[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 1 (2006)

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Fondazione per la cultura o per gli eventi?

di Ornella De Zordo

Pubblichiamo un contributo inviatoci dal consigliere comunale di Unaltracittàunaltromondo

Dopo l’approvazione dello Statuto della Fondazione Cultura in un eccezionale consiglio congiunto Comune-Provincia, a Firenze si è delineata una situazione, unica in Italia, in cui si affiderà non un settore specifico ma l’intera programmazione e gestione della cultura a un organismo chiamato ”Fondazione Palazzo Strozzi”.

Come si evince dallo Statuto, a differenza di altri, più avanzati modelli di Fondazione (come la Fondazione di partecipazione o la Fondazione comunitaria), si è scelta una formula che mortifica il ruolo del pubblico e le cui strategie sono sostanzialmente finalizzate a un’operazione di marketing. In mancanza di un progetto culturale, che invano si cercherebbe negli atti istitutivi, l’unica cosa chiara è che ci si predispone a vendere al meglio il marchio-Firenze. Oscuri rimangono i rapporti tra Fondazione e Assessorato alla cultura; di chi le competenze? Chi farà le scelte in materia di cultura? Quale il ruolo dei privati? A vantaggio di chi sarà confezionato il tanto citato marchio?

Inoltre, in una formula dove la cultura coinciderà inevitabilmente coi ”grandi eventi”, quale sarà il ruolo delle biblioteche e degli archivi che non danno guadagni immediati, ma che devono essere sostenute per fare di Firenze un reale luogo di elaborazione culturale? Sul territorio fiorentino sono presenti importanti biblioteche storiche con caratteristiche di unicità e una rete di biblioteche pubbliche di grande utilità: non si capisce quale ruolo avranno nella Fondazione Cultura, rispetto alla loro vocazione di essere uno strumento per la trasmissione della cultura e della conoscenza. L’organismo varato a maggioranza in una seduta del Consiglio Comunale di Firenze in cui non sono mancate le obiezioni e le critiche, corrisponde a un’idea superata di ”modernità”, la stessa che sta dietro allo sviluppismo delle cosiddette ”grandi opere”.

Invece, il futuro vero non sta nella mercificazione del patrimonio artistico, né in una concezione produttivistica e mercantile della cultura, ma nel sostegno della fruizione pubblica dei beni culturali. Così, dietro all’immagine del nuovo si finisce per favorire gli interessi delle categorie economiche che programmeranno un piano pseudo-culturale a loro vantaggio, a scapito dei veri bisogni di crescita culturale della città.


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Copyright AIB 2006-05-21, ultimo aggiornamento 2006-06-19 a cura di Vanni Bertini e Paolo Baldi
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0601/b0601o.htm


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