«Bibliotime», anno III, numero 2 (luglio 2000)


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Paolo Tinti

Nuovo manuale del catalogatore



Paola Ferro, Annarita Zanobi, Nuovo manuale del catalogatore, Milano, Editrice Bibliografica, 1999, (Bibliografia e biblioteconomia. Fuori collana), p. 202.

La catalogazione ha da tempo perduto l'avito primato sulle restanti competenze bibliotecarie, ma non sembra per questo aver ceduto il campo sul fronte della riflessione italiana degli addetti ai lavori, impegnati con energica costanza a confezionare manuali, prontuari, guide, che capita persino di vedere sublimate nel genere enciclopedico. I discorsi sulla catalogazione oscillano tra due opposti poli; da un lato esplode l'urgenza di affrontare e misurarsi con novità rivoluzionarie, accolte con maggiore o minore entusiasmo, come la catalogazione in linea o la catalogazione dei supporti d'informazione digitalizzata (dal cdrom al sito web), dall'altro la manualistica tradizionale riscopre valori di continuità, piuttosto che di rottura, di solida unità delle funzioni catalografiche, senza tuttavia ricondurre ad una sintesi concettuale tra passato, presente e futuro, cui pure - almeno a parole - è pervenuta.

L'ultimo nato nel limbo della prestigiosa collana milanese è stato affidato alle mani di un esperto ed assai collaudato duetto: Paola Ferro ed Annarita Zanobi hanno condotto a sintesi lavori già avviati in precedenza sia da loro stesse (tutti conoscono gli Esercizi di soggettazione e classificazione) sia da altri, ovvero da Pierantonio Bolognini e Ismaele Pedrini, ai quali sin dal titolo il Nuovo manuale del catalogatore si richiama espressamente.

In cinque capitoli vengono affrontate con il pregio della chiarezza didattica la descrizione catalografica secondo RICA e ISBD, la soggettazione e la classificazione bibliografica. Aprono il Manuale alcune note (pp. 9-18) sugli anelli bibliotecari della catena documentaria, unitamente ad alcune distinzioni generali della catalogazione, non prive delle semplificazioni e delle imprecisioni che schemi didattici e "taglio esclusivamente pratico" talvolta finiscono per tradire. La distinzione tra cataloghi generali e cataloghi speciali, per fare un esempio, dovrebbe comunque tenere presente il fatto che il catalogo alfabetico per soggetti esclude sovente molte tipologie documentarie (periodici, cdrom, audiovisivi), nonché i documenti non più attuali, enciclopedie e strumenti d'informazione generale, le opere letterarie, ed altre ancora. È corretto presentarlo al lettore come "catalogo generale di tipo semantico", come catalogo cioè che comprende "l'intero patrimonio della biblioteca" (p. 18)?

L'analisi delle RICA e delle ISBD occupa la parte dedicata alla "descrizione catalografica" (p. 19-108); essa si snoda lungo una ricca esemplificazione (purtroppo non immune da refusi o ambiguità, che lascio al puntiglio dei lettori) che analizza ordinatamente scelta e forma del punto di accesso secondo il dettato dei codici di catalogazione. La descrizione bibliografica chiude il capitolo della catalogazione formale che verte esclusivamente sullo standard per le pubblicazioni monografiche. Non mancano inspiegabili inesattezze, come quella relativa alla famiglia delle ISBD (p. 87): le Antiquarian riguardano pubblicazioni monografiche a stampa edite prima del 1831, termine post quem si adotta l'ISBD(M). Lo standard internazionale per i seriali poi non riguarda pubblicazioni necessariamente a stampa, ma su qualsiasi supporto, come recita lo standard stesso (0.1.1. Oggetto).

Il capitolo sulla catalogazione per soggetto (p. 117-143), incentrato sullo studio del Soggettario e delle seguenti Liste di aggiornamento, riprende la formula già sperimentata con successo negli Esercizi citati. Abbondante nelle esemplificazioni pratiche, ha il pregio della chiarezza e costituisce un apparato assai utile alla lettura e alla comprensione del Soggettario stesso, al fine di un suo corretto utilizzo nella pratica. Vi figurano trattati con precisione e dovuta ampiezza i problemi legati all'ordinamento interno delle voci di soggetto, argomento spesso negletto nei manuali, come anche nelle progettazioni dei software per la catalogazione bibliografica. L'ordine interno ai punti di accesso è in realtà altrettanto significativo in fase di recupero quanto l'individuazione della corretta forma o della giusta scelta dell'accesso. Semmai risulta argomento ancora più delicato, se è vero che per ovviare a difficoltà formali ci si può avvalere di rimandi e rinvi, inutilizzabili ai fini dei problemi di ordinamento. La questione assume poi notevole rilievo quanto più avanzano le cumulazioni delle basi dati catalografiche in veste di opac sempre più ricchi di record bibliografici.

Chiude il Manuale l'analisi delle classificazioni bibliografiche, in particolare della Classificazione Decimale Dewey (p. 145-197), in assoluto la più diffusa tra le biblioteche pubbliche, cui il testo è implicitamente rivolto; abbiamo così una documentata anteprima sulle principali novità che caratterizzano la DDC 13 (pubblicata nel 1997, è in corso d'opera la sua traduzione italiana) rispetto all'ultima versione ridotta tradotta in Italia nel 1995. Come già negli Esercizi, seguono la trattazione delle classi alcuni semplici esercizi pratici condensati in note a piè di pagina, assai utili ad un immediato riscontro del livello di comprensione. A proposito della relazione tra collocazione e classificazione (p.191-194), è vera solo in parte l'equivalenza tra collocazione sistematica e scaffalatura aperta, valida senz'altro per la CDD, ma affermata come principio tra i postulati della catalogazione già nelle prime pagine del libro (p. 9 e 14). Anche se purtroppo trascurato nella pratica, come sa bene chi ha occasione di frequentare biblioteche di pubblica lettura, assai utile la prescrizione di accompagnare la notazione Dewey alle prime tre lettere (e non alla prima, come pure i bibliotecari continuano testardamente a fare) del punto di accesso formale per collocare vicine le pubblicazioni del medesimo autore; come pure quella di contrassegnare con le medesime lettere le opere di un autore, un filosofo, un artista, etc. e le opere sullo stesso autore, filosofo, artista etc., come implicitamente previsto dalle tavole Dewey che assegnano identica notazione.

La Nota bibliografica in chiusa al libro (p. 199-202) non si esime dal citare innovative esperienze italiane di soggettazione alfabetica, come la Guida GRIS, ma trascura alcuni pilastri della catalogazione moderna, come i Functional requirements dell'IFLA; risulta superata per alcuni aspetti (ISBD(A) citata nell'edizione del 1984); per l'uso francamente leggero del concetto di edizione, rischia poi di trarre in inganno i lettori meno esperti, cui pure sembra destinata.


Paolo Tinti, Dipartimento di Italianistica - Università di Bologna, e-mail: paolotinti@hotmail.com; ptinti@alma.unibo.it



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