[AIB] AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 3 (1999)

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INTERNET: ROGO VIRTUALE

di Orson Welles

Fra tutti i luoghi comuni che la cattiva coscienza dell'industria culturale di massa e il marketing occulto riversano ogni giorno sui mezzi di comunicazione, il mito di Internet è uno dei più attuali e ricorrenti. Persino la Presidenza del Consiglio ha inondato le reti radiofoniche di spot del tipo Pubblicità/Progresso per convincerci come la conoscenza dell'inglese e soprattutto l'uso di Internet siano le porte del futuro per ciascuno di noi. Sembra di rivivere i primi anni della diffusione del personal computer -un colossale business su cui industrie nazionali come l'Olivetti hanno imprudentemente giuocato anni di solida reputazione e soprattutto la vita quotidiana di migliaia di lavoratori- quando ad esempio i manager dello yuppismo rampante si facevano ritrarre alla scrivania lucida e vuota di strumenti di lavoro, ma arredata dal monitor acceso. Scrivere col computer diventava anche sinonimo di modernizzazione e apparentemente di nuova intelligenza.
Nell'ambito del processo proprio dei mezzi di comunicazione di massa all'apparire sul mercato delle novità tecnologiche, queste costringono ad un riassetto e ad un riposizionamento reciproco i mezzi tradizionali in uso. L'innovazione collegata al mercato può fare diventare più ricchi, ma non più intelligenti: questa volta non si tiene conto, per limitarsi al nostro giardinetto, che le vendite attraverso Internet stanno sconvolgendo la distribuzione libraria da un lato con manovre al limite del dumping e dall'altro minacciano la vita delle pubblicazioni scientifiche più accreditate, che già vivacchiavano all'ombra dell'accademia per la passione e il volontarismo di pochi cirenei. Tagliati i finanziamenti pubblici ed avviata l'Università alla trasformazione da lento e elefantiaco parcheggio delle coscienze a impresa per la produzione in serie di diplomati -lunghi o brevi che siano-,nessun editore è disposto oggi a investire anche piccole somme nella ricerca: molte riviste si rifugiano perciò su Internet per mantenere i contatti con i lettori.
Ciò comporta anche i guasti che l'interruzione delle serie in questione provoca nelle varie biblioteche, con intuitive ripercussioni su utenti e personale delle medesime. Per non parlare della diseducazione alla ricerca sulle tradizionali schede cartacee, che i giovani hanno ormai dimenticato a vantaggio della non altrettanto esauriente e stimolante indicazione elettronica. Siamo inconsapevolmente forse al rogo virtuale.
Pur usando quotidianamente Internet ed il computer, noi continueremo però testardamente a frequentare biblioteche e librerie, a amare carta e inchiostri, a scegliere edizioni tipograficamente curate e a sfogliare voluminose riviste accademiche, con una buona dose di snobismo forse, ma sicuri che la tradizione culturale e il sapere concreto della nostra società stanno ancora lì, nei vecchi, superati e antimoderni libri.


Copyright AIB 2000-01-28, ultimo aggiornamento 2000-02-08 a cura di Vanni Bertini
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/b9903k.htm


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