«Bibliotime», anno IV, numero 2 (luglio 2001)


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Monica Vezzosi

Gli scenari dell'utente e i modelli di biblioteca digitale



Il 19 giugno si è svolto a Parma, presso l'Istituto di Biblioteconomia e Paleografia dell'Università [1], un incontro dal titolo "Gli scenari dell'utente e i modelli di biblioteca digitale". Per il secondo anno consecutivo [2] gli studenti del Corso di laurea in Conservazione dei beni culturali [3] hanno esposto i risultati di ricerche realizzate nell'ambito dell'insegnamento di Organizzazione informatica delle biblioteche [4]; alcuni bibliotecari hanno a loro volta contribuito con lavori di analisi e riflessioni su temi attinenti la biblioteca digitale.

Come lo scorso anno la sezione Emilia Romagna dell'AIB [5] ha collaborato all'organizzazione dell'evento, e la presenza del Presidente regionale Michele Santoro ha testimoniato l'attenzione della nostra associazione professionale per l'attualissimo tema della digital library, già oggetto, nel giugno 1999, del Convegno "The digital libray. Challenges and solutions for the new millennium" [6].

Anna Maria Tammaro, docente del corso di Organizzazione informatica delle biblioteche, ha riassunto brevemente la scaletta dell'incontro, lasciando poi la parola a Michele Santoro, che ha introdotto il tema della biblioteca digitale sottolineando i profondi mutamenti intervenuti nell'ultimo decennio sulla "realtà biblioteca" [7]. Difatti non sono cambiati solo i supporti che veicolano le informazioni (di tipo digitale oltre che analogico), ma anche la dimensione informativa e il valore dell'informazione stessa; il ruolo del bibliotecario è diventato notevolmente più complesso perché più complesso è il modo di organizzare il sapere, così come le esigenze e le aspettative dell'utente, di fronte a un universo informativo variegato e "multiscalare", appaiono decisamente impegnative per il professionista dell'informazione. Se uno degli obiettivi della digital library è il miglioramento della "produttività dell'utente" il ruolo del bibliotecario come formatore e facilitatore nell'accesso alle risorse informative diventa di primaria importanza: da qui la stretta connessione con il tema della biblioteca intesa come learning center.

Proprio il rapporto tra "società dell'informazione" e "società dell'apprendimento" è stato l'argomento della prima ricerca, condotta dagli studenti Rachele Agrò, Fiorenza Bernardi, Pietro Gozetti, Ludmilla Pradi.

Fiorenza Bernardi, portavoce del gruppo, ha esordito ricordando il cambiamento epocale prodotto dall'avvento della new economy: è cambiata la natura dei rapporti tra paesi, mercati e persone e si è aperto un varco, destinato ad allargarsi sempre più, tra chi si inserisce e chi rimane escluso dal mondo del lavoro. In quella che oggi viene comunemente chiamata "la società dell'informazione" è indispensabile, per affrontare il cambiamento, la capacità di usare e creare conoscenze in modo efficace; la formazione permanente, permettendo ai cittadini di essere aggiornati e adeguati alla realtà, produce occupabilità, produttività e quindi rende le persone cittadini attivi.

Sia la Comunità europea che lo Stato italiano hanno prodotto in quest'ottica dei piani d'azione i cui punti fondamentali sono la diffusione di competenze di base per tutti, l'aumento degli investimenti nelle risorse umane, l'utilizzo delle tecniche più innovative per l'apprendimento e la sua valutazione, un ripensamento e una riorganizzazione dell'attività di orientamento, l'adozione di tecniche per l'insegnamento a distanza [8].

Il Piano d'azione per la società dell'informazione, varato dal governo italiano nel giugno dello scorso anno [9], "considera la transizione verso la società dell'informazione come priorità strategica" e si pone come obiettivo di facilitare e accelerare lo sviluppo e l'adozione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Tra le azioni positive adottate dal governo negli anni 1999 e 2000 c'è anche l'adesione ad ADAPT [10], iniziativa comunitaria che si configura come "progetto di progetti": ADAPT coordina e valorizza tutte le iniziative di formazione europee miranti a rendere i cittadini del nuovo millennio "adeguati" alla società dell'informazione; in quest'ottica anche la biblioteca riveste un ruolo importante in quanto centro di formazione permanente.

