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"12. Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
dalla cooperazione all'integrazione

Giovanna Mazzola Merola

presentazione del volume
Angela Vinay e le biblioteche: scritti e testimonianze. Roma, ICCU e AIB, 2001


Dovrei parlare soprattutto del volume che l'ICCU ha voluto pubblicare insieme all'AIB, ma sarà difficile che anch'io non riesca a trattenermi dal fare riferimenti personali, perché troppo lunga è stata la storia della mia vita professionale e della mia amicizia con Angela Vinay. Dunque, il libro nasce da un desiderio da tempo accarezzato dagli amici e dai colleghi di lavoro, naturalmente nell'Istituto così come nell'Associazione: un progetto che ha atteso un po' troppo a lungo, perché ci avevamo pensato già all'indomani della scomparsa di Angela ma siamo riusciti a realizzarlo soltanto dopo dieci anni.
Il volume vede presenti insieme contributi di persone che sono state vicine ad Angela Vinay nel lavoro e nell'impegno professionale, spesso nell'affetto, e che hanno scelto a loro piacimento dei temi che ritenevano importanti proprio per rappresentare quelli che erano gli interessi condivisi con Lei. Troverete quindi un insieme di saggi molto diversi, perché ciascuno degli autori ha avuto un diverso tipo di rapporto con Angela. Devo dire però che il risultato finale è gradevole proprio perché l'espressione di ogni personalità riesce in qualche modo ad emergere chiaramente. Accanto a questa serie di contributi (che potevano essere di più, ma si è dovuto in qualche modo operare una selezione) abbiamo voluto inserire un'antologia degli scritti di Angela Vinay, per rappresentare il suo percorso intellettuale e professionale e la varietà dei suoi interessi che, come ricordava Poggiali, spaziavano in molteplici tematiche.
Per questi motivi offrire un'idea del contenuto non è facile: ho scelto quindi di percorrere il filo conduttore di quello che è stato a mio parere il punto centrale, il punto di riferimento di tutta la vita professionale di Angela Vinay, e che riprendo dalle parole della biografia curata da Carmela Perretta, dove si dice che " Fu essenziale l'aver capito che occorreva trovare sul terreno dell'organizzazione dei servizi a livello nazionale la ricomposizione dei ruoli e delle competenze, favorendo e suscitando interventi la cui qualità contribuì alla crescita dei bibliotecari italiani"(p.19). Questo è stato il filo conduttore della sua attività, della quale rimangono molte testimonianze ancora importanti e attuali, prima fra tutte il Servizio Bibliotecario Nazionale.
Ma permettetemi di fare un passo indietro, e cominciare con il chiarire il perché della scelta della copertina di questo libro. Si tratta di una riproduzione della sala di lettura della Biblioteca Vittorio Emanuele II, la Biblioteca Nazionale di Roma, che come molti sanno aveva sede nel Palazzo Gesuitico del Collegio Romano. L'abbiamo scelta per tre ragioni: perché Angela ha operato nella Biblioteca Nazionale Centrale, ma anche perché il Collegio Romano è oggi sede del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, istituzione nella quale e nei confronti della quale si è svolta una parte importante dell'impegno di Vinay; infine il palazzo del Collegio Romano è la sede di uno dei più prestigiosi licei romani, il Visconti, liceo nel quale Angela ha studiato. È quindi una immagine che rappresenta alcuni momenti particolarmente significativi della sua vita.
La lettura che vi propongo passa attraverso il filo conduttore dei suoi scritti, senza dimenticare però che, oltre ai servizi nazionali, molti sono stati i suoi interventi, i suoi punti di interesse. Per quanto riguarda la nostra professione, va ricordato che Angela Vinay considerava le tematiche relative alla gestione della biblioteca, di cui molti suoi colleghi non si curavano, come uno dei punti cruciali, da approfondire anche teoricamente, per raggiungere l'obiettivo di migliorare il servizio. Sulla gestione della biblioteca, e in particolare sulla gestione di una grande istituzione come la Biblioteca Nazionale di Roma, Angela Vinay ha lavorato molto, come pure sul tema del deposito legale, ben sapendo come una buona legge sul deposito legale costituisca l'ossatura dei servizi nazionali; ma ha lavorato con attenzione anche sui fondi librari antichi, e alla formazione professionale come strumento di un lavoro serio.
