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Musei, biblioteche e archivi: una convergenza possibile
Padova, 18 gennaio 2007

I musei fanno sistema. Più cooperazione e lavoro in rete per più qualità e innovazione nei servizi culturali

Alberto Garlandini, Dirigente Musei e servizi culturali della Regione Lombardia, Vicepresidente di ICOM Italia


Introduzione: la gestione associata è uno strumento per migliorare la qualità dei servizi
Per rispondere alle sfide dell'età contemporanea, musei, biblioteche ed archivi si stanno rinnovando rapidamente e profondamente.
I musei erano istituti della conservazione, gestiti da èlite culturali a favore di un pubblico ristretto. Oggi, di fronte al dispiegarsi della società della conoscenza, non si limitano a conservare il patrimonio culturale e a trasmetterlo alle generazioni future. A questa indispensabile funzione ne assommano altre, inedite e complesse. Sono diventati centri di produzione: di servizi, di attività, di cultura, di saperi. Hanno aperto le porte a nuovi pubblici, non coinvolti in passato. Hanno imparato ad utilizzare nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione. Simili processi di cambiamento sono in atto anche nelle biblioteche e negli archivi.
Molti comuni, anche di dimensioni ridotte, possiedono beni culturali, musei, biblioteche ed archivi di grande valore. La crisi economica riduce le risorse a loro disposizione e ne limita i margini di azione. Per far fronte a queste difficoltà, devono maturare nuovi approcci culturali. L'autoreferenzialità e la frammentazione non permettono di gestire i servizi pubblici in modo efficiente e secondo standard di qualità. Occorre cooperare, creare reti e sinergie, fare sistema, non solo tra musei, ma anche con le biblioteche, gli archivi e gli altri istituti e luoghi della cultura.
Il mio contributo è suddiviso in due parti. Nella prima parte descrivo il quadro delle norme a favore della gestione associata dei servizi culturali e quanto è stato fatto in Lombardia per i sistemi museali. Nella seconda parte presento riflessioni e proposte che, in base alla mia esperienza, possono essere utili allo sviluppo di reti e sistemi.

PRIMA PARTE
Il quadro normativo e l'esperienza della Regione Lombardia

1. Le norme per la gestione associata dei servizi culturali
Da tempo le norme nazionali e regionali promuovono la cooperazione tra le amministrazioni pubbliche e la gestione associata dei servizi pubblici. Più che l'approvazione di nuove leggi, serve una coraggiosa e intelligente attuazione di quelle esistenti.
La Corte costituzionale ha ripetutamente affermato che i rapporti tra le pubbliche amministrazioni devono essere improntati al principio della leale collaborazione. La Costituzione riformata si fonda sulla sussidiarietà e sul federalismo solidale e collaborativo. La cooperazione tra le istituzioni pubbliche deve essere un modus operandi continuo.
Le regioni hanno responsabilità primarie nella promozione della gestione associata. La disciplina della gestione dei servizi pubblici privi di rilevanza economica rientra nella potestà esclusiva delle Regioni, come ha sancito la sentenza n. 272/2004 della suprema Corte, che ha abrogato l'articolo 113bis del Testo Unico degli Enti locali.
Anche la normativa di settore assegna un ruolo determinante alle Regioni. Secondo il Codice dei beni culturali e del paesaggio la legislazione regionale disciplina la fruizione e la valorizzazione dei beni presenti nei musei e negli altri istituti e luoghi della cultura non appartenenti allo Stato o dei quali lo Stato abbia trasferito la disponibilità. In altre parole, spetta alle Regioni il governo del sistema dei musei e dei servizi culturali, con l'esclusione di quelli gestiti dallo Stato.
Per coordinare gli interventi di tutela, valorizzazione e promozione, il Codice prevede numerose intese ed accordi [1] tra le amministrazioni pubbliche. Le modifiche al Codice approvate nel 2006 [2] promuovono ulteriormente la gestione associata dei servizi culturali. La nuova versione degli articoli 112 e 115 prevede che Stato, Regioni, enti locali e soggetti privati possano stipulare accordi per definire e sviluppare strategie e obiettivi comuni di valorizzazione, anche con l'integrazione nel processo delle infrastrutture e dei settori produttivi collegati. Con tali accordi si possono costituire soggetti giuridici per la gestione di musei ed altri beni culturali, regolare servizi strumentali comuni e istituire forme consortili non imprenditoriali per la gestione di uffici comuni. Inoltre, viene esplicitato che la gestione diretta di musei e beni culturali di appartenenza pubblica può avvenire in forma consortile pubblica.