Proprio la biblioteca viene valorizzata e diventa sede di autoapprendimento grazie al progetto CREMISI (CREazione di Mediateche per Introdurre la Società dell'Informazione) [11], un' idea nata nell'ambito del Ministero dei Beni culturali - Ufficio beni librari [12] e in collaborazione con l'ICCU [13], che istituisce presso le biblioteche statali aule attrezzate per la formazione a distanza, con l'obiettivo di favorire la riqualificazione professionale dei lavoratori a rischio di disoccupazione.

Segnale positivo questo, che fa ben sperare in una nuova e più moderna percezione della biblioteca come centro multimediale di risorse.
Altra iniziativa interessante, questa volta a livello regionale, è PICO (Portale Integrato per la Conoscenza On line) [14]: è il progetto vincitore della gara d'appalto indetta nell'estate del 1999 dalla Regione Piemonte "per realizzare un sistema telematico finalizzato alla formazione continua che utilizzasse le Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione". PICO è un sistema aperto, costituito da un portale per l'accesso al mondo della formazione in rete e da strumenti specifici per la progettazione, l'erogazione e la valutazione di corsi.

La parola è passata poi a Ludmilla Pradi, che ha illustrato in modo sintetico alcuni strumenti per l'autoapprendimento nell'ambito delle biblioteche: guide in linea e tutorials. Tra le guide all'uso della biblioteca in italiano è stata particolarmente apprezzata quella prodotta dalla Biblioteca della Facoltà di Statistica dell'Università di Padova [15] e intitolata "Hai bisogno di aiuto?": molto chiara, concreta ed esaustiva, è corredata da linee guida per la redazione di una bibliografia.

All'estero è più facile trovare dei veri e propri corsi in linea: l'Università di Parigi 8 per esempio ha organizzato un corso a distanza dedicato agli utenti che vogliono acquisire capacità informatiche finalizzate alla ricerca documentaria: le istruzioni per utilizzare i cataloghi, i repertori di periodici, i diversi strumenti bibliografici per la ricerca giuridica e letteraria, sono corredate di esercizi di verifica [16]. Il tutorial realizzato dall'Università di Washington offre programmi differenti per impegno e durata: da qualche settimana a qualche anno; anche questo strumento è corredato da una sezione Evaluating, che consente all'allievo di verificare il proprio livello di apprendimento [17]. È stato illustrato anche il TONIC, tutorial esemplare per completezza, semplicità d'uso e interoperabilità: TONIC è uno strumento per apprendere l'utilizzo della rete, ma è utile come modello anche per corsi in linea di argomento biblioteconomico [18].

Il secondo gruppo di studenti, composto da Sara Adamo, Valeria Baudo, Silvana Duò, Laura Fraimini e Alessandra Rossi, ha presentato una relazione dal titolo Gli scenari della comunicazione scientifica.

Definito l'oggetto della ricerca come "il processo attraverso il quale gli studiosi producono, condividono, valutano, diffondono e conservano i risultati dell'attività scientifica", Sara Adamo ha ricordato che il ciclo tradizionale della comunicazione scientifica è oggi caratterizzato da un elevato numero di intermediari: editori, produttori di banche dati, librai, biblioteche. Ne derivano un'anacronistica lentezza nella diffusione dei risultati delle ricerche, il costo sempre crescente delle pubblicazioni e la condizione di monopolio di alcune case editrici.

Si è poi passati all'analisi di tre modelli di editoria elettronica, valutando gli aspetti positivi e negativi di ciascun caso. Il primo modello è quello dell'editore Elsevier [19], che negli ultimi anni ha integrato il proprio ricco catalogo con la versione elettronica di quasi tutte le riviste pubblicate: il prestigio della casa editrice e il sistema della valutazione affidata ai referee continuano a garantire la qualità e l'alto livello scientifico delle pubblicazioni, ma l'aspetto economico del problema non ha trovato per ora una soluzione favorevole ai lettori: Elsevier ha infatti scelto di non eliminare la versione cartacea delle sue riviste e di consentire l'accesso alla versione on-line dietro pagamento di un sovrappiù rispetto al costo degli abbonamenti tradizionali: al valore aggiunto della versione elettronica corrisponde quindi un aumento della spesa per le biblioteche.

