«Bibliotime», anno V, numero 3 (novembre 2002)

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Maurizio Zani

Brian C. Vickery, Scientific communication in history



Brian C. Vickery, Scientific communication in history. Lanham - London, Scarecrow Press, 2000.

La storia dei sistemi e degli strumenti della comunicazione e della trasmissione del sapere tra scienziati è terreno di feconda collaborazione tra storici e sociologi della scienza e studiosi di library and information sciences. Riferimento essenziale in questo campo rimangono ancora le opere di Derek John de Solla Price e Robert K. Merton, pubblicate nel secondo dopoguerra. Lo sviluppo negli ultimi decenni delle tecnologie della comunicazione e, per ultima, della telematica, rende però oggi di grande interesse questo settore di studi. La crescita esponenziale delle pubblicazioni in formato elettronico - e, più in generale, della comunicazione mediata dalle reti di computer - sembra infatti porre radicalmente in discussione il sistema della comunicazione scientifica disegnatosi nella seconda metà del secolo scorso.

Testimone privilegiato di queste trasformazioni è stato Brian Campbell Vickery che, durante la sua lunga carriera di studioso di information science, ha spesso affrontato questo specifico argomento. A lui dobbiamo ora, con Scientific communication in history, una preziosa ricostruzione storica, che introduce il lettore a importanti riflessioni sul futuro della comunicazione all'interno delle comunità degli scienziati [1].

Nella prefazione l'autore afferma che il libro è stato redatto durante le pause della sua ormai lunga carriera di studioso. Addirittura, lo confessa in un'altra sede, il progetto del volume nacque durante gli anni '50 [2]. Un così lungo periodo di gestazione non deve stupire. La seconda metà del secolo scorso ha assistito a modificazioni sociali, culturali, economiche e tecnologiche di importanza tale da poter legittimamente incidere anche su di un lavoro di taglio storico. Non c'è da stupirsi, inoltre, che una personalità di tale rilievo abbia sentito la necessità di protrarre nel tempo gli approfondimenti storici al fine di distillare meglio le proprie riflessioni. Il volume che si presenta in questa sede è inoltre completato e approfondito da un lungo saggio sulla comunicazione tecnica nel XX secolo uscito quasi contemporaneamente, a dimostrazione di un lavoro e di una riflessione non casuali [3].

Il merito dell'opera è quello di porre attenzione alla storia non tanto della scienza, quanto dei modi attraverso i quali è avvenuta nei secoli la comunicazione e la trasmissione del sapere tra scienziati ed esperti in tecnologia. Interpreti principali di questa vicenda sono stati non solo gli scienziati, bensì tutti coloro che hanno creato e sviluppato gli strumenti della comunicazione scientifica: organizzatori di società scientifiche, editori, compilatori di bibliografie, traduttori, bibliotecari, etc. Un bibliotecario direbbe anche: gli estensori e gli editori delle fonti secondarie o terziarie di informazione: enciclopedie, storie, bibliografie, bibliografie di bibliografie, cataloghi e indici, repertori bibliografici, etc. Dunque storia della scienza e della comunicazione scientifica, ma anche - e finalmente, verrebbe da dire - della bibliografia e della biblioteconomia si fondono in quadro sintetico, ma non semplificato, articolato in sette grandi periodi storici.

Di ciascuno di questi sono disegnate le principali caratteristiche economiche e sociali, culturali, scientifiche e tecnologiche. La prima sezione è quella delle civiltà più antiche, che trova il suo termine nella creazione delle prime grandi biblioteche dell'antichità. Seguono il periodo classico, dal 600 A.C. al 500 A.D., e poi il periodo medioevale, al quale dobbiamo la fondamentale nascita delle università. Centrale risulta ovviamente lo snodo costituito dall'epoca della rivoluzione scientifica (1450-1700), aperta dallo sviluppo della stampa a caratteri mobili, sospinta dalla sete di sapere e di conoscenza sperimentale degli uomini del Rinascimento (da Leonardo da Vinci a Francesco Bacone) e sostenuta dalla trama sempre più fitta dei corrispondenti e degli informatori scientifici, che si istituzionalizza con la nascita delle prime accademie italiane e dei primi giornali scientifici.

