«Bibliotime», anno IX, numero 2 (luglio 2006)

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Liana d'Alfonso

L'edilizia bibliotecaria in mostra: l'esperienza dell'Emilia-Romagna



Nel 2005 l'Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna ha realizzato una mostra sugli interventi più significativi di nuova costruzione o ristrutturazione, relativi alle sedi degli archivi storici e delle biblioteche di enti locali, portati a termine nel lustro 2000-2004 in Emilia-Romagna.

La mostra è stata realizzata con il contributo di Province e Comuni, che hanno fornito informazioni e materiali illustrativi, ed è stata allestita in occasione del Salone dell'arte del restauro di Ferrara [1].

Lo scopo è stato non solo far conoscere lo sforzo di innovazione perseguito dagli enti locali - mediante la costruzione di nuove sedi per le biblioteche e gli archivi o il miglioramento di quelle esistenti - ma anche offrire elementi di riflessione e stimoli per altre realtà che hanno intenzione di intervenire sulle sedi culturali, con l'obiettivo fondamentale di qualificare l'offerta e i servizi per gli utenti.

Nelle situazioni illustrate, infatti, gli interventi edilizi sono stati, come è opportuno che sia, anche un'occasione per esaminare i servizi forniti e svilupparli ulteriormente. Si può dire che la quantità e la qualità degli interventi attuati negli ultimi cinque anni costituiscono dati di grande interesse nella mappa culturale del nostro paese. Oltre dieci sedi bibliotecarie e archivistiche di nuova realizzazione e oltre quaranta ristrutturate o rinnovate, nel periodo considerato, su un patrimonio di biblioteche di enti locali di circa 450, rappresentano, infatti, dati molto significativi in una situazione, come quella regionale, che si colloca a un livello paragonabile alle più avanzate realtà europee.

Risulta così evidente che la domanda di servizi bibliotecari non diminuisce con lo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche e telematiche, che si dimostrano complementari e non alternative alla richiesta di accesso ai libri, soprattutto laddove le biblioteche riescono ad offrire un patrimonio qualificato e diversificato; fa riflettere poi il fatto che l'opera di rinnovamento sia avvenuta spesso all'interno di realtà già avanzate, confermando l'idea secondo cui un'offerta qualificata fa "crescere" gli utenti, incrementando ulteriormente la domanda di servizi e generando un continuo stimolo al miglioramento e all'adeguamento.

Anche se il criterio di scelta temporale della mostra non ha forse permesso di presentare un panorama completo dell'offerta regionale, ha consentito comunque di verificare i principali e più recenti orientamenti seguiti nelle iniziative di rinnovamento dei servizi. Dall'esame condotto risulta che oltre la metà degli interventi sono collocati in comuni sotto i 10.000 abitanti (e di questi la metà sotto i 5.000).

Un elemento che emerge è costituito dall'impegno dedicato a considerare le varie funzioni bibliotecarie, sia quelle consolidate che quelle più nuove, in rapporto non solo all'organizzazione dei servizi, ma anche a quella degli spazi e degli arredi: non dimenticando così l'importanza di rendere la biblioteca, oltre che un luogo adeguatamente fornito, anche piacevole, attraente, significativo per l'organizzazione urbana, e di affiancare perciò l'offerta di un patrimonio documentario ricco, aggiornato e diversificato, con quella di spazi nei quali sia piacevole andare e restare.

Il numero delle biblioteche collocate in edifici ristrutturati a questo scopo è molto superiore a quello delle biblioteche edificate ex-novo. Sia nel caso di nuove costruzioni che di ristrutturazioni, quasi sempre gli edifici costituiscono presenze significative nel tessuto urbano; al loro interno vi è una ricca articolazione in sezioni, differenziate in base ai diversi tipi di utenti (come i ragazzi e la prima infanzia), alle tipologie di materiali documentari - con particolare attenzione alla multimedialità - alla specializzazione tematica, come la storia locale o altri argomenti legati alle caratteristiche del territorio.

Un utile elemento di riflessione è che la maggiore funzionalità delle biblioteche nuove rispetto a quelle ristrutturate non corrisponde sempre ad una maggiore qualità finale del risultato. Nelle ristrutturazioni di edifici esistenti, soprattutto di contenitori storici in cui occorre affrontare i vincoli e le rigidità di edifici concepiti per usi differenti, quello che spesso si perde in flessibilità degli spazi, si guadagna in valore ambientale e in ricchezza delle soluzioni. A volte i percorsi risultano un po' tortuosi, vi sono spazi difficilmente utilizzabili e scarsamente flessibili, la collocazione delle nuove strumentazioni tecnologiche è difficile. Il valore estetico, però, in genere è notevole; inoltre a volte gli edifici hanno parchi e spazi esterni molto piacevoli e comunque hanno una collocazione in zone di pregio nel tessuto urbano.

Anche se la frequente maggiore articolazione in locali di dimensioni ridotte crea problemi di ordine organizzativo, dall'altra parte favorisce delle condizioni di riservatezza e intimità che si ritrovano più difficilmente in edifici moderni. Un discorso diverso si può fare per gli edifici assimilabili alla cosiddetta archeologia industriale, nei quali minori vincoli alle possibilità di intervento hanno consentito una maggiore adattabilità degli ambienti alle esigenze del servizio, pur all'interno di spazi che hanno mantenuto in genere notevole originalità e capacità di suggestione.

