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"14. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
la frontiera digitale

INTERVENTI DI APERTURA

Armando Peres, Assessore alla Cultura del Comune di Venezia


Il mio non è che un saluto, dato che mi sono avventurato in questo incarico solo da pochi giorni anche se con molto entusiasmo. Tutti mi dicono che mi passerà presto, ma io cercherò di mantenerlo vivo il più possibile e confesso che il contesto in cui mi trovo a lavorare mi è di grande aiuto.

Ho voluto essere presente a questo appuntamento, tanto più doveroso per me che ricevo il testimone da Marino Cortese, un amico che ha avuto ed ha un rapporto intenso e particolare con la Fondazione Querini Stampalia.

La Biblioteca della Fondazione ha giocato un ruolo importante nella mia formazione personale e lo gioca soprattutto nei confronti della città, prima ancora che della sua amministrazione: è la nostra biblioteca, un'istituzione con la quale è fitto l'intreccio di iniziative, di attività, di flussi, anche economici. Esaminando i primi dati, all'inizio del mio incarico, sono stato colpito dalla dimensione di questo intreccio, che si sviluppa sia nell'ambito di quel settore specifico della Direzione dei Beni Culturali che tutela, organizza e gestisce, evidentemente dal punto di vista dell'amministrazione comunale, tutto ciò che riguarda le biblioteche e qui sta la Biblioteca Querini Stampalia, in qualità di civica del centro storico di Venezia, ma anche nell'ambito delle attività culturali, museali, della formazione, della partecipazione attiva alla vita della città.

Ritornando alle problematiche della biblioteca, a cui sono particolarmente sensibile in quanto, anche se ancora per poco, direttore delle attività culturali di Banca Intesa, volevo ricordare che proprio in Banca Intesa sono confluite sotto una sigla giovane tante banche diverse, locali, regionali e anche nazionali. Queste hanno portato dei patrimoni documentari straordinari, fatti di archivi storici e di biblioteche come quella, per esempio, della Fondazione Mattioli o fondi importanti come il Verri. In un periodo difficile per tutti, le banche, nonostante una forte riduzione degli investimenti e dei costi, si trovano in una situazione certo più florida rispetto alle amministrazioni pubbliche. Banca Intesa ha avuto quindi la possibilità di accelerare il processo di gestione di tutto il suo patrimonio documentario attraverso fasi molto rapide di riorganizzazione e di classificazione del materiale secondo i criteri più moderni. Due settimane fa, a Milano, in occasione di un importante seminario in cui si parlava di digitalizzazione degli archivi storici, in rapporto al mondo delle grandi istituzioni bancarie internazionali, ho avuto modo di tornare a Palazzo Anguissola, dove è attivo il centro di elaborazione dei dati relativi alle biblioteche e agli archivi delle varie banche confluite in Banca Intesa. Si tratta di documenti affascinanti e importanti, che attraversano due secoli della nostra storia (Cariplo nasce nel 1820), e l'interesse che mi hanno suscitato è un ulteriore stimolo ad essere presente oggi in questa sede. Ho avvertito infatti profondamente il valore della duplice necessità della conservazione e della fruizione: da un lato la conservazione, con l'utilizzo degli strumenti più moderni - e talvolta anche più costosi - per tutelare, comprendere, indagare, mantenere al fine di poter studiare e approfondire; dall'altro la fruizione con la piena disponibilità agli studiosi, al grande pubblico, alla divulgazione scolastica, ad un "mercato" sempre più ampio, anche per mezzo di prodotti derivati: cataloghi, libri, ricerche. In questa prospettiva, nei pochi anni del mio lavoro presso la banca, ho cercato di non limitare le attività dei centri di documentazione alla semplice tutela, che pure rappresenta una responsabilità primaria per chi opera come voi in questo settore.

Tutela e conservazione dunque, ma anche fruizione con la produzione di strumenti duraturi e capaci di incidere trasversalmente sul pubblico. Questo è ciò che rende vivo e autentico un centro, sia esso una biblioteca o un archivio storico di un'istituzione, di una città, di una banca o di una grande impresa.

Dobbiamo tener conto che le stagioni del danaro sono le più diverse: oggi ce n'è sicuramente poco e quindi il richiamo alla prudenza nei progetti è evidentemente corretto. Tuttavia, proprio perché provo ancora l'ottimismo forse irrazionale del neofita, credo che i progetti siano tanto più belli quanto più sono grandi.

Ho la fortuna di avere tanti amici, colleghi e maestri che sono molto più avanti di me in tanti campi e qualche volta anche nell'età, e ho scoperto che i progetti più ambiziosi li fanno proprio gli ottantenni, che non si curano troppo del volgere del tempo e che sanno ancora guardare lontano. Il mio invito è dunque quello, pur nelle varie contingenze, di lavorare sempre a grandi progetti: immaginare grandi cose perché ci sarà sempre il tempo per tornare indietro, per tagliare le spese, guardare lontano perché sono le grandi imprese quelle che restano.


Copyright AIB 2004-07-26, ultimo aggiornamento 2004-09-28 a cura di Marcello Busato e Giovanna Frigimelica
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay14/peres03.htm


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