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"10. Seminario Angela Vinay"
L'AUTOMAZIONE DELLE BIBLIOTECHE NEL VENETO:
tra gli anni '90 e il nuovo millennio

di Chiara Rabitti
responsabile della Biblioteca della Fondazione Querini Stampalia

Ancora una volta benvenuti, e grazie a quanti hanno collaborato per la realizzazione di queste giornate.
Un saluto particolare va a Giovannella Morghen, che come presidente di tanti Seminari Vinay ne è stata l’anima vivace e battagliera, e che abbiamo voluto fosse con noi in questa decima edizione.

Il mio intervento di apertura, che intende ripercorrere dieci anni di lavoro, non vuole essere né una rievocazione di come eravamo (sprovveduti e ignoranti, forse un po’ patetici?), né un compiaciuto confronto con quello che siamo (bravi, attrezzati, quasi onnipotenti?), né tantomeno l’autocelebrazione di un’iniziativa che certo ci è costata fatica ed impegno, ma i cui risultati, se ci sono, non sta comunque a me valutare. Vuole essere semplicemente un momento di riflessione, mentre per la decima volta ci accingiamo a lavorare insieme su temi che in questi anni hanno investito e investono la nostra professione. Ma se ci fermiamo a guardare indietro è soprattutto per proiettarci su quello che abbiamo davanti, e infatti proprio verso il futuro saranno orientati i lavori di questo Seminario.

Il mio breve percorso attraverso dieci anni rappresenta dunque più che altro una specie di esame di coscienza, che ho cercato di fare per me e cerco ora di mettere in comune con voi.
Le ricorrenze, gli anniversari sono forse delle occasioni convenzionali e puramente formali, che però spesso ci aiutano a fare il punto delle situazioni, ad assumerne una consapevolezza maggiore, a darci dei riferimenti. Anche nella ricerca scientifica un metodo molto diffuso è quello di considerare le serie di dati, in quanto dei dati che presi singolarmente sono poco significativi hanno invece un valore se sono riportati a una serie diacronica; in rapporto ad un prima e a un dopo essi divengono infatti fonte di nuove informazioni e di nuova conoscenza. Credo che sia un po’ lo stesso anche per questi Seminari, e in realtà ne ho avuto quasi la certezza quando ho incominciato a esaminare il materiale di documentazione che in questi anni avevamo raccolto.
Proprio questo materiale mi ha consentito di seguire l’andamento dei lavori di questi dieci anni: era in qualche modo inevitabile che ci provassi, preparando il decimo Seminario, e nel farlo mi sono risultate evidenti non solo interessanti sequenze di dati, ma anche serie di rapporti, connessioni, considerazioni, piste, linee di ricerca e di servizio che forse non erano di volta in volta facilmente riconoscibili nei singoli interventi e nei singoli Seminari. è lungo i percorsi di queste mie peregrinazioni bibliotecarie che vorrei soffermarmi con voi prima di riprendere insieme il cammino e avviare i lavori del decimo Seminario.

Tutto il nostro discorrere di questi anni si può in realtà ricondurre a pochi temi, pochi filoni generali ai quali i diversi interventi si sono collegati più o meno consapevolmente, presentando esperienze, sostenendo posizioni, illustrando progetti, a volte anche avviando polemiche o risolvendo in qualche occasione delle situazioni conflittuali. Tutti questi temi poi in realtà hanno un unico punto di riferimento ideale, che è quello della cooperazione.

