[AIB-WEB] AIB. Il mondo delle biblioteche in rete. Glossario di terminologia fotografica


Glossario
di terminologia fotografica

A cura di Laura Corti e Fiorella Gioffredi Superbi

Aggiornamenti a cura di Laura Gasparini

A Paolo Costantini


Questo glossario non ha alcuna pretesa di essere esaustivo per tutta la terminologia fotografica, ma intende solo offrire una sintetica definizione per quei termini inclusi nelle gerarchie del capitolo 3 dal titolo Contenuto informativo del volume di CORTI, L. - GIOFFREDI SUPERBI, F., Fotografia e fotografie negli archivi, presentazione di Carlo Bertelli, Firenze, Regione Toscana - Giunta Regionale, Firenze, 1995.

Le autrici hanno tradotto le voci dalle seguenti fonti:

La traduzione è stata rivista e corretta da Paolo Costantini.

Gli aggiornamenti sono contrassegnati dalla data (aaaa-mm).


INDICE
Per consultare rapidamente l'elenco, selezionare la lettera alfabetica corrispondente alla prima lettera della voce cercata:
A   |   B   |   C   |   D   |   E   |   F   |   G   |   H   |   I   |   J   |   K   |   L   |   M   |   N   |   O   |   P   |   R   |   S   |   T   |   U   |   V   |   W
Bibliografia


A

Aerofotogrammetria
Tecnica per fotografare da bordo di velivoli oppure rilievo fotografico della superficie terrestre condotto per mezzo di aerei.
Agfacolor
Uno dei nomi commerciali per il procedimento a colori per formazione della materia colorante.
Albertipo
Vedi Collotipo.
Album
Tipo di cartoncino fotografico di formato mm 137x100 (141x100).
Album di cartoncini fotografici
Legatura per cartoncini fotografici.
Album fotografico
Quaderno o fascicolo per raccogliere fotografie.
Albumina
Vedi Procedimento all'albumina.
Albumina bicromatata
Procedimento al bicromato di potassio utilizzato nelle stampe fotomeccaniche. L'albumina bicromatata viene stesa sulla lastra di zinco.
Algrafia
Procedimento fotomeccanico, nella sostanza identico a quello fotolitografico, in cui alla matrice in pietra viene sostituita un'equivalente matrice in alluminio.
Alticolor
Vedi Autocromia.
Amalgama fotografico
O fotografia amalgamata, sta ad indicare in genere l'immagine dagherrotipica ottenuta da fotografi ambulanti che sostituivano il tradizionale sviluppo a vapori di mercurio con uno molto più semplice, fatto appunto con un amalgama di mercurio e sale d'argento ridotto in compresse facilmente trasportabili. Vedi Dagherrotipo.
Ambrotipo
Dal greco indistruttibile. Positivo diretto al collodio umido utilizzato negli anni dal 1853-5 al 1863-5. In genere si tratta di ritratti fortemente sottoesposti che, osservati in particolari condizioni, possono apparire sia positivi che negativi.
La lastra negativa al collodio diviene positiva quando è disposta su un fondo scuro: le ambrotipie venivano presentate e poste in commercio in apposite custodie rivestite di panno nero. L'effetto si otteneva sbiancando con acido nitrico o bicloruro di mercurio un negativo, l'argento annerito si mutava in argento bianco comune e l'immagine diventava quasi positiva. Il nome venne coniato da M. A. Root (1808-1880), mentre James Ambrose Cutting (1814-1867) perfezionò il procedimento aggiungendo canfora e bromuro di potassio al collodio e usando resina d'abete per fissare il vetro alla lastra.
Anaglifo
Dal greco cesello. Coppia di immagini stereoscopiche l'una di colore complementare dell'altra (in genere verde e rosso) riprese, proiettate o stampate in modo da essere quasi sovrapponibili. Guardandole con appositi occhiali colorati con lenti analogamente complementari, ma invertite, si vede una sola immagine a rilievo. L'inventore Jean Charles d'Almeida realizzò quelli per proiezione nel 1858, mentre Louis Ducos du Hauron nel 1891 li realizzò su carta, usando come colori complementari il rosso e il blu.
Analogico
Segnale o flusso di dati di tipo continuo, sonoro o visivo. È l'opposto di digitale.
Vedi anche Digitalizzare. 2004-03
Anfitipo
Variante dell' Ambrotipo dal quale si distingue per caratteristiche di sviluppo e fissaggio.
Vedi anche Ferrotipo.
Annerimento diretto
Procedimento tramite il quale l'immagine viene a formarsi con la sola azione del sole. Le lastre fotografiche vengono poi immerse in una soluzione che fa annerire l'emulsione nei punti appena intaccati dalla luce filtrata dall'obiettivo e corrispondenti alle parti illuminate dell'immagine esterna. Usato per la stampa a contatto con la carta salata, albuminata, citrata, aristotipica.
Antracotipia
Nome dato dall'Abate Sobacchi ad un procedimento di stampa fotografica da matrice manuale, in genere disegni su vetro o in carta lucida. Il procedimento consisteva nella sensibilizzazione di fogli di carta con una pappa bicromatata.
Archivio fotografico
Insieme di fotografie (negativi e positivi), attrezzature fotografiche e altri materiali. Può venire inteso anche come spazio fisico di conservazione dei materiali. 2004-03
Argento
Elemento base per la preparazione di superfici sensibili. L'alogenuro d'argento (alogeno + cloro, bromo e iodio) è sensibile alla luce, ai raggi X e ai raggi UV.
Argentotipo
Qualsiasi tipo di stampa in cui figurano i sali d'argento. In origine il termine indicava un particolare tipo di carta ai sali d'argento che per lo sviluppo del positivo necessitava di un bagno ai sali di ferro.
Aristotipo
Procedimento inventato da Liesegang intorno al 1886 che comprende i positivi al collodio ad annerimento diretto e i positivi alla gelatina ad annerimento diretto (carta al citrato). La carta aristotipica era del tipo ad immagine evidente cioè stampabile a vista per azione diretta della luce solare che, grazie al cloruro d'oro, acquistava tonalità brune intense e doveva poi essere immersa in un bagno di fissaggio per attribuire colorazioni particolari alla copia stampata. Le carte aristotipiche ebbero una notevole diffusione, sostituendo quasi completamente quelle albuminate, ma intorno al 1920 caddero a loro volta in disuso.
Aristotipo al collodio
Vedi Aristotipo.
Artiste
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 260x200.
Artotipia
Vedi Collotipo.
Asfalto
Vedi Bitume di Giudea.
Astrofotografia
Tecnica fotografica applicata per fotografare gli astri. La prima immagine fotografica della luna si deve a Samuel Morse nel 1839.
Astuccio per fotografie
I dagherrotipi più raffinati erano conservati sotto vetro in astucci foderati di velluto, inizialmente simili a quelli per miniature. I primissimi erano di semplice fattura, con motivi geometrici e floreali sul coperchio. Gli astucci meno costosi erano in papier-maché, con decorazioni stampate. Verso la metà degli anni '50 furono messi sul mercato negli Stati Uniti astucci di materiale sintetico, composto da segatura, gomma lacca e un pigmento colore marrone e nero, pressati in stampi d'acciaio. Questi astucci, detti Union Cases si presentavano spesso come bassorilievi assai elaborati che si ispiravano a soggetti di dipinti popolari. In Europa si usava anche incorniciare i dagherrotipi in passe-partout di vetro dipinto.
Atrografia
Vedi Melanografia.
Autochromes
Vedi Autocromia.
Autocromia
I fratelli Lumière sfruttarono il principio di J. Joly (vedi procedimento a colori additivo) per le loro lastre autochrome, ideate nel 1904 e poste in vendita nel 1907. La lastra fotografica veniva ricoperta con migliaia di microscopici granelli di fecola, preventivamente colorati. Un terzo dei granelli erano color arancione, un terzo verde, e un terzo violetto; ed erano mescolati insieme in modo che i colori primari fossero distribuiti uniformemente sulla superficie della lastra, che veniva poi ricoperta con l'emulsione. L'esposizione avveniva sul retro della lastra. Una volta sviluppato il negativo si trasformava in positivo con il procedimento dell'inversione, e la diapositiva che ne risultava riproduceva i colori originali. La prima esposizione pubblica negli USA di lastre autochromes di Steichen, F. Eugene e Stieglitz ebbe luogo alle Little Galleries Photo-Secession a New York nel novembre del 1907. La fabbricazione delle lastre fu sospesa nel 1932, per essere sostituita da Filmcolor, Lumicolor e Alticolor su supporto non rigido.
Autotipo
Fotoincisione retinata. Procedimento inventato dall'inglese J.W. Swan nel 1864 che suggerì di riportare la punteggiatura di scomposizione dell'immagine sul negativo stesso dell'originale da riprodurre. Il negativo dopo il trattamento veniva usato secondo le varie tecniche fotomeccaniche esistenti. Il procedimento rimase in uso fino al 1940 circa nella riproduzione in tricromia.
Autovirante
Vedi Carta autovirante.
Avoriotipo
Procedimento di origine americana il cui risultato imitava la struttura e luminescenza dell'avorio. Da un negativo dovevano essere ricavate due differenti stampe, una su carta sottile, l'altra su pellicola. Le due immagini venivano montate sovrapposte, unite da uno strato di cera fusa e pressate a caldo su di una lastra di cristallo. Il brevetto venne ottenuto da Mayall nel 1865.
Avoriofotografia
Vedi Avoriotipo.

Torna all'indice

B

Barite
Solfato di bario. Polvere bianchissima stesa nelle carte fotografiche dette appunto baritate, tra l'emulsione e il supporto in carta. 2004-03
Bicromato
Vedi Albumina bicromatata, Carta al carbone, Gelatina bicromatata, Gomma bicromatata, Oleotipia, Ozotipia, Pinatipia, Procedimento all'inchiostro.
Bit
In informatica la più piccola unità di informazione. È l'abbreviazione di binary digit (cifra binaria) che ha valore zero oppure uno. Otto bit formano un byte, 1024 byte un kilobyte (kB), 1.040.576 byte un megabyte (MB), 1024 megabyte un gigabyte (GB). 2004-03
Bitmap
Immagine grafica o fotografica costituita da pixel. Le immagini molto definite sono costituite da molti pixel. I file, in ambiente Windows, hanno come suffisso ".bmp". Le immagini bitmap a colori utilizzano grandi quantità di memoria e questo è uno svantaggio per l'archiviazione. 2004-03
Bitume di Giudea
Idrocarburo impiegato nella pratica delle incisioni a morsura delle matrici da stampa in quanto si altera alla luce solare e esposto ai raggi schiarisce in proporzione alla loro intensità. La lastra veniva rivestita di bitume, esposta alla luce con il fototipo, lavata infine con essenza di trementina che scioglie l'asfalto non impressionato, poi intaccata con un bagno di acido nitrico. Questo metodo era preferito a quello della gelatina bicromatata, per le riproduzioni fotozinco tipiche. Niépce abbinò tutte queste caratteristiche in un solo procedimento di stampa, applicabile alla produzione di matrici fotoincise.
Byte
In informatica la quantità di memoria per immagazzinare un carattere. 2004-03
Boudoir
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 200x125.
Bromoleotipia
Vedi Oleobromia.
Bromuro d'argento
Alogenuro d'argento, usato in fotografia per rendere sensibile la superficie di lastre e pellicole, combinato poi con la gelatina permette la preparazione di emulsioni molto sensibili.

