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"12. Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
dalla cooperazione all'integrazione

ASPETTI E PROBLEMI DELL'INTEGRAZIONE BIBLIOTECARIA

Fee or free? Servizi e tariffe nelle biblioteche pubbliche anglosassoni

Domenico Ciccarello

bibliotecario della Biblioteca Fardelliana di Trapani



Il tema dei servizi a pagamento nelle biblioteche pubbliche si è imposto nel dibattito professionale italiano in tempi piuttosto recenti. La letteratura biblioteconomica se n'è occupata per lo più tra la fine degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta;[1] la lista di discussione AIB-CUR qualche anno dopo;[2] infine la Commissione nazionale biblioteche pubbliche dell'AIB vi ha dedicato il Convegno nazionale "Gratuità e tariffe nella biblioteca pubblica", svoltosi nel novembre 1999 a Viareggio[3]. Nel riprendere alcuni interessanti spunti di quel Convegno, vorrei spostare il punto di osservazione a Nord, guardando in modo specifico alle biblioteche anglosassoni come modello di integrazione e di cooperazione ancora valido per tutti.

Se spostassimo gli orologi indietro di un secolo e mezzo, l'interrogativo che ci siamo posti nel titolo (fee or free) perderebbe di senso: il carattere gratuito del servizio sta alla base della concezione stessa della public library fin dalle origini. Nella metà dell'Ottocento, le neonate biblioteche pubbliche britanniche venivano normalmente chiamate "free public libraries" o più semplicemente "free libraries", e con questo termine si intendeva tanto "accessibili a tutti" che "gratuite". Erano sorte come servizio pubblico di base, ed avevano il preciso obiettivo di soddisfare i bisogni della comunità locale, con una speciale attenzione verso le fasce sociali economicamente meno protette. Ma qual è la situazione oggi, a 150 anni di distanza? La verifica potrebbe inizialmente lasciarci un po' perplessi. Prendiamo come dato campione l'applicazione di tariffe per i servizi offerti dalle biblioteche pubbliche del distretto metropolitano di Leeds (tab.1).[4]

Fines & Charges Survey 13th Edition April 2000
Authority: Leeds
Type:Metropolitan District
Contact Name, Tel.No. Andrew Pinnock 0113 214 3303 Fax 0113 214 3339
& e-mail: andrew.pinnock@leeds.gov.uk

-

Books

Spoken Word

Cassettes

CDs

Videos

Pictures

Software

LOAN PERIODS

3 weeks

2 months

1 week

1 week

4 day

   

LOAN CHARGES:
Adult

 

Audio language courses
£3.50

40p single
70p set

70p single
£1.20 set

£1.95 recent release
£1.50 other
75p children

   

Child

 

N/A

N/A

N/A

Only issued on adult ticket

   

Concessions (Please state)

 

Free to visually impaired
Other concessions £1.75

Free to visually impaired.

Free to visually impaired.
As Cassettes

None

   

FINES

12p per day
6p OAP. No fines children

£1 1st week
£2 2nd week
£4 3rd week
£8 4th week

As loan charge

As loan charge

Recharged for loan period

   

Fines exempt
(Please state)

Children

Registered visually impaired

Registered visually handicapped

Registered visually handicapped

     

RESERVATION
CHARGES:
1.General
2.Mobile libraries
3.Non-residents
4.Exemptions

1,2,3

70p standard

50p concess.

4. U16 free

1,2,3

70p standard

50p concess.

1,2,3,4

70p stan. 50p conc.

1,2,3,4

70p stan. 50p conc.

Cannot reserve

   

LOST STOCK

CHARGES

Varies according to material. Could be full replacement

As books

As books

As books

Replacement value

   

REPLACEMENT TICKET CHARGE:

Adult/Child

£1 computer ticket

Child/OAP 50p

           

Photocopies:

A4 10p self serve; 25p ps + postage posted
A4 Colour £1 self serve; £1.50 ps + £1 postage posted.

A3 20p self serve; 35p ps + postage posted
A3 Colour £1.50 self serve; £2 ps+ £1 postage posted.


Fax:

Sending: Receiving: 50p per page INMARSAT (ship & oil rigs) £7
Leeds (library material) 25p per page
UK (all material) 80p Europe /N.America £1
Eastern Europe/Australasia £1.50
Rest of world £2.50

Internet Access:
Online Searches:

SRB clients: free. All others £2 per half hour
Connect charge + 15% service + VAT (except Patents - see below)

CD ROM printouts:

10p per side. 20p colour. Please ring for all other CD Rom related charges.