Al sistema ancora tradizionale di Elsevier si contrappone quello estremamente innovativo cosiddetto "di Harnad". Stevan Harnad [20] ha ideato un modello di comunicazione scientifica che riduce il ciclo dell'informazione a due soli elementi: autore-lettore. Lo scienziato, che grazie al web può pubblicare direttamente i propri lavori eliminando gli intermediari, diventa editore e distributore di se stesso; la peer review viene quindi sostituita da un peer commentary, realizzato a posteriori dai colleghi una volta che il contributo è stato pubblicato negli archivi di pre-print ad accesso gratuito. Tuttavia la mancanza di certificazione conseguente all'eliminazione della copia cartacea e il rischio di un calo nella qualità dei contributi sono i principali svantaggi di questo modello, che incontra ancora un notevole scetticismo in molti ambienti accademici.

Il terzo "caso di studio" è la recente esperienza della Firenze University Press [21]: si tratta di una emanazione ufficiale di un'istituzione accademica, e quindi certifica la qualità scientifica delle pubblicazioni; pur non acquisendo il diritto di copyright, che rimane all'autore, la Firenze University Press garantisce la conservazione del materiale grazie a un accordo con la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Questo modello, la cui efficacia potrà essere valutata una volta trascorso un periodo ragionevole di attività, appare molto vicino alle esigenze dell'utente accademico, nonostante la manifestazione di una certa diffidenza da parte dei docenti nei confronti delle nuove tecnologie e dei supporti elettronici.

La valutazione della biblioteca digitale è l'argomento della terza ricerca esposta dagli studenti. Il gruppo composto da Laura Folch Ferrè, Luisa Garavet, Laura L'Episcopo, Cecilia Marchesi , Patrizia Ponzoni e Mireia Romeu Ferran ha studiato questo aspetto della biblioteca digitale strettamente connesso all'impatto delle nuove tecnologie sull'utenza. Nonostante la difficoltà di reperire dati certi e significativi su "quanto" e "come" la realtà digitale abbia migliorato i servizi offerti dalle biblioteche, sono emersi molti spunti interessanti; innanzitutto si è posto il problema di circoscrivere i termini della questione: che cosa valutare, come valutare, chi sono i destinatari e quali gli obiettivi. Tra gli obiettivi della valutazione spicca la misurazione del rapporto costi-benefici: le singole istituzioni, ma anche i governi, si chiedono se gli investimenti valgono i costi, se i servizi di rete migliorino effettivamente la produttività. I destinatari della valutazione sono, oltre ai politici e ai "decisori", i bibliotecari, che verificano se i propri obiettivi sono stati raggiunti, e infine gli utenti stessi: sulla soddisfazione dei loro bisogni e delle loro aspettative è infatti calibrato tutto il processo di valutazione.

I metodi possono suddividersi in due grandi categorie a seconda del tipo di dati raccolti: dati quantitativi, frutto di ricerche statistiche generalmente non controllate dalle biblioteche [22] e dati qualitativi (i dati "di parole" e non "di numeri") raccolti tramite questionari, analisi, focus groups, e così via [23]; Lancaster [24] ad esempio sostiene la necessità di adottare la stessa metodologia in uso per la biblioteca tradizionale, sebbene i criteri debbano necessariamente cambiare: i parametri del tipo "numero dei visitatori" o "iscritti ai servizi" saranno rapportati al concetto di utente remoto e perciò quantificati in termini di connessioni anziché di presenza fisica.