Torna all'indice

C

Cabinet
Fotografia brunita di mm 140x110 c. su montatura di mm 160x115 eseguita in Inghilterra nel 1866 e che sostituì la carte-de-visite.
CCD
Charge Coupled Device. Dispositivo posto all'interno della fotocamera digitale che converte le immagini analogiche in quelle digitali. 2004-03
CD-ROM
Compact Disc-Read Only Memory. Supporto magnetico per la memorizzazione dei dati in informatica. Un singolo CD-ROM può contenere più di 650 MB di dati. 2004-03
Callitipo
Vedi anche Procedimento Van Dyke. Procedimento fotografico a base di sali di ferro (ossalato di ferro) e di nitrato d'argento utilizzato per la stampa a contatto di negativi.
Calotipo
Stampa positiva diretta o negativo su carta. Procedimento inventato da Fox Talbot nel 1841 e in uso fino al 1860. La carta, immersa in due soluzioni, una di nitrato d'argento, l'altra di ioduro di potassio, diventava altamente sensibile alla luce dopo un lavaggio con un miscuglio di acido gallico, acido citrico e nitrato d'argento, soluzione che Talbot chiamò gallo-nitrato d'argento. Dopo l'esposizione la carta doveva essere immersa in un bagno della stessa soluzione per far apparire l'immagine. Per fissare il negativo si usava inizialmente bromuro di potassio e più tardi una soluzione calda d'iposolfito e per la stampa, carta impressionata al cloruro d'argento. Dai fogli trattati in cloruro d'argento e gallo-nitrato d'argento di Talbot, si passò ai fogli trattati in soluzione di ioduro di potassio e poi nitrato d'argento, sviluppati in acido gallico (Blanquart-Evrard), con copie eseguite su carta all'albumina. Oppure carta sensibilizzata con acqua di riso, miele e bianco d'uovo e bagnata in nitrato d'argento (Le Gray) che cerava il negativo. Il calotipo permetteva di ottenere copie a contatto; le stampe, però, presentavano una certa granulosità. Vedi anche Carta cerata.
Cameotipo
Tipo di ritratto ovale ad imitazione del rilievo. Particolari presse a caldo permettevano di ottenere dalla gelatina della stampa un rilievo uniforme e permanente che veniva poi incollato su di un cartoncino rigido.
Carbone
Vedi Procedimento al carbone.
Carbro
Vedi Procedimento Carbro e Ozobromia.
Carré
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 100x100.
Carta
Vedi Stampa.
Carta albuminata
Tecnica inventata nel 1850 da Blanquart-Evrard. Un foglio di carta del tipo da disegno veniva coperto da uno strato di albumina contenente del sale e sensibilizzato agitandolo leggermente in soluzione di nitrato d'argento; la stampa avveniva per annerimento diretto. L'immagine di solito veniva sottoposta ad un viraggio all'oro e poi fissata.
Carta all'albumina e bromo-acetato d'argento
Nel 1847 Abel Niépce de Saint-Victor applicò il procedimento delle lastre fotosensibili all'albumina sensibilizzata con acido-nitrato d'argento, da lui ideato l'anno precedente, anche alla carta con albumina e bromo-acetato d'argento.
Carta aristotipica
O Carta al citrato. Vedi Aristotipo.
Carta Artigue
Vedi Carta al carbone.
Carta autovirante
Carta contenente i sali necessari al suo viraggio, in genere sali d'oro o di platino. Sono autoviranti tutte le carte salate.
Carta baritata
Rivestita generalmente di gelatina - solfato di bario. Inventata nel 1881.
Carta al carbone
Carta fotografica ai sali di cromo usata in origine per ottenere positivi fotografici con caratteri simili ai disegni a carboncino. Si tratta di solito di un foglio di carta sottile ricoperto di una pellicola di gelatina bicromatata contenente particelle di carbone o altro pigmento. Le stampe al carbone, ideate da Alphonse Poitevin (1855-56) sono molto durevoli. Fra quelle commercializzate dopo il 1889 la carta Artigue, detta charbon-velour, e quella Fresson, detta charbon-satin. Vedi anche Procedimento al carbone.
Carta cerata
Carta negativa rivestita con cera fusa che ne riduce la grana: tecnica sperimentata da Gustave Le Gray nel 1851. Vedi anche Calotipo.
Carta cianografica
Carta fotografica ai sali di ferro, le cui parti impressionate si colorano di azzurro.
Vedi anche Cianotipo.
Carta cianotipica
Vedi Carta cianografica.
Carta al citrato
Vedi Aristotipo e Carta autovirante.
Carta al collodio
Carta ad annerimento al cloruro d'argento in sospensione in collodio.
Carta a colori
Costituita da più strati fotosensibili che permettono di ottenere delle immagini a colori la cui luminosità e cromatismo risultano molto fedeli al soggetto fotografato.
Carta eliografica
Carta fotografica ai sali di ferro che in origine veniva impressionata alla luce del sole. Serve per riprodurre disegni in nero su bianco o in bianco su azzurro.
Carta al ferroprussiato
Carta su cui l'immagine è resa direttamente visibile per la colorazione dei sali ferrici.
Vedi anche Cianotipo.
Carta Fresson
Vedi Carta al carbone.
Carta alla gelatina
Carta, ben collata, cosparsa da uno strato uniforme di gelatina, che rappresenta ancor oggi la base per vari tipi di stampe fotografiche.
Carta alla gelatina - bromuro d'argento
Carta alla gelatina sensibilizzata con una emulsione al bromuro d'argento. Inventata da Joseph Maria Eder nel 1884.
Carta alla gelatina - cloro-bromuro d'argento
Carta alla gelatina sensibilizzata con un'emulsione al cloro-bromuro d'argento.
Carta alla gelatina - cloruro d'argento
Carta per stampa a contatto, prodotta intorno al 1890 su idea di Joseph Maria Eder (c. 1884), alla gelatina sensibilizzata con un'emulsione al cloruro d'argento. Meno sensibile di quella al bromuro d'argento, detta anche carta Gaslight.
Carta al platino
Vedi Platinotipia.
Carta resinata
Carta fotografica rivestita di un sottile foglio di polietilene impermeabilizzante.
Carta salata
Inventata da William Henry Fox Talbot nel 1840, fu adottata da Louis-Désiré Blanquart-Evrard che nel 1846 sperimentava un metodo più rapido di stampa. I fogli di carta da disegno imbevuti di cloruro di sodio erano agitati -- su una sola superficie -- in soluzione di nitrato d'argento. La superficie sensibilizzata con nitrato veniva poi posta a contatto con un negativo e, per azione della luce, i sali d'argento si trasformavano in argento metallico, con effetto rossastro dell'immagine. Dopo l'annerimento diretto veniva virata e fissata. Usata prevalentemente per la produzione di disegni fotogenici e di calotipi.
Carta ai sali di ferro
Detta talvolta anche Cianotipia, nome derivato direttamente dal tipo di colorazione bluastra.
Vedi anche Procedimento ai sali di ferro.
Carta sepia
Detta anche papier bistre. Tipo di carta ai sali di ferro.
Carte de visite
Tipo di cartoncino fotografico, brevettato in Francia nel 1854 da André-Adolphe-Eugène Disderi. Si trattava di una fotografia del formato di un biglietto da visita, da cui il nome, su carta incollata su un cartoncino di cm 10x6 c. In un apparecchio speciale fornito di quattro obiettivi e di un portalastre scorrevole veniva posto il negativo su lastra umida. Su ciascuna metà della lastra si facevano quattro esposizioni, così che da ciascun negativo si potevano trarre 8 immagini in pose diverse. La stampa era su carta albuminata. Il formato ben presto venne sostituito da quello Cabinet, più grande.
Carte de visite stereoscopica
È costituita da due immagini affiancate, riprese simultaneamente, ma con angolazione leggermente diversa, che danno un'impressione di rilievo quando osservate attraverso il visore binoculare o stereoscopio.
Cartoncino fotografico
Vedi Album, Artiste, Boudoir, Carré, Excelsior, Excelsior grande, Famiglia, Famiglia grande, Gabinetto americano, Imperial, Mignonette, Nature, Panel, Panel grande, Pochet, Promenade, Royal, Salon, Turista.
-chrome
Suffisso che indica pellicola invertibile a colori. In commercio come Kodachrome, Ektachrome, Agfachrome, Fujichrome.
Cianografia
Vedi Cianotipo.
Cianotipo
Stampa su carta cianografica. Procedimento di copia a ricalco fotografico a contatto diretto messo a punto da Hershel intorno al 1842, non argentico, bensì basato sulla sensibilità dei sali ferrici. Detto anche procedimento al ferroprussiato. Vedi anche Procedimento ai sali di ferro.
Cibachrome
Nome commerciale per uno dei tipi di procedimento a colori per distruzione dei coloranti (dye destruction).
Cliché-verre
Matrice di vetro usata per la stampa a contatto di disegni. Tecnica ideata da Fox Talbot nel 1839 per ottenere stampe positive di disegni a tratto. Sulla lastra di vetro, sia preparata con essenza di trementina e annerita con nerofumo, sia al collodio, veniva riportato il disegno a graffio con una punta sottilissima. Si otteneva così una matrice scura con tratti chiari. Il procedimento fu utilizzato da diversi artisti per i particolari effetti grafici che si potevano ottenere, in particolare da Corot, Delacroix e Millet.
Cloruro d'argento
Alogenuro d'argento utilizzato nella preparazione di carte sensibili, come la carta salata, albuminata, aristotipica, ecc. È meno sensibile alla luce del bromuro d'argento, con il quale viene talvolta unito per la preparazione di emulsioni al cloro-bromuro d'argento.
Collezione
Raccolta di fotografie organizzata secondo differenti criteri, anche soggettivi. 2004-03
Collodio
Soluzione viscosa di nitrocellulosa in alcool e etere che asciuga rapidamente formando una pellicola dura ed impermeabile.
Collodio secco
Per ovviare al problema della preparazione ed uso rapido delle lastre al collodio umido si trovò che addizionando al collodio sostanze idrosolubili le lastre potevano essere preparate ed usate a distanza di tempo.
Collodio umido
Procedimento dovuto a Frederick Scott Archer (1851) che ha permesso di produrre il primo genere di istantanee. Molto più sensibile del procedimento all'albumina. La lastra era ricoperta di collodio e sensibilizzata in una soluzione d'argento e veniva immediatamente sviluppata con solfato di ferro o acido pirogallico, prima che il collodio cominciasse ad asciugarsi. Infine veniva fissata con cianuro di potassio o iposolfito di sodio. Le lastre dovevano essere esposte e sviluppate subito dopo la loro preparazione, ancora umide, altrimenti perdevano la sensibilità. Il procedimento al collodio umido fu sostituito da quello al collodio secco.
Collotipo
Variante della fotolitografia. Come evoluzione della tecnica ideata da Alphonse Louis Poitevin intorno al 1850, nel 1868 Joseph Albert (1825-1886) di Monaco fece aderire al vetro finemente smerigliato uno strato di gelatina bicromatata indurendola poi con l'esposizione alla luce. Il procedimento è basato sulla proprietà del bicromato di potassio di alterare la solubilità in acqua di colloidi come albume, gelatina, gomma arabica, se esposti alla luce. La gelatina assumeva, essiccandosi un andamento reticolare. Su questo strato se ne spalmava un altro della stessa sostanza, destinato a riprodurre l'immagine. Si usavano poi due tipi di inchiostrazione spessa per le ombre. Il metodo era detto anche Albertype o Albertipia.
-color
Suffisso per indicare il principio del negativo-positivo per uso dei fotografi dilettanti nella fotografia a colori, introdotto con la pellicola Kodak nel 1941, simile alla pellicola Kodachrome, salvo che l'immagine è in negativo.
Combination printing
Vedi Stampa composita.
Copia
Vedi Riproduzione. 2004-03
Copulante
Sostanza presente nell'emulsione nelle pellicole a colori moderne (negativi a colori e pellicole invertibili ovvero pellicola per diapositiva) permette la formazione del colore per mezzo di un trattamento chimico. 2004-03
Controtipo
Negativo ottenuto dal positivo di una pellicola, usato per ristampare copie di cui manca o non è utilizzabile il negativo originale.
Cronofotografia
Tecnica di ripresa fotografica ideato da Eadweard Muybridge (1878), poi sistema di proiezione, adottato soprattutto in cinematografia, che consiste nella ripresa in successione, ad intervalli di tempo prestabiliti, di immagini di uno stesso oggetto o fenomeno, che consentono, visionate nella stessa successione, una visione chiara di eventi velocissimi o lentissimi. Vedi anche Strobofotografia.