2. L'esperienza della Regione Lombardia nella promozione dei sistemi museali [3]
L'azione della Regione Lombardia per lo sviluppo dei sistemi museali ha origine con la legge regionale n. 1 del 5 gennaio 2000 [4], che prevede una delega di tali funzioni alle Province.
La Regione Lombardia promuove in forma integrata la gestione associata, la valorizzazione delle professionalità e l'accreditamento dei musei. Nel 2002 ha definito le linee guida per lo sviluppo dei sistemi [5] e per l'accreditamento dei musei [6]; nel 2004 ha approvato il primo accreditamento di 117 musei [7]; nel 2006 ha promosso il monitoraggio dei musei e il secondo accreditamento [8].
Gli indirizzi regionali evidenziano sia i vantaggi economici, tecnico/organizzativi, scientifici e promozionali della gestione associata, sia le seguenti tipologie di intervento prioritarie: 3. Cosa si intende per sistemi museali?
Lo sviluppo della gestione associata dei musei è recente e non ha ancora sedimentato un corpus organico e condiviso di obiettivi e di metodologie. Tuttora manca un linguaggio comune. La definizione di sistemi e di reti presente negli indirizzi regionali lombardi si basa su ricerche realizzate, fra gli altri, da Silvia Bagdadli della Università Bocconi di Milano e da Alessandro Sinatra della Libera Università di Castellanza (VA).
Per la Regione Lombardia i sistemi museali locali sono forme di coordinamento e di condivisione di risorse, persone e servizi, realizzate su base consensuale e cooperativa. Essi si sovrappongono, senza sostituirli, ai soggetti che gestiscono i musei. Sono basati su relazioni stabili tra musei - di differente titolarità, dimensione e tipologia - e con altri servizi culturali. Sono realtà istituzionalizzate che possono diventare soggetti giuridici.
Sono individuati due tipi di sistemi locali. I sistemi territoriali, formati da istituti contigui dal punto di vista geografico e accomunati dall'appartenenza ad un'area storico-culturale omogenea o da un vincolo amministrativo. I sistemi tematici, formati da istituti omogenei per tipologia, collezioni ed attività.
Dal punto di vista dell'area di riferimento, i sistemi locali possono essere subprovinciali e intercomunali oppure provinciali. Nel caso di comuni di grandi dimensioni hanno natura intermuseale (come nel caso dei sistemi museali civici) o interistituzionale (quando comprendono musei di diversa proprietà). All'interno di ogni sistema è individuato un centro di coordinamento, che può essere un ente locale (tipicamente la provincia o la comunità montana) o un museo.

4. I risultati ottenuti in Lombardia
In quattro anni si sono costituti in Lombardia 20 sistemi museali [9]. Essi sono presenti in tutte le province e coinvolgono più di 160 musei e realtà similari, di proprietà pubblica (anche statale) e privata (fondazioni, associazioni ed enti ecclesiastici). Cinque sistemi sono organizzati su scala provinciale, gli altri 14 su scala subprovinciale. Sei sono tematici e tredici territoriali. Dodici sistemi sono stati istituiti tramite convenzioni e protocolli di intesa; due attraverso un allargamento dei compiti di sistemi bibliotecari; tre da comunità montane; due da comuni che possiedono musei di diversa natura e tipologia.
La Regione Lombardia emana bandi annuali per il sostegno ai musei e dal 2003 è previsto il cofinanziamento di progetti realizzati in gestione associata. Tali progetti sono selezionati tenendo conto delle priorità individuate dalle Province. In quattro anni sono stati avviati più di 80 progetti, di cui 30 conclusi positivamente.
Le tipologie dei progetti sono simili nelle diverse province e corrispondono a quelle individuate dagli indirizzi regionali. Si tratta innanzitutto di progetti di acquisizione e formazione condivisa di professionalità, specie di quelle impegnate nei servizi didattici ed educativi. Molti progetti prevedono che musei e scuole sviluppino in comune programmi e laboratori didattici; in alcuni casi sono incaricati responsabili dei servizi educativi a supporto di più musei. Altri progetti prevedono il recupero e la formazione di professionalità al fine di aumentare l'apertura al pubblico e di promuovere la sicurezza, la conservazione, la catalogazione dei beni e l'organizzazione di visite guidate. Numerosi sono i progetti di promozione e di comunicazione, con siti internet e con la produzione di pubblicazioni, itinerari, eventi e campagne coordinate.

