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Musei, biblioteche e archivi: una convergenza possibile
Padova, 18 gennaio 2007

Un esempio storico. Il Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa

Giuliana Ericani, Museo Biblioteca Archivio, Bassano del Grappa


Esaminare la storia di un istituto significa ripercorrere la complessità della sua formazione, cioè ripercorrere le ragioni culturali ed artistiche che lo fecero nascere, le decisioni che hanno portato alla collocazione delle raccolte e di conseguenza le vicende storiche e politiche che hanno presieduto o assistito a tali decisioni. Musei e biblioteche partecipano entrambi, forse in modo diverso, ma entrambi, alle trasformazioni della storia e del pensiero. La denominazione dei musei italiani, in particolare di quelli civici, non corrisponde perlopiù a quella della loro nascita e il cambiamento lessicale è prima di tutto l'esito di profonde trasformazioni della loro struttura e della loro missione. Il museo civico riflette la società che l'ha prodotto e nella quale vive. Inizialmente è stato un ventre che ha accumulato e collocato tassonomicamente tutte le branche del sapere del piccolo mondo al quale faceva riferimento. Ambiente naturale, ambiente umano, testimonianze storiche e testimonianze archeologiche, testimonianze artistiche rappresentavano l'unità dell'esistente che il Museo Civico aveva il compito di tramandare. Il moltiplicarsi delle testimonianze della città ha reso il museo civico impossibilitato a contenerle per intero ed ha determinato una suddivisione per branche che non rappresenta più l'unità originaria. Ciò ha dato luogo al cambiamento di ruolo e di nome.

Ripercorrere le vicende di un istituto, quello bassanese, che ha mantenuto nei secoli un'antica denominazione - ma vedremo che questo non è totalmente vero- significa interrogarsi sulle motivazioni di tale persistenza, di fronte a ben più radicali cambiamenti, che hanno inciso anche sul nome di tanti istituti museali civici.
Le vicende storiche dell'Istituto culturale bassanese sono state oggetto negli ultimi vent'anni di interventi chiarificanti la sua genesi e la sua struttura ed, in anni più recenti, le vicende delle sue raccolte. Le ricerche di Brentari, Tua, Passamani, Magagnato, Berti, Marini, Del Sal e Bonato dal 1881 al 2004 ripercorrono la sua formazione a partire dal legato del naturalista Giambattista Brocchi del 1828 e l' apertura al pubblico nel 1843 delle sale del Convento di San Francesco, ove il museo e la biblioteca affiancavano il Ginnasio e il Liceo Convitto, come ricorda la lapide ancora infissa nel cortile interno della sezione archeologica bassanese.
Il primo nome dell'istituto, riportato in quella lapide e nell'incarico del suo primo Direttore Giambattista Baseggio era Biblioteca e Pinacoteca Comunali e Civica Biblioteca e Pinacoteca ed in questo si apparentava con una buona parte dei musei civici dell'Ottocento in Italia. Sin dalla sua apertura al pubblico nella definizione nominale spariva la memoria delle importanti raccolte naturalistiche che, insieme al primo nucleo librario di 1640 volumi, erano state oggetto del legato del fondatore Giambattista Brocchi e che avevano connotato il suo testamento come esito ultimo di un sentire ancora illuminista che nella gerarchia dei saperi univa i naturalia con gli artificialia. In tale repentino cambiamento di gusto museografico il nuovo museo di Bassano subiva le sorti delle collezioni naturalistiche spagnole originariamente (1784) destinate al Prado o quello più tardo del Museo Civico di Bologna, insediato nel 1881 in Palazzo Gualandi senza le collezioni tardo- cinquecentesche di Cospi e Aldrovandi.
Alla morte del Baseggio nel 1861, Francesco Trivellini fu incaricato prima della reggenza e poi della Direzione del Museo e della Biblioteca, così ricordati nei documenti ufficiali. Ed i nuclei dell'istituto sono ricordati distinti ed accostati nel successivo Regolamento del 1868, il primo approvato dall'Istituto.

La stretta integrazione tra Biblioteca e Museo si conferma in quello che diventa essere l'assetto ottocentesco dell'allestimento del Museo quale emerge da due immagini di primo Novecento dei due saloni superiori ( figg.1-2). Gli armadi che vi appaiono alle pareti, sopra i quali sono esposti i dipinti nel salone Verci, o appoggiati i busti nel salone Canova, corrispondono al disegno di Giuseppe Gaidon del 9 gennaio 1840 ( fig.3), pubblicato da Renata Dal Sal nel 2004 ; e pertanto furono realizzati subito dopo l'apertura al pubblico.
Nel 1891 Giovanni Crivellari, bibliotecario sotto la direzione del musicologo Oscar Chilesotti e di Tiberio Roberti, ricorda l'Istituto come "Civica Biblioteca, Museo e Osservatorio meteorologico", resuscitando una vocazione scientifica della quale non abbiamo ulteriori notizie.
Nel 1904 Giuseppe Gerola, inaugurando la rivista dell'Istituto, il suo Bollettino, accomuna le sue vocazioni sotto il nome di Museo Civico.