Patrizia Ponzoni, che ha esposto il lavoro, ha anche illustrato alcuni progetti di valutazione della biblioteca digitale, fra cui il progetto Equinox [25], finanziato dall'Unione europea, che affianca una valutazione di tipo quantitativo (PMS, Performance Measurement System) a una di tipo qualitativo (QMS Quality Management System). La caratteristica di Equinox è l'oggetto della valutazione: una biblioteca ibrida, in cui gli strumenti di ricerca tradizionali coesistono con quelli elettronici [26]. Diverso è il caso della ricerca condotta negli Stati Uniti dall'Università di Albany [27]: si tratta di dati quantitativi rilevati non solo sull'accesso alle risorse tipiche delle biblioteche, ma anche a strumenti come la posta elettronica, le liste di discussione, i servizi per la formazione a distanza. Per quanto riguarda l'Italia, l'idea di biblioteca tradizionale è ancora molto radicata e questo comporta un relativo ritardo rispetto alle esperienze realizzate all'estero [28] .

Nella seconda parte dell'incontro la parola è andata ai bibliotecari. Evelina Ceccato ha presentato una interessante relazione sull'utilizzo delle pagine web della Biblioteca centrale di Giurisprudenza dell'Università di Parma [29] in rapporto all'attività di orientamento e formazione a distanza degli utenti. L'argomento è stato introdotto dalla definizione esatta di "tutorial": un tutorial on-line è uno strumento per l'apprendimento a distanza di particolari competenze; esso è caratterizzato da interattività e prevede la verifica dell'apprendimento del discente. Se all'estero questo tipo di strumento è utilizzato frequentemente e non è difficile trovare pregevoli tutorial anche sull'uso delle risorse bibliografiche, in Italia invece sono più numerose le guide in linea all'uso della biblioteca, che non possono essere definite propriamente dei tutorial in quanto prive di strumenti per l'autovalutazione.

Un esempio di guida in linea è proprio l'home page della Biblioteca centrale di Giurisprudenza di Parma: strutturata su tre livelli, offre all'utente una serie di informazioni generali, illustra i servizi erogati e propone una serie di strumenti per la ricerca. L'impostazione didattica del terzo livello si riscontra chiaramente nella presenza di una "Guida alle biblioteche di giurisprudenza", nell'approccio ragionato ai motori di ricerca, nella scelta delle risorse specifiche per la ricerca giuridica, sempre valutate e commentate [30].

Il nucleo centrale della ricerca di Evelina Ceccato consiste nell'analisi dell'utilizzo della home page in un momento particolarmente strategico: due mesi (aprile e maggio 2001) in cui, a causa della chiusura della biblioteca "reale" per lavori di ristrutturazione, è stato l'utente remoto il principale interlocutore e utilizzatore dei servizi.

La presentazione delle statistiche d'uso ha evidenziato una netta preferenza dei visitatori per le funzioni di orientamento della home page; il maggior numero di connessioni si è verificato proprio nei confronti delle pagine contenenti le guide all'uso dei vari strumenti e i link alle risorse remote per la ricerca [31]; per le informazioni "tradizionali" come orari e servizi, l'utente ha invece mostrato di preferire strumenti altrettanto tradizionali come il telefono. In particolare è stato importante constatare l'interesse dell'utente remoto per risorse come i dizionari e le enciclopedie in linea, sintomo questo di un atteggiamento tutt'altro che ostile e diffidente verso il digitale e di buon auspicio nei confronti di tutti i progetti di reference desk o reference room virtuali. Possiamo dire che non solo i nostri utenti sono disponibili all'utilizzo delle risorse di rete, ma che mostrano chiaramente le proprie aspettative: riviste elettroniche, e-books, dizionari e enciclopedie on-line…la biblioteca digitale.

Evelina Ceccato ha concluso sottolineando l'impegno dei bibliotecari dell'Università di Parma nel campo della formazione degli studenti per un utilizzo sempre più efficace e consapevole delle risorse elettroniche della biblioteca: partirà a settembre la fase sperimentale di un seminario intitolato "L'utente indipendente" che prevede lo svolgimento di un corso con esercitazioni; l'obiettivo è promuovere l'acquisizione di competenza e autonomia nella scelta, nell'utilizzo e nella valutazione delle fonti informative disponibili in rete [32].