5. Le reti regionali
A seguito dell'esperienza dei primi sistemi museali locali, si è resa evidente la necessità della cooperazione tra le eccellenze che superano la dimensione provinciale. A tal fine, dal 2004 i bandi regionali cofinanziano progetti realizzati da reti regionali di musei. Le reti regionali comprendono realtà del territorio regionale che stabiliscono relazioni non competitive attraverso l'elaborazione di progetti di collaborazione. In altre parole, musei di tipologie affini si organizzano per progettare e realizzare iniziative di ricerca, valorizzazione e promozione di livello regionale, nazionale e internazionale.
Ad oggi si sono costituite otto reti regionali: dei musei storici (che hanno costituito una associazione); delle case museo; degli orti botanici; dei musei dell'Ottocento; dei musei dell'alto medioevo; dei musei archeologici; dei musei etnografici; dei musei scientifici e naturalistici [10].

SECONDA PARTE
Riflessioni e proposte per lo sviluppo dei sistemi e delle reti

1. I sistemi e le reti non possono essere imposti dall'alto: il ruolo delle regioni
Al contrario di quanto è avvenuto positivamente per le biblioteche, la Regione Lombardia ritiene inopportuna una normazione che definisca, a priori e per tutta la regione, le dimensioni intercomunali di aggregazione per le attività museali.
Forme innovative di gestione dei musei non possono essere calate dall'alto. Non esistono scorciatoie, né sono utili le forzature. I sistemi non possono essere clonati, ma nascono dell'analisi delle situazioni locali e dallo studio di soluzioni specifiche. La cooperazione non si impone, ma si costruisce con il consenso. Richiede un forte convincimento e cresce sulla base dei risultati che ottiene. Lo scetticismo e le resistenze al cambiamento si superano dimostrando nel concreto l'utilità della cooperazione.
Per questo motivo le regioni devono avere approcci sussidiari, rispettosi dei tempi e delle modalità che sono richiesti dalle specificità locali. Le risorse finanziarie sono utili, ma non risolutive. Le regioni devono offrire agli amministratori e ai professionisti occasioni di formazione e di accompagnamento, nonché consulenza e supporto tecnico, amministrativo e metodologico. Devono condividere il rischio dell'innovazione, appoggiare i progetti più innovativi, essere presenti sul territorio ed aiutare gli enti locali e i musei a superare le difficoltà che comporta cambiare mentalità, cultura e atteggiamento.

2. La gestione associata richiede la sussidiarietà: il ruolo delle province e delle comunità montane
Il ruolo degli enti locali sovracomunali è determinante per lo sviluppo dei sistemi. Quando nel 2001 Regione Lombardia conferì alle Province le funzioni di sviluppo dei sistemi museali locali si manifestò qualche dubbio. Alcuni operatori museali temevano che ciò potesse comportare una contrazione delle già scarse risorse pubbliche a disposizione. Al contrario, l'esperienza ha dimostrato che le Province sono un volano di attività e di risorse per i musei.
In Lombardia le province hanno condiviso la strategia regionale sin dall'inizio. Nel 2002 l'Unione della Province Lombarde espresse un giudizio positivo sul trasferimento regionale di competenze e chiese alla Regione di costruire insieme un percorso di sviluppo dei sistemi. Da allora gli incontri tecnici e politici tra Regione e Province sono stati continui e decisivi per lo sviluppo del processo.
Nel 2003, sulla base degli indirizzi regionali, ciascuna provincia ha elaborato studi di fattibilità e ha messo a disposizione dei musei e dei sistemi proprie risorse - umane, finanziarie e strumentali. Ognuna di esse ha definito propri obiettivi e azioni e, in conseguenza, ottenuto risultati diversi, in tempi diversi. Ciò non deve sorprendere: la diversificazione è l'altra faccia dell'autonomia.
Alcune Province organizzano sistemi provinciali, altre promuovono e coordinano la nascita di sistemi locali intercomunali, altre attuano un mix di azioni. Altre ancora svolgono un ruolo di coordinamento più defilato, lasciando spazio alle iniziative autonome dei musei.
Accanto al ruolo di coordinamento e di supporto, le Province hanno dato il via a progetti di promozione e comunicazione. Con il sostegno della Regione hanno acquisito professionalità museali, ma solo alcune hanno creato uffici dedicati ai musei. Per svolgere con efficacia le funzioni loro assegnate, è necessario che tutte le Province costituiscano uffici ad hoc, come già è successo per i sistemi bibliotecari. Peraltro le Province hanno rilevanti competenze in materia di governo del territorio e di sviluppo locale e quindi possono favorire la cooperazione tra i sistemi culturali, i sistemi turistici e i sistemi naturalistici.
In Lombardia le Comunità montane si sono dimostrate adatte alla gestione associata di servizi culturali, di proprietà loro o di Comuni aderenti. Nel primo accreditamento regionale sono stati riconosciuti anche musei gestiti da Comunità montane. Ciò dimostra che l'intervento delle Comunità permette sia di superare la frammentazione tipica dei musei e dei siti etnografici situati in zone montane, sia di integrare i servizi culturali con le strutture di promozione ed educazione ambientale.