Torna all'indice

D

Dagherrotipo
Immagine fotochimica unica su lastra di rame o positivo diretto con destra e sinistra invertite rispetto al soggetto. Louis Jacques Mandé Daguerre nel 1839 aveva scoperto l'immagine latente sulle lastre di rame argentato (cm 16x21), che si rivelava ai vapori di mercurio. Per ottenere un dagherrotipo il procedimento era in linea generale come segue: (1) Pulitura e lucidatura di una lastra di rame argentata; (2) Sensibilizzazione della lastra per mezzo dei vapori di iodio: questa operazione si effettuava all'interno di un'apposita scatola e serviva a formare un sottile strato di ioduro d'argento sulla superficie della lastra stessa; (3) Sviluppo mediante vapori di mercurio riscaldato i quali, depositandosi sulle parti impressionate dalla luce, le rendevano chiare in campo scuro; (4) Fissaggio con iposolfito di sodio. Le lastre usate erano di misure standardizzate: cm. 21.5x16.5; 10.5x8; 7x5.5; 16x12; 8x7.
Dagherrotipo inciso
Per ottenere la fotoriproduzione dei dagherrotipi veniva applicata una tecnica simile a quella dell'acquaforte. L'acido nitrico agiva sull'argento scoperto, cioè sulle parti annerite, e produceva una matrice dalla quale si potevano ricavare una quarantina di esemplari. Quando il dagherrotipo da trattare veniva ripreso su lastra d'argento solido invece che su rame argentato si poteva ricavare una matrice che dava fino a duecento esemplari.
Diapositiva
Trasparenza fotografica positiva montata su telaietto, in bianco e nero, o a colori, da usare con proiettore o lanterna magica.
Diazo fotografia
Vedi Procedimento diazotipico.
Diazetipia
Vedi Procedimento diazotipico.
Digitalizzare
Nel linguaggio informatico indica l'operazione di conversione di un segnale analogico continuo in dati binari (digitali) discreti, che consistono in combinazioni codificate delle cifre zero e uno (sistema binario). Digitale è l'opposto di analogico.
Vedi anche Analogico. 2004-03
Disegno fotografico
Vedi Calotipo.
Disegno fotogenico
Vedi Calotipo.
DPI
Dots Per Inch (punti per pollice). Unità di misura della risoluzione di stampanti e scanner (1 pollice = 2,54 cm). 2004-03 Vedi anche Risoluzione.
Dufaycolor
Nome commerciale di uno dei tipi di procedimento a colori per sintesi additiva, in commercio dal 1935.
Duplicato
Riproduzione ottenuta con procedimento fotografico di un negativo o di un diapositiva o comunque su pellicola trasparente. Vedi anche Internegativo e Interpositivo. 2004-03
Dye coupler process
Vedi Procedimento a colori per formazione di coloranti.
Dye destruction process
Vedi Procedimento a colori per distruzione di coloranti.
Dye diffusion transfer process
Vedi Procedimento a colori per diffusione controllata di coloranti.
Dye transfer process
Vedi Procedimento a colori per trasferimento della materia colorante.

Torna all'indice

E

Elettrotipia
Procedimento per la fotoriproduzione di dagherrotipi ideato da Hyppolite Fizeau nel 1841-42, basato su un procedimento elettrolitico. Questo metodo permetteva una tiratura discretamente larga. Oggi in uso come metodo e tecnica di riproduzione di incisioni su legno o su metallo dei caratteri da stampa, ecc. mediante la galvanoplastica.
Eliografia
Nome dato da Joseph-Nicéphore Niépce al procedimento da lui tentato di lastre di vetro al bitume nel 1824.
Eliotipia
Tipo di fotoriproduzione ad intaglio mediante il quale si ottengono sia incisioni in incavo che a rilievo. La lastra di rame lucidato viene preparata con polvere di resina. Sulla lastra preparata si trasferisce l'immagine stampata su un tessuto al carbone. Le parti dell'immagine rimaste solubili vengono sciolte in acqua calda. La lastra viene poi esposta a più morsure di percloruro di ferro preparato in varie concentrazioni che producono un intaglio proporzionale ai toni della fotografia originale. In questo intaglio va a depositarsi l'inchiostro per la stampa. La tecnica è stata ideata da Karel Vàclav Klic.
Emulsione fotografica
Sospensione d'alogenuro d'argento in gelatina o collodio che, una volta steso su un supporto, costituisce lo strato sensibile.
Estar
Nome commerciale dei supporti delle pellicole in poliestere della casa produttrice di materiali fotografici Kodak. Utilizzato a partire dal 1955 ad oggi. 2004-03
Excelsior
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 220x260.
Excelsior grande
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 380x250.