La cooperazione è il fine dichiarato del Servizio Bibliotecario Nazionale: SBN infatti, come diceva Angela Vinay e come più volte ha ripetuto anche in questa sede Giovannella Morghen, non è un pacchetto software ma è un progetto, anzi una filosofia per trasformare il modo di lavorare delle nostre biblioteche con il supporto della tecnologia. Credo sia importante proprio sottolineare questo concetto di SBN come filosofia di lavoro, come motore di una trasformazione. Direi che l’evoluzione di SBN in questi anni, che sono stati ovviamente fondamentali per il suo sviluppo, è stata nei Seminari chiaramente delineata dagli interventi prima di Giovannella Morghen e poi di Govanna Mazzola Merola, che come direttori dell’ICCU hanno presieduto i nostri Seminari aggiornandoci ogni anno sullo stato dell’arte. Ripercorrendo quegli interventi appare evidente come SBN sia andato in questi anni progressivamente comprendendo e attuando se stesso e la sua filosofia, che forse da principio, attraverso la faticosa complessità della fase iniziale, poteva non essere facilmente intuibile nella sua realizzazione. Solo a distanza si può cogliere come SBN si sia sviluppato, lungo quali direttrici e con quali principi ispiratori, nonostante tutto e tutti. Abbiamo visto come ha lottato coi denti per difendersi nel suo avvio, quasi per istinto di sopravvivenza, perché doveva crescere, doveva affermarsi in un contesto che in molti casi non lo comprendeva; abbiamo visto d’altra parte come ha risposto alle sollecitazioni esterne, come ha affrontato le inevitabili contraddizioni che segnano la realizzazione pratica di un progetto ideale. Gli interventi dei tecnici informatici e dei bibliotecari, dei coordinatori dei poli veneti, dei responsabili delle singole biblioteche che in questi anni hanno portato il contributo delle loro esperienze ai nostri Seminari, corredandole con dati e numeri ma anche con riflessioni e proposte (a volte con pressanti richieste se non addirittura con qualche protesta e qualche polemica), documentano in modo esemplare l’impegno e la fatica, l’orgoglio e il disagio, l’entusiasmo e la perplessità, talora anche il senso di smarrimento di quanti hanno investito su questo progetto il tempo, le risorse e il futuro dei servizi delle loro biblioteche. Non è stato sempre facile gettare il cuore oltre l’ostacolo: chi lo ha fatto, lo ha fatto proprio in nome di una filosofia, di uno spirito, di un’intuizione, di un’adesione che non è stata sempre facile ma che comincia ormai a dare dei frutti veramente interessanti.

Aggiungerei che l’esperienza di SBN è stata in qualche modo anche il motore del dialogo tra bibliotecari: nel 1991 un intervento di Giorgio Lotto a conclusione del Seminario osservava che “qui si è sentito molto parlare ma poco dialogare”. In effetti gli sembrava che solo per SBN si fosse dialogato, cioè che solo quanti lavoravano con SBN fossero riusciti a parlare tra loro, a confrontarsi seriamente, a sciogliere dei nodi, a cercare di risolvere dei problemi, comunque intessendo un dialogo che gli altri ancora faticavano a costruire.
In realtà questi Seminari sono nati proprio per essere un momento di verifica e di incontro tra tutti, anche se è pur vero che nei primi anni erano quasi interamente dedicati e strettamente riferiti alla presentazione e all’adozione di SBN nel Veneto. Fu proprio solo nel 1991 che si cominciò a mettere in fila, passandole in rassegna, esperienze diverse di automazione nell’area veneta: questo nuovo approccio mise i evidenza nuovi problemi, e nuove difficoltà, facendo emergere peraltro tanto entusiasmo e tanta voglia di lavorare insieme. In quella occasione qualcuno si stupì di come al Seminario non si parlasse solo di SBN ma anche di altri sistemi di automazione. Da quell’anno infatti si cominciò ad allargare la prospettiva della nostra discussione; e dal 1992 accanto a una sezione “locale” propriamente riservata all’automazione delle biblioteche venete (mantenuta con il nome di aggiornamenti veneti, osservatorio veneto etc.) si crearono degli spazi di approfondimento su temi specifici, ampliando ulteriormente gli orizzonti del nostro lavoro. I temi e i problemi in realtà continuarono ad essere gli stessi che già si erano individuati nell’esperienza delle singole biblioteche, ma cominciarono ad essere affrontati anche a un livello diverso, attraverso il confronto con realtà avanzate e il contributo teorico di esperti esterni al Veneto.