3. I sistemi migliorano la qualità dei musei
Rilevo con piacere che tra i professionisti museali si è diffusa una nuova cultura della cooperazione e dell'integrazione. Di reti e sistemi non si parla più solo in sedi accademiche e in convegni. Le esperienze dimostrano in concreto che la gestione associata permette di migliorare la qualità dei servizi e di raggiungere i requisiti per accreditamenti e certificazioni.
L'esperienza dell'accreditamento lombardo dimostra che i musei di qualità si trovano su tutto il territorio, in grandi città come in piccoli paesi. Non sono la storia, la tipologia o la dimensione delle collezioni che garantiscono l'eccellenza, bensì la capacità di erogare servizi innovativi e di valorizzare le professionalità. In altre parole, la qualità non si acquisisce una volta per sempre, ma occorre migliorarsi continuamente.
Partecipando a sistemi museali e a progetti di cooperazione, anche complessi monumentali aperti al pubblico e istituti che gestiscono collezioni ma non hanno natura museale, possono migliorare gli standard di funzionamento.
Visto il carattere sperimentale dei sistemi museali, la Regione Lombardia non ha sinora definito criteri per un loro riconoscimento, al contrario di quanto ha fatto per i singoli musei. Ciò potrà avvenire in futuro, a seguito della valutazione di risultati più continuativi e più diffusi.

4. La gestione associata valorizza le specificità e le identità: i sistemi devono coinvolgere istituti di ogni tipologia e proprietà.
Come ho evidenziato nella prima parte del mio intervento, sono esclusi dalla competenza regionale i musei e i servizi culturali gestiti dallo Stato. Ciò può causare una cesura tra i musei statali e gli altri musei, con nocumento alla qualità dell'offerta culturale del territorio. Perciò è importante che anche i musei statali partecipino ai sistemi e alle reti locali. In Lombardia già vi sono esperienze positive in tal senso [11].
I sistemi e le reti debbono coinvolgere musei di ogni tipologia e di ogni titolarità pubblica e privata. La gestione associata si basa sulla complementarietà dell'offerta e non può che valorizzare le diverse specificità e identità. Essa serve e ha futuro solo se porta valore aggiunto a tutti gli aderenti. Le ricerche fatte in Lombardia dimostrano che i musei che più si avvantaggiano della cooperazione sono quelli che si impegnano maggiormente e che assumono funzioni di leadership.

5. I sistemi crescono su base volontaria e con il metodo incrementale.
Il quadro normativo offre una varietà di strumenti per sviluppare la gestione associata. L'esperienza dimostra che sono inutili le forzature organizzative. Conviene procedere per tappe e basarsi sul metodo incrementale.
In Lombardia, il livello di istituzionalizzazione dei sistemi è basso. Convenzioni e protocolli di intesa si sono dimostrati la forma di cooperazione più efficace per raggiungere gli obiettivi e consolidare i rapporti tra gli istituti e le amministrazioni. Fanno eccezione due sistemi, nati grazie all'allargamento degli scopi statutari e delle funzioni di due sistemi bibliotecari che già gestivano biblioteche ed archivi su base intercomunale.
L'esperienza consentirà di verificare se sussistono le condizioni e le opportunità per ricorrere a modelli più stabili, attraverso l'istituzione di consorzi, associazioni e fondazioni di partecipazione.