Torna all'indice

F

Famiglia
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 290x230.
Famiglia grande
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 340x220.
Feertipia
Vedi Procedimento diazotipico.
Ferrotipo
Tipo di positivo diretto, ottenuto su lastrine di latta smaltate e sensibilizzate, inventato da Adolphe-Alexandre Martin nel 1852. I Neff, peraltro, ottennero in cessione il brevetto per fabbricare lastre laccate da Hamilton L. Smith nel 1856, e in quello stesso anno cominciarono a fabbricare le lastre preparate che chiamarono Melainotype, ma prevalse il nome assegnatogli da un altro fabbricante, Victor M. Griswold. Il procedimento consiste nel preparare sottili fogli di ferro, laccati di nero e coperti da un'emulsione sensibile, in genere gelatina al bromuro, ma anche al collodio che, dopo lo sviluppo, dà un'immagine positiva di riflesso.
File
Insieme di informazioni omogenee immaginate sul disco rigido di un computer o su un altro o su un altro supporto magnetico o digitale. 2004-03
Filmcolor
Vedi Autocromia.
Filigrana digitale
Vedi Firma digitale. 2004-03
Firma digitale
Metodo che tramite un software sovrappone o inserisce un'immagine o una parola tra i pixel dell'immagine digitale originale. 2004-03
Fissaggio
Trattamento chimico mediante il quale, dopo lo sviluppo, si eliminano i sali d'argento non alterati dalla luce, rendendo l'emulsione inerte. Il nome indica anche il bagno, a base di iposolfito di sodio con acido borico e bisolfito di sodio, impiegato per questo trattamento. Dopo il bagno di fissaggio l'immagine diviene fotograficamente stabile e può essere esposta alla luce senza subire alterazioni.
Formato del file
La modalità in cui viene salvato un file (di testo o grafico). il formato garantisce la compatibilità e quindi l'utilizzo di uno stesso file con software differenti. 2004-03
Fotoacquatinta
Vedi Heliogravure.
Fotoantracografia
Vedi Antracotipia.
Fotoautotipo
Vedi Autotipo.
Fotocalcografia
Incisione incavografica su lastra di rame appositamente preparata, ottenuta fotograficamente, grazie alle proprietà della gelatina e di altri colloidi (specialmente albumina e gomma) di risultare, in presenza di bicromato di potassio, idrorepellente dopo l'esposizione alla luce. Questa tecnica viene solitamente usata per le illustrazioni dei rotocalchi.
Fotocollage
Vedi Fotomontaggio.
Fotocollografia
Vedi Collotipo.
Fotocolor
Termine usato per indicare le diapositive e fotografie a colori, oltre ai procedimenti di riproduzione a colori.
Fotocopia
Copia veloce che riproducono documenti di testo, fotografie, o altri soggetti fatte per mezzo di un processo elettrostatico o elettrofotografico. Il processo della fotocopia è stato introdotto commercialmente nel 1948. Gli esempi includono stampe da copie da ufficio e da lettori per microfilm. 2004-03
Fotogalvanografia
Tecnica di stampa fotografica ideata da Paul Prelsch (1855). Si prepara una lastra di vetro spalmata di gelatina o colla al bicromato di potassio con l'aggiunta di ioduro d'argento, allo scopo di rendere ruvida la matrice finale per migliorare l'aderenza dell'inchiostro e la resa delle mezzetinte. La lastra di vetro viene poi impressionata per proiezione prolungata di una trasparenza. La luce indurisce la gelatina in relazione alla maggiore o minore intensità della trasparenza, massima nelle luci (bianchi), media nelle mezzetinte (grigi), minima nelle ombre (neri). Dopo il lavaggio in acqua calda rimane un calco dell'immagine da riprodurre, con le parti chiare in rilievo, nel quale versare una colata di gutta-perca, permettendo di invertire i pieni e i vuoti. Per elettrolisi si fa depositare uno strato di rame all'interno del ricalco, che si elimina infine per liberare la matrice di rame, che risulta identica all'immagine di gelatina bicromatata indurita, cioè all'originale da stampare.
Fotogioiello
Microfotografia (dagherrotipo, ambrotipo, ferrotipo, ecc.) da vedersi con lente di ingrandimento, spesso incastonata in un anello o in altro tipo di gioiello.Tecnica ideata da Lord Charles Stanhope, popolare intorno al 1860.
Fotoglifia
Incisione fotografica; riproduzione fotomeccanica per mezzo di retino inventata da Fox Talbot nel 1852.
Fotogliptia
Tipo di stampa fotomeccanica.
Vedi anche Woodburytype.
Fotografia aerea
Tipo di tecnica di ripresa della superficie terrestre da aereomobili.
Fotografia allegorica
Riprese di tableaux vivants o esibizioni teatrali di dilettanti. Nel 1843 John Edwin Mayall a Filadelfia realizzò una serie di dagherrotipi per illustrare il Nuovo Testamento.
Fotografia astratta
Immagine non figurativa.
Fotografia astronomica
Vedi Astrofotografia.
Fotografia d'attualità
Documentazione fotografica di avvenimenti o personaggi di cronaca e costume.
Fotografia digitale
Immagini direttamente positive ottenute con camera fotografica digitale quando la luce che proviene da un soggetto colpisce il sensore (charge-coupled). Le immagini sono file elettronici che possono essere trasferite ad un computer per elaborarle e archiviarle. Spesso hanno associato un file guida con le informazioni come la data di scatto, didascalia di testo, nome del fotografo, e le caratteristiche tecniche dell'immagine. Le fotografie sono generalmente visualizzate sullo schermo del computer o stampate usando stampanti a getto d'inchiostro o carta fotografica sensibile alla luce. 2004-03
Fotografia a banco ottico
Fotografia con macchina professionale di grande formato.
Fotografia b/n
Immagine in bianco e nero del soggetto fotografato.
Fotografia a colori
Riproduzione a colori del soggetto che si vuole fotografare. Vedi anche Procedimento a colori additivo, Procedimento a colori sottrattivo.
Fotografia composita
Procedimento dovuto a Galton che consiste nello stampare uno sull'altro, a registro, più ritratti. Detto anche multiritratti. Tipo di fotografia manipolata.
Fotografia di fantasmi
Per la lunga esposizione richiesta dai procedimenti fotografici, talvolta oggetti o persone, che attraversavano il campo visivo per un intervallo di tempo più breve di quello richiesto per fissare una data immagine, lasciavano una silhouette sfocata sul negativo e quindi sulla stampa, conferendo l'impressione della presenza di spiriti. L'equivoco era spesso voluto e sostenuto dalla diceria che persone o cose solo pensate dal ritrattato risultassero nelle foto.
Fotografia con flash
Fotografia eseguita con l'impiego del flash, in prevalenza in ambiente scarsamente luminoso.
Fotografia di genere
Fotografia di cose o persone o ambienti con connotazioni folkloriche o antropologiche ben definibili.
Fotografia di gruppo
Tipo di fotografie di ritratti.
Fotografia identificativa
Vedi Fototessera.
Fotografia infrarossa
O all'infrarosso. Per mezzo di particolari procedimenti si avvale dei raggi infrarossi per fotografare nella nebbia o nell'oscurità.
Fotografia istantanea
Fotografia non posata, scattata in modo da far apparire il soggetto più naturale e rilassato.
Fotografia al lampo di magnesio
Vedi Fotografia con flash.
Fotografia legale
Fotografia identificativa talvolta intesa come documentazione valida in procedimenti legali.
Fotografia con macchina detective
Fotografia eseguita con macchina fotografica portatile.
Fotografia con macchina per istantanee
Vedi Istantanea.
Fotografia manipolata
Vedi Fotografia composita, Fotomontaggio.
Fotografia medica
Fotografia per la documentazione di fenomeni patologici e del loro decorso.
Fotografia di moda
Fotografia professionale per pubblicizzare abbigliamento e accessori.
Fotografia monocromatica
Fotografia tono su tono, da non confondere con quella bianco/nero.
Fotografia di nature morte
Fotografia di oggetti scelti e disposti in modo da ottenere un particolare effetto formale.
Fotografia panoramica
Vedi Panorama.
Fotografia psichica
Vedi Fotografia di fantasmi.
Fotografia ai raggi infrarossi
Vedi Fotografia infrarossa.
Fotografia ricordo
Fotografia scattata a una o più persone in occasioni particolari.
Fotografia di ritratti
Vedi Fotografia di gruppo.
Fotografia di scena
Fotografia scattata durante o immediatamente dopo una rappresentazione teatrale o una ripresa cinematografica.
Fotografia su smalto
Immagine fotografica composta da pigmenti vetrificati su un supporto rigido.
Fotografia solarizzata
Vedi Solarizzazione.
Fotografia spaziale
Fotografia scattata nello spazio.
Fotografia di spiriti
Vedi Fotografia di fantasmi.
Fotografia stereoscopica
Vedi Stereografia.
Fotografia di studio filmico
Vedi Cronofotografia e Strobofotografia.
Fotografia subacquea
Fotografia realizzata in acqua con apparecchio a tenuta stagna.
Fotografia UV
Quella che impiega i raggi ultravioletti e viene usata per lavori di restauro, in modo da scoprire falsi, per svelare impronte o segni sugli oggetti.
Fotografia di veduta
Fotografia di un paesaggio reale.
Fotografia di veduta di città
Fotografia di insediamento urbano.
Fotografia di veduta marina
Fotografia di paesaggio marino.
Fotogramma
Fotografia realizzata disponendo un oggetto su carta fotografica o pellicola ed esponendole alla luce.
Fotogrammetria
Metodo di rilevamento planimetrico e altimetrico del terreno basato sull'impiego di strumenti fotografici e che consiste in due successive operazioni: la presa fotogrammetrica e la restituzione fotogrammetrica.
Fotogravure
Vedi Eliotipia.
Fotogruppo
Vedi Fotografia di gruppo.
Fotoincisione
Procedimento fotomeccanico che utilizza la fotografia per ricavare, su lastra di zinco o di rame sensibilizzata, un'incisione a rilievo, dalla quale si possa ottenere, con la stampa fotografica, la riproduzione dell'originale. Si basa sull'invenzione di Fox Talbot che nel 1852 brevettò un metodo per incidere lastre di zinco o rame appositamente sensibilizzate, dalle quali trarre stampe. Nel 1858 ne migliorò il procedimento ricoprendo il rivestimento di gelatina e bicromato di potassio con polvere di resina. In generale tutti i procedimenti di fotoincisione si basano sulle proprietà della gelatina bicromatata o del bitume di diventare insolubili dopo l'esposizione alla luce.
Fotoincisione retinata
Vedi Autotipo.
Fotoincisione a tratto
Usata per riprodurre disegni e grafici. Vedi anche Mezzotono a rilievo.
Fotolitografia
Tipo di fotoriproduzione con matrice planografica. Procedimento che utilizza il metodo fotografico per riprodurre sulla superficie di una pietra litografica o di una lastra di zinco, preparata appositamente, un'immagine agli inchiostri grassi, da inchiostrare con un rullo quante volte si renda necessario per una determinata tiratura litografica. Il primo tentativo di Andrew Fyfe nel 1839 fu quello di usare del fosfato d'argento per sensibilizzare la pietra sulla quale in seguito venivano posti a contatto corpi più o meno trasparenti (foglie, disegni su carta oleata, ecc.) per esporla infine alla luce. Si otteneva così una matrice capace di prendere inchiostro e di restituirlo sul foglio durante la stampa. Il procedimento fu perfezionato da Alphonse Louis Poitevin nel 1855, che scoprì le proprietà idrorepellenti dei colloidi bicromatati esposti alla luce. La pietra litografica, spalmata di colloidi bicromatati, viene impressionata come una negativa. Le parti idrorepellenti (neri o grigi scuri della fotografia) accolgono l'inchiostro per restituirlo durante la stampa, mentre quelle idrofile (grigi chiari e bianchi) non assorbono inchiostro.
Fotometallografia
Ripresa fotografica, eseguita in vari ingrandimenti, della struttura superficiale dei metalli
Fotomezzatinta
O Halfatone, nome assegnato da Swan ad un procedimento da lui ideato.
Vedi anche Autotipo.
Fotomicrografia
Vedi Microfotografia.
Fotominiatura
Piccolo ritratto fotografico ritoccato e colorato a mano.
Fotomontaggio
Illustrazione fotografica ottenuta ritagliando e componendo insieme fotografie, o loro parti, cosi da farle apparire come immagine fotografica unica. Procedimento impiegato soprattutto nelle illustrazioni di giornali, riviste e nella pubblicità. I primi fotomontaggi furono eseguiti da Oscar Gustave Rejlander nel 1853.
Fotomosaico
Vedi Fotomontaggio.
Fotoporcellana
Ritratto fotografico riprodotto su ceramica o porcellana.
Fotoricordo
Vedi Fotografia ricordo.
Fotoriproduzione ad intaglio
Immagine scavata nel piano della matrice (incavografia). L'inchiostro rimane nei vuoti i quali, a seconda della loro profondità, danno toni più o meno scuri. I chiari vengono prodotti dalle parti non incise o meno incise e risultano tanto più chiari, fino al bianco, quanto minore è l'incisione.
Fotoriproduzione con matrice planografica
Vedi anche Fotolitografia. La matrice viene trattata in modo da prendere inchiostro grasso in proporzione alle parti scure da riprodurre e da rifiutarlo in rapporto a quelle chiare. Al momento della stampa l'immagine, che è costituita da una struttura chimico-fisica invece che da dislivelli meccanici, si imprime sul foglio. Schematicamente, nei processi con matrice rilievografica, le tonalità continue e di varia opacità dell'originale vengono trasformate in elementi discontinui e di opacità uguale (retinatura).
Fotoriproduzione con matrice rilievografica
Metodo simile a quello per riprodurre i caratteri a stampa che scomponeva l'immagine da riprodurre in minuti puntolini rilevati, capaci di trattenere l'inchiostro in rapporto alla loro varia dimensione, forma e densità. Il principio è quello del retino.
Fotoscultura
Processo di realizzazione semiautomatico di controtipi realizzati con l'aiuto di vari profili fotografici. Il sistema per riprodurre volumetricamente un oggetto tramite la fotografia fu inventato da Frangois Willème.
Fotostatica
Procedimento di riproduzione fotografica diretta, su carta sensibile alla luce, di un documento, di uno scritto, di un disegno.
Fototelegrafia
Vedi Telefoto.
Fototeca
Raccolta ordinata di fotografie all'interno di una istituzione (biblioteca, museo, pinacoteca, ecc.) o di uno studioso. 2004-03
Fototessera
Tipo di fotografia identificativa.
Fototipo
Procedimento di stampa fotografica, ottenuta con inchiostri grassi. La gelatina bicromatata, esposta sotto un negativo, diventa tanto più insolubile quanto più a contatto con le sue zone più trasparenti; non assorbendo più umidità, accoglie l'inchiostro tipografico. Le parti della lastra corrispondenti alle zone trasparenti del negativo durante l'impressione trattengono l'inchiostro e sono rese con valori scuri.
Vedi anche Collotipo.
Fototipografia
Termine per indicare fotomontaggi, fotocollages e la commistione di immagini tipografiche e fotografiche, ovvero qualsiasi procedimento che, valendosi della fotografia originale, riesca a ricavarne una matrice da stampa a rilievo. Vedi anche Autotipo.
Fotozincografia
Procedimento fotomeccanico su lastra di zinco, che si ottiene con matrici in rilievo, ricavate dagli originali per mezzo della fotografia. Variante della fotolitografia, ideata da Henry James.
Fotozincotipia
Procedimento fotomeccanico su lastra di zinco, nel quale l'immagine si produce a rilievo. Vedi anche Autotipo.