Uno di questi temi è quello della tecnologia, che risulta particolarmente interessante da indagare attraverso dieci anni di relazioni, proprio perché è il percorso su cui si è fatta effettivamente più strada.
La tecnologia alla quale facevamo riferimento nel 1989 non lasciava infatti nemmeno intravedere le soluzioni cui si è arrivati oggi. Sia per quel che riguarda l’automazione all’interno delle biblioteche, sia per quanto riguarda la comunicazione telematica tra di esse, i passi che sono stati fatti sono veramente importanti, al punto che a volte gli interventi di qualche anno fa sembrano quasi appartenere a un’altra epoca. Quest’anno Telecom Italia porta al Seminario il progetto PROmemoria, che apre attraverso Internet nuove prospettive di sviluppo all’attività delle biblioteche, dei musei, degli istituti culturali; solo nel 1991 era con noi, e allora si chiamava Sip, per presentarci Videotel e Itapac, strumenti che ancora esistono ma che oggi ci appaiono ormai lontani. Ma parlando della tecnologia viene spontanea anche un'altra riflessione: se la tecnologia che utilizziamo ha fatto grandissimi passi, ne ha fatti di simili anche la nostra cultura della biblioteca e del servizio? È riuscito lo sviluppo della tecnologia a farci superare gli ostacoli che rendono tanto difficile la nostra cooperazione? Su questo pongo degli interrogativi, perché nell’analisi delle relazioni ho avuto il senso di un grande squilibrio: da un lato cioè si osserva un’evoluzione molto accentuata degli interventi a carattere tecnologico, mentre dall’altro appare molto lento il cammino che riguarda la cultura bibliotecaria. E mi ritorna in mente quello che già in altri Seminari ho ripetuto: a volte crediamo di risolvere i problemi con la tecnologia ma, se non li avremo già risolti a monte, molti di essi (i più importanti forse) la tecnologia non li risolverà mai, anzi li amplificherà.

Internet ha risolto tanti problemi, pare: tutti vedono tutto, tutti possono sapere tutto, le cose si vedono in rete, si fanno in rete e così via. Io ne sono entusiasta, la uso e forse non saprei più farne a meno: ma personalmente comincio (o continuo) a pensare che Internet nasconda a volte più di quanto riveli, e che se può essere uno strumento straordinario per il nostro lavoro, può anche trasformarsi in una trappola pericolosa, un immenso recinto, un ottuso Grande Fratello.
Questo sarebbe forse un discorso da approfondire in qualche futura occasione: che cosa (e come) Internet ci nasconde e ci fa nascondere, in che senso ci crea degli alibi, quali fossati va scavando?

Un altro dei grandi temi su cui si è dibattuto nei nostri Seminari è quello dei cataloghi e della catalogazione: ma per parlarne permettetemi di partire da un riferimento più lontano. Nel 1987 la Fondazione Querini Stampalia organizzò con l’Università di Ca’Foscari una serie di lezioni dal titolo “Per l’automazione delle biblioteche”, aperte a quanti fossero comunque interessati all’argomento, allora veramente nuovo; tra i docenti c’era anche Angela Vinay, e fu proprio di lì che nacque l’idea di questi Seminari. In quell’occasione, a uno studioso che chiedeva di poter disporre di un catalogo di tutte le biblioteche della città, il nostro carissimo Sergio Corradini con la sua solita arguzia rispondeva: “Lei mi chiede l’ippogrifo”. Cioè Lei mi chiede una cosa che non c’è, che tutti sogniamo, ma che non c’è proprio.
Oggi questo ippogrifo potrebbe anche prender forma: c’è Internet, e nella rete io posso vedere i cataloghi di tutto il mondo. Sì, però il catalogo della mia città dov’è? Posso vedere i cataloghi di alcune biblioteche di Venezia, alla stessa maniera in cui metto a fianco di questi altri cataloghi, che possono essere quelli della Library of Congress o della British Library, cataloghi di biblioteche lontane e distinte. Il catalogo della mia città, il catalogo delle biblioteche di Venezia, in realtà rimane ancora l’ippogrifo. Stiamo cercando di metterlo insieme, anche con il progetto del Sistema Bibliotecario e Museale della Provincia di Venezia, però sono passati dodici anni e non ci siamo ancora riusciti: speriamo di riuscirci presto.