Room Hire

Pensioners no charge.
Local groups £4.50 per session
Other council departments/ Commercial negotiable

Other Charges:
(Please state)

Microfilm reader 50p half hour. Micro print £1. Self service reader printer 50p A4. A2 prints from aperture cards £2. Postage & packing £1
Full Patents £2 each except GB (A) £2.67 and GB (B) £4.04. Please ring for other charges.
Open for Learning - hire of word processor £5 hour. Video hire £1.50. Materials including: CD 70p; Cassette 40p; diskette £1.

Tab. 1 – Servizi e relative tariffe nelle biblioteche pubbliche di Leeds

Come si può vedere, tra le tipologie sottoposte a pagamento troviamo alcuni servizi "personalizzati", che generalmente anche in Italia vengono erogati dietro rimborso almeno parziale delle spese sostenute dalla biblioteca (fotocopie, stampe da microformati o periferiche, consegna dei documenti a domicilio, uso del fax, affitto del PC per usi individuali, concessione strumentale dei locali a soggetti esterni, etc.), ma troviamo pure, ad esempio, la prenotazione dei documenti, il prestito del materiale non librario, l'accesso ad Internet, le ricerche in linea. Tra i casi di multe, oltre al danneggiamento o smarrimento dei documenti, si contempla anche la mancata restituzione entro la scadenza. Prima di considerare nello specifico queste tariffe, vorrei fare qualche osservazione generale.

Anzitutto ci chiediamo: il sistema anglosassone ha tradito la filosofia della gratuità? Si è perduto il significato originario della public library? Personalmente, sono convinto di no. In generale va ricordato che per molti dei servizi a pagamento sono previste esenzioni o forme ridotte per particolari categorie sociali (minorenni, disabili, anziani, disoccupati). Questo correttivo tende a far sì che anche la fetta di popolazione più svantaggiata possa godere dei benefici derivanti dai servizi a valore aggiunto, e non rimanga tagliata fuori dalle nuove tecnologie. A questo proposito, sono in fase di realizzazione nelle biblioteche pubbliche anglosassoni, anche in collaborazione con società private, i Learning Centres. Queste strutture dovrebbero, da un lato, dare la possibilità a tutti di familiarizzare gratuitamente con l'uso del PC e di Internet, e dall'altro, offrire contenuti informativi preselezionati e ritagliati sulle esigenze di precisi gruppi sociali (il target principale, in questo caso, è costituito da giovani in cerca di prima occupazione e da adulti disoccupati).

Una seconda considerazione riguarda il fatto che le scelte relative ai servizi a pagamento sono pubbliche. Questo aspetto può sembrare scontato se si considera il rapporto biblioteca-utente: è naturale che ogni biblioteca faccia sapere a chi la usa qual è il costo da pagare per determinati servizi; meglio ancora, queste scelte dovrebbero trovare posto in un documento istituzionale, cioè, normalmente, nella carta dei servizi. Ma valutiamo il rapporto tra biblioteca e biblioteca: è utile e necessario che le istituzioni si scambino costantemente informazioni sulla politica seguita con riguardo alle tariffe? Anche in questo caso, io credo di sì. I dati relativi a Leeds dell'esempio precedente sono aggiornati con cadenza annuale e confluiscono, insieme a quelli di altre 171 autorità bibliotecarie inglesi e gallesi, in una directory gestita e, a partire dal 1987, pubblicata a stampa presso il SINTO, un centro di documentazione dell'Università di Sheffield. Per ogni autorità bibliotecaria viene indicata una persona di riferimento, alla quale gli utenti, o i colleghi di altre biblioteche, possono rivolgersi per avere chiarimenti e informazioni. È facile immaginare che questo metodo di raccolta di dati abbia contribuito a creare, col tempo, un meccanismo di standardizzazione e di spontaneo equilibrio delle politiche tariffarie. Se una biblioteca si accorge di richiedere agli utenti, per un certo servizio, un pagamento in misura sproporzionata (in difetto o in eccesso) rispetto a quello mediamente stabilito dalle altre, niente di più probabile che proceda alla revisione della relativa tariffa. In Italia, l'esigenza di condividere le notizie in materia di tariffazione forse non è ancora altrettanto avvertita. In assenza di un strumento minimo di cooperazione di questo tipo, tuttavia, le biblioteche corrono il rischio di introdurre, insieme alle tariffe, una prassi indesiderata di disuguaglianza di accesso.