Il XVIII, il XIX e il XX secolo costituiscono le tre sezioni successive, alle quali ovviamente Vickery dedica un'attenzione via via maggiore, che si manifesta anche nel numero crescente di pagine. Il XVIII secolo vede il proseguimento e lo sviluppo delle esperienze cinque-seicentesche (affermazione delle società scientifiche, sviluppo delle riviste specializzate e degli strumenti bibliografici, affermazione di linguaggi scientifici specializzati). Nel XIX secolo è lo sviluppo economico ad assumere il ruolo di motore della ricerca scientifica, soprattutto per la pressante richiesta di applicazioni tecnologiche nel settore industriale. Il XX secolo assiste, come ben sappiamo, all'affermazione delle grandi corporations come motori di una crescita economica mondiale che, seppure estremamente sperequata, si basa su di un enorme sviluppo scientifico e tecnologico. La ricerca scientifica "pura" è obbligata per sopravvivere a lasciare le accademie e le società, per legarsi ai centri di R&D delle grandi industrie e ai grandi progetti finanziati dagli stati. La comunicazione tra scienziati e tecnologi diventa un problema di sempre maggiori dimensioni, per la necessità di ricercare e gestire una quantità incredibile di dati e di pubblicazioni scientifici e di trasmetterne il contenuto in termini di sapere e applicazioni. Per risolvere questo problema nella seconda metà del secolo scorso vengono utilizzate le risorse informatiche, in particolare nella gestione delle banche dati e delle basi di dati. La rimarchevole crescita nello stesso secolo dei sistemi di telecomunicazione porta infine alla fusione tra tecnologie dell'informazione e della comunicazione, con lo sviluppo massiccio della comunicazione via reti di computer.

La sintesi di una storia più che bimillenaria comporta ovviamente dei rischi. Talvolta il libro può apparire - soprattutto in alcuni schemi grafici pure di grande interesse - troppo lineare, troppo teso a ricostruire le origini della realtà attuale, in cui la scienza e la tecnologia occidentali egemonizzano l'intero pianeta. Il capitolo relativo al XX secolo e le riflessioni finali controbilanciano questo rischio, non mancando di rendere la complessità del periodo che ci lasciamo alle spalle e di quello che si è appena aperto.

Un altro problema è costituito dalla comprensibile rapidità con cui nel capitolo finale sono affrontati i temi più "caldi", quelli su cui si incentra il dibattito all'interno delle comunità degli scienziati e dei bibliotecari. Per esempio, Vickery non si sofferma forse a sufficienza sullo sviluppo e sui possibili effetti dell'uso sempre più massiccio della comunicazione scientifica via rete. Soprattutto manca una riflessione sugli effetti delle trasformazioni economiche e finanziarie degli ultimi anni (con la crescita sempre maggiore dell'economia dell'informazione) e sull'impatto che i più rilevanti progetti scientifici internazionali, in particolare quelli relativi allo studio del genoma umano, hanno avuto e avranno in futuro sull'organizzazione della ricerca scientifica e sui rapporti tra questa e le ricadute industriali. Credo comunque che gli elementi offerti dal libro, in particolare nel capitolo relativo al XIX secolo, aiuteranno sicuramente il lettore ad affrontare autonomamente queste novità. Di grande rilievo, a questo proposito, sono le dense e conclusive riflessioni di Vickery, introdotte peraltro, nella sezione 8, da un sintetico quadro riepilogativo dei capitoli precedenti.

L'autore è ben conscio che la principale sfida che attende oggi la scienza è quella costituita dal proprio rapporto con il mercato, che richiede soluzioni tecnologiche immediatamente applicative e, quindi, facilmente redditizie. Lo stesso sistema della comunicazione è segnato dall'affermazione di soggetti il cui scopo principale è il profitto. Si riduce in questo modo lo spazio per la comunicazione organizzata dalle società e dalle associazioni scientifiche:

[…] through much of its history, the control of science has been in the hands of scientists. In some ways science has now begun to lose its independence. Because much research now proceeds within industrial and government establishments, and because research often involves heavy expenditure, the scientific process has itself become industrialized. Many scientists are now employees, working on a project for the benefit of their employers; or individuals existing on a succession of grants from funding agencies that determine what research is worth funding. The old tradition of free scientific enquiry is compromised, and some see this as inimical to the future health of science.

Communication mechanisms in science, such as journal, have also in the past largely been under scientific control. But information provision has now become as subject to industrialization as science itself. Publishing and printing have, of course, always been commercial activities, but the control by societies and academia of scientific publications and of their distribution has in the past infused these activities with something of the communal ethos of science. The increasing control of information provision by large agencies oriented towards "the market" could lead to less than adequate provision to areas of science and technology with slender financial resources (p. 185-186).