Parlando ancora di catalogazione, in questi anni si è ampiamente superata l’idea che questa debba essere l’occupazione principale del bibliotecario; lo sviluppo della catalogazione partecipata (e derivata) lo ha infatti sempre più liberato dallo spazio chiuso dell’ufficio, spostandone l’attività nelle sale di lettura e mettendolo più direttamente a contatto con l’utente. Il discorso sul catalogo è passato dal versante della produzione da parte del bibliotecario a quello della fruizione da parte dell’utente. E qui fatalmente ci si ricollega al discorso sulla tecnologia, nell’analisi e nella valutazione di tutto quello che i vari OPAC hanno fatto per rendere amichevole il colloquio tra il catalogo e l’utente, e soprattutto (ciò che è più importante) per non perdere nessuna di tutte quelle possibilità di ricerca che il catalogo cartaceo garantiva nella sua organizzazione immediata e visibile, ma per aggiungere piuttosto nuovi percorsi e nuove chiavi.
E pensare che sempre nel 1987 Igino Poggiali, annunciando l’allora futuro OPAC del Polo SBN romagnolo, era in difficoltà nello sciogliere correttamente l’acronimo…. allora oscuro e nuovo, oggi corrente nel nostro lessico bibliotecario.

Sul fronte dei cataloghi si è andata poi sviluppando la prospettiva del recupero del pregresso, di cui si è cominciato a parlare anche ai nostri Seminari. Su questo credo che molto ci sia da dire ancora, sia per quanto riguarda la catalogazione SBN, sia per quanto riguarda altri sistemi di catalogazione: si tratta infatti a mio avviso di una sfida importante, forse la più impegnativa nel contesto attuale dell’automazione delle biblioteche.

Significativo è stato in questi anni l’ingresso prorompente dell’Università nel mondo delle biblioteche, che è andato ben oltre la semplice adesione ad SBN con la firma di intese e protocolli. Si è andata attuando infatti una vasta presa di coscienza da parte degli Atenei relativamente al ruolo delle loro biblioteche, prioritariamente in funzione dell’attività di didattica e ricerca universitaria, ma anche in rapporto con il territorio quali strutture di servizio per la cultura. Questa linea di lavoro e di interesse appare chiaramente negli interventi dei rappresentanti delle Università venete ai nostri Seminari, ed ha già cominciato a dare buoni frutti.

Un altro tema ricorrente nella nostra riflessione è stato quello dei servizi e dell'utenza: il servizio è il fine del nostro lavoro, che consiste proprio nel produrre servizi per il lettore. è chiaro quindi che le tecnologie, il catalogo e ogni altro strumento devono avere l’obiettivo di realizzare servizi migliori per i nostri utenti. Ne abbiamo parlato, ci siamo confrontati, abbiamo dedicato interi Seminari allo sviluppo dei servizi, abbiamo invitato gli utenti a partecipare alla nostra discussione; nonostante tutto ciò, come del resto ho già osservato, su questa strada procediamo molto, molto piano. Al di là di qualche esperienza di punta, il nostro rapporto con il pubblico risente ancora molto, pur se inconsapevolmente, dei tempi in cui l’utente era considerato quasi un intruso in biblioteca. Temi fondamentali come la revisione e l’armonizzazione dei regolamenti, l’unificazione delle tessere, l’integrazione degli orari restano ancora sullo sfondo e attendono di essere seriamente affrontati.

