«Bibliotime», anno III, numero 3 (novembre 2000)


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Anna Manfron

Quinio. International journal on the history and conservation of the book



Quinio. International journal on the history and conservation of the book. A. 1, n. 1. Roma, Istituto Centrale per la Patologia del Libro. Semestrale. Abbonamento annuo L. 100.000.

Senza dubbio l'editoriale del primo numero di "Quinio" sintetizza pensiero ed attività che da sempre contraddistinguono l'impegno scientifico di Carlo Federici e dell'Istituto Centrale per la Patologia del Libro, da lui diretto ormai da diversi anni.
Che occuparsi di conservazione del libro significhi anzitutto approfondire la storia del libro nei suoi aspetti materiali è convinzione condivisa ampiamente almeno a partire dalla fine degli anni Sessanta, quando si è cominciato a parlare di archeologia del libro.
Da qui la necessità di aprire le pagine della rivista alla collaborazione di esperti di settori diversi, non solo ricercatori nei campi delle scienze della natura, chimici, biologi e così via, insomma di coloro che si occupano di osservare e analizzare i processi di degrado dell'oggetto libro e di individuare i rimedi più idonei, ma anche codicologi, paleografi, bibliografi e più in generale studiosi del libro inteso nella complessità della sua duplice identità di manufatto artigianale o industriale - a seconda dell'epoca e delle modalità di produzione - e di supporto di un testo oltreché, quasi sempre, di tracce d'uso, che ne fanno un testimone materiale della vita e del pensiero di quegli individui che, a vario titolo, lo hanno maneggiato.
La vastità tematica che la rivista si propone di abbracciare è dimostrata anche dalla composizione dei comitati scientifico ed editoriale, nei quali compaiono numerosi specialisti italiani, ma anche stranieri per "l'esigenza - come è scritto nell'editoriale - di superare l'angustia dei confini nazionali" ed abbandonare definitivamente il taglio del "Bollettino" dell'Istituto dove, a partire dalla sua fondazione nel 1938, "venivano esposti i risultati delle ricerche condotte nei propri laboratori", cosicché "il referente fondamentale restava in sostanza l'Istituto stesso".
La rivista, che avrà cadenza semestrale, ospita nel primo numero dieci saggi fra i quali tre sono dedicati a temi di carattere strettamente tecnico e scientifico. In particolare, i due contributi di Donato Attanasio-Maria C. Emanuele (Application of Electron Spin Resonance Spectroscopy in the Field of Cultural Heritage) e Anna Laura Segre-Noemi Proietti (The paper as Observed by Nuclear Magnetic Resonance Spectroscopy) illustrano le possibilità di indagine sui materiali (composizione, deterioramento, ecc.) offerte dalla spettrografia.
Gli interventi di due illustri paleografi italiani, Marco Palma (The Material Analysis of Ancient Manuscripts as a Tool for the Study of Their History) e Stefano Zamponi (Una precoce attestazione dell'oro nella legatura occidentale) chiariscono come lo studio del manoscritto tragga profitto dalle osservazioni puntuali di elementi oggettivi, osservazioni amplificate dall'applicazione di moderne tecnologie di analisi materiale, pur ribadendo la fondamentale importanza della conoscenza complessiva dell'oggetto libro, a partire dalle particolarità paleografiche fino all'indagine relativa alla sua confezione.
Allo studio di questo tema, in particolare l'allestimento dei fascicoli in rapporto alla suddivisione e piegatura delle pelli in manoscritti greci databili fra IX e XII secolo, è dedicato il contributo di Marilena Maniaci (Suddivisione delle pelli e allestimento dei fascicoli nel manoscritto bizantino) che, analizzando con metodo statistico le osservazioni effettuate su un corpus abbastanza numeroso, dimostra la possibilità di verificare come percentualmente rilevanti prassi produttive diverse da quelle precedentemente individuate, in particolare da Léon Gilissen.
Come è logico per il libro manoscritto - e per taluni aspetti questo accade anche per il libro antico a stampa - la tentazione di proporre modelli rigidi e deterministici ai quali ricondurre la sua descrizione si scontra con le infinite varianti del processo produttivo, originate dall'operare di artefici diversi fra loro, ma anche mutevoli nelle tecniche adottate durante tutto l'arco della loro attività. Denis Muzerelle, nel suo contributo (Pour décrire les schémas de réglure), propone un metodo di notazione simbolica attraverso il quale dare conto, di volta in volta, dello schema di rigatura dei manoscritti. Lo schema è rappresentato da una stringa alfanumerica la cui composizione, anche attraverso l'impiego di punteggiatura convenzionale, dà conto di distribuzione ed estensione delle linee.
Anche i contributi di Frank M. Bischoff (Rekonstruktion des Evangeliars Heinrichs II. Fur Montecassino) e J. Peter Gumbert (The Quires of the Vergilius Romanus) confermano, attraverso l'illustrazione di casi particolari, l'importanza dello studio delle tecniche impiegate nella manifattura del libro per ricostruire, nonostante interventi di restauro succedutisi nel tempo, la struttura originale del volume, individuando sia per il Virgilio Romano, probabilmente prodotto a Roma verso la fine del V secolo che per l'Evangeliario, datato agli inizi dell'XI secolo, tempi diversi per la decorazione delle carte miniate - bifogli a se stanti inseriti non necessariamente al centro dei fascicoli - e la scrittura del codice, distribuita nei fascicoli rispettando la regola di Gregory.
Il titolo stesso della rivista, che fa riferimento al fascicolo, riassume quindi simbolicamente il fondamento metodologico che contraddistinguerà i contributi ospitati, volti allo studio della storia e della conservazione del libro proprio a partire dalle componenti materiali e strutturali del volume.


Anna Manfron, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio - Bologna, e-mail: Anna.Manfron@comune.bologna.it



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