Successivamente Federica Riva, bibliotecaria del Conservatorio di Parma [33], ci ha proposto l'interessante scenario delle biblioteche musicali, che in Italia sono 70, tra cui quella del nostro Conservatorio, istituita nel 1889. Le biblioteche musicali sono caratterizzate dalla molteplicità e varietà dei supporti: musica a stampa, letteratura musicale, documenti sonori, materiali archivistici e museali (strumenti e cimeli vari). A questa variegata tipologia di oggetti corrisponde un ampio spettro di utenza con bisogni e aspettative differenti: si va dal musicista al musicologo, all'appassionato dilettante al turista con interessi musicali (a Parma sono frequenti, oggi in particolare, i "pellegrinaggi" verdiani...).

Naturalmente la professionalità del bibliotecario musicale deve essere adeguata alla particolare natura di questa realtà e richiede quindi una doppia specializzazione, sia in campo musicale che in campo biblioteconomico; le opportunità formative in questo senso in Italia non sono molto numerose e in particolare è carente, secondo Federica Riva, l'organizzazione di un efficace tirocinio a livello universitario. La collega ha segnalato in chiusura alcune risorse in linea utili per orientarsi in questo campo, che per molti di noi risulta assolutamente nuovo [34].

"A bit of a mess?" è il titolo dello stimolante lavoro di Raffaella Ingrosso [35] sulla formazione professionale. La collega ha parlato di formazione in senso di "training", cioè di "instruction and practice" mirati al miglioramento dell'efficienza. La biblioteca di oggi è una realtà, oltre che "ibrida", decisamente dinamica: è impensabile rimanere al passo con qualcosa di così mutevole e in perenne evoluzione come la società dell'informazione senza programmare di un percorso di aggiornamento e formazione continua; difatti uno staff di biblioteca immobile nelle sue conoscenze e competenze non può che rivelarsi inadeguato ai propri compiti.

La legittimazione delle attività di training avviene però solo se nella struttura interessata si verificano tre condizioni indispensabili: il coinvolgimento del dirigente, il riscontro positivo dello staff, la forte aderenza delle attività formative agli obiettivi istituzionali della biblioteca. I limiti e gli ostacoli, abbastanza noti, sono legati alle insufficienti disponibilità finanziarie, alla mancanza di reali prospettive di avanzamento di carriera e a volte a una scarsa motivazione da parte dei bibliotecari stessi.

La situazione italiana relativa alla formazione dei bibliotecari è alquanto caotica, sia per la varietà dei titoli di studio richiesti per l'accesso alla professione, sia per la carenza di piani di intervento programmati [36]. Una piattaforma di principi generali su cui costruire un progetto di formazione comprende la pianificazione sistematica delle attività, il coinvolgimento del personale a tutti i livelli, la riorganizzazione della formazione di base e la cooperazione a livello locale; quanto a tipologia di attività sono stati esaminati diversi tipi di strumenti: corsi brevi, adatti per l'apprendimento di tecniche di management e procedure di misurazione e valutazione dei servizi, workshop dedicati allo sviluppo di attività particolari (per esempio utilizzo di pacchetti software, banche dati, periodici elettronici), seminari miranti a fornire maggiore consapevolezza relativamente a risorse, servizi, procedure e a sviluppare la comunicazione e lo scambio di esperienze.

L'indagine che Raffaella Ingrosso sta conducendo a livello nazionale prevede l'invio di un questionario abbastanza complesso alle biblioteche universitarie italiane e si propone di rilevare alcuni importanti indicatori: l'atteggiamento (il feeling) del personale di biblioteca nei confronti delle innovazioni tecnologiche anche in relazione ad alcune variabili demografiche come l'età e il livello di istruzione; la posizione dell'Amministrazione centrale delle Università e dei dirigenti delle strutture nella formazione del personale; il possibile ruolo delle associazioni professionali nel processo formativo dei bibliotecari [37].

A Michele Santoro è toccato il compito di concludere l'incontro con un'efficace sintesi dei diversi interventi e una stimolante chiusa di tipo semantico: se alcune espressioni più ricorrenti nei discorsi sulla società dell'informazione portano con sè una connotazione negativa (esplosione dell'informazione, bombardamento di informazioni, sovraccarico informativo), d'altra parte l'escalation positiva nei concetti di information, knowledge e wisdom, ugualmente frequenti nello stesso contesto, incoraggia a guardare con fiducia e ottimismo agli sviluppi della conoscenza ai quali il nostro lavoro è così fortemente legato.