Torna all'indice

G

Gabinetto americano
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 177x86.
Gallo-nitrato d'argento
Soluzione di acido gallico con nitrato d'argento, utilizzata da Fox Talbot nel 1840-41 per lo sviluppo dei calotipi.
Galvanografia
Procedimento di duplicazione delle composizioni fotografiche per mezzo della galvanostegia e che si differenzia dalla galvanotipia in quanto ottenuta da matrici ad incavo e non in rilievo. Tipo di stampa fotomeccanica.
Gaslight
Vedi Carta alla gelatina - cloruro d'argento.
Gelatina
Proteina animale usata come legante nelle emulsioni fotosensibili.
Gelatina bicromatata
Procedimento al bicromato ideato da Fox Talbot e Alphonse Louis Poitevin verso il 1855, che impiega come colloide la gelatina, con o senza pigmento.
Gelatina - bromuro d'argento
Procedimento ideato da Maddox nel 1871 per cui la gelatina agisce da legante dei sali d'argento e, quando incorporata al bromuro di cadmio e al nitrato d'argento, forma un'emulsione.
GIF
Graphic Interchange Format. Formato di file sviluppato dalla società informatica americana CompuServe per la grafica (soprattutto quella destinata a Internet). Un file di tipo GIF può contenere al massimo 256 colori.
Gomma arabica bicromatata
Procedimento secondo il quale il bicromato di potassio, aggiunto alla gomma arabica fa sì che questa modifichi la sua solubilità all'acqua quando esposta per qualche tempo alla luce. Procedimento brevettato nel 1858 da John Pouncy e usato nella fotografia artistica da A. Ronillé-Ladévèze nel 1894.
Vedi anche Procedimento alla gomma bicromatata
Gomma bicromatata
Procedimento al bicromato che usa la gomma lacca pigmentata come costituente della matrice. Utilizzato per i processi fotomeccanici. Vedi anche Procedimento alla gomma bicromatata.

Torna all'indice

H

Heliogravure
O fotoacquatinta. Procedimento per il quale, partendo da una lastra di rame rivestita di bitume di Giudea, gelatina o albumina bicromatata, la tiratura delle stampe viene eseguita, dopo la morsura della lastra, su una pressa tipografica con inchiostrazione a caldo.
Hillotipo
Positivo diretto così denominato da Levi S. Hill nel 1851 per ottenere dagherrotipi a colori.

Torna all'indice

I

Idrotipia
Vedi Procedimento a colori per trasferimento di coloranti.
Immagine latente
Immagine invisibile a occhio nudo che si forma nell'emulsione fotografica colpita dalla luce. Diventa visibile (viene rivelata) mediante l'azione chimica del bagno di sviluppo. 2004-03
Vedi anche Sviluppo
Imperial
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 254x178.
Impressione diretta
Vedi Annerimento diretto.
Incavografia
Vedi Fotoriproduzione ad intaglio.
Ingrandimento
Sistema di stampa fotografica che consente di ottenere un formato più grande del negativo o della diapositiva originale. Il procedimento consiste nel proiettare, mediante un apposito apparecchio, un negativo su di una superficie sensibile.
Internegativo
Negativo ottenuto da una diapositiva (positivo) usato per riprodurre stampe in b/n o a colori della diapositiva originale, su carta o su pellicola.
Vedi anche Duplicato, Riproduzione.
Interpositivo
Positivo ricavato da un negativo originale, dal quale trarre un nuovo negativo.
Istantanea
O Snapshot: termine inglese per indicare il colpo fulmineo di arma da fuoco, senza prendere con cura la mira. Fotografia senza pretese eseguita con un tempo di esposizione molto breve, senza l'impiego di un sostegno per l'apparecchio.

Torna all'indice

J

JPEG
Joint Photographic Experts Group. Gruppo composto da informatici e dalle più grandi industrie nel campo delle comunicazione, dell'informatica e della fotografia. Ha creato un formato di compressione digitale per i file grafici che porta lo stesso nome. 2004-03

Torna all'indice

K

Kallitipo
Vedi Callitipo.
Kodak
Tipo di cartoncino fotografico.

Torna all'indice

L

Lastra Agfacolor
Vedi Autocromia.
Lastra alticolor
Vedi Autocromia.
Lastra al collodio
Lastra trattata con un miscuglio di cotone fulminante, alcool ed etere. Il composto, scoperto nel 1846 da Christian Friedrich Schoenbein, venne impiegato per trattenere l'emulsione sensibile da Gustave Le Gray nel 1849, applicandolo su un supporto di carta.
Lastra al collodio albuminato
Vedi Lastra al collodio secco.
Lastra al collodio secco
Lastra di vetro rivestita di un'emulsione di collodio, mescolata prima con bromuro di ammonio e di cadmio, poi con nitrato d'argento. L'emulsione mantiene le proprietà anche asciutta. La versione ideata da Taupenot nel 1855 consiste nel ricoprire la lastra con albumina a cui si aggiunge ioduro di potassio. Il collodio viene successivamente steso sulla lastra nuovamente sensibilizzata con aceto-nitrato d'argento.
Lastra al collodio umido
Frederich Scott Archer pubblicò nel 1851 una nota sull'impiego del collodio in fotografia. Il procedimento consiste nel preparare una soluzione alcolica di ioduro di potassio e di ioduro d'argento, mescolata al collodio e successivamente sensibilizzata con il nitrato d'argento. Lo sviluppo avviene in acido pirogallico e il fissaggio con iposolfito di sodio.
Lastra dufayco1or
Vedi Autocromia.
Lastra filmcolor
Vedi Autocromia.
Lastra fotografica
Piastra di vetro silico-sodio-calcico, rettangolare o quadrata, su un lato della quale viene steso uno strato di emulsione sensibile alla luce.
Lastra alla gelatina secca
Strato di alogenuro d'argento - gelatina su lastra di vetro esposta e trattata in modo da fornire un'immagine argentica.
Lastra ortocromatica
Lastra alla gelatina secca ricoperta da un'emulsione caratterizzata da ortocromatismo, ovvero con un campo di sensibilità dall'ultravioletto al rosso. Le lastre Vogel- Obernetter Silver Rosin di cm 18x24 furono le prime prodotte industrialmente.
Lastra pancromatica
Lastra alla gelatina sensibile anche al rosso.
Lavoro di ritocco e di modifica
Vedi Ritocco.
Lichtdruck
Procedimento di tipo collotipico consistente nel trasformare un negativo in un positivo al cloruro d'argento. Ideato da J.B. Obernetter nel 1886. L'immagine ottenuta viene trasferita su una lastra di rame decomponendola mediante elettrolisi: il cloro liberato incide la lastra di rame in proporzione al cloruro d'argento che forma l'immagine stessa.
Lichtkupferdruck
Vedi Lichtdruck.
Lucidatura a grande smalto
Operazione tesa a dare grande lucentezza ad una stampa e ottenuta applicando ad esempio cristallo o metallo sulla gelatina ancora umida, per toglierla solo ad essiccazione avvenuta.
Lumicolor
Vedi Autocromia.

Torna all'indice

M

Macchina detective
Macchina fotografica portatile con caricatore contenente diverse lastre che permette di ottenere più pose in rapida successione.
Macrofotografia
Fotografia di oggetti non visibili ad occhio nudo, ripresi da strumenti a forte ingrandimento diretto, particolarmente impiegata nelle scienze biologiche e chimiche. Nel 1845 Altred Donné pubblicò il primo trattato di microfotografia eseguita con dagherrotipi, Talbot invece, con la tecnica del calotipo, si esercitò con il microscopio. Microfotografie al collodio furono realizzate da Adolphe Bertsch nel 1853. Impiegata in particolare per oggetti o animali alquanto piccoli, come insetti, fiori o parte di essi.
Margherita
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 105x70.
Mariotipia
Procedimento messo a punto da Marion nel 1873 secondo il quale la stampa di un foglio di gelatina bicromatata viene effettuata a torchietto, per contatto. Terminata l'operazione il foglio viene inumidito e pressato contro la superficie di un foglio al carbone non sensibilizzato. Il sale di cromo non insolubilizzato viene così assorbito dalla nuova superficie pigmentata e produce su questa un'immagine sviluppabile.
Vedi anche Ozotipia.
Mascherino
Foglio sottile di metallo o plastica opaca o carta nera, ritagliato in modo da lasciare in ombra, al momento della stampa, alcune parti del negativo fotografico.
Medaglione
Tipo di Carte de visite.
Melanografia
Positivo diretto al collodio su carta nera detta anche atrografia, inventata da Giles Langdell nel 1953.
Melanotipo
Vedi Ferrotipo.
Metallizzazione
Aspetto metallico bronzato che assumono le ombre dei positivi al cloruro quando la stampa e il successivo sviluppo siano spinti oltre i limiti usuali.
Mezzatinta
Vedi Stampa fotomeccanica a mezzatinta.
Mezzotono a rilievo
Tipo di fotoincisione a tratto.
Micro-autocromia
Tipo di autocromia.
Microfiche
Tipo di microform.
Microfilm
Tipo di microform realizzata con pellicola fotografica ad alto contrasto, di piccolo formato (35 o 16 mm) atta alla riproduzione in scala fortemente ridotta di documenti, scritti ecc.
Microfotografia
Fotografia in cui il soggetto rappresentato ha dimensioni uguali o superiori al naturale.
Microform
Termine usato per vari tipi di microfotografia.
Mignonette
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 52x33.
Modern print
Stampa fotografica ottenuta da negativo originale eseguita a distanza dalla data di scatto dall'autore o sotto la sua guida. 2004-03

