[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 3 (2006)

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ASPETTANDO L'INAUGURAZIONE DELLA "BIBLIOTECA DELLA CITTÀ"

INCHIESTA SULLO STATO DI SALUTE DELLE BIBLIOTECHE COMUNALI FIORENTINE

a cura di Silvia Bruni e Elisabetta Francioni

Negli ultimi quattro numeri di "Bibelot" (2-3, 2005; 1-2, 2006) ci siamo occupati della BdC - che sta sorgendo a Firenze, nell'ex Convento delle Oblate - prima con un'intervista all'allora Assessore alla Cultura, Simone Siliani, poi con una serie di interventi di bibliotecari. Dalla discussione che si è sviluppata non poteva non venir fuori un discorso più ampio, sia sul contesto in cui la nuova biblioteca verrà ad inserirsi (altre istituzioni bibliotecarie cittadine, diverse per appartenenza, tipologia e finalità) sia, in particolare, sul rapporto tra la BdC e le biblioteche comunali già esistenti. Il tessuto delle cosiddette "biblioteche pubbliche", a Firenze, ha una storia per certi versi singolare. Due sono state chiuse da tempo (via Reginaldo Giuliani nel Quartiere 9, a metà anni '90, e via dell'Arcolaio Q2, cinque anni fa); ne restano attualmente tredici, compresa quella del Galluzzo, che in realtà è solo un Punto di lettura, di cui dieci passate col decentramento ai quartieri nel 1995 (ad essere esatti: già dei quartieri quasi tutte, fin dal 1977) e due facenti capo all'Assessorato alla Cultura. Tredici biblioteche, governate da più centri decisionali: una situazione che evidenzia una diversa attenzione politica e, di conseguenza, disparità nei budget e nella stessa qualità dei servizi erogati. Insomma a Firenze, a seconda del quartiere in cui vivi, puoi trovare raccolte aggiornate, grosse aggregazioni di utenza, possibilità concrete di iniziative e di crescita o, al contrario, tagli progressivi negli acquisti, demotivazione del personale, locali inadeguati.

Le biblioteche "di quartiere" (ma non quelle "dell'Assessorato"!) hanno come denominatore comune un Regolamento, che ha visto la luce nel luglio di quest'anno; tutte e 13 (e meno male!) appartenengono alla rete SDIAF (Servizio Documentario Integrato Area Fiorentina): due "cornici" che non possono certo risolvere problemi e carenze. Fin qui l'incredibile puzzle; ma per capirci qualcosa di più abbiamo dato un'occhiata alle statistiche (scoprendo che l'unico standard IFLA raggiunto dall'insieme delle comunali è quello relativo ai posti di lettura...), e fatto una serie di telefonate o di visite in loco: quello che segue è il risultato della nostra inchiesta, che non ha alcuna pretesa di esaustività ma vuole essere una prima panoramica sullo stato di salute di quella categoria di biblioteche che costituisce il servizio culturale-informativo di base per i cittadini di Firenze. Da notare che la stessa distribuzione per quartieri non è uniforme: alcuni hanno più d'una biblioteca (ad es. il Q1, Centro storico), altri solo due (è il caso del Q5, che comprende anche le Piagge, realtà periferica che ne avrebbe un gran bisogno, scarseggiando di servizi e di luoghi di aggregazione culturale).