Voglio leggervi alcuni passi dei suoi scritti, da cui si vede come fin dal '77 l' attenzione ai problemi dei servizi nazionali e alla costruzione di un sistema bibliotecario costituisse quasi il motore del suo impegno e della sua attività. In quell'anno scriveva: "Quando parliamo di mancanza di sistema bibliotecario, che cosa vogliamo intendere? In parole povere intendiamo che in Italia, a differenza di quanto avviene nella gran parte dei paesi europei, se vogliamo rintracciare un libro o una rivista che non figurino nei limitatissimi e mai aggiornati repertori, dobbiamo ancora ricorrere all'arcaica procedura di spedire per posta una richiesta ad un numero x di biblioteche senza essere per lo più in grado di immaginare in precedenza se la nostra scelta è pertinente oppure no; senza sapere se l'accertata presenza del periodico o del libro in una sede è garanzia di poterne disporre, vista la varietà di regolamenti che governano l'uso del prestito e la discrezionalità riconosciuta al funzionario preposto al servizio, l'esistenza, la qualità e il costo di un servizio fotografico o di fotocopia e la sua presumibile sconcertante lentezza. Non vi è per il cittadino nessuna certezza che il suo diritto al libro sia reale e non piuttosto governato dal caso o dal capriccio"(p. 237). E concludeva, riferendosi soprattutto alla dispersione dei patrimoni bibliografici italiani, "Questo ci porta a dover accettare il fatto che un singolo istituto non può soddisfare con le proprie risorse la necessità della sua utenza e che sempre più occorre considerare il servizio bibliotecario in termini di cooperazione e di partecipazione"(p.238). In anni recentissimi i programmi comunitari hanno ripreso il concetto della biblioteca impossibilitata da sola a gestire le domande dell'utenza e quindi non più basata solo sui propri servizi interni, ma anche sull'accesso alle risorse delle altre biblioteche: questa idea era già presente nella tematica sollevata da Vinay, nella sua convinzione che la cooperazione fosse appunto il fondamento per la costruzione di un servizio di qualità nelle biblioteche .
Una certa attenzione viene prestata da Angela nel '78 anche al problema del rapporto con gli altri attori del mondo che è intorno alle biblioteche, per esempio al mondo dell'editoria: scriveva infatti che per raggiungere l'obiettivo, appunto, della cooperazione nella conservazione e nell'uso della documentazione "occorrerà che a svolgere opera di persuasione non siano i soli bibliotecari bensì anche gli editori, i tipografi, i produttori dei documenti interessati, non meno degli addetti ai lavori, a che il loro prodotto diventi bene culturale a disposizione di tutti"(p.247). Ritorna quindi di nuovo il tema del servizio come prioritario, e importante è l'identificazione in questo sistema di due livelli di cooperazione (anche questa è una tematica di grande attualità): "Il primo costituito dall'insieme delle biblioteche e dei servizi che hanno scopo primario quello della messa a disposizione del documento, di soddisfare, cioè, le richieste di un'utenza diretta e territorialmente localizzata. Che tali servizi facciano capo a soggetti proprietari diversi e quindi configurino molteplicità di regimi patrimoniali non deve pregiudicare la possibilità di ricondurli ad unitarietà di fini e di metodologie tecniche e gestionali. Unità che si raggiunge mediante lo sviluppo della cooperazione tecnica fra biblioteche e la collaborazione amministrativa nel quadro di una programmazione territoriale che congloba le risorse di enti a natura giuridica diversa. […] Il secondo