Terza - ed ultima - osservazione: qualunque discorso sull'adozione di tariffe nelle biblioteche pubbliche va confrontato con il trend dell'impatto sociale e con la natura ed i livelli qualitativi raggiunti dai servizi. Laddove le biblioteche erogano migliori servizi ed hanno una maggiore popolarità (come in Gran Bretagna), si può presumere che gli utenti siano più propensi ad accettare di pagare per ottenere servizi aggiuntivi. Viceversa, in paesi come l'Italia, dove ancora si stenta a raggiungere gli standard minimi previsti dall'IFLA, occorre mantenere la giusta cautela nelle politiche tariffarie, magari sfruttando i servizi aggiuntivi, almeno inizialmente, come strumento per attrarre più persone alla biblioteca anziché come mezzo di profitto. Diversamente, il pericolo è quello di un ulteriore abbassamento dei livelli di utilizzo delle risorse da parte degli utenti, il che, oltretutto, offrirebbe pretesti al Governo e agli amministratori locali per continuare a sottovalutare gli investimenti necessari nei servizi delle biblioteche pubbliche. Confrontiamo alcune cifre per avere un quadro di riferimento più preciso (v. tab.2).

 

Italia

Regno Unito

Totale biblioteche pubbliche

5.906

4.630

N° volumi posseduti

91.231.217

122.000.000

N° acquisizioni annue

3.777.202

10.984.000

N° utenti registrati

6.793.570

34.356.000

N° prestiti annui

42.459.812

460.011.000

N° personale in servizio (FTE)

11.935

25.851

Spesa annua per acquisizioni

59.301.473.143

(in sterline) 92.000.000

Bilancio complessivo

609.470.433.128

(in sterline) 821.000.000

Tab. 2 – Confronto dati complessivi sulle biblioteche pubbliche

Per il Regno Unito mi sono servito delle statistiche LISU[5] e CIPFA;[6] per l'Italia, che com'è noto brilla per l'assenza di statistiche ufficiali adeguate, ho utilizzato la stima contenuta nelle Linee guida per la valutazione delle biblioteche pubbliche italiane pubblicate l'anno scorso dall'AIB.[7] Le informazioni britanniche sono riferite al 1998, quelle italiane al 1997. Alcune differenze nella raccolta dei dati possono condizionare l'esattezza di un confronto diretto (ad es., nel totale delle biblioteche britanniche non sono comprese le sedi aperte meno di dieci ore la settimana; nel dato sulle acquisizioni non è compreso il materiale non librario, etc.), ma in misura poco rilevante ai fini del nostro ragionamento. L'elemento che più degli altri balza agli occhi mi sembra quello riguardante l'uso dei servizi: in Gran Bretagna all'incirca il 58% della popolazione frequenta la biblioteca pubblica almeno una volta l'anno (e quasi il 20% ogni due settimane), contro una media italiana di poco superiore al 10%. Eccezionale il dato sui prestiti, con un rapporto di circa dieci a uno a nostro sfavore. Impressionante anche il divario di spesa per le accessioni (circa cinque volte superiore nel Regno Unito) ed il bilancio complessivo (oltre quattro volte superiore, per quanto dalla cifra britannica andrebbero sottratti ricavi corrispondenti a circa 250 miliardi): certamente non è solo un problema di svalutazione della lira. Notiamo inoltre che viene impiegato in Gran Bretagna più del doppio di unità di personale (full time equivalent). Mi sembra, infine, particolarmente interessante rilevare come, a fronte di un totale di nuove accessioni annue quasi tre volte maggiore nel Regno Unito, il valore della dotazione documentaria complessiva presenti una superiorità, rispetto al corrispondente dato italiano, molto meno marcata. Credo che ciò costituisca la spia evidente di un più accentuato turnover delle collezioni da parte dei colleghi anglosassoni. Da noi la politica degli scarti (o per meglio dire della revisione) è stata per lungo tempo una sorta di tabù biblioteconomico, ma è chiaro che il tasso di ricambio dello stock rappresenta un importante indice di qualità dei servizi.

Tenendo presenti questi numeri, torniamo ora ad analizzare il dato-campione di Leeds. La scarsa durata del prestito (dalle tre settimane per i libri fino a soli quattro giorni per le videocassette), le multe per mancata restituzione alla scadenza, e la tariffa richiesta per prenotare i volumi, si spiegano abbastanza facilmente. In biblioteche con un indice annuo di prestiti assai alto, che in genere ammettono il prestito simultaneo fino a otto libri più quattro documenti non librari per persona, si sente molto la necessità di governare efficacemente una così fitta movimentazione dei documenti, e di evitare gli abusi. In altre parole, si tratta di una questione biblioteconomica più che economica (si consideri che le entrate derivanti dai servizi a pagamento non superano, in ogni caso, il 10% del totale). Quanto al pagamento richiesto all'utente per il prestito dei materiali non librari, per la consultazione di basi di dati in linea e per l'accesso ad Internet, la questione è un po' diversa, e occorrerà fare un rapido cenno alla normativa esistente.