Ed è lo stesso ottimismo che ha suggerito agli studenti di porre come colophon del loro lavoro questa bella massima di Seneca: "non è perchè le cose sono troppo difficili che non osiamo, è perchè non osiamo che sono troppo difficili".


Monica Vezzosi, Biblioteca di Scienze Ambientali - Università di Parma, e-mail: monica@ipruniv.cce.unipr.it


Note

[1] Home page dell'Istituto di Biblioteconomia e Paleografia dell'Università degli Studi di Parma, <http://www.aldus.unipr.it/>.

[2] Lo scorso anno (2 giugno 2000) si è svolto un analogo seminario dal titolo Biblioteca digitale tra progetti e realtà; ne è stato pubblicato un esauriente resoconto su "Bibliotime", 3 (2000) 2, a cura di Evelina Ceccato, <http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/num-iii-2/ceccato.htm>.

[3] Struttura e organizzazione del Corso di Laurea, <http://www.ceda.unipr.it/lettere/indcbc.html>.

[4] Notizie sui percorsi di studio e i programmi di esame, tra cui quello di Organizzazione informatica delle biblioteche, <http://www.ceda.unipr.it/lettere/libretto/biblio.html>.

[5] Il sito della sezione regionale Emilia Romagna dell'AIB, aggiornato sulle ultime iniziative in corso, <http://www.spbo.unibo.it/aiber/aiber.htm>.

[6] All'indirizzo qui sotto si possono trovare gli abstracts, in italiano e in inglese, dei vari interventi, <https://www.aib.it/aib/commiss/cnur/semin03.htm>. Gli atti del seminario sono stati pubblicati dall'IFLA, The Digital Library: challenges and solutions for the new millenium. Proceedings of an International Conference held in Bologna, Italy, June 1999, edited by Pauline Connolly and Denis Reidy. Boston Spa, IFLA, 2000.

[7] Michele Santoro ha segnalato l'edizone "millennium" del libro di Saunders già uscito nel 1996 con il titolo The evolving virtual library: Laverna M. Saunders, The evolving virtual library II: practical and philosophical perspectives. Medford, Information Today, 1999.

[8] "eEurope: una società dell'informazione" costituisce un buon punto di partenza per conoscere le iniziative in atto a livello europeo, <http://europe.eu.int/information_society/index_it.htm> Forum italiano per la società dell'informazione. Presidenza del Consiglio dei Ministri, <http://www.palazzochigi.it/fsi/>.

[9] Questo link conduce alle due versioni, sintetica e integrale, del rapporto del governo in carica nel giugno 2000 sul Piano d'azione per la società dell'informazione , <http://www.governo.it/fsi/ita/palchigi_rapporto_completo.htm>.

[10] Il "metaprogetto" Adapt è illustrato al seguente indirizzo: <http://www.iniziativecomunitarie.it/pageApt.htm>.

[11] Un appunto da fare a questo progetto è forse la sua scarsa visibilità. E' difficile perfino trovare le notizie relative all'interno della pagina del Ministero dei Beni culturali, <http://www.palazzochigi.it/fsi/doc_piano/cremisi.html>.

[12] <http://www.beniculturali.it>.

[13] <http://iccu.sbn.it/>.

[14] <http://www.pico.piemonte.it/articoli/pico_1.htm>.

[15] "Hai bisogno di aiuto?" <http://www.stat.unipd.it/biblioteca/guida.htm>.

[16] Un corso veramente ricco e ben strutturato: i "buoni esempi" si trovano anche al di fuori del mondo anglosassone, <http://www-bu.univ-paris8.fr/Formation/Internet1.html>.

[17] <http://www.lib.washington.edu/uwill/info/>.

[18] <http://www.netskills.ac.uk/TonicNG/cgi/sesame?tng>.

[19] <http://www.elsevier.nl/>.

[20] Una raccolta degli articoli di Harnad si trova all'URL <http://cogsci.soton.ac.uk/~harnad/intpub.html>.