"Abbiamo continuamente a che fare con i sogni e le passioni delle persone": una definizione suggestiva e una grande responsabilità, quella assegnata alle biblioteche e ai bibliotecari comunali da Stefania della Biblioteca Pieraccioni, quando la intervistiamo; un ruolo tutt'altro che residuale, che deve però tradursi in attività concrete, in risposte ai bisogni espressi dagli utenti, in servizi. Partiamo allora per il nostro itinerario, focalizzando l'attenzione su alcuni elementi chiave: le sedi, i servizi, l'utenza, le raccolte, le reti, il personale, il budget. Il problema della sede ci viene segnalato da tutti i bibliotecari come un punto di debolezza: le strutture, mai nate da progetti specifici di biblioteca, sono troppo piccole, o vecchie, o poco funzionali ai servizi; gli ambienti inadeguati, senza spazi per il lavoro di back office, talvolta addirittura "puntellati": alla Biblioteca di via delle Carra, nel centro storico, da molti anni fuori e dentro ci sono lavori "in sospeso" che dovrebbero riprendere "da un momento all'altro"; l'"Orticoltura" è stata spostata provvisoriamente in un "cubo" al Parterre, per lavori di restauro nel Giardino omonimo che si protraggono oltremodo (vedi "Bibelot" n. 3, 2006); alla "Pieraccioni" avevano un auditorium per le iniziative pubbliche, ma i necessari adeguamenti per la sicurezza hanno sacrificato proprio quello spazio. Al momento fa eccezione solo la "Biblioteca Isolotto", che entro il 2007 traslocherà - assorbendo la "Argingrosso", altra biblioteca del Q5 - nella nuova sede di viale Canova, un vero e proprio "Centro civico" (2260 mq, in cui troveranno posto anche ludoteca e Centro Giovani; giardino e terrazze per lettura all'aperto): un progetto che si sta realizzando attraverso un percorso partecipato coi cittadini, e che si candida come "secondo polo" di informazione-lettura-prestito-attività culturali, periferico rispetto alla più centrale BdC, ma non per questo meno importante per Firenze (se si esclude la recente sede di Scienze sociali a Novoli, l'ultima biblioteca edificata è stata la Nazionale nel 1935).

Per quanto riguarda i servizi erogati dalle comunali il prestito è senz'altro l'attività centrale, ma per fare molti prestiti ci vogliono molti libri e i soldi per gli acquisti sono sempre meno (in questi ultimi due anni i tagli sono stati notevoli, anche sui periodici: all'"Orticol-tura" ne sono rimasti in piedi solo sei). Eppure, in tutte le realtà contattate, la percezione dei bibliotecari è che il servizio sia non solo radicato nel territorio, ma anche avvertito come importante dai cittadini. Antonella della "Thouar" ci racconta del grande affollamento al ciclo di lezioni di storia, della partecipazione alle iniziative di animazione e promozione della lettura (a costo zero e col supporto di volontari, per mancanza di risorse) delle visite guidate per le scuole, del sostegno ricevuto dagli abitanti del quartiere quando la biblioteca - in affitto e dunque sempre a rischio, ad ogni scadenza di contratto - dovette star ferma a lungo, per lavori edilizi. Questo senso di appartenenza, peraltro, è scattato nel 2005 anche per la Biblioteca dell'Argingrosso a rischio di vera chiusura (e poi risistemata in una scuola) o, appena l'altro ieri, per quella dell'Isolotto (dove gli abitanti non avevano capito che la biblioteca chiude, ma per riaprire in una sede nuova!): in entrambi i casi è stata organizzata una raccolta di firme tra i cittadini. Le collezioni: per quanto riguarda l'aggiornamento "si fa quel che si può", ci riferiscono in molti; si cerca cioè di stare al passo, nonostante budget a volte irrisori, arrangiandosi con donazioni o cercando di accogliere perlomeno i desiderata degli utenti. Insomma, si ha l'impressione che molte biblioteche sopravvivano grazie all'entusiasmo e alla passione di chi vi lavora, sforzandosi anche di colmare i "vuoti" della politica e degli investimenti (ma l'altra faccia della medaglia sono alcuni bibliotecari disillusi e demotivati). Questo comporta naturalmente dei rischi: l'autoreferenzialità, prima di tutto. Si coltiva il proprio "zoccolo duro" di utenza, a volte anche condividendo passioni "di nicchia" (come il gruppo di lettura "Il tè alle cinque a Palagio", pubblicizzato da una bella locandina con tanto di teiere) ma non si è in grado, per mancanza di risorse, di raggiungere i non-utenti, di sviluppare nuovi servizi, o di adeguare i già esistenti ai nuovi bisogni. In molti avvertono uno scollamento tra le biblioteche "raccontate" nei corsi di formazione (l'offerta di aggiornamento professionale è considerata ricca e soddisfacente) e la realtà quotidiana in cui i bibliotecari si trovano ad operare. Il paradosso, da cane che si morde la coda, è che la politica sostiene economicamente le biblioteche che riescono più di altre a connotarsi, radicarsi, rendersi visibili come servizio: ma questo è proprio quello che non riescono a fare le biblioteche più povere e più piccole, perché prive di finanziamenti e di risorse umane, e dunque poco "appetibili" per investirci. D'altra parte, per quanto riguarda il personale, un po' in tutte le comunali ormai si naviga a vista, sperando di non naufragare. Bibliotecari professionali pochi, e una parte quasi in età di pensione (gli ultimi concorsi sono stati fatti vent'anni fa); numerosi i custodi che - per aver seguito l'automazione, la qualità dei servizi, i corsi di formazione - sono "esecutori culturali", con un non disprezzabile attaccamento alla loro biblioteca; ma, oltre a questi, in qualche caso abbiamo incontrato anche l'assistente sociale e il maestro, oppure la tirocinante. Naturalmente, tanti i volontari o i giovani in servizio civile, senza i quali biblioteche come la "Comunale centrale" e "Palagio" non potrebbero garantire il prolungamento di orario fino alle 22.15 in certi giorni della settimana (nella colta Firenze, di aperture notturne non ce ne sono altre).

