[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 3 (2002)

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FERMIAMO IL DECLINO

Dalle pagine di questo giornale abbiamo spesso parlato di "cultura del servizio". Abbiamo cercato di fornire ai nostri lettori notizie ed elementi di riflessione sul contesto in cui operiamo, convinti che le biblioteche debbano offrire servizi di qualità per soddisfare le esigenze dei cittadini in una società che ruota tutta intorno all'informazione. Ebbene, dobbiamo constatare, con amarezza, che i servizi bibliotecari in Italia continuano ad essere (salvo alcune eccezioni che confermano la regola) inadeguati alle esigenze di un paese moderno e civile.
Purtroppo, alla mancanza di un'efficace politica bibliotecaria nazionale, dobbiamo aggiungere: la mancata modernizzazione dell'apparato amministrativo del Paese; la continua riduzione d'investimenti nella scuola, aggravata dalla "riforma Moratti" che dà fondi alle scuole private in virtù di una logica aziendalistica – tutta da dimostrare – secondo la quale prevale il concetto che solo ciò che è "privato" funziona, in quanto "privato"; l'incredibile situazione in cui versa la ricerca scientifica, denunciata dalla "rivolta" dei Rettori delle università, con il risultato della continua fuga dei "cervelli" all'estero.
Da anni l'Aib indica ai governi che si sono succeduti – di destra come di sinistra – la necessità di aggiornare il quadro legislativo nazionale, non più idoneo a garantire servizi bibliotecari e bibliografici efficaci; da anni chiede – rivendicando il proprio ruolo d'organismo professionale – alla classe politica centrale e periferica di questo Paese, di riqualificare e aggiornare il personale delle biblioteche, come condizione per garantire servizi di qualità.
Dobbiamo purtroppo renderci conto che la sostanziale indifferenza con cui sono guardate le biblioteche (e le associazioni professionali che rappresentano bibliotecari, documentalisti e archivisti), nonostante il crescente bisogno informativo dei cittadini, dipende in massima parte dall'inadeguatezza della classe dirigente di questo Paese. Ciò è molto grave e non è più tollerabile.
La preoccupazione che dobbiamo avere è quindi quella di fermare il disastro prima di arrivare al punto di non ritorno. Per questo motivo, crediamo di dover innanzi tutto resistere a questo declino. I segnali che ci arrivano dal Governo Berlusconi sono assai preoccupanti; solo negli ultimi mesi abbiamo assistito all'applicazione della cosiddetta "Legge Frattini", varata a luglio, che ha privato gli istituti culturali di importanti e preparate figure: da Paola Carucci, che dirigeva con indiscussa competenza l'Archivio centrale dello Stato, a Giuseppe Chiarante che nel Consiglio nazionale dei beni culturali aveva portato più di una volta la voce delle biblioteche, a tanti altri. Lo "spoils system" è stato applicato a questi dirigenti senza valutare se avevano raggiunto i loro obiettivi, ma soltanto per sostituirli con personaggi più graditi alla politica del Governo. E che dire della "politica di svendita", mai vista in nessun paese civile, inaugurata con la Patrimonio SPA e Infrastrutture SPA? Non sempre la "modernizzazione" è un elemento di progresso; spesso per essere "moderni" bisogna "conservare", tutelare, magari impegnandosi a difendere la Costituzione e ad evitare che la logica del profitto economico diventi prevaricazione e accumulo per pochi, invece di sviluppo della società in funzione delle attese dei cittadini.
Anche chi opera, come noi, in servizi non ancora considerati di primaria importanza, può fare molto per impostare nei propri enti di appartenenza (comuni, università, biblioteche statali, aziende private) un corretto rapporto tra scelte politiche e investimenti economici. A partire dalla Toscana dove, nonostante il rinnovamento della politica regionale e gli intenti e le dichiarazioni d'impegno della Regione, registriamo preoccupanti segnali di ridimensionamento del servizio di pubblica lettura, come dimostrano le recenti vicende della Biblioteca-Archivio F. Serantini a Pisa, della Biblioteca dei Portuali a Livorno e del Gabinetto G.P. Vieusseux a Firenze. La stessa Aib dovrà (con il coinvolgimento di tutti i suoi soci) rimboccarsi le maniche e impegnarsi ancora di più per far rispettare la dignità e l'orgoglio di chi lavora nelle biblioteche e nei servizi bibliografici. Ciascuno di noi, come persona, può fare molto se s'impegnerà a svolgere il proprio lavoro (qualunque sia il livello di responsabilità ricoperto) come un servizio, vale a dire come un impegno nei confronti dei cittadini ad erogare informazioni, in modo da contribuire a formare una classe dirigente più preparata e dare a tutti la possibilità di partecipare alle scelte del Paese. L'orgoglio di appartenere a una comunità professionale, i valori etici del nostro lavoro, possono portare un vero rinnovamento non solo nel nostro modo di stare nelle biblioteche, ma anche nella società. Ciascuno di noi – crediamo – potrà essere utile al rinnovamento di cui c'è bisogno in Italia, se metterà al centro della propria attività il rispetto dei propri interlocutori e delle regole che servono per interloquire, in contrapposizione alla pratica diffusa di fare i furbi scegliendo le scorciatoie più comode.
Fra alcuni mesi l'Aib rinnoverà le sue cariche sociali: facciamo in modo che anche questa importante scadenza sia l'occasione di un radicale rinnovamento politico e organizzativo della nostra associazione, uno strumento per esprimere una politica veramente efficace di resistenza al declino, in modo da contribuire al necessario e urgente rinnovamento del Paese.


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Copyright AIB 2003-02-26, ultimo aggiornamento 2003-02-22 a cura di Vanni Bertini
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0203/b0203a.htm


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