Tutto il nostro lavoro si inserisce d’altra parte in un particolare contesto istituzionale e normativo, nazionale e locale, che tocca la natura stessa della nostra professione e sul quale più volte i Seminari ci hanno dato modo di ritornare.
In questi anni molti elementi sono intervenuti a livello nazionale ad influire in qualche modo sull’assetto del nostro lavoro, dalla legge 142/ 90 alle leggi Bassanini, dalla legge Ronchey al nuovo regolamento delle biblioteche statali, aprendo prospettive che non abbiamo ancora finito di sperimentare e sulle quali molto dovremo ancora riflettere.
Per quanto riguarda il livello regionale, mi ha fatto sorridere riascoltare l’intervento nel 1991 dell’allora Assessore alla Cultura Tesserin, che ci assicurava che la nuova legge regionale per le biblioteche era quasi pronta; dopo di lui ogni anno qualcuno veniva a ripetere la stessa cosa, e la legge non l’abbiamo ancora. Sulla legge regionale e sulla situazione degli istituti culturali e delle biblioteche nel Veneto abbiamo vissuto anche un momento particolarmente caldo, quando nel 1995 il Seminario per una coincidenza di momenti e di situazioni diventò l’occasione forte di una presa di posizione degli istituti di cultura veneti di fronte a pesanti prospettive di tagli; oggi comunque ancora aspettiamo e confidiamo, pronti come allora a dare il nostro contributo non solo critico, ma pienamente costruttivo.

Al di là dei confini regionali e nazionali, il contesto in cui ci troviamo a lavorare si è in questi anni esteso anche all'Europa: di Europa abbiamo cominciato a parlare nel 1992 proprio con Giovanna Mazzola Merola e vari interventi sono poi seguiti sull’argomento. Nell’ultima edizione, accanto ai contributi di Rossella Caffo e Maria Luisa Ricciardi, abbiamo portato quello di Arianne Iljon della DGXIII; nella prospettiva europea molto rimane ancora da approfondire.

Per quel che riguarda in particolare la posizione della nostra professione nel complesso quadro istituzionale e culturale che si va delineando, credo che la relazione di Igino Poggiali nel 1997 ne costituisca una sintesi esemplare, comprensiva di tutti gli aspetti su cui potrà d’ora in avanti proseguire la nostra riflessione.

Vorrei fare ancora un breve accenno ad altri due punti emersi nel corso dei nostri incontri, in relazione a due tipi di rapporto apertisi in questi anni e destinati ad avere a mio avviso degli sviluppi di grande interesse. Il primo è il rapporto pubblico-privato, che in un certo senso sta alla base stessa dei Seminari Vinay, promossi o supportati sempre dalla collaborazione di enti, istituti, aziende di diversa natura: in varie occasioni poi tale rapporto è stato esplicitamente trattato, anche con specifici interventi, lasciando intravedere la possibilità di risultati che purtroppo forse non siamo stati in grado di conseguire, ma che possono comunque stimolarci nel nostro lavoro futuro.

Un altro rapporto messo in evidenza è quello tra biblioteche e musei: nel 1992 Nazareno Pisauri, richiesto di portare le novità dall'Emilia Romagna, diceva che l'unica novità era la volontà di far lavorare insieme le biblioteche e i musei. Confesso che al momento non colsi appieno il significato di questa dichiarazione d’intenti; oggi però, con l'esperienza di questi anni - e di questo anno in particolare, in cui la Fondazione Querini Stampalia (peraltro da sempre biblioteca e museo) è stata coinvolta direttamente nel progetto del SBMP e nel progetto PROmemoria - e soprattutto con il riferimento del quinto programma quadro della CE, mi è evidente che la trasversalità del lavoro tra diversi tipi di istituti culturali è divenuta ormai una dimensione operativa diffusa e qualificante.