Il progetto BdC è giudicato da tutti molto suggestivo. Qualcuno ha anche fatto richiesta di trasferimento, ma l'Amministrazione ha scartato la mobilità interna e si è orientata per l'esternalizzazione. Ed è proprio questo aspetto a destare perplessità: chi garantirà la qualità del servizio, ci si chiede, visto che in genere le gestioni in appalto puntano a ribassare i costi? E ancora: si parla della creazione a Firenze (come già avvenuto a Sesto e Scandicci) della cosiddetta Istituzione, una delle possibili forme di gestione per gli enti non economici. Ne farà parte solo la BdC, si chiedono gli intervistati, o anche le altre biblioteche? Oppure queste ultime ne resteranno fuori, con la conseguenza di affossare l'unico progetto sensato, e cioè l'integrazione dei servizi bibliotecari cittadini (leggi: "parenti ricchi" + "parenti poveri"?) Un elemento riconosciuto da tutti i bibliotecari come un valore è quello della cooperazione: appare assodato che il progetto regionale "Libri in rete" e lo SDIAF hanno contribuito moltissimo a sviluppare certi servizi, come il prestito, a diffondere procedure e standard condivisi per la catalogazione, a sostenere processi comuni ("nonostante i politici - ironizza Piera, della Biblioteca dei ragazzi di S. Croce - lavoriamo in rete... "). E la voglia di cooperare ci sarebbe, anche nel caso della BdC: fino ad ora, però, non se n'è parlato in nessuna sede, e sono in tanti a dire che della nuova biblioteca non ne sanno nulla. Nel complesso, è la politica la grande assente. La cosa salta agli occhi se si guardano le statistiche: le 11 biblioteche "dei quartieri" hanno, tutte insieme, un budget inferiore addirittura di 1000 euro rispetto alle due (Centrale + Palagio) afferenti alla "Cultura" (144.981 contro 145.885 euro). Il budget annuale per acquisti bibliografici e attività delle biblioteche facenti parti del primo gruppo evidenzia, tra l'altro, disparità enormi di cui segnaliamo solo qualche esempio: i 58.339 euro della Biblioteca Isolotto (compreso bibliobus) e i 10184 di "Villa Arrivabene", contro i 3415 della Biblioteca di via delle Carra, i 4448 della "Argingrosso", i 5317 della "Filippo Buonarroti" (!). La spiegazione - secondo Grazia della Biblioteca Isolotto - è che certi Consigli di Quartiere hanno tagliato su tanti capitoli di spesa per garantire ai propri abitanti i "servizi sociali", evidentemente non ritenendo che la biblioteca appartenesse a questa categoria. Alla vigilia della nascita del nuovo e ambizioso servizio, la "Biblioteca della Città" appunto, la riflessione su questi temi e su un servizio bibliotecario cittadino che possa dirsi veramente tale, sono questioni non più rinviabili.

