«Bibliotime», anno IX, numero 2 (luglio 2006)

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Rosaria Campioni

Linee di politica bibliotecaria per le autonomie: il documento e le attività *



Nel nostro paese è indubbio che le biblioteche - nell'ambito dei diversi servizi culturali - rappresentino le istituzioni che erogano con maggiore continuità servizi al cittadino. Non si può escludere che lo Stato, nel trasferire nel 1972 alle Regioni le competenze relative alle biblioteche, non abbia tenuto conto proprio dell'articolata diffusione di tali istituti sul territorio e della missione della biblioteca pubblica come "centro informativo locale".

Ed è senz'altro per questa vicinanza quotidiana delle biblioteche alle esigenze informative del cittadino che si è avvertita "dal basso" la necessità di condividere alcuni principi generali e di individuare linee operative comuni per uno sviluppo programmato dei servizi, di là dalle specifiche situazioni locali.

Un gruppo di lavoro formato da rappresentanti dell'ANCI, dell'UPI, del Coordinamento per la cultura delle Regioni e delle Province autonome ha redatto un documento intitolato Linee di politica bibliotecaria per le autonomie, che è stato approvato il 23 ottobre 2003 e presentato ufficialmente il 5 marzo 2004 in un Convegno nazionale tenuto a Parma [1]. Il documento, suddiviso in sette paragrafi, viene in un certo senso a colmare la carenza di una legislazione organica statale - lamentata da vari anni dall'AIB - che non sarebbe oggi più proponibile a seguito delle modifiche al Titolo V della Parte seconda della Costituzione apportate con la legge costituzionale n. 3 del 2001.

Per quanto riguarda la programmazione, nel documento sono indicati un livello nazionale, utile per servizi quali la Bibliografia nazionale italiana e SBN, e uno regionale, data la piena potestà legislativa delle Regioni in materia di biblioteche. Per quanto concerne la gestione, sono individuati un livello provinciale e/o intercomunale, in particolare per la conduzione cooperativa dei servizi, e uno comunale per gestire le funzioni di biblioteca esplicitate nel primo articolo che in gran parte si ispirano al manifesto IFLA/Unesco sulle biblioteche pubbliche del 1994.

Il principio fondamentale che "tutti i cittadini hanno diritto a un adeguato servizio bibliotecario" (cfr. punto 4 delle Linee di politica bibliotecaria per le autonomie) comporta come corollario la gratuità dei servizi essenziali (informazione, consultazione, prestito) e l'opportunità per i piccoli Comuni - che non sono in grado di sostenere autonomamente una struttura bibliotecaria - di trovare forme di accordo con altri enti e soggetti qualificati per creare le condizioni per il libero accesso all'informazione e alla conoscenza.

Proprio richiamandosi a tali principi e al ruolo svolto dalle biblioteche a favore degli autori, attraverso la promozione del libro e della lettura, i partecipanti al convegno parmense hanno sottoscritto un appello per mantenere la gratuità del prestito in biblioteca. La questione del recepimento della direttiva europea 92/100, che prevede un pagamento a favore degli autori in relazione ai prestiti effettuati nelle biblioteche, è ancora attuale come è emerso dalla recente tavola rotonda promossa dall'AIB a Bologna il 19 maggio 2006 con i rappresentanti delle associazioni bibliotecarie della Spagna, della Francia e dei paesi nordici [2].

Ma ritorniamo al documento delle Linee di politica bibliotecaria per le autonomie. Il coordinamento delle politiche bibliotecarie è affidato a un Comitato nazionale - composto dai rappresentanti di Comuni, Province e Regioni - che ha innanzitutto il compito di definire linee guida in merito alle rilevazioni statistiche ed agli indicatori di efficienza e di efficacia [3]. Spetta altresì al Comitato avanzare proposte relative alle risorse umane, a cominciare dall'elaborazione dei profili professionali e dei percorsi formativi, e a quelle finanziarie e tecnologiche, con particolare riferimento agli investimenti edilizi e ai programmi di e-government.

Il Comitato nazionale si è riunito per la prima volta il 28 giugno 2004 a Firenze e ha deciso di operare attraverso quattro gruppi di lavoro: 1. valutazione dei servizi, coordinato dalla Regione Emilia-Romagna; 2. profili e formazione professionale, coordinato dalla Regione Lombardia; 3. sistemi di servizi integrati e cooperazione, coordinato dalle Regioni Toscana e Piemonte; 4. infrastrutture e risorse finanziarie, coordinato dalla Istituzione biblioteche di Roma. Tranne quest'ultimo gruppo, i primi tre sono stati attivati e tra poco illustrerò succintamente alcuni risultati.