Nell’arco di questi dieci anni abbiamo infine riservato qualche spazio al ricordo di chi, dopo avere dato importanti contributi alla nostra professione, non è più al nostro fianco. Innanzitutto naturalmente Angela Vinay, scomparsa nel 1990, alla quale da quello stesso anno questi Seminari sono stati dedicati. Poi Maria L’Abbate Widmann, ricordata da Giorgio Busetto nel 1993, e Pino Ammendola, ricordato da Giovannella Morghen nel 1994.
Ad essi devo aggiungere oggi Giampaolo del Bigio, recentemente scomparso; credo che a lui molto debba lo sviluppo dell’automazione delle biblioteche, specialmente nel Veneto dove l’applicativo BIBLO del suo CDS/ISIS è così largamente diffuso. Del Bigio è stato qui nel 1993 per la presentazione di LABRYS (non un Seminario Vinay, ma un'occasione connessa agli stessi temi) e ne serbiamo un ricordo carissimo, come di persona intelligente, disponibile, discreta e preziosa.
Mi auguro sinceramente che qualcuno voglia e possa continuare con lo stesso spirito il suo lavoro.

Un ultimo cenno sulla formula di questi Seminari, sulla quale vi sarò grata per ogni osservazione e suggerimento. Come ho già ricordato, nei primi anni essi hanno costituito soprattutto una vetrina, una rassegna, un momento prevalentemente informativo nell’ambito ben definito delle attività di automazione delle biblioteche nel Veneto; in seguito abbiamo puntato su aggiornamenti particolari, allargando allo stesso tempo gli orizzonti sia geografici che tematici.
La mia impressione è tuttavia di aver dato a quel punto per scontato un flusso di comunicazione e di conoscenza reciproca che, una volta avviato, forse però non ha saputo mantenersi adeguatamente attivo; credo cioè che dovremmo ritrovare, se non in questa in altra sede (come ormai appare più logico), le occasioni per incontrarci anche solo per informarci su quello che siamo e su quello che stiamo facendo. Dico questo per tutti noi bibliotecari del Veneto, e in prima istanza per le strutture di diverso livello che già esistono, come il Polo SBN di Venezia e il Sistema Bibliotecario e Museale della Provincia di Venezia, o dovrebbero esistere, come il coordinamento regionale dei tre poli SBN. Senza conoscenza non può esserci cooperazione: usiamo quindi gli strumenti disponibili, e all’occorrenza creiamone di nuovi, per lavorare veramente ed efficacemente insieme.

A questo proposito ricordo un’esperienza a suo tempo passata attraverso i nostri Seminari, quella del gruppo di lavoro Manuzio, che ha cercato di mettere insieme su un progetto comune le biblioteche di Venezia , e che dopo le prime realizzazioni si è arenata perché alla fine, mancando la sponda istituzionale, non è riuscita a compiere il necessario salto di qualità; per il recupero e l’allargamento di quel tavolo di lavoro e di quello spirito faccio appello oggi alla consapevolezza e alla disponibilità non solo dei colleghi ma anche degli amministratori.

Quanto a questo Seminario l’idea centrale, intorno alla quale si svilupperanno le prime due sessioni, è quella - cara ad Igino Poggiali - della biblioteca come infrastruttura, concretamente inserita in un contesto istituzionale, ma anche culturale, sociale ed economico; nella tavola rotonda finale cercheremo poi di inquadrare questa idea di biblioteca in un luogo (il nostro Paese) e in un tempo (il nostro secolo, e l’era digitale che si va aprendo), analizzandone la storia, i problemi e le prospettive.
Ringrazio fin d’ora quanti ci condurranno lungo questo percorso, ed auguro buon lavoro a tutti.

Giovanna Mazzola Merola

Prima di passare la parola a quanti interverranno oggi, devo dire che sono stata molto colpita dalla relazione di Chiara Rabitti. Fare i bilanci aiuta a riflettere, e vorrei qui aggiungere qualche breve considerazione. Innanzitutto mi sembra giusto ricordare come è ovvio, anche questa volta Angela Vinay, che è stata la mia guida professionale oltre che una carissima amica; mi ero appuntata delle sue parole da riproporre oggi, ma Chiara Rabitti, riferendosi a quanto è stato fatto e si fa per SBN, le aveva ben presenti e le ha evidenziate per noi.

