato l'Accademia del Cimento! Senza Internet.

Però ora la scala è diversa.

Prima erano quattro gatti a Firenze, dieci gatti alla Royal Society; ora sono diecimila gatti.

Diecimila gatti che possono collaborare con tailandesi e americani, tutti in maniera sincronao asincrona, in un posto ubiquo come è Internet. Le potenzialità sono diverse. Ritornando al discorso di prima, anche in Wikipedia si può notare una differenza culturale fra le pagine tecnologiche, scientifiche, matematiche e fisiche e quelle umanistiche, che sono molte meno (filosofia, storia, letteratura). All'interno delle comunità accademiche c'è una spinta diversa alla collaborazione. Nelle scienze molli, l'authorship, l'autorialità, l'interpretazione, sono più importanti.

Per quelle che sono le scienze molli, c'è meno impulso alla collaborazione; c'è più l'interesse ad essere protagonista di un'idea che non un "portatore d'acqua". Su questo non si discute. Uno scienziato in certi casi è abituato a non essere mai nominato e a sapere che però sta portando avanti una ricerca fondamentale. Nelle scienze molli, succede solo allo studente sfruttato che viene mandato a raccogliere dati che poi il professore firma.

Quello che sarebbe bello capire è se questo sia un discorso "naturale" oppure culturale. Può cambiare questo approccio dell'umanista?

Non credo. Pensa alla Grecia. Platone e Aristotele, pur essendo uno il discepolo dell'altro, hanno prodotto filosofie opposte. Invece appare Euclide e si continua a commentarlo, il suo quinto postulato ha resistito per duemila anni. La scienza è cumulativo-distruttiva, accumula quello che gli serve e butta via quello che non gli serve. Le scienze umane sono totalmente cumulative, non si butta via niente: infatti c'è sempre un ritorno al passato. Oppure sono totalmente distruttive nel senso in cui, come ha detto Maritain di Cartesio, un filosofo è un "debuttante nell'Assoluto". Per Cartesio tutto quello che la filosofia ha detto prima di lui è falso. Lo facesse un matematico, sarebbe la fine.

Ritornando al discorso dei progetti "fortemente collaborativi", in cui c'è un editing collaborativo, come vede il discorso dell'authorship, del riconoscimento della proprietà intellettuale? Nei progetti volontari come Wikipedia il problema si pone in maniera minore. Ma dato che il mondo scientifico si sta dirigendo verso una sempre maggior collaborazione (anche il mondo umanistico, seppur più lentamente) rimane di fondo il problema del copyright. In Wikipedia hanno risolto utilizzando licenze libere, e la cultura dell'anonimato o del nickname aiuta; nel mondo accademico e scientifico, invece, la cultura del nome, anche legato a fattori come la propria carriera, porta ad un problema non banale di riconoscimento della proprietà intellettuale.

Questo sta venendo fuori anche per il mondo dei libri; nel giro di 50 anni avremo un mutamento profondissimo. Ci saranno situazioni culturali più simili a quelle del Medioevo, in cui si avevano commenti su commenti e si perdeva l'autorialità. Dal Romanticismo in poi c'è stata un'autorialità eccessiva. Non so però fino a che punto si possa arrivare all'anonimato totale: mentre può sembrare democratico, fa credere che su un certo argomento ci sia una e una sola verità. Non potrà arrivare un certo momento in cui la stessa Wikipedia, su certi argomenti (non sulla tavola pitagorica) decida di aprire delle appendici intitolate "Conflitti", in cui, firmate, appaiano diverse testimonianze in conflitto? Che Napoleone sia morto a Sant'Elena, nonostante ci sia sempre il matto a negare, siamo sicuri. Che Pio XII abbia o no abbia fatto le cose giuste per l'Olocausto, è un dibattito aperto. Cosa fa Wikipedia? Dice che Pio XII non abbia fatto abbastanza per l'Olocausto (irritando milioni di cattolici)? Dice che l'abbia fatto (irritando milioni di laici)? O apre un'appendice, in cui una serie di autori, assumendosi ciascuno la propria responsabilità, in venti righe espongono il fatto che c'è un conflitto di interpretazione?.

zanni.andrea84@gmail.com


ZANNI, Andrea. Wikimedia Italia: intervista a Umberto Eco (seconda parte). «AIB notizie», 22 (2010), n. 6, p. 22

Copyright AIB 2010-10, ultimo aggiornamento 2011-01-16 a cura di Ilaria Fava
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