Oltre a questi gruppi, che hanno il compito di approfondire tematiche strettamente connesse alle finalità proprie delle Linee, a Firenze è stato inoltre costituito su mia proposta un gruppo con un obiettivo a termine più ravvicinato, dedicato all'analisi delle questioni da definire nel regolamento attuativo della nuova legge sul deposito legale (la n. 106 del 15 aprile 2004).

Devo riconoscere che si è trattato di un gruppo informale abbastanza vivace, in cui si sono confrontate posizioni anche assai diverse, che è stato di utile supporto ai rappresentanti delle Regioni, dell'UPI e dell'ANCI che partecipavano al tavolo di lavoro istituito presso l'Ufficio legislativo del Ministero per i beni e le attività culturali. Come è noto le novità principali della legge sul deposito legale sono rappresentate dall'allargamento delle categorie di documenti destinati al deposito - che comprendono anche i documenti fotografici, quelli sonori e video e quelli diffusi su supporto informatico - dall'individuazione dell'editore (e non più del tipografo) quale primo soggetto obbligato al deposito e dalla finalità della costituzione non solo dell'archivio nazionale, come era prima, ma anche dell'archivio regionale della produzione editoriale.

A tal proposito mi preme sottolineare che, a meno che il regolamento di cui si attende a breve la pubblicazione sulla "Gazzetta Ufficiale" non ci riservi sorprese, le Regioni hanno ottenuto di avere fino a due copie dei documenti principali destinati al deposito legale. La richiesta delle due copie mira a non interrompere il flusso dei documenti nelle biblioteche destinatarie fino ad oggi del deposito legale, nelle varie Province e, nel contempo, ad avere la possibilità di realizzare un archivio regionale (anche fisico) della produzione editoriale. Si tratterà di un banco di prova complesso su cui si dovranno misurare nei prossimi mesi le Amministrazioni regionali, che merita di essere affrontato con grande senso di responsabilità tenuto conto della primaria finalità della legge di conservare la memoria della cultura e della vita sociale del territorio di riferimento.

Il gruppo di lavoro sulla valutazione dei servizi aveva il mandato di definire uno schema minimo da proporre a tutte le Regioni, sulla base del confronto delle esperienze in atto, di individuare gli indicatori di efficacia ed efficienza dei servizi, di proporre standard e procedure per il monitoraggio [4]. Anche dalla semplice enunciazione di tali temi appare l'ampiezza e la complessità delle problematiche da affrontare.

Il gruppo ha quindi ritenuto opportuno concentrarsi anzitutto sulla costruzione di un questionario, inteso come strumento di rilevazione e di monitoraggio dei servizi in biblioteca, non tralasciando tuttavia l'individuazione degli indicatori di efficienza ed efficacia ritenuti più importanti per impostare l'attività valutativa, che rimane comunque sempre un processo. Si è partiti da una bozza di scheda elaborata dal gruppo anagrafe biblioteche italiane costituito dal Coordinamento delle Regioni, integrandone l'impianto essenzialmente censuario con l'introduzione di misure atte all'elaborazione di indicatori di valutazione delle prestazioni e non solo descrittive di patrimoni.

Si richiedono i dati che dovrebbero essere già nella disponibilità dei responsabili delle biblioteche per favorire l'annualità della rilevazione e si è poi affrontato il tema dell'elaborazione delle informazioni e dell'individuazione degli indicatori. Occorrerà prevedere modelli di aggregazione dei dati complessivi per fasce di popolazione, consistenza dei patrimoni, disponibilità di cataloghi, orario di apertura, numero dei prestiti e relativi incroci. Per l'individuazione degli indicatori di input (risorse) e di output (prestazioni) si è fatto riferimento alla proposta AIB 2000. Dei 15 indicatori proposti ben 14 sono calcolabili sulla base dei dati raccolti nella scheda, e soltanto l'indice del reference non è calcolabile perché richiederebbe indagini per campione. Si suggerisce l'aggiunta di un indice che tenga conto dell'evoluzione della composizione delle collezioni, ossia l'indice della dotazione documentaria elettronica. Si segnalano tuttavia come particolarmente rilevanti l'indice di spesa, l'indice di incremento della dotazione documentaria, l'indice di impatto e quello di prestito.