Torna all'indice

N

Nature
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 650x480.
Negativo
Immagine ottenuta esponendo alla luce una pellicola o una lastra trattata con materiale fotosensibile i cui valori tonali sono invertiti rispetto a quelli del soggetto fotografato.
Negativo su carta
Vedi Calotipo.
Negativo a colori per addizione
Procedimento ideato nel 1893 da John Joly di Dublino. Invece di tre immagini distinte con tre diversi filtri colorati, si prendeva un solo negativo attraverso uno schermo quadrettato suddiviso in zone microscopiche dei colori rosso, verde e azzurro. Lo schermo era di formato identico alla lastra fotografica ed era a contatto con essa all'interno della macchina fotografica. Una volta sviluppata la lastra, se ne faceva una diapositiva e la si fissava definitivamente allo schermo colorato. Le zone nera, grigia e bianca dell'immagine lasciavano passare più o meno luce attraverso i filtri. A distanza normale di visione i colori fondamentali si fondevano e formavano combinazioni riproducenti i colori originali del soggetto.
Negativo continuo
Vedi Negativo a mezza tinta.
Negativo su lastra albuminata
Negativo su lastra ricoperta da un sottile strato di albume trattato con ioduro di potassio poi immersa, una volta asciutta, in soluzione di nitrato d'argento. Lo sviluppo dopo l'esposizione avviene in acido gallico. Tecnica ideata da Abel Niépce de Saint-Victor nel 1847.
Negativo su lastra asciutta al collodio e bromuro d'argento
Nel 1864 B.J. Sauyce e W.B. Bolton mostrarono che si poteva eliminare il bagno d'argento rivestendo la lastra di vetro con un'emulsione di collodio mescolata prima con bromuro di ammonio e poi cadmio, poi con nitrato d'argento. Questo tipo di lastra poteva essere usata asciutta.
Negativo su lastra al collodio umido
La scoperta di Frederick Scott Archer fu quella di rivestire la lastra con un'emulsione al collodio contenente ioduro di potassio. La lastra veniva poi subito immersa in un bagno di nitrato d'argento e l'esposizione doveva avvenire prima che l'emulsione si asciugasse. Subito dopo si doveva procedere con lo sviluppo in acido pirogallico o con protosolfato di ferro.
Negativo su lastra alla gelatina
Nel 1871 Richard Leach Maddox ideò un metodo per sciogliere la gelatina nell'acqua aggiungendo una soluzione di bromuro di cadmio, quindi del nitrato d'argento. Questi prodotti reagivano fino a formare cristalli di bromuro d'argento sospesi nella gelatina. L'emulsione veniva stesa sulla lastra e lasciata asciugare. Richard Kennet nel 1873 ideò un metodo pratico per filtrare l'emulsione.
Negativo leggero
Negativo sottoesposto e/o sviluppato che appare meno denso di un negativo normale.
Negativo a mezzatinta
L'originale ha un tono continuo.
Negativo su pellicola
Vedi Pellicola.
Negativo retinato
Ottenuto dalla riproduzione di un originale a tono continuo per interposizione di un apposito retino che scompone l'immagine continua in elementi puntiformi, equidistanti tra loro e tanto più grandi quanto è più luminosa la parte corrispondente dell'originale da riprodurre.
Negativo per riproduzione
Vedi Internegativo.
Negativo di selezione
Ottenuto da un originale a colori, trasparente (diapositiva) o opaco (per lo più su carta) per mezzo dell'interposizione di un filtro di colore complementare del colore che si intende selezionare.
Negativo al tratto
Tipo di negativo che si ha quando l'originale ha soltanto toni bianchi e neri.
Nitrato di cellulosa
Preparato per nitratazione della cellulosa del legno, utilizzato fin dal 1889 da Eastman come supporto di plastica per sostituire il supporto di vetro dei negativi. I negativi al nitrato di cellulosa sono infiammabili, instabili e non più utilizzati.
Nitrocellulosa
Vedi Nitrato di cellulosa.
Non vintage print
Fotografia ottenuta da negativo, ma stampata in anni successivi a quello della data di scatto a cura dell'autore o dallo stampatore di sua fiducia. Spesso il "non vintage print" differisce dal vintage print per il degrado del negativo, soprattutto se esso è a colori, dalla differente qualità della carta di stampa e dagli stessi prodotti chimici. Generalmente la data di scatto, quindi della realizzazione del negativo, è posta tra parentesi quadra dopo il titolo dell'opera. La data del "non vintage" è indicata, nella didascalia, dopo il supporto. 2004-03
Vedi anche Modern print.

Torna all'indice

O

Oleobromia
Procedimento di stampa fotografica dovuto a C. Welborne-Piper nel 1907 e nello stesso anno proposto anche da L. Wall, rimasto in uso fino al 1930. La matrice argentica su carta al bromuro veniva immersa in un bagno particolare che nel far scomparire l'immagine, solidificava la gelatina grazie al bicromato di potassio, proporzionalmente alla quantità di argento dell'immagine. Questa veniva inumidita in modo da far assorbire acqua alla gelatina. Sulla superficie veniva steso inchiostro litografico o grasso. Nei chiari e nei mezzi toni dove la gelatina era ben impregnata, l'inchiostro non aderiva. Successive passate di inchiostro steso a pennello permettevano di raggiungere l'effetto desiderato. Il nome deriva dalla fusione della stampa originale e il pigmento oleoso.
Oleotipia
Procedimento di riproduzione fotografica con inchiostro grasso, su carta gelatinata, preventivamente trattata con bicromato di potassio, utilizzato per lo più nella riproduzione di stampe artistiche; fu realizzato nel 1855 da Poitevin. Tipo di stampa al pigmento.
Olografia
Immagine tridimensionale, ottenuta mediante la sovrapposizione di onde luminose, su invenzione di Dennis Gabor.
Ologramma
L'effetto di tridimensionalità viene ottenuto con una sola immagine e si basa sul principio che due onde luminose nell'incontrarsi si sommano o si sottraggono. Questo fenomeno consente di ottenere, sopra una lastra fotografica, annerimenti molto densi nei punti di massima somma delle onde luminose e nulli nei punti di massima sottrazione, il che permette di registrare il tipo di modulazione della luce. Il senso di profondità e rilievo è quindi ottenuto meccanicamente e non è vincolato ad un unico punto di vista.
Ortocromatica
Si dice di emulsione sensibile al verde e al blu, ma non al rosso.
Ozobromia
Vedi Procedimento carbro.
Ozotipia
Nome del procedimento ideato da Manly (1899), come variante della stampa al carbone, che permette di evitare il trasporto dell'immagine, chimicamente analogo all'ozobromia, da cui si differenzia per una diversa composizione delle sostanze impiegate.