6. I sistemi devono ampliare le attività, allargare il campo d'azione e cooperare con nuovi soggetti
I sistemi si irrobustiscono e si stabilizzano se hanno obiettivi pluriennali. Poiché crescono per tappe, è normale che inizialmente sviluppino attività soft, che si possano realizzare in tempi brevi (ad esempio un sito web o un opuscolo promozionale). Dopo che tali attività hanno determinato primi risultati positivi per gli aderenti al sistema, è possibile programmare attività più impegnative e più permanenti (ad esempio l'offerta integrata di attività didattiche o programmi condivisi di formazione degli operatori).
Più difficile, e più strategico, è non solo gestire attività comuni, ma anche condividere personale e servizi. Ad esempio, organizzare laboratori didattici integrati; creare uno staff unico per catalogare e digitalizzare le collezioni; assumere conservatori al servizio di più musei; creare biglietterie e servizi di accoglienza comuni.
I sistemi museali devono allargare il campo d'azione e aprirsi alla collaborazione con le biblioteche e gli altri servizi e istituti culturali. Molto utile è la collaborazione con gli istituti preposti alla valorizzazione del territorio e all'educazione ambientale. In Lombardia non mancano esperienze positive di sinergie e di integrazione di attività tra musei, parchi, riserve, aree naturalistiche e centri di educazione ambientale.

7. I sistemi sono un valore aggiunto per i territori
I sistemi culturali possono concorrere significativamente alla valorizzazione del territorio e ad uno sviluppo equilibrato e sostenibile.
Come è dimostrato dai risultati di molti progetti europei, le iniziative di sviluppo locale di maggior successo sono quelle che valorizzano anche le risorse culturali, secondo strategie di miglioramento della qualità della vita e dell'ambiente. E' quanto esprime il Consiglio dell'Unione europea nelle conclusioni dell'aprile 2007 in merito al contributo dei settori culturale e creativo al conseguimento degli obiettivi di Lisbona: " ..... visti gli stretti legami con un tessuto linguistico e culturale specifico e le forti radici regionali, la produzione di beni e servizi nel settore culturale non è facilmente trasferibile e costituisce pertanto una base stabile e sostenibile per le strategie locali e regionali per la crescita economica e la coesione sociale".
Sistemi organizzati di beni e servizi culturali sono vere e proprie infrastrutture del territorio, come le infrastrutture dell'economia, della finanza, dal terziario, del trasporto, della comunicazione, ecc.
Strategico è il rapporto con i sistemi turistici, trasferiti alla competenza esclusiva delle regioni dalla riforma costituzionale. Agire in logica di sistema permette di mettere in comunicazione i professionisti della cultura e quelli del turismo. Ciò pone le basi per realizzare progetti di comune interesse, per promuovere un vero turismo culturale e per arricchire stabilmente l'offerta turistica locale.

8. I sistemi richiedono leaders: professionisti qualificati, ma anche amministratori lungimiranti.
Vi è una condizione affinché i sistemi museali e culturali possano svolgere l'ambizioso ruolo che prefiguro. Occorre mettere in campo un capitale umano di altissima qualità. La risorsa fondamentale per una efficace valorizzazione dei beni culturali è il capitale umano, la sua preparazione professionale, la sua capacità di assumere e gestire responsabilità.
I professionisti dei musei possono assumere la leadership dei processi di cooperazione se potenziano le competenze trasversali e l'attenzione al territorio. I professionisti della tutela e della valorizzazione devono saper interloquire con il territorio, farsi capire dai rappresentanti delle comunità e documentare il valore pubblico di servizi culturali ben gestiti.
Gli investimenti culturali determinano vantaggi permanenti e strutturali, ma comportano tempi lunghi di realizzazione. Sviluppare la gestione associata richiede decisioni politiche coraggiose. Per questo sono necessari professionisti seri e motivati, ma anche amministratori lungimiranti e aperti all'innovazione.