Le vicende dell'archivio storico seguono strade diverse rispetto a quelle delle raccolte artistiche e bibliotecarie.
Il ritrovamento di alcune pergamene in un forziere del Municipio è segnalato su "Nuovo Archivio Veneto" nel 1894 ed era stato preceduto tra il 1889 ed il 1891 da un ordinamento del Crivellari, che redigeva anche un sommarione non esatto né esauriente ma di grande utilità nelle ricerche anche di questi giorni. Contemporaneamente alla pubblicazione nel 1909 del Regesto delle pergamene antiche da parte di Paolo Maria Tua, bibliotecario prima e direttore poi dell'Istituto fino al secondo Dopoguerra, Giuseppe Gerola procedeva tra il 1904 ed il 1912 al loro trasferimento nelle raccolte bibliotecarie, 500 tra registri e volumi, 1200 pergamene, 130 mappe sciolte e 25 volumi dell'Archivio di Angarano- fino al 1891 comune a sé stante -.
In anni recentissimi, a partire dal 1978, i documenti compresi tra il 1815 e il 1950, 400 buste e 500 registri, furono riuniti al nucleo antico, associando all'organico del Museo e Biblioteca anche quello di archivista storico e trasformando il nome dell'Istituto in Museo Biblioteca Archivio. La persistenza delle raccolte e delle funzioni ha mantenuto la denominazione, accrescendola di una nuova raccolta in anni nei quali era già da tempo iniziata in altri istituti la diaspora degli archivi e delle biblioteche verso organismi autonomi.

Il principale pregio della sintesi delle tre funzioni in un'unica struttura sta nella sua forza rispetto alla comunità ed al potere politico decisionale, forza che si è andata accrescendo nei secoli e negli anni, perché ritenuta centripeta rispetto alla città. Il vecchio adagio, l'unione fa la forza, si può totalmente applicare al nostro caso. Scendendo alla funzionalità, tale forza è anche riconosciuta dai ricercatori per la semplificazione delle procedure e nell'accorciamento dei tempi della ricerca.
La possibilità di una reale multidisciplinarità è il pregio maggiore del nostro istituto, nel momento in cui la ricerca e la conseguente valorizzazione delle raccolte richiede professionalità diverse che lavorano insieme. La multisciplinarità costituisce peraltro la caratteristica principale delle raccolte sin dal momento della loro formazione e lo studio completo deve essere forzatamente affrontato in maniera multidisciplinare. La separazione dei saperi costituisce una limitazione concettuale della cultura idealista e crociana e il recupero della complessità delle raccolte porta di conseguenza ad un'unitarietà dei saperi. Se ne ha un alto esempio nei recenti studi affrontati dalle differenti sezioni dell'Istituto. Il primo ha portato alla pubblicazione del catalogo completo degli erbari storici del botanico Alberto Parolini ( 1788-1867) ed alla verifica e pubblicazione della sua biblioteca interamente integrata dal 1864 alle raccolte bibliotecarie civiche . Il secondo è riferito alla personalità di Antonio Canova, del quale il Museo Biblioteca Archivio conserva, all'interno dei tre organismi che lo compongono, a seguito del lascito Giovan Battista Sartori Canova del 1851, opere d'arte, gessi, dipinti e disegni, libri, l'intera corrispondenza e documenti personali. I due istituti che si occupano di questa porzione del patrimonio, l'Istituto di ricerca per gli studi su Antonio Canova e il neoclassicismo, istituzione del Comune di Bassano del Grappa e il Comitato Nazionale per la pubblicazione delle opere di Antonio Canova, istituito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, hanno in questi anni attinto a tutti i fondi con risultati di grande novità nella ricerca .

Sul fronte della fruizione museale, invece, ogni tanto, passando davanti ai tanti giovani che sostano giornalmente nel chiostro del nostro istituto, nelle pause del loro studio, mi viene da pensare che molti degli abituali frequentatori della Biblioteca non abbiano mai salito le scale che portano alla Pinacoteca o, anche senza fare tale sforzo, si siano affacciati nella sezione archeologica Chini al piano terra. D'altra parte siamo ormai tutti, o quasi tutti, convinti che la frequentazione di un museo dipenda molto poco dalla facilità di approccio o dalla gratuità dell'accesso. A mio parere, il risultato più alto che la contiguità degli istituti e delle raccolte dovrà raggiungere è quello di riuscire a pensare la cultura come un unicum indistinto, superando limitazioni concettuali e di appartenenza, perché questa si nutra di tutti gli apporti che gli istituti di cultura possono unitariamente fornire.


Copyright AIB 2008-02, ultimo aggiornamento 2008-02-24 a cura di Giovanna Frigimelica
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/s070118/ericani.htm


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