Proprio l'anno scorso in Gran Bretagna è stato celebrato il 150° anniversario dalla prima legge che dava facoltà alle autorità locali di istituire e finanziare biblioteche pubbliche, e cioè il Public Library Act.[8] La legge del 1850 è stata più volte modificata, ed il testo oggi in vigore è quello del Public Library and Museums Act del 1964. L'art.4 attribuisce alle autorità bibliotecarie (library authorities) la responsabilità della gestione dei servizi bibliotecari nei confronti di tutti coloro che risiedono in una determinata area territoriale (library area). Ora, poiché ogni area bibliotecaria comprende più strutture,[9] la legge istituisce ipso facto i sistemi bibliotecari a livello locale, facendo della cooperazione la norma, e non l'eccezione come da noi (aggiungo che l'art.3 prevede espressamente anche organismi di cooperazione in ambito regionale).[10] L'art.7 inoltre definisce come obbligo per le autorità bibliotecarie di "fornire un servizio bibliotecario completo ed efficiente per chiunque desideri farne uso". L'art.8 riguarda in maniera specifica le tariffe.[11] Si ribadisce la gratuità di alcuni servizi di base — lettura in sede, consultazione dei cataloghi locali, in qualunque formato e anche con l'assistenza del personale, prestito di materiale librario — lasciando però, in tutti gli altri casi, alla discrezione delle competenti autorità centrali e locali la scelta di far pagare o meno. Ho chiesto chiarimenti in proposito ad alcuni bibliotecari inglesi, anche alla luce di quanto previsto dalle raccomandazioni internazionali in materia di gratuità dei servizi.[12] Mi è stato spiegato che le forme di pagamento vengono previste nella misura in cui si ritiene di non potere fare fronte, con i soli bilanci correnti, alle acquisizioni di quei materiali che richiedono nuovi supporti, apparecchiature e tecnologie per essere messi a disposizione degli utenti. In altri termini, la logica sottostante sembra essere questa: l'accoglimento dei materiali non librari, la disponibilità delle informazioni digitali e l'uso della rete non devono avvenire a spese dei documenti tradizionali. Fino a quando il Governo e le autorità locali non riescono a coprire del tutto, con adeguati finanziamenti aggiuntivi, i costi per i nuovi formati e per l'accesso all'informazione in rete, le biblioteche saranno costrette a reggersi parzialmente anche sulle tariffe per potere soddisfare il requisito del citato art.7, e cioè, lo ripetiamo, assicurare che il servizio bibliotecario sia completo ed efficiente.

Per completare il quadro sinora delineato voglio accennare ai significativi mutamenti che stanno coinvolgendo le biblioteche pubbliche anglosassoni in questi ultimi anni . Una vera e propria svolta si è avuta nel 1997, quando il Governo ha commissionato ad un gruppo di lavoro della Library and Information Commission[13] un rapporto tecnico che suggerisse la strada da seguire per adeguare la public library alla società dell'informazione. Il risultato di quel lavoro si chiama New library: the people's network ed è esattamente il tipo di progetto che manca all'Italia. Il rapporto traccia una coraggiosa, lucidissima strategia nazionale di sviluppo, integrazione e modernizzazione delle biblioteche pubbliche, basata sul riconoscimento del loro insostituibile ruolo sociale e culturale. L'obiettivo concreto è quello di creare una rete di telecomunicazione sull'esempio della rete universitaria JANET, attraverso la quale connettere tutte le biblioteche ad Internet entro il 2002. Per far questo, il governo sta ricorrendo a complesse negoziazioni con la British Telecom, con Microsoft ed altre grosse società private per realizzare forti economie di scala. Le biblioteche e le autorità locali sono state invitate ad attivarsi e ricercare altre forme di partnership per potere sostenere adeguatamente i costi del progetto. Un notevole aiuto intanto è venuto dall'impiego estensivo di fondi della Lotteria Nazionale, con uno stanziamento di 200 milioni di sterline per dotare le biblioteche di appositi centri per il training gratuito sulle nuove tecnologie e su Internet, e per il collegamento alla Rete Nazionale di Apprendimento; un ulteriore stanziamento di 50 milioni di sterline per la creazione di contenuti digitali di interesse pubblico; e infine 20 milioni di sterline per l'aggiornamento, su base quinquennale, dell'intero staff delle biblioteche pubbliche, nella prospettiva dei profondi cambiamenti in corso.[14]