Torna all'indice

P

Palette
Tavolozza di colore. Quantità e qualità dei colori in un'immagine digitale. 2004-03
Palladiotipia
Procedimento di stampa a base di palladio, usato in sostituzione del platinotipo.
Pancromatica
Si dice di emulsione sensibile alla luce rossa, verde e blu e che permette la registrazione dei toni di grigio, quasi con la stessa luminosità relativa dell'occhio umano.
Panel
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 330x203.
Panel grande
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 450x280.
Panorama
Fotografia di veduta di un ampio paesaggio, ottenuta montando in successione fotografie riprese nella stessa sequenza.
Papirografia
Procedimento fotomeccanico per stampare un'immagine a chiaroscuro su una superficie bicromatata.
Papirotinta
Vedi Papirografia.
PAT
Acronimo di Photographic Activity Test. Analisi di laboratorio che permette di valutare l'effettiva neutralità dei materiali di archiviazione (buste o scatole) secondo quanto stabilito dalla vigenti normative internazionali. 2004-03
Pellicola
Emulsione fotografica stesa su un supporto di plastica trasparente e flessibile che può essere di più tipi: di acetato di cellulosa; argentica a trattamento chimico; argentica a trattamento termico; diazoica a trattamento termico; elettromicrografica; fotoplastica; a mezzatinta; di nitrato di cellulosa; di poliestere; a separazione di toni; di triacetato di cellulosa.
Pellicola a colori
Sulla struttura pellicolare sono distesi sovrapposti tre strati sensibili, ciascuno con uno dei tre colori fondamentali.
Pellicola invertibile
Quella che produce direttamente l'immagine positiva mediante il normale trattamento di sviluppo e di fissaggio.
Pellicola vescicolare
Pellicola formata da un materiale termoplastico in cui sono dispersi sali di diazonio.
Pellicolaggio
Procedimento consistente nel distaccare una pellicola di gelatina o di collodio dal suo supporto per trasportarla su un supporto diverso.
Photogravure
Vedi Fotoincisione.
Photo CD
Formato fotografico digitale della Kodak. 2004-03
Pinatipia
Procedimento a colori per trasferimento di coloranti.
Pixel
Acronimo di Picture element, elemento immagine. Unità di misura della risoluzione di monitor e unità fotografiche digitali, è l'elemento minimo che compone un'immagine digitale. 2004-03
Planografia
Incisione in piano, su pietra litografica o su zinco.
Vedi Fotoriproduzione con matrice planografica.
Platinotipia
Tipo di stampa con carta ai sali di platino, dovuto a William Willis tra il 1873 e il 1879, che si basa sulla proprietà dei sali di ferro di passare dallo stato ferrico a quello ferroso per esposizione alla luce. In presenza del formarsi di sali ferrosi i sali di platino, se sviluppati in ossalato di potassio, si trasformano in platino, metallo ben più stabile dell'argento. La carta sensibilizzata fu messa sul mercato dalla Platinotype Company di Londra.
Playertipia
Procedimento di stampa per riflessione ottenuto mediante il contatto del negativo da riprodurre con la parte sensibile di un foglio di carta al bromuro d'argento, che viene poi esposto con il dorso alla luce. Ideato da J. Hort Player trova impiego nella riproduzione fotografica diretta delle incisioni. L'incisione si applicava direttamente a contatto della gelatina di un foglio bromurato.
Pochet
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 70x35.
Polaroid
Edwin Land nel 1947 ideò il procedimento per il quale, in un apparecchio apposito, è possibile avere in pochi secondi un positivo.
Portfolio
Cartella in cui sono raccolte fotografie scelte e organizzate generalmente dallo stesso autore.
Oppure edizione limitata di un gruppo di immagini selezionate da un gallerista o da un editore d'arte conservate un una cartella, o contenitore. 2004-04
Posthumous
Fotografia stampata da negativo originale dopo la morte dell'autore. 2004-03
Positivo
Immagine fotografica in cui il chiaroscuro è esattamente proporzionale al soggetto reale.
Vedi anche Carta.
Positivo aristotipico
Vedi Aristotipo.
Positivo su ceramica
Vedi Fotoporcellana.
Positivo al collodio
Vedi Ambrotipo e Aristotipo.
Positivo combinato
Vedi Stampa composita.
Positivo diretto
Vedi Dagherrotipo, Ambrotipo, Ferrotipo, Polaroid e Procedimento Bayard.
Procedimento alabastrino
In associazione con la tecnica del collodio umido. Serve alla produzione di positivi su vetro, direttamente dal negativo.
Procedimento all'albumina
Utilizzato prevalentemente per la preparazione di lastre fotografiche negative su vetro. Il procedimento, dovuto a Abel Niépce de Saint-Victor nel 1848, basa le sue caratteristiche su alcune proprietà dell'albumina, una sostanza proteica costituente fondamentale delle cellule e di altri tessuti vegetali. Per l'utilizzazione in fotografia viene estratta dal bianco d'uovo. Usata dapprima come mezzo per il mantenimento dei sali d'argento nella fabbricazione di negativi su lastra di vetro e poi nella fabbricazione di carta albuminata, secondo la tecnica inventata da Louis Desiré Blanquart-Evrard nel 1850. Si ricopriva la carta con bianco d'uovo nel quale erano sciolti bromuro di potassio e acido acetico. Una volta asciutta la carta veniva agitata leggermente sulla superficie di una soluzione di nitrato d'argento, poi di nuovo asciugata. La carta sensibilizzata era messa a contatto con il negativo in un telaio di vetro, ed esposta alla luce del sole per diversi minuti, talvolta anche per ore, finché appariva un'immagine. Poi la stampa veniva messa in una soluzione di cloruro d'oro che le dava una sfumatura di un marrone intenso, fissata in iposolfito di sodio, lavata completamente e asciugata.
Procedimento Artigue
Vedi Carta al carbone.
Procedimento all'asfalto
Vedi Bitume di Giudea.
Procedimento Bayard
Hyppolite Bayard nel 1839 ha messo a punto un procedimento per ottenere immagini positive stabili e di buona qualità su carta. Il procedimento consisteva nell'immergere la carta in soluzione di cloruro alcalino e nitrato d'argento. L'annerimento si otteneva per prolungata esposizione alla luce. Per poterla impiegare occorreva immergere la carta in soluzione di ioduro di potassio, esporla umida, infine lavarla e fissarla. Ogni immagine era unica.
Procedimento al bromolio
Vedi Oleobromia.
Procedimento al carbone
Il procedimento di stampa brevettato da Alphonse Louis Poitevin nel 1855 consisteva nel mescolare particelle di carbone con gelatina e bicromato di potassio. La carta veniva ricoperta con quest'emulsione e asciugata. Dopo l'esposizione attraverso il negativo, si scioglievano in acqua le parti non impressionate, ottenendo cosi un'immagine con chiaroscuri proporzionali alla densità e alla trasparenza del negativo. I mezzi toni non erano resi in maniera soddisfacente e nel 1864 Sir Joseph Wilson Swan brevettò un procedimento di trasporto (transfert) su carta al carbone, acquistabile in commercio in tre diverse gradazioni di contrasto e in tre differenti colori, nera, seppia e bruno-rossastra, che doveva essere sensibilizzata in soluzione di bicromato di potassio. Una volta asciugato, il foglio era esposto a contatto con un negativo e quindi immerso nell'acqua insieme ad un foglio di carta bianca. Quando i fogli erano ben umidi, venivano fatti asciugare insieme, poi nuovamente immersi in acqua calda. La gelatina che non era stata esposta si dissolveva, permettendo così al fotografo di togliere il supporto di carta e conservare invece la superficie esposta. Poiché l'immagine era rovesciata di lato, solitamente si eseguiva un secondo transfert. Vedi anche Carta al carbone.
Procedimento Carbro
Detto anche Ozobromia. Il procedimento di stampa carbro ideato da Thes Manley nel 1905 (da CARbone BROmuro) permette di trasformare una stampa alla gelatina - bromuro d'argento, mettendola a contatto con un materiale particolare, ovvero il foglio carbro cosparso di gelatina al pigmento sensibilizzato in una soluzione di bicromato di potassio e in un bagno sbiancante. Per azione chimica e grazie ad una serie di trasporti si ottiene un'immagine monocroma che non sbiadisce.
Procedimento carbro-tricromatico
Variante del procedimento carbro, per il quale dopo lo sviluppo si tolgono da ciascuna stampa le tre emulsioni di gelatina colorata ciano, magenta e giallo, e si sovrappongono l'una all'altra su un supporto di carta pulita.
Procedimento colas
Procedimento positivo ai sali di ferro, utilizzato per la stampa di disegni ed immagini prevalentemente al tratto.
Procedimento alla colla di pesce
Procedimento fotomeccanico utilizzato per la stampa di immagini retinate su superfici di rame e zinco. La colla di pesce, ben filtrata, sola o in soluzione di albumina, va sensibilizzata con bicromato di potassio e poi stesa sulla superficie metallica del supporto. Dopo la stampa si sviluppa in acqua semplice, infine la lastra può essere posta in morsura in acqua forte oppure in soluzione di cloruro ferrico.
Procedimento a colori per diffusione controllata di coloranti
O procedimento Dye diffusion. In commercio come Polaroid (1965), Kodak (1976) e Fuji (1981).
Procedimento a colori per distruzione di coloranti
O procedimento Dye destruction. In commercio come Utocolor (1906), Cibachrome (1958).
Procedimento a colori per formazione di coloranti
O procedimento Dye coupler. In commercio come Kodacolor (1942), Ektacolor (1955), Agfacolor (1936).
Procedimento a colori per trasferimento di coloranti
Procedimento Dye transfer. Vedi anche Procedimento carbro.
In commercio come Pinatype (1880), Eastman Wash-off relief (1936), Uvatype.
La sovrapposizione delle tre immagini avviene per trasferimento (dye transfer). Si prepara una matrice di gelatina che assorbe la materia colorante in misura proporzionale alle luci e alle ombre e che, messa a contatto con la carta, dà luogo all'immagine colorata. Queste tecniche (a carbone, alla gomma bicromatata, carbro, dye transfer) richiedono tre negativi distinti. Se il soggetto è immobile, è facile fare esposizioni in tempi successivi, ma se si devono riprendere soggetti in movimento bisogna fare esposizioni simultanee. Le tre matrici di gelatina sensibilizzata corrispondente alla selezione tricromia blu, verde e rossa, vengono inchiostrate in giallo, magenta e ciano, e stampate su uno stesso supporto di carta alla gelatina dando una stampa a colori.
Procedimento a colori additivo
Stampa di un negativo a colori su materiale fotografico mediante tre esposizioni separate attraverso filtri di selezione rosso, verde e blu (colori primari additivi). La stampa a colori additiva si può ottenere anche facendo tre esposizioni separate con negativi di selezione attraverso un filtro rosso, uno verde e uno blu. Ogni negativo è un'immagine in b/n di uno dei tre colori primari dell'originale. Procedimento di Clerk Maxwell del 1861.
Procedimento a colori sottrattivo
Stampa di un negativo a colori su materiale fotografico mediante una singola esposizione a luce bianca equilibrata attraverso una combinazione di filtri compensatori ciano, magenta e giallo (colori primari sottrattivi) oppure con filtri per la stampa a colori. Applica la tecnica sottrattiva di Louis Ducos de Hauron e Charles Cros del 1869.
Procedimento crystoleum
Procedimento di fotominiatura ad olio su pellicola preventivamente incollata su una lastra di vetro convessa.
Procedimento diazotipico
Procedimento per ottenere stampe positive di vari colori su carta, seta e tessuti. Il supporto prescelto deve essere immerso in una soluzione di primulina, poi seccato. Si immerge quindi il preparato ottenuto in una soluzione di acido nitroso, il quale trasforma la primulina in diazo-primulina, composto sensibilissimo alla luce. La stampa si effettua da un positivo. La stampa ottenuta deve essere prima lavata, poi immersa in una soluzione di anilina colorata che ha lo scopo di conferire all'immagine il colore preferito dall'operatore. Terminato questo bagno, l' immagine su tessuto andrà lavata prima in acqua e sapone, infine in acqua corrente.
Procedimento Van Dyke
Vedi Callitipo.
Procedimento al ferroprussiato
Vedi Cianotipo.
Procedimento Fresson
Vedi Carta al carbone.
Procedimento alla gomma bicromatata
Semplificazione delle tecniche di stampa al carbone. il procedimento si basa sulla proprietà della gomma arabica, in presenza di bicromato di potassio, di modificare la propria idrosolubilità se esposta per qualche tempo alla luce. Quanto più forte è l'azione della luce sulla gomma bicromatata tanto meno facilmente questa si scioglie. Un pigmento viene mescolato con la gomma bicromatata e applicato sulla superficie di un foglio di carta da disegno, che viene quindi lavato. Una volta asciutto, il foglio viene messo sotto un negativo ed esposto alla luce. Poi si lava con acqua calda e allora appare l'immagine. Lo sviluppo è fatto con un pennello. Se sulla carta si versa acqua caldissima, tutto il pigmento viene tolto. Le zone deboli possono essere rafforzate rivestendo nuovamente la carta con gomma arabica e pigmento. In questo modo si possono applicare colori diversi sullo stesso foglio di carta. Molte combinazioni sono così possibili: si può rivestire di gomma un foglio di platino e stamparlo di nuovo per dargli maggiore profondità. Vedi anche Gomma arabica e Gomma bicromatata.
Procedimento Goopil
Metodo di fotoincisione basato sulla elettrodeposizione di rame su un'immagine alla gelatina bicromatata.
Procedimento all'inchiostro
O alla gomma bicromatata, immersa in soluzione di pirogallolo, poi di solfato ferroso. Si ottiene così un'immagine di inchiostro al pirogallato di ferro.
Procedimento all'inchiostro grasso
Vedi Fotocollografia e Oleotipia.
Procedimento Joly
Vedi Negativo a colori per addizione.
Procedimento Obernetter
Procedimento positivo ai sali di rame, col quale è possibile ottenere un'immagine trattandola con solfocianato di potassio e poi con defficianuro di potassio. La carta esposta, se non viene trattata subito, perde rapidamente l'immagine impressa e può essere di nuovo utilizzata per un'altra stampa.
Procedimento Pellet
Procedimento auto-positivo che da luogo ad un'immagine bianca su fondo blu.
Procedimento alle polveri
Variante di quello alla gomma bicromatata, che viene cosparsa di polvere colorata finissima.
Procedimento ai sali di ferro
Procedimento basato sulla proprietà di alcuni sali ferrici di essere ridotti a sali ferrosi per azione della luce. Vedi anche Carta al ferroprussiato, Carta al citrato, Carta sepia, Callitipo, Platinotipia, Carta cianografica.
Procedimento Sanger Sheperd
Procedimento di stampa a tre colori.
Procedimento Taupenot
Vedi Collodio secco.
Procedimento transferrotipico
Consiste nella realizzazione di un positivo al collodio cloruro su una superficie appositamente preparata, per poi trasportare la pellicola su di un supporto definitivo.
Procedimento all'uranio
I sali di uranio sono fotosensibili e vengono talvolta utilizzati per la produzione di emulsioni fotografiche, con composti come sali d'oro, d'argento, di rame o di ferro per ottenere stampe policrome.
Profondità di colore
Bit depth. È la quantità di sfumature di grigio o di colore presenti in un'immagine digitale. 2004-03
Progress photograph
Serie di fotografie scattate ad intervalli prefissati dallo stesso punto di ripresa per documentare le fasi di un fenomeno o di un'attività. Ad esempio le fasi di costruzione di un edificio.
Promenade
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 190x93.
Provino a contatto
Stampe positive di negativi posti a contatto, e non per ingrandimento, sulla carta fotosensibile. 2004-03

Torna all'indice

R

Radiografia
Procedimento di riproduzione fotografica di oggetti sottoposti all'azione dei raggi X; si fonda sulla proprietà di tali raggi di penetrare in modo diverso nei diversi materiali.
Rayografia
Vedi Fotogramma.
Riproduzione
Copia di ogni immagine, oggetto, o documento che sono una imitazione fedele e fatta senza intento a ingannare. Spesso sono fatte con tecnica meccanica, come quella fotografica o processi di stampa. Esse possono essere anche in altri media, esempio, incisione di un dipinto, o di una differente dimensione dall'originale. 2004-03
Risoluzione
Grado di dettaglio con cui una immagine è realizzata. La risoluzione è anche il grado di nitidezza di un'immagine. Nella fotografia analogica la risoluzione dipende dalla sensibilità della pellicola; nella fotografia digitale è determinata dal numero dei punti per pollice (dpi). 2004-03
Vedi anche DPI
Ristampa
Nuova stampa da negativo. 2004-03
Ritocco
Operazione intesa a mascherare i difetti di un'immagine negativa o positiva.
Royal
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 550x380.
Rotocalcografia
Procedimento di stampa fotomeccanica, per grandi tirature con matrice a ricavo preparata chimicamente su cilindro di rame.
Rotogravure
Variante di photogravure, perfezionata da Eduard Mertens in Germania nel 1904. Procedimento consistente nell'adattamento della lastra eliotipica al cilindro di una rotativa.