Non si è ritenuto opportuno proporre in prima battuta degli standard nazionali, in mancanza di un'adeguata conoscenza delle strutture e dei servizi bibliotecari; solo a seguito di una rilevazione statistica omogenea e di un efficace monitoraggio si può tentare questa operazione, per ora troppo ambiziosa. Penso che le singole Regioni, che conoscono la concreta situazione dell'organizzazione bibliotecaria sul proprio territorio, possano fin da ora proporre standard raggiungibili come stimolo per il miglioramento. E' quello che ha cercato di fare, ad esempio, la Regione Emilia-Romagna con l'elaborazione di una direttiva sugli standard e gli obiettivi di qualità da raggiungere nei servizi bibliotecari, archivistici e museali [5]. La direttiva è stata il frutto di un lungo lavoro di vari sottogruppi composti da bibliotecari, archivisti e operatori dei musei e dai rappresentanti delle Province e di altri enti interessati.

Il primo gruppo attivato dal Comitato ANCI UPI Regioni ha quindi prodotto un modello di scheda per le biblioteche e i servizi tesa ad ottenere una rilevazione statistica omogenea su tutto il territorio nazionale al fine di un monitoraggio permanente delle biblioteche pubbliche che costituisca uno stimolo anche per il miglioramento dei servizi.

Il modello di rilevazione statistica, insieme alla guida alla compilazione, è stato inviato al Comitato l'11 febbraio 2005 ed è stato approvato l'11 aprile 2005.

In tale seduta è stata approvata anche la proposta del gruppo di lavoro sui Profili e formazione professionale, coordinato dalla Regione Lombardia [6]. Il documento prevede tre figure: il bibliotecario - di cui deve essere assicurata la presenza in tutte le biblioteche pubbliche - con una formazione di livello universitario giustificata dalla complessità e dalla varietà delle funzioni svolte.

Per il bibliotecario è previsto come accesso alla professione un percorso formativo di livello universitario di base, ossia triennale, invece per le altre due figure - quella del direttore di biblioteca e quella del direttore di sistema - oltre al percorso formativo di livello universitario, è richiesta una pluriennale esperienza in ambito bibliotecario.

Il terzo gruppo di lavoro sui Sistemi di servizi integrati e cooperazione, coordinato dalla Regione Toscana in collaborazione con la Regione Piemonte, si è occupato dei problemi dell'ottimizzazione della dimensione territoriale dei servizi bibliotecari e delle forme di cooperazione [7].

Nella prima fase di attività è stata predisposta un'indagine informale sullo stato della cooperazione nelle regioni italiane, elaborata da ciascun componente della commissione,. da cui è emerso un quadro alquanto variegato delle modalità di cooperazione presenti sul territorio nazionale. Le forme più diffuse e visibili riguardano comunque i sistemi strutturati che coinvolgono aree territoriali alquanto estese, risultano dotati di significative disponibilità finanziarie e sono in grado di erogare servizi ad alta densità (cataloghi e anagrafi iscritti comuni, circolazione libraria diffusa, acquisti condivisi). In tali ambiti la forma giuridica prevalente è quella convenzionale cui fa seguito una differenziazione di tipo organizzativo in funzione del ruolo più o meno forte assegnato a centri rete o centri servizi di sistema.

All'estremo opposto si collocano forme più leggere di cooperazione definite da forme di gestione associata di servizi bibliotecari riguardante talvolta due o tre comuni e indifferentemente tesi a condividere servizi e risorse umane e finanziarie ma di bassa densità. Si registra una relativa omogeneità dal punto di vista delle forme giuridiche adottate: buona parte dei sistemi operano in regime di convenzione, alcuni, pochi, utilizzano la forma del consorzio, e altri, soprattutto piccoli comuni, ricorrono alla modalità della gestione associata; alcune esperienze più recenti fanno ricorso invece allo strumento della fondazione.

A questa prima indagine informale ha fatto seguito un confronto con il Gruppo di lavoro AIB sulla Valutazione sistemi bibliotecari, che ha avviato invece un censimento più completo e strutturato delle forme di cooperazione; si è pertanto ritenuto opportuno stabilire un rapporto di collaborazione più stretto per definire le forme organizzative di gestione dei servizi di rete. Partendo dalla constatazione che un unico modello dei sistemi bibliotecari non sia automaticamente proponibile sul territorio nazionale, il gruppo ha ritenuto opportuno proporre la redazione di un vademecum sulla cooperazione bibliotecaria ad uso soprattutto dei piccoli comuni, che permetta di intraprendere scelte anche graduate sia in termini giuridici organizzativi sia in merito ai servizi da condividere.

Il gruppo, che non ha ancora consegnato documenti al Comitato, ha altresì proposto la realizzazione di uno studio comparativo che possa essere da supporto anche per le nuove iniziative di modifica legislativa in corso in molte regioni.