Un'altra sfida che si presenta ai nostri giorni - strettamente correlata alla prima -chiama in causa con ancora maggiore forza il ruolo degli intermediari dell'informazione. Ancora più che nei decenni passati, è oggi estremamente difficile per scienziati e ricercatori orientarsi tra le pubblicazioni che appaiono a milioni ogni anno in tutto il mondo. Oggi sono disponibili database bibliografici di sempre maggiori dimensioni, e il ricercatore può accedere facilmente a larga parte dei testi integrali in formato elettronico. Aggiungiamo anche che sono sempre maggiori le risorse informative presenti sulla rete, una massa di informazioni nella cui navigazione veniamo assistiti da strumenti tecnologici sempre più evoluti. Eppure, il costante e parallelo sviluppo della specializzazione scientifica ha prodotto innumerevoli gerghi specializzati, senza portare a terminologie comuni che possono guidare i ricercatori nella navigazione trasversale di queste enormi banche dati. Sì, perché gli ultimi decenni hanno visto - anche come reazione alla feroce specializzazione disciplinare - la crescente affermazione di ricerche e attività tecnico-scientifiche "mission-oriented". Oggi, affrontare tematiche come quelle delle biotecnologie, della scienza dei materiali, ma anche dell'inquinamento ambientale, richiede la padronanza di strumenti di ricerca bibliografica originariamente nati per le esigenze di settori disciplinari diversificati. Manca, per fare un esempio, un thesaurus unificato, che consenta di sondare i diversi data base e data bank.

In queste condizioni, la rete dei canali della comunicazione scientifica non garantisce a tutti in tutto il mondo la concreta possibilità di un accesso completo alle informazioni pubblicate o prodotte.

The network cannot truly be called an "information system": it is a loosely linked assembly of independent institutions -- societies that produce journal and abstracts and hold conferences; commercial publishers and booksellers; government-report centers; patent offices; database producers and online hosts; research establishements with in-house information stores; academic, industrial and government libraries, information centers and data centers; translation agencies; referral services; telecommunications services. It is true in principle that successful navigation through this network can ensure that "the whole" of knowledge is available ofr everyone to use", as John Holmstrom said in 1956. But there are many barriers to use. "That communism of the intellect that is the beneficent glory of science" (Holmstrom's words again) meets many obstacles. (pp. 188-89)

Si tratta di riflessioni che ci portano ai temi del digital divide - in questo caso, quello prettamente scientifico - e del tortuoso percorso che deve subire il trasferimento di tecnologie dai paesi sviluppati a quelli sottosviluppati, le cui pur impellenti esigenze vengono colte solo parzialmente. Non favorisce certo questa situazione la sempre più spiccata concentrazione del controllo delle risorse informative in pochi soggetti, dotati di forza monopolistica.

Le conclusioni di Vickery e le nostre non possono che essere ovviamente aperte, ben lontana dalle certezze che ci lascerebbe intravvedere l'affermazione delle tecnologie della comunicazione, minacciata da un pericolosissimo "effetto Babele".

Quale interesse specifico può infine rivestire questo volume per dei bibliotecari? A parere di chi scrive si tratta di uno strumento indispensabile per chi lavora nelle biblioteche tecniche e scientifiche. Vickery focalizza con precisione il lungo e faticoso percorso attraverso il quale è emersa la figura sociale dello scienziato, l'importanza del ruolo delle Università e delle associazioni scientifiche, l'impatto dell'invenzione della stampa, il rapporto tra sviluppo scientifico e crescita economica ed industriale. La genesi e lo sviluppo storico degli strumenti bibliografici maggiormente utilizzati dai bibliotecari sono collocati in questo articolato quadro storico e, soprattutto, all'interno della storia del sistema della comunicazione scientifica. Oggi si discute del futuro e della stessa sopravvivenza, per esempio, dei repertori bibliografici. La conoscenza della loro storia dovrebbe consentire di comprendere meglio le esigenze informative per le quali questi strumenti sono stati creati, e dunque possono orientare verso nuovi prodotti, tecnologicamente più evoluti, in grado di rispondere alle medesime esigenze informative dei ricercatori scientifici [4].

Nello stesso tempo, Vickery è ben conscio e illustra compiutamente l'importanza che lo scambio di informazioni a livello informale e verbale riveste ancora oggi. Nelle associazioni, nei convegni, negli scambi all'interno dei gruppi di ricerca e dei laboratori di R&D delle aziende industriali, questo tipo di comunicazioni rimane essenziale. I nuovi sistemi di comunicazione (email, siti web, ecc.) consentono il mantenimento e anzi il rafforzamento di questi legami interpersonali basati sul rapporto face-to-face, pur con i limiti che esso talvolta assume (si pensi solo al caso in cui questo scambio informale avviene all'interno dei laboratori delle aziende, con l'obiettivo di produrre non conoscenza scientifica "trasmissibile", bensì esclusivamente profitti aziendali). Il bibliotecario deve essere ben conscio di questa realtà, al fine di colloquiare direttamente con i ricercatori, mediando l'accesso alle risorse informative attraverso anche questi rapporti informali e personali, senza basarsi esclusivamente sull'uso delle tecnologie informatiche.