Torna all'indice

S

Salon
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 217x160.
Scala dei grigi
Grey Scale. Sia nella fotografia analogica sia in quella digitale è lo strumento che indica la quantità delle sfumature dei grigi presenti in un soggetto. 2004-03
Silhouettage
Rapporti tonali fra scuri e chiari esasperati, che si ottengono sottosviluppando gli scuri e soprasviluppando i chiari.
Solarizzazione
Detta anche inversione o cambiamento tonale di un'immagine, noto come effetto Sabattier. Quando un'emulsione sensibilizzante sviluppata ma non fissata viene esposta alla luce e successivamente di nuovo sviluppata, l'immagine appare con una inversione dei toni. Il positivo tratto da un negativo del genere ha contorni marcati da linee nere.
Stampa
Vedi Callitipo, Cianotipo, Cibachrome, Procedimento diazotipico, Fotoincisione, Fotomontaggio. Vedi anche Carta e Positivo.
Stampa al carbone
Vedi Procedimento al carbone.
Stampa combinata
Vedi Fotomontaggio.
Stampa composita
O combination printing, cioè stampa su uno stesso foglio di due o più negativi ripresi separatamente. Originalmente usata per riprese diverse per la terra e il cielo nei paesaggi, poi largamente usata per le fotografie allegoriche.
Stampa a contatto
Stampa ottenuta esponendo la carta fotografica a contatto con il negativo. L'immagine sulla stampa ha lo stesso formato di quella del negativo.
Stampa fotomeccanica
Vedi Anaglifo, Collotipo, Stampa fotomeccanica a mezzatinta, Stampa fotomeccanica al tratto, Fotoincisione, Rotocalcografia, Woodburytype.
Stampa fotomeccanica a mezzatinta
Secondo questo procedimento l'immagine viene trasformata in una serie di puntini costituiti dagli interstizi delle linee che si incrociano sullo schermo. La grandezza dei puntini varia a seconda dei toni delle fotografie originali. Il principio per ottenere la puntinatura è quello del retino che fu immaginato e brevettato da Fox Talbot nel 1852. Joseph Wilson Swan nel 1864 suggerì di riportare la puntinatura di scomposizione dell'immagine sul negativo (Cfr. Autotipo). Charles Petit e Frederick Eugene Ives escogitarono, ciascuno per conto proprio, un sistema di retinatura meccanica. Il primo anneriva un'immagine in rilievo ottenuta mediante un colloide bicromatato; poi vi incideva sopra delle linee sottilissime incrociate. Il secondo, sopra un'immagine in rilievo, ottenuta anche questa mediante un colloide bicromatato, stampava minuscoli incavi servendosi di uno strumento di gomma.
Stampa fotomeccanica al tratto
Da un'immagine b/n viene eseguito un negativo rovesciato da stamparsi sotto una lastra di zinco coperta di emulsione sensibile. Dopo la morsura si ottiene un cliché che può essere utilizzato in combinazione con i caratteri tipografici.
Stampa alla gelatina - sale d'argento
Vedi Carta alla gelatina - bromuro d'argento e Carta alla gelatina - cloro-bromuro d'argento.
Stampe a getto d'inchiostro
Stampe, chiamate anche inkjet prints, ottenute con strumenti controllati dal computer che controllando la pressione del getto di inchiostro alloggiato in apposite cartucce fanno cadere gocce di inchiostro sulla carta o su altre superfici. L'aspetto delle gocce può variare; l'apparenza può essere quella del semitono o a tono continuo. Questa tecnologia è stata diffusa a partire dagli anni Novanta del secolo scorso. 2004-03
Stampa alla gomma bicromatata
Vedi Procedimento alla gomma bicromatata.
Stampa al pigmento
Variante della stampa al carbone. Vedi anche Oleotipia, Oleobromia, Procedimento al carbone, Procedimento alla gomma bicromatata.
Stampa al platino
Vedi Platinotipia.
Stampa su tessuto
Vedi Procedimento diazotipico.
Stampa Van Dyke
Vedi Callitipo.
Stanhope
Vedi Fotogioiello.
Stannotipia
Procedimento fotomeccanico col quale si produce un'immagine a rilievo con il metodo della gomma bicromatata. Il rilievo viene preso a ricalco, con una modica pressione, utilizzando sottilissime lamine di stagnola. Si ottiene in tal maniera una matrice incava di notevole fragilità.
Stereografia
Tecnica fotografica per ottenere il senso del rilievo, per cui immagini accoppiate ottenute con macchina fotografica a due obiettivi, permettono di ottenere l'illusione tridimensionale se viste attraverso uno stereoscopio. Nadar nel 1862 ottenne nitide stereografie dall'alto di Parigi. La stereografia ha consentito di eseguire rilievi fotografici piuttosto precisi.
Strobofotografia
Ripresa di immagini fotografiche in rapida sequenza di un soggetto in movimento. Praticata dal pittore Thomas Eakins sin dal 1884, mentre Harold Edgerton di M.I.T. mise a punto un flash elettronico nel 1933 per analizzare gli spostamenti degli oggetti a velocità di ripresa che superano il milionesimo di secondo.
Vedi anche Cronofotografia.
Sviluppo
Fase del processo fotografico consistente in un bagno che permette di rendere visibile l'immagine latente riducendo ad argento metallico i granuli di alogenuro d'argento colpiti dalla luce. 2004-03
Vedi anche Immagine latente.

Torna all'indice

T

Talbotipia
Vedi Calotipo.
Telefoto
Tecnica di trasmissione di fotografia a distanza e anche fotografia trasmessa a distanza.
Telefotografia
Fotografia presa con apparecchio fotografico provvisto di teleobbiettivo.
Tintype
Vedi Ferrotipo.
Topofotografia
Vedi Fotografia di veduta.
Trasparenza
Immagine fotografica positiva su pellicola o su lastra visionata o proiettata mediante luce trasmessa (attraverso la pellicola). Vedi anche Stereografia; Trasparenza su pellicola; Rayografia.
Trasparenza al collodio
Immagine positiva ottenuta con procedimenti al collodio, destinata alla visione per trasparenza o per proiezione.
Trasparenza su lastra
Immagine positiva su lastra rivestita da un'emulsione alla gelatina, destinata alla visione per trasparenza o per proiezione.
Trasparenza su pellicola
Immagine positiva costituita da un'emulsione di gelatina su supporto primario di pellicola di materiale plastico, destinata alla visione per trasparenza o per proiezione. Corrisponde alle moderne diapositive.
Turista
Tipo di cartoncino fotografico del formato mm 105x65.

Torna all'indice

U

Union Case
Vedi Astuccio per fotografie.
Utocolor
Sistema di stampa a colori positiva diretta.

Torna all'indice

V

Victoria
Vedi Margherita.
Videodisco
Dischi ottico-analogici utilizzati per registrare fotografie, stampe, disegni o altro in singole o in movimento come segnale video. Può includere suono. Le immagini sono registrate dal raggio laser e possono essere visualizzate sullo schermo di un video. 2004-03
Vignettamento
Effetto di dissolvenza dell'immagine intorno ai bordi, ricercato nelle fotografie ritratto e ottenuto con l'uso di particolari mascherini.
Vintage print
Stampa fotografica ottenuta direttamente da negativo o da diapositiva, realizzata dall'autore o dallo stampatore di sua fiducia e sotto il suo diretto controllo. Generalmente i vintage print sono firmati, datati e numerati dall'autore. 2004-03
Viraggio
Trattamento chimico che serve a migliorare la stabilità di una fotografia e trasformare il colore di un'immagine argentica. L'argento si unisce ad un altro composto quale oro, platino, selenio e zolfo.
Viraggio all'oro
Procedimento non economico con cui si effettua il cambiamento dei toni di un'immagine argentica mediante deposizione di oro metallico sull'immagine stessa.
Viraggio all'uranio
Procedimento mediante il quale le immagini nere al bromuro d'argento vengono trasformate in immagini seppiacee o rossastre.

Torna all'indice

W

Woodburytype
O Fotogliptia. Procedimento di riproduzione fotomeccanica. Brevettato nel 1864 dal fotografo inglese Walter Bentley Woodbury, consisteva nel ricavare un'immagine in rilievo mediante la sola gelatina bicromatata (senza carbone o pigmento). Tale immagine veniva stampata nel piombo con un torchio ottenendo un intaglio a sua volta riempito di gelatina pigmentata per formare la matrice, dalla quale si ricavavano le copie a contatto. La maggiore o minore quantità di gelatina pigmentata contenuta nei diversi incavi della matrice dava la tonalità delle copie.

Torna all'indice

Bibliografia relativa agli aggiornamenti

Berselli, S. - Gasparini, L., L'archivio fotografico. Manuale per la conservazione e la gestione della fotografia antica e moderna, Bologna, Zanichelli, 2000.

The John Paul Getty Trust, Art and Architecture Thesaurus (AAT) http://www.getty.edu/research/tools/vocabulary/aat/, 2003

Library of Congress, Prints and Photographs Division, Thesaurus for Graphic Materials II. Genre and Physical Characteristic Terms (TGMII) http://www.loc.gov/rr/print/tgm2/, 2002

Madesani, A., La fotografia come documentazione e come opera d'arte, in Il patrimonio fotografico. Tutela e valorizzazione, Milano Centro per il restauro e la conservazione della fotografia Berselli, 1999, p. 29-34.

Scaramella, L., Fotografia. Storia e riconoscimento dei procedimenti fotografici, Roma, De Luca, 1999

Zakia, R. - Stroebel, L., The Focal Encyclopedia of Photography, Boston - London Focal Press, 1993

Torna all'indice


Copyright AIB 2004-03, aggiornamento 2004-03-30 a cura di Laura Gasparini.
Laura Corti e Fiorella Gioffredi Superbi concedono all'AIB l'autorizzazione a pubblicare il Glossario in versione HTML e autorizzano Laura Gasparini alla cura dell'aggiornamento.


AIB-WEB   |   Il mondo delle biblioteche in rete