The people's network
, sulla base del principio di equità di accesso su tutto il territorio del Regno Unito, prevede che quest'immensa mole di risorse informative in rete resti sostanzialmente gratuita per l'utente finale. Ne è nato un acceso dibattito tra chi sostiene la necessità di garantire in tutte le biblioteche pubbliche l'accesso ad Internet senza alcun costo, e chi, viceversa, si esprime in favore della tariffazione dei servizi legati all'uso della rete, in modo da disciplinarne l'uso e far recuperare alle biblioteche almeno le spese del collegamento.[15] Attualmente la situazione resta confusa, con tariffe estreme di cinque sterline l'ora da parte del 30% delle autorità bibliotecarie (tra cui Leeds, come abbiamo visto), gratuità assoluta da parte di un altro 20% (ad esempio, Suffolk, Bath, Croydon, Birmingham), e la rimanente metà nella fascia intermedia. È prevedibile che finché la "rete del popolo" non sarà completamente operativa, tali differenze continueranno ad esistere. Rimane, in conclusione, il fatto che le biblioteche pubbliche anglosassoni continuano a godere di grande attenzione sia da parte del Governo che del Parlamento, e a consolidare la propria posizione sociale. Mentre si trasforma radicalmente nell'epoca dell'informazione globale, la public library britannica riesce a rimanere ancora fortemente se stessa, una biblioteca davvero per tutti. Quanto alla public library italiana, vale ancora l'invito lanciato da Giorgio Lotto a Viareggio: "crescere per non morire".