[21] <http://www.unifi.it/e-press/>. La Firenze University Press "intende realizzare il servizio di editoria elettronica dell'Università degli Studi di Firenze, con lo scopo di: assistere gli autori universitari nelle pubblicazioni elettroniche offrendo un servizio editoriale, facilitare l'accesso e la diffusione delle pubblicazioni elettroniche dell'Università con l'utilizzo delle più avanzate tecnologie, valorizzare la produzione editoriale dell'Ateneo garantendo la certificazione di autenticità e i diritti di proprietà intellettuale".

[22] Questo tipo di dati riguarda il numero di utenti, i costi, il traffico di rete, l'utilizzo degli strumenti, i servizi offerti.

[23] Il secondo tipo di dati è relativo all'accessibilità, alla promozione, al supporto all'utenza.

[24] Friedric Wilfrid Lancaster, Are Evaluation Criteria Applied to Traditional Libraries Equally Applicable to Digital Libraries?, 1995, <http://edfu.lis.uiuc.edu/allerton/95/s1/lancaster.html>.

[25] <http://equinox.dcu.ie/>.

[26] L'ultimo aggiornamento dei performance indicators è di novembre 2000 e si trova all'indirizzo <http://equinox.dcu.ie/reports/pilist.html>.

[27] Il nome ufficiale di questo progetto è Developing national library network statistics & performance measures e l'URL è: <http://www.albany.edu/~imlsstat/>.

[28] Una sintesi corredata da "webibliografia" su attualità e prospettive della valutazione della biblioteca digitale: Anna Maria Tammaro, Misurazione e valutazione della biblioteca digitale. "Biblioteche oggi", 18 (2000) 1, p.66-70.

[29] <http://linux.ceda.unipr.it/Biblioteca/biblio/index.html>. Non posso fare a meno di sottolineare (a costo di appartire campanilista e partigiana, come tutti i miei concittadini) la chiarezza ed efficacia, nella sua elegante semplicità, di questa pagina web curata dalla stessa Evelina Ceccato.

[30] Guida alle biblioteche di Giurisprudenza, <http://linux.ceda.unipr.it/Biblioteca/biblio/Indice.html>; Strumenti per la ricerca d'informazioni in rete: i motori e gli indici di ricerca per soggetto, <http://linux.ceda.unipr.it/Biblioteca/biblio/Motori.html>; Risorse in rete per la ricerca giuridica, <http://linux.ceda.unipr.it/Biblioteca/biblio/Ricgiur.html>.

[31] <http://linux.ceda.unipr.it/Biblioteca/biblio/Web/1_Cover.html>.

[32] <http://www.unipr.it/arpa/setbibl/utente.html>.

[33] La biblioteca del Conservatorio di Parma costituisce una sezione della biblioteca Palatina, <http://www.biblcom.unipr.it/BibParma/bibprov/musicale.htm>.

[34] Un buon punto di partenza, per profani e non, è il portale del CILEA, a questo indirizzo: <http://www.cilea.it/music/entrata.htm>. Il più importante sito dell'associazionismo professionale è quello dell'International Association of Music Libraries, Archives and Information Centres (IAML): <http://www.cilea.it/music/iaml/iamlhome.htm>.

[35] Raffaella Ingrosso, che lavora presso la Biblioteca scientifica interdipartimentale dell'Università di Modena, sta compilando una tesi di Master, nell'ambito della University of Northumbria dal titolo Perceptions on the Organizational Culture, Education and Training of library staff in Academic libraries in Italy

[36] Una panoramica sempre aggiornata su tutte le opportunità formative nel nostro settore si trova nel sito dell'AIB, all'indirizzo: <https://www.aib.it/aib/form/form.htm3>.

[37] Il questionario ideato dalla collega dovrebbe essere distribuito in questi giorni (è il 5 luglio mentre sto scrivendo) sulla lista AIB-CUR. I risultati dell'indagine dovrebbero poi apparire su AIB AGENDA.

Tutti i link sono stati controllati il 5 luglio 2001.



«Bibliotime», anno IV, numero 2 (luglio 2001)


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