C'è un altro aspetto importante che invece riguarda più direttamente l'AIB e, in questo caso, la Sezione Toscana: nessuno dei bibliotecari con cui abbiamo parlato sente come un riferimento l'Associazione professionale, e molti non conoscono nemmeno "Bibelot". Il rapporto con questa categoria di biblioteche e di bibliotecari deve essere recuperato, e forse proprio quello della politica (intesa come progettualità, sviluppo, valorizzazione) è il terreno dal quale partire. Una prima iniziativa sarà una conferenza cittadina sui servizi bibliotecari, che il CER toscano ha messo in programma per la fine del 2007.



LE BIBLIOTECHE COMUNALI DI FIRENZE IN CIFRE

Tutte le statistiche sul sito del Comune di Firenze , AGG. 2005)
BIBLIOTECHE Personale Apertura ore/sett. Superfice mq Posti di lettura Volumi e materiali multimediali Periodici e Quotidiani correnti Iscritti Prestiti Presenze Budget Acquisti bibliografici e Attività
Ragazzi-S.Croce Q 1 3T 1E 30 147+150 48 16.000 10 5.800 12.522 10.055 4.933
Pietro Thouar Q 1 2T 1E 31 170 28 25.500 25 5.804 8.002 9.680 4.890
Via delle Carra Q 1 2T 1,5E 28 126 30 10.231 11 3.603 9.454 7.882 3.415
Libero Beghi (Arrivabene) Q 2 2T 2E 2P 54 163 52 14.900 27 3.076 13.237 25.200 10.184
Dino Pieraccioni Q 2 1T 4E 50 338 85 25.143 42 3.300 13.951 31.544 10.260
Villa Bandini (Gavinana) Q 3
Punto lettura del Galluzzo Q 3
2T 1E 3P 1E 62 22,5 294 26 76 24.720 36 5 3.600 12.240 18.000 37.787
Argingrosso Q 4 1T 1E 1P 47 200 40 23.440 100 6000 3.652 5.318 4.448
Luciano Gori (Isolotto) Q 4
Bibliobus Q 4
2T 6E 1P 58 360 90 + 60 62.400 155 23.830 53.644 81.270 58.339
Filippo Buonarroti Q 5 1T 3E 1P 36,5 300 90 26.320 53 2.430 14.125 10.670 5.317
Giardino dell’Orticoltura Q 5 2T 1E 1P 44,5 280 70 20.870 6 6.330 12.280 18.830 5.317
Comunale Centrale (Cultura) 4T 6E 62,5 720 84 45.550 108 1.705 2.732 33.200 114.401
Palagio di Parte Guelfa (Cultura) 4T 7E 70 435 75 40.141 95 8.491 16.467 51.375 31.484
Decentramento (11 biblioteche) 18T 22,5E 9P Media 42 2.554 669 260.524 470 63.773 153.107 218.449 144.981
Assess. Cultura ( 2 biblioteche) 8T 13E Media 66,5 1.155 159 85.691 203 10.196 19.199 84.575 145.885
TOTALI ANNO Personale Totali Apertura ore/sett. Superfice mq Posti di lettura Volumi e materiali multimediali Periodici e Quotidiani correnti Iscritti Prestiti Presenze Budget Acquisti bibliografici e Attività
2005 66 Media 54,5 3.709 828 346.215 673 73.969 172.306 303.024 290.866


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Copyright AIB 2007-03-02, ultimo aggiornamento 2007-03-04 a cura di Vanni Bertini e Cristiano Di Pietro
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