Ricordare con le parole di Angela Vinay quello che si intende per cooperazione credo sia il miglior modo di iniziare i lavori di questo incontro. Diceva dunque la Vinay nel 1987: “Cooperare significa mettere a disposizione le proprie risorse bibliografiche, l'esperienza, i mezzi tecnici per una migliore resa dei propri e degli altrui servizi - cooperare significa, anche, condividere la convinzione che in un mondo nel quale la produzione di informazione ha assunto un ritmo tanto accelerato da renderla obsoleta ancor prima di averla acquisita, nessuna biblioteca può presumere di essere in grado di soddisfare le esigenze della comunità in cui opera e comunque possedere i mezzi per farlo”.

Penso che sia importante non dimenticare questa considerazione nel momento in cui ci accingiamo a riflettere sui temi proposti per questo Seminario, anche raccogliendo lo spunto che Chiara Rabitti ci ha fornito, quando diceva che a volte SBN si è trovato in un contesto che non ne comprendeva alcuni aspetti. Vorrei dire che probabilmente ci vuole un impegno maggiore per trovare occasioni di incontro e confronto, e quindi per poter essere meglio compresi: a questo proposito sono lieta di comunicare qui che l'ICCU ha recentemente aperto un sito web sulle sue attività, nel quale si può raccogliere tutta una serie di informazioni e documenti. Credo d’altra parte che SBN rientri in quelle componenti di una strategia nazionale per lo sviluppo delle biblioteche, ovviamente complessa e impegnativa, che richiede una riflessione sempre più estesa ed approfondita.

Volevo poi soffermarmi sulla forse banale considerazione che la tecnologia non risolve i problemi: giustamente prima si osservava che Internet talora può nascondere più di quanto mostri, e ciò può valere anche per i cataloghi delle nostre biblioteche, che costituiscono una parte importante del nostro lavoro, il modo per far conoscere le raccolte e far raggiungere all’utente i propri obiettivi di ricerca e di accesso ai documenti. Mi sono convinta appunto che con una diffusione dell'informazione di dimensioni così ampie e crescenti - come ricordavano anche le parole di Angela Vinay - accentuata e amplificata da Internet, SBN abbia una importante funzione da svolgere, sia per il bibliotecario che per l’utente. Io faccio la bibliotecaria ormai da molti anni, e ho cominciato la mia carriera lavorando all'ufficio periodici in una grande biblioteca, la Biblioteca Nazionale di Roma: ricordo bene la fatica di rintracciare per il pubblico una testata nei numerosi cataloghi a stampa che si usavano per l'informazione, e che erano già negli anni ’70 più di trenta o quaranta, anche limitandosi a quelli italiani. Analogo impegno credo si imponga oggi a un utente che adoperi gli strumenti di Internet, la fatica cioè di una ricerca ripetuta più volte, con strumenti diversi, con risultati da riesaminare. In questo contesto SBN si pone come infrastruttura, creando un punto di accesso unico: alle informazioni catalografiche e bibliografiche, e come punto di partenza per raggiungere i servizi delle biblioteche: in questa direzione si è lavorato e si continua a far evolvere il sistema centrale della rete. Spero di avere nei prossimi giorni la possibilità di parlarne.

Vorrei infine richiamare la vostra attenzione sull’importanza di guardare con attenzione a quanto si va costruendo a livello europeo e alle prospettive che si aprono con i nuovi contenuti dei programmi di ricerca europei; ma anche su questo spero avremo modo di ritornare nel corso del Seminario.


Copyright AIB, 2000-02-03, ultimo aggiornamento 2000-02-06 a cura di Antonella De Robbio e Marcello Busato
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay10/rabitti99i.htm

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