La ricostruzione della storia e delle caratteristiche del contesto scientifico e sociale al cui interno si muovono gli attori della ricerca scientifica contemporanea - siano essi ricercatori accademici o dipendenti delle grandi corporations industriali - si rivela dunque della massima importanza per chi lavora nelle biblioteche tecnico-scientifiche, in particolare in quelle accademiche. In questa prospettiva, Scientific communication in history costituisce un insostituibile approfondimento della classica sintesi di Balsamo sulla storia della bibliografia [5].

Per finire, vorrei sottolineare come centrale appaia ancora la riproposizione (p. 179) della rappresentazione del ciclo della comunicazione scientifica elaborato da Krishna Subramanyam all'inizio degli anni '70 [6]. Alla luce dello sviluppo delle comunicazioni via rete, evidentemente la sintesi di Subramanyam risulta inevitabilmente datata. Fondamentale rimane però l'approccio che sintetizza in un unico quadro sia il processo di produzione, creazione e trasmissione dei risultati della ricerca scientifica, sia il processo di recupero degli stessi ad opera dei ricercatori stessi e dei bibliotecari. In questo senso, l'utilizzazione di questo modello costituisce uno strumento di formazione sia dei ricercatori scientifici che dei bibliotecari nelle fasi della ricerca della strumentazione bibliografica e delle fonti per la ricerca e per il reference [7]. In attesa che si riesca a concettualizzare l'attuale situazione in un quadro più stabile e concettualmente stimolante, il modello di Subramanyam risulta ancora denso di rilevanti capacità euristiche.



L'aggiornamento del ciclo di Subramanyam a cura di Sheila Curl.

Maurizio Zani, Biblioteca Centrale "G. P. Dore" della Facoltà di Ingegneria - Università di Bologna, e-mail: zani@mail.cib.unibo.it


Note

[1] La bibliografia di Brian C. Vickery ha raggiunto dimensioni ragguardevoli. Tra le principali monografie, basti segnalare: B. C. Vickery, Techniques of information retrieval, London, Butterworths, 1970; Id., Information systems, London, Butterworths, 1973; Id., Classification and indexing in science, London, Butterworths, 19753; B. C. Vickery, A. Vickery, Information science in theory and practice, London, New York, Bowker-Saur, 1992.
Per una bibliografia completa, sebbene aggiornata solo al 1988, v. A. Adams, B. C. Vickery: bibliography, "Journal of Documentation", v. 44 (1988), n. 3, pp. 205-215. Sulla figura di Vickery, v. sullo stesso fascicolo D. J. Foskett, Brian Vickery, a personal memoir, pp. 199-204.

[2] Brian C. Vickery, New Information Vistas, in Pioneers of Information Science Scrapbook, Project coordinator: Robert Williams, <http://www.libsci.sc.edu/bob/ISP/scrapbook.htm>, ultima consultazione 28 agosto 2002.

[3] B. Vickery, A century of scientific and technical information, "Journal of Documentation", v. 55 (1999), n. 5, pp. 476-527.

[4] Sul futuro degli abstract, per es., v. J. Meadows, Early reactions to information growth, "Scientometrics" 50 (2001), n. 3, pp. 553-561.

[5] L. Balsamo, La bibliografia, Firenze, Sansoni, 1995.

[6] K. Subramanyam, Scientific literature, in A. Kent, H. Lancour, J. E. Daily (editors), Encyclopedia of Library and Information Science, New York - Base, Dekker, v. 26 (1979), pp. 376-548: p. 394. Vedine diversi adattamenti in rete, tutti di grande interesse per le ricadute anche nella formazione dei bibliotecari di reference: Evolution of scientific information, <http://www.wooster.edu/library/sciref/Tutor/EvSciInfo/cycle.html>; Cycle of Scientific Literature, <http://www.tufts.edu/as/biology/classes/library/cycle.htm>; Tony Cosgrave, Michael Engle, How the Literature is Structured, <http://www.library.cornell.edu/okuref/skill8a.htm>, Cornell University Library, 1999. Di un certo interesse anche J. Parrott,; Flow of Scientific Information, <http://www.lib.uwaterloo.ca/usered/grad/researchskills/flow_of_info.html>, Liaison Librarian for Computer Science, and Electrical and Computer Engineering, University of Waterloo Library, 2000 (ultima consultazione, 28 ottobre 2002).
Sui diversi modelli che nel secondo dopoguerra sono stati elaborati per concettualizzare il ciclo della produzione e della comunicazione scientifica, v. A. S. Duff, Some post-war models of the information chain, "Journal of librarianship and information science", 29 (1997), n. 4, pp. 179-187.

[7] In questo concordo con S. R. Curl, Subramanyam revisited: creating a new model for information literacy instruction, "College & research libraries", 62 (5) Sep 2001, p.455-64. Sostiene invece l'obsolescenza di questo modello J. Hallmark nella recensione dell'opera di Vickery apparsa su "Libraries & culture", v. 37 (2002), n. 2, pp. 183-186.




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