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"10. Seminario Angela Vinay"
L'AUTOMAZIONE DELLE BIBLIOTECHE NEL VENETO:
tra gli anni '90 e il nuovo millennio

La biblioteca come infrastruttura:
il contesto istituzionale

di Mara Rumiz
Assessore alla Cultura e Pubblica Istruzione del Comune di Venezia

Mi scuso innanzitutto per avere sconvolto la scaletta dei lavori, ma purtroppo fra poco vi dovrò lasciare per un altro appuntamento, dedicato anch'esso al tema della lettura. Mi sembra significativo il fatto che in questa giornata ci siano diversi eventi a Venezia sul tema del libro: qui alla Querini si affronta il tema delle biblioteche; alla Fondazione Cini si svolge il Seminario promosso dai Librai; l'Amministrazione Comunale presenterà alle 11 il suo nuovo progetto sulla letteratura contemporanea. E' un progetto a cui tengo molto. Esso partirà agli inizi di giugno. Non sarà un Festival né un Salone. Non vogliamo copiare altre esperienze, non guardiamo né a Torino né a Mantova. Vogliamo proporre Venezia come sede e occasione di un rapporto permanente tra autori e comunità di lettori. Si tratta di costruire nuove relazioni che non vedano il lettore solo come punto finale di una catena, relegandolo ad un ruolo passivo. Ma di questo avremo modo di parlare a lungo in altra occasione, tanto più che in questo progetto è centrale il rapporto con le biblioteche, a partire dalla Querini Stampalia alla Marciana, alla Civica. Veniamo al tema che si sta affrontando stamane. Come ricordava Chiara Rabitti ripercorrendo il lavoro degli ultimi dieci anni, sono certamente stati fatti grandi passi in avanti per quanto riguarda i servizi bibliotecari. Tuttavia chi opera all'interno delle Amministrazioni Pubbliche e, in particolar modo, nelle Amministrazioni locali, si è senz'altro accorto della progressiva diminuzione delle risorse dedicate alle biblioteche. Mi trovo spesso a invidiare coloro che hanno fatto gli assessori prima di me, negli anni '80, quando le risorse erano davvero elevate. Recentemente raffrontavo insieme a Sonia Finzi, direttrice del Sistema Bibliotecario, i bilanci di fine anni '70, inizi anni '80: vi assicuro che, senza alcuna esagerazione, i fondi dedicati alle biblioteche erano almeno tripli rispetto ad oggi. E sto parlando di cifre neppure rivalutate! Perché è accaduto questo? Ciò deriva in buona parte dalla riduzione dei trasferimenti dallo Stato ai Comuni. In una situazione di limitazione delle risorse, si privilegiano - inevitabilmente, direi - i servizi essenziali. E, purtroppo, le biblioteche non sono ancora oggi considerate un servizio essenziale. C'è poi da tenere presente la complessità fisica del nostro territorio, complessità e articolazione che si ripercuotono anche sulla fruibilità dei servizi bibliotecari. Il centro storico rappresenta un quadro ricco: le biblioteche ci sono e sono molte, qualificate. C'è la Fondazione Querini Stampalia che, per convenzione, svolge il ruolo di biblioteca civica; c'è la Marciana; ci sono tutte le biblioteche universitarie; le biblioteche dei musei; le biblioteche delle grandi Istituzioni culturali, a partire dalla Fondazione Cini. A Venezia è possibile trovare risposte sia alle domande generiche che a quelle altamente specialistiche. Ma basta spostarsi di poco per trovarci in una situazione capovolta. A Mestre, dove risiede la maggior parte della popolazione, ecco che tutto il sistema bibliotecario è costituito dalla rete civica. A fronte di 200.000 abitanti abbiamo un complesso di 200.000 volumi: un libro per abitante, uno standard da sottosviluppo, tanto più che, se andiamo a verificare, i 200.000 volumi rappresentano in realtà 100.000 titoli, mezzo titolo a persona! Si tratta di una realtà problematica, cui non hanno giovato alcune scelte fatte in passato sulle biblioteche. Si è lavorato più sulle quantità che sulla qualità: si sono aperte ovunque biblioteche quartierali, senza preoccuparsi troppo di garantire un patrimonio adeguato di testi e il personale necessario. Inoltre la gestione di tali biblioteche è stata affidata al Settore Decentramento, non più al Sistema Bibliotecario. Di tutte queste biblioteche alcune funzionano e altre meno: molto dipende dal personale che è preposto. Ma soprattutto è necessario operare delle scelte innovative, in direzione della diversificazione, dell'articolazione dell'offerta. Siccome mi sembra difficile riuscire ad invertire la tendenza in atto e ad assicurare alle biblioteche i finanziamenti che sarebbero necessari, non vedo altra via che puntare ad una riorganizzazione del Sistema Bibliotecario, per cercare di ampliare il più possibile l'offerta di testi agli utenti. Senza, poi, dimenticare che anche altre Istituzioni vanno richiamate a precise responsabilità. Si aprono nuove sedi universitarie in terraferma: accanto alle aule, ai laboratori, agli uffici, non possono mancare le biblioteche. Pur condividendo le preoccupazioni per un eccesso di aspettativa che c'è relativamente all'innovazione tecnologica, devo dire che l'informatica ha provocato una maggiore interlocuzione tra i diversi istituti. La realtà bibliotecaria, più ancora di altre realtà culturali, ha saputo cogliere queste potenzialità. Diciamo spesso che uno dei problemi di Venezia è dato da un eccesso di separatezza che permane all'interno della realtà culturale complessiva: la nostra città può contare su una straordinaria ricchezza di Istituzioni culturali, ma ognuna vive ancora troppo dentro le sue mura, c'è scarsa disponibilità o capacità a "farsi sistema". Questo non si può dire per le biblioteche. Proprio in questi ultimi mesi abbiamo ripreso in mano il progetto del Sistema Bibliotecario Provinciale, con l'obiettivo appunto di rilanciarlo, di farlo diventare uno strumento non solo di comunicazione, ma di costruzione di un'offerta integrata di servizi. Mi spiace che oggi non sia qui con noi Anna Furlan. Fondamentale è inoltre il rapporto con le Università, intese in questo contesto, non soltanto come titolari di biblioteche qualificate, ma anche come punto di riferimento per tutto il tema della formazione e quale veicolo essenziale per collegarsi con gli studenti. C'è, per esempio, una domanda forte nel nostro territorio che riguarda gli spazi di aggregazione, le sale di lettura. La risposta non può venire dalla biblioteca. Oggi moltissime nostre biblioteche sono frequentate da studenti che si portano appresso i propri testi. Visto che non si possono aumentare di molto gli spazi bibliotecari, è necessario diversificare l'offerta. Vanno realizzate apposite sale (che, fra l'altro, costano meno) da dare in gestione ad Associazioni di studenti o di utenti. Non ho certamente voluto soffermarmi sui problemi per trasmettere una visione pessimistica, tutt'altro: credo, però, che si debba partire con molto realismo dai problemi che ci sono, prendendo atto anche della carenza delle risorse, per spingerci a lavorare insieme, in rete come si usa dire oggi, costruendo un'offerta coordinata, studiata, modulata, articolata. Attraverso una riorganizzazione complessiva del sistema, attraverso progetti di integrazione, credo che sia comunque possibile costruire una risposta di qualità a una domanda che c'è, e che mi auguro possa diventare ancora più forte. Grazie.


Copyright AIB, 199-12-22, ultimo aggiornamento 2000-02-06 a cura di Antonella De Robbio e Marcello Busato
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay10/rumiz99.htm


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