[1] Il primo intervento organico in materia è: Cupellaro, Marco, La biblioteca vende: costi e tariffe dei servizi bibliotecari, Milano: Bibliografica, 1987, a cui sono seguiti: Danesi, Daniele, Tagli e tariffe: quando, come e perché nelle biblioteche pubbliche, in: Biblioteche oggi, n.4/1993, pp. 68-70; Marchi, Tiziana, È caro, dunque è buono, in: Biblioteche oggi, n. 6-7/1993, pp. 74-77; Revelli, Carlo, Biblioteca pubblica e gratuità dei servizi: opinioni a confronto, in: La biblioteca e il suo pubblico: centralità dell'utente e servizi d'informazione, a cura di Massimo Accarisi e Massimo Belotti. Milano: Bibliografica, 1994, pp. 109-117; Revelli, Carlo, Tariffe in biblioteca, in: Biblioteche oggi, n.4/1995, pp. 36-44; Solimine, Giovanni, Il prezzo della biblioteca, in: Biblioteche oggi, n.6/1995, pp. 8-14.
[2] In particolare tra novembre 1998 e gennaio 1999, con un breve "ritorno" nell'agosto 1999. Si veda in proposito anche il commento fattone da Luca Ferrieri, RE: servizi a pagamento, in: Biblioteche oggi, n.1/1999, pp. 10-15.
[3] Gratuità e tariffe nella biblioteca pubblica: atti del Convegno nazionale, a cura della Commissione nazionale biblioteche pubbliche dell'AIB. Firenze: AIB Sezione Toscana, 2000. Per ogni approfondimento relativo alle questioni qui discusse, rimando soprattutto agli interventi della sessione "Qualità e costi dei servizi in biblioteca", alle pp. 31-53.
[4] La pagina è tratta da: Fines and charges survey in public libraries in England and Wales, a cura di Sue Robertson (13. ed.). Sheffield: SINTO, 2000. Le autorità locali preposte ai servizi bibliotecari in Inghilterra, a seconda della diversa estensione demografico-territoriale, sono: London Boroughs, Metropolitan Districts, Counties, Unitaries.
[5] LISU Annual library statistics 2000: featuring trend analysis of UK public and academic libraries 1998-1999. Loughborough: Library & Information Statistics Unit (LISU), 2000.
[6] CIPFA, Public library statistics 1998-99: actuals. London: Chartered Institute of Public Finance and Accountancy, 1999.
[7] Associazione Italiana Biblioteche. Gruppo di lavoro "Gestione e valutazione", Linee guida per la valutazione delle biblioteche pubbliche italiane: misure, indicatori, valori di riferimento. Roma: AIB, 2000. Riporto i dati del 1997 da p.100.
[8] Per l'occasione la Zecca Reale londinese ha coniato una nuova moneta commemorativa da mezza sterlina. Da un lato è raffigurata Elisabetta II. Dall'altro, un edificio a forma di tempio, con la scritta "public libraries" lungo il frontone e la trabeazione occupata da dischi ottici, sovrastato da un enorme libro con le pagine che scorrono aperte, a sottolineare la continuità del ruolo della biblioteca pubblica nella società dell'informazione e la pacifica coesistenza tra libri e nuove tecnologie. Per accenni ad un profilo storico delle public libraries si legga: Traniello, Paolo, Un istituto dell'autonomia locale: la biblioteca pubblica contemporanea nella sua genesi storica, in: Bollettino AIB, n. 3/1996, pp. 275-289. Lo stesso Traniello ha esteso l'indagine all'ambito europeo nel volume: La biblioteca pubblica: storia di un istituto nell'Europa contemporanea. Bologna: Il mulino, 1997.
[9] Per citare un esempio, il distretto metropolitano di Birmingham comprende una biblioteca centrale, 40 biblioteche decentrate e 3 biblioteche mobili.
[10] Cfr. Traniello, Paolo, Biblioteche pubbliche: il quadro istituzionale europeo. Roma: Sinnos, 1993, p. 20.
[11] Modificato in conseguenza del Local Government and Housing Act 1989, section 154, Charges: Library Services.
[12] Il Manifesto sulle biblioteche pubbliche IFLA/Unesco del 1994 dichiara che "in linea di principio, l'uso della biblioteca pubblica deve essere gratuito" (il Manifesto del 1972 era anche più categorico: "non si dovrebbe far pagare a nessuno per i suoi servizi"); nelle bozze di revisione delle Guidelines for public libraries dell'IFLA (giugno 2000), al punto 2.4.4, si aggiunge che "far pagare gli utenti per i servizi e l'iscrizione non dovrebbe costituire una fonte di reddito per le biblioteche pubbliche, poiché ciò fa sì che la capacità di pagare sia un criterio che determina chi può usare una biblioteca pubblica". Come ricordato dal Presidente dell'AIB Igino Poggiali al Convegno di Viareggio, il Parlamento Europeo, nella Risoluzione sul ruolo delle biblioteche nella società moderna (n. A4-0248/98), "raccomanda agli Stati membri, [...] di offrire gratuitamente i servizi di base delle biblioteche pubbliche, come il prestito di materiale di proprietà della biblioteca e l'utilizzo del materiale di consultazione, dato che la biblioteca è per sua natura un servizio pubblico di interesse generale". Anche le recenti Linee guida per la legislazione e le politiche in materia di biblioteche in Europa del Consiglio d'Europa/EBLIDA sottolineano che "un insieme di materiali di informazione di base, strumenti e servizi finanziati con fondi pubblici dovrebbero essere gratuiti per l'utente e ugualmente disponibili per tutti gli appartenenti alla comunità degli utenti indipendentemente dalla loro condizione economica".
[13] La LIC è stata sostituita l'anno scorso da un organo intersettoriale, chiamato Re-source: The Council for Museums, Archives and Libraries.
[14] I proventi della Lotteria vengono distribuiti da un'agenzia privata, il NOF (New Opportunity Fund) ai fini la realizzazione dei progetti ammessi a finanziamento fino alla scadenza (Dicembre 2002). Dei 200 milioni di sterline che compongono il programma CALL (Community Access to Lifelong Learning), 155 vanno all'Inghilterra, 23 alla Scozia, 13 al Galles, 9 all'Irlanda del Nord. Anche il National Grid for Learning è stato lanciato nel 1997.
[15] I pro e i contro sono riassunti in: Everall, Ian - Ormes, Sarah, Charging and networked services, disponibile all'URL: http://www.earl.org.uk/taskgroups/policy/issue_papers/charging.htm. EARL (Electronic Access to Resources for Libraries, consorzio per la rete delle biblioteche pubbliche) ha organizzato un seminario sullo stesso tema a Westminster nel febbraio 1999. Altri materiali interessanti, compresi i testi dei documenti riguardanti The people's network, si trovano nel sito web di UKOLN (UK Office for Library and Information Networking, URL: http://www.ukoln.ac.uk )


Copyright AIB, 2000-02-03, ultimo aggiornamento 2002-02-22 a cura di Marcello Busato
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay12/ciccarello01.htm


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