9. La formazione è la chiave di volta per costruire i sistemi e per promuovere l'innovazione
E' la presenza o meno di professionalità di alto profilo che segna la differenza tra i musei che guardano al futuro e quelli che si attardano nel passato. Per questo sono strategici la formazione, la qualificazione e l'aggiornamento del personale, anche di quello volontario. Occorre fare ogni sforzo per costruire e far funzionare comunità professionali e di pratica aperte al confronto e all'apprendimento.
Spetta alle regioni sostenere le università e le agenzie della formazione affinché sviluppino programmi formativi per i professionisti del patrimonio culturale, sia per aggiornare le loro competenze e abilità, sia per accompagnarli nei processi di innovazione.

Note
[1] Segnalo le intese e gli accordi previsti in materia di tutela (artt. 5.3 e 5.4), di catalogazione e di inventariazione (art. 17.3), di vigilanza (art. 18.2), di conservazione (art. 29), di interventi conservativi (art. 40.3), di fruizione e di accesso agli istituti e ai luoghi della cultura (artt. 102.4, 102.5, 103.1), di valorizzazione (artt. 112.5 e 112.6), di livelli uniformi di qualità della valorizzazione (art. 114.1), di promozione delle attività di studio, ricerca e documentazione e di istituzione di centri permanenti regionali o interregionali (art. 118), di diffusione della conoscenza del patrimonio culturale nelle scuole (art. 119.1), di rapporti con le fondazioni bancarie (art. 121.1).
[2] Decreto legislativo del 24 marzo 2006 n. 156 Disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 in relazione ai beni culturali.
[3] Il processo di sviluppo dei sistemi museali in Lombardia è descritto in A. Sinatra (a cura di), I musei fanno sistema: esperienze in Lombardia, Regione Lombardia (Ricerche & Strumenti), Guerini Associati, Milano 2005.
[4] La Legge Regionale 5 gennaio 2000, n. 1 Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia. Attuazione del D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi delle Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59) prevede all'art. 4, comma 134 che "... sono ulteriormente delegate alle province le funzioni amministrative concernenti: a) le attività e lo sviluppo dei sistemi museali locali; ...".
[5] Deliberazione della Giunta Regionale 14 giugno 2002, n. 7/9393, L.r. 1/2000 art. 4 comma 134, lett. a) - Sviluppo dei sistemi museali locali: approvazione dei criteri per l'assegnazione e l'erogazione dei contributi alle province e approvazione degli obiettivi e delle linee guida per l'elaborazione da parte delle province di studi di fattibilità comprensivi dell'individuazione di progetti pilota di gestione associata dei servizi
[6] Deliberazione Giunta Regionale 20 dicembre 2002, n. 11643, Criteri e linee guida per il riconoscimento dei musei e delle raccolte museali in Lombardia, nonché linee guida sui profili professionali degli operatori dei musei e delle raccolte museali in Lombardia, ai sensi della l.r. 5 gennaio 2000, n. 1, commi 130-131.
[7] Deliberazione della Giunta Regionale 5 novembre 2004, n. 19262, Primo riconoscimento dei musei e delle raccolte museali in Lombardia, di cui alla d.g.r. del 20 dicembre 2002 "Criteri e linee guida per il riconoscimento dei musei e delle raccolte museali in Lombardia, nonché linee guida sui profili professionali degli operatori dei musei e delle raccolte museali in Lombardia, ai sensi della l.r. 5 gennaio 2000, n. 1, commi 130-131"
[8] Deliberazione della Giunta Regionale 31 maggio 2006, n. 8/2651 Monitoraggio del sistema dei musei lombardi e riapertura dei termini del riconoscimento per gli istituti museali
[9] Per una descrizione in dettaglio dei sistemi si può consultare il sito della Regione Lombardia, con riferimento all'area dedicata ai musei e ai sistemi museali
[10] Un importante contributo allo sviluppo della rete regionale dei musei scientifici e naturalistici viene dal progetto EST - Educare alla Scienza e alla Tecnologia, promosso dalla Fondazione Cariplo in collaborazione con Regione Lombardia, l'Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia e Museo Civico di Storia Naturale di Milano.
[11] Ad esempio, il sistema museale cittadino di Pavia comprende i Musei civici, il Sistema museale dell'Università e il Museo della Certosa, gestito dal MiBAC.


Copyright AIB 2008-02, ultimo aggiornamento 2008-02-24 a cura di Giovanna Frigimelica
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/s070118/garlandini.htm


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