Considerando poi gli edifici nuovi si può rilevare che questi costituiscono quasi sempre presenze importanti nel tessuto urbano, che si impongono per la loro particolarità, assumendo spesso un valore simbolico. L'organizzazione interna si avvantaggia di spazi in genere ampi e molto flessibili, nei quali qualsiasi inserimento di nuove attrezzature tecnologiche può avvenire senza problemi, così come la riorganizzazione del servizio, mediante nuove disposizioni spaziali.

In molti casi le biblioteche e gli archivi sono inseriti in sistemi culturali più vasti che comprendono altre attrezzature culturali e informative ("informagiovani", sale convegni, spazi espositivi, punti di informazione). Questo sforzo di integrare biblioteche (e anche archivi) con altre strutture culturali è molto produttivo perché aumenta la capacità di attrazione dei servizi e l'offerta per gli utenti.

Particolarmente interessanti sono quelle situazioni in cui si è scelto di collocare insieme i servizi bibliotecari e archivistici, riuscendo a volte a utilizzare in comune spazi ed attrezzature e, in parte, anche personale, realizzando un vero e proprio istituto culturale in grado di integrare nel modo più completo l'offerta di materiali documentari e informativi. Per quanto riguarda in particolare gli archivi, integrati o meno con le biblioteche, le realizzazioni sono meno numerose, ma molto significative dal punto di vista della qualità, in quanto quasi ovunque ci si è posti l'obiettivo di costruire non tanto un luogo di conservazione della documentazione (come accadeva fino a qualche anno fa) ma un vero e proprio servizio archivistico, con strutture e attrezzature idonee. Così accanto alla predisposizione di ambienti adatti alla conservazione - dotati di tutti i dispositivi idonei a garantire le condizioni ambientali e il loro monitoraggio - e alla dotazione delle attrezzature per la collocazione e la movimentazione dei documenti, si sono previste sale di consultazione, luoghi per iniziative di valorizzazione (in particolare pensando alla scuola) e spazi espositivi.

Dall'insieme delle esperienze esaminate, dai risultati raggiunti - ma anche dai limiti segnalati in alcuni casi, soprattutto nel funzionamento a pieno regime - si può ricavare l'indicazione di quali siano gli elementi in grado di decretare, oggi, il successo degli interventi nel settore delle biblioteche [2] e degli archivi:

Alla luce dei risultati senza dubbio stimolanti della ricognizione operata in occasione della mostra, si può concludere che una attenta e costante osservazione dei cambiamenti che intervengono, anche sul piano della progettazione e dell'organizzazione degli spazi, nelle biblioteche e negli archivi, e la creazione di momenti di approfondimento e riflessione, può dare senza dubbio un contributo significativo di conoscenza per migliorare la qualità dei servizi.

In questo senso va sottolineato il ruolo importante della Soprintendenza per i Beni librari e documentari dell'Istituto per i Beni Culturali, in quanto soggetto in grado di acquisire e far circolare conoscenze e di supportare, anche alla luce delle esperienze passate e in via di sviluppo e del loro monitoraggio, gli enti locali, i bibliotecari e anche i progettisti, nella definizione dei loro progetti di intervento.

Certo occorre fare i conti con i limiti delle risorse e, proprio perché bisogna far fruttare al massimo quelle disponibili, è importante un maggiore utilizzo delle conoscenze sulle tendenze in atto nel settore e sulle esperienze realizzate. In questo senso va interpretato sicuramente come un segnale positivo la scelta della Regione Emilia-Romagna di integrare, per il 2006, le risorse inizialmente ridotte rispetto agli anni passati, con fondi di un'altra Legge Regionale - la n. 40 del 1998 - per continuare a fornire un contributo significativo alle iniziative di riqualificazone del sistema bibliotecario, portate avanti da tante realtà locali.

Rimane certo difficile il tema delle risorse ordinarie necessarie alla gestione dei servizi nel tempo e del personale, poichè è chiaro che, accanto agli interventi sugli spazi, questi sono elementi fondamentali per il successo delle iniziative. In particolare, non si sottolineerà mai abbastanza il tema di una adeguata dotazione di personale, la cui professionalità è il principale fattore in grado di soddisfare l'aumento delle aspettative degli utenti e delle loro richieste informative che regolarmente fa seguito agli interventi di miglioramento degli edifici e di apertura di nuovi servizi.

A un anno di distanza la mostra risulta in parte già superata nella rappresentazione dell'evoluzione delle strutture bibliotecarie nella regione. Il quinquennio considerato non è, stato, infatti, un periodo eccezionale, caratterizzato da una attività particolarmente intensa: il processo di rinnovamento e adeguamento è proseguito e continua tuttora e anche in maniera significativa; c'è da augurarsi che la sensibilità dimostrata finora nell'adeguare i servizi bibliotecari ai cambiamenti della domanda e alle nuove opportunità possa continuare ad essere sostenuta a livello di tutte le istituzioni sia dal punto di vista culturale che economico.

Liana d'Alfonso, Soprintendenza Beni Librari e documentari - Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, e-mail: ldalfonso@regione.emilia-romagna.it


Note

[1] Si veda il dossier Cantieri culturali. Nuovi spazi per biblioteche e archivi, a cura di Liana d'Alfonso, in "IBC", 13, 2005, 1, p.57-80.

[2] Si veda tra l'altro Antonella Agnoli, Come libri aperti. Le nuove tendenze dell'architettura bibliotecaria, "IBC", 6, 3, p. 8-11.




«Bibliotime», anno IX, numero 2 (luglio 2006)

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