Dalla descrizione, seppur succinta, che ho riportato emerge che le Linee di politica bibliotecaria per le autonomie hanno prodotto quanto meno un primo risultato: quello di favorire il confronto tra diversi livelli istituzionali e tra bibliotecari provenienti da varie regioni italiane. Sono sempre più convinta che lavorare in gruppo unendo competenze professionali diverse provenienti da ambienti lavorativi differenti - anche se a volte è faticoso - contribuisca a creare cooperazione e sinergie che portano beneficio e ricadute positive.

Occorre tuttavia che i primi risultati dei gruppi di lavoro, dopo essere stati recepiti nelle diverse sedi istituzionali, siano fatti conoscere agli amministratori e ai bibliotecari in modo da fornire una condivisione più ampia per migliorare e potenziare i servizi bibliotecari.

Rosaria Campioni, Soprintendenza Beni Librari e documentari - Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, e-mail: RCampioni@regione.emilia-romagna.it


Bibliografia

Note

* Questo articolo riprende in gran parte il testo della relazione tenuta in occasione della conferenza regionale "Archivi e Biblioteche nelle Marche", Portonovo, 26 maggio 2006.

[1] Il documento è visibile sul sito dell'ANCI <http://www.anci.it/Accordi1.cfm?id=94> ed è stato pubblicato anche su "IBC", 12 (2004), 2, p. 9-10. Sul convegno parmense si vedano: Rosaria Campioni, Il futuro sta scritto in una intesa, ibidem, p. 8-9, e Vincenzo Santoro, Biblioteche, politiche comuni di sviluppo tra gli Enti locali, "ANCI rivista", luglio 2004, p. 7, con le interviste a Elvio Ubaldi e a Giampiero Leo (ibidem, p. 7-11).

[2] Alla tavola rotonda "La gratuità del prestito come diritto e le conseguenze dell'applicazione della direttiva 92/100/CE" hanno partecipato: Pedro Hipola (presidente della FESABID), Anne Le Lay (vice presidente dell'ABF) e Klaus Kempf, della Bayerische Staatsbibliothek, che ha illustrato non solo la posizione germanica ma anche quella degli altri paesi nordici.

[3] Il Comitato nazionale è composto da 18 membri, di cui 6 designati dall'ANCI (Olimpia Bartolucci, Giovanni Galli, Enza Maria Mogavero, Igino Poggiali, Antonella Riacci, Vincenzo Santoro), 6 dall'UPI (Dario D'Alessandro, Carmen Ghetti, Esther Grandesso, Alessandro Laporta, Claudio Leombroni, Roberto Piperno) e 6 dalle Regioni (Rosaria Campioni, Massimo Canella, Loredana Conti, Carlo Federici, Erica Gay, Susanna Giaccai).

[4] Il gruppo di lavoro "Valutazione dei servizi: statistiche", coordinato da Rosaria Campioni, è composto da: Vincenzo Bazzocchi, Massimo Canella, Enzo Colombo, Dario D'Alessandro, Giovanni Galli, Carmen Ghetti, Susanna Giaccai, Casimiro Musu, Giulio Negretto, Eugenio Pintore, Antonella Riacci, Giuseppina Scuotto.

[5] Cfr. deliberazione della Giunta regionale 3 marzo 2003, n. 309, Approvazione standard e obiettivi di qualità per biblioteche, archivi storici e musei ai sensi dell'art. 10 della L.R. 18/00 "Norme in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali" pubblicata sul "Bollettino ufficiale della Regione Emilia-Romagna", parte seconda, n. 41, anno 34, 17 aprile 2003, n. 56.

[6] Il gruppo di lavoro "Profili e formazione professionale", coordinato da Carlo Federici, è composto da: Paola Bertolucci, Lorena Dal Poz, Claudio Gamba, Claudio Leombroni, Enza Maria Mogavero, Giulio Negretto, Eugenio Pintore, Nicoletta Principe, Vincenzo Santoro.

[7] Il gruppo di lavoro "Sistemi di servizi integrati e cooperazione", coordinato da Susanna Giaccai ed Eugenio Pintore, è composto da: Olimpia Bartolucci, Vincenzo Bazzocchi, Maurizio Caminito, Enzo Colombo, Esther Grandesso, Claudio Leombroni, Enza Maria Mogavero, Casimiro Musu, Maria Laura Trapletti. Ringrazio Susanna Giaccai ed Eugenio Pintore per le notizie che mi hanno trasmesso sui lavori del gruppo.




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