livello raggruppa servizi che servono l'intera comunità nazionale o hanno valenza a livello di responsabilità internazionale"(p. 265-6). Alla fine degli anni '70, quindi prima del progetto SBN, già erano tutte presenti dunque le tematiche della cooperazione nelle iniziative e negli interventi di Angela, che divenuta nel frattempo direttore dell'Istituto Centrale per il Catalogo Unico, avviava un programma di censimenti, di catalogazioni, di ricerche, di riunificazione del patrimonio bibliografico attraverso la cooperazione, ipotizzando un'attività che consentisse di lavorare ognuno nel suo ambito ma senza ripetizioni, in un quadro di standardizzazione e di normative concordate che costituisce di fattoil nodo centrale per utilizzare queste risorse.
Vorrei citare ancora una riflessione su SBN, quella che periodicamente ritorna anche nei nostri discorsi: "Si è detto" dice Vinay "che il modello SBN non è un pacchetto di programmi anche se considera l'intera gestione di un biblioteca. In assenza in Italia di una metodologia comune in un settore in cui le invenzioni andavano moltiplicandosi con risultati estremamente precari, si è ritenuto opportuno offrire un quadro organico della gestione bibliotecaria in modo tale da riuscire economica ai fini delle due procedure essenziali: catalogazione e prestito"(p. 303). SBN è dunque inteso come risorsa di tutto il Paese, per superare le difficoltà e per raggiungere degli obiettivi (non dimentichiamo che in quegli anni è anche molto vivace il dibattito sul regionalismo e sulla divisione delle competenze tra Stato e Regione).
A proposito del protocollo d'intesa firmato nel 1984 fra il Ministero dei Beni Culturali e le Regioni, che fu poi la cornice istituzionale e legislativa all'avvio di SBN, Angela Vinay diceva che "Nel protocollo troviamo affermato il carattere unitario che deve avere la politica per i beni culturali rappresentati dal patrimonio librario, la cui conoscenza e la cui circolazione non può che essere frutto della cooperazione dei vari soggetti istituzionalmente titolari di responsabilità in ordine alla loro tutela e valorizzazione: enti locali, università, ministeri vari. Il Servizio bibliotecario si propone come modello per realizzare una cooperazione siffatta: riconosce all'amministrazione centrale il diritto di attivare il processo per le responsabilità di indirizzo e di coordinamento che le spettano, attribuisce all'articolazione decentrata il compito di realizzare il servizio nel rispetto dei singoli piani di sviluppo. L'organizzazione SBN viene quindi ad avere come proprio punto di forza la realtà territoriale e non le diverse titolarità delle biblioteche" (p.309). Io credo davvero che con tali parole (questo ultimo intervento è del 1986) sia stato delineato un obiettivo strategico di grandissimo rilievo, del quale oggi continuiamo appunto a godere i risultati e sul quale continuiamo a costruire e che non deve assolutamente essere accantonato a causa di polemiche o fughe in avanti di carattere politico, professionale, istituzionale, a volte anche tecnologico (cioè usando in maniera distorta la falsa motivazione della tecnologia, che non è mai stata un fine per nessuno che abbia creduto e lavorato per un risultato di valenza nazionale).
Vorrei infine ricordare quanto tutti noi dobbiamo ad Angela Vinay per il coraggio e l'impegno con cui ha sempre operato: nella sua stanza era appesa una piccola mattonella (di qualità scadente per la verità) che portava il motto "Spes ultima dea"; in queste tre parole su quella brutta mattonella - conservata poi dagli amici - era il segreto della sua grande volontà e capacità di costruire, che tanto ha significato per le biblioteche italiane e che ritorna, straordinaria e potente, in tutti i ricordi che abbiamo di Lei.


Copyright AIB, 2002-02-21, ultimo aggiornamento 2002-02-21 a cura di Marcello Busato
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay12/merola201.htm

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