[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 3 (2004)

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Non decolla l'indagine regionale sul lavoro "atipico"

di Silvia Bruni

Quanto incide il fenomeno del lavoro "atipico" nelle biblioteche toscane? Chi sono i bibliotecari che rientrano in questa categoria? Erano questi gli obiettivi dell'indagine avviata in Toscana dalla sezione regionale dell'AIB in collaborazione con NIDIL CGIL, parallelamente ad altre iniziative di confronto e scambio sul tema (l'organizzazione di incontri, l'attivazione di una lista di discussione, si veda ). L'indagine faceva parte di una ricerca più ampia del NIDIL CGIL sul lavoro atipico in Italia. Al questionario generale è stata aggiunta una sezione specifica per i bibliotecari. Questo articolo vuole riflettere su quello che rischia di essere un fallimento e sulle sue ragioni: infatti, ad oggi i questionari raccolti sono soltanto quindici! Nonostante le lettere ai soci, le riunioni organizzate, i messaggi via mail, i tentativi di avviare un passaparola.
La difficoltà maggiore è quella di raggiungere i lavoratori atipici: non hanno sedi di lavoro fisse, lavorano spesso per enti privati (anche per più di uno contemporaneamente). Questo provoca isolamento, solitudine, difficoltà a partecipare. Inoltre, la legge 30 del 2003 (o Legge Biagi) introduce 40 tipologie diverse di contratto. Paradossalmente oggi in un ente pubblico possono lavorare insieme, anche con mansioni equivalenti, persone con garanzie e diritti diversi: il dipendente, il collaboratore coordinato e continuativo (figura ancora esistente nel pubblico), il lavoratore a progetto (con contratto affidato a una cooperativa o società di servizi). La frammentazione e la dispersione sono tra le caratteristiche principali della galassia del lavoro "intermittente". Sarebbe interessante approfondire la riflessione su come questo incida sulla percezione della propria professionalità, sul senso di appartenenza se non all'ente in cui si lavora (dove si è sempre "di passaggio") almeno ad un gruppo professionale. Il sociologo Luciano Gallino, in una recente intervista sul bollettino del NIDIL, sottolineava tra le tendenze emergenti la presenza di lavoratori con un livello molto alto di competenze e formazione e con bassissime garanzie e diritti, da cui nasce competizione anziché solidarietà professionale. Questo può essere alla base delle difficoltà di partecipazione ad esempio alla vita di associazioni come l'AIB, ma anche di tipo sindacale. Con l'indagine toscana volevamo avviare una analisi a partire dalla raccolta di dati, ma soprattutto di storie; volevamo anche "lanciare un sasso" per smuovere le acque dell'associazione, che fino ad oggi non aveva fatto molto su questo fronte. Il recente dibattito su AIB-CUR dimostra quanto ancora sia grande l'ignoranza sul lavoro atipico, i rischi di inutili contrapposizioni tra "garantiti" e "non garantiti", quanto sia inadeguata la riflessione e come le risposte siano ancora tutte da trovare, tenendo presente una cornice più ampia che riguarda tutto il mondo del lavoro. Uno dei compiti del nuovo CER dovrà essere quello di riflettere su questi punti e decidere cosa fare rispetto all'indagine: riprovare a lanciarla? Promuovere dei focus group anziché una rilevazione tramite questionario? Spostare l'indagine su scala nazionale?
A questo proposito è senz'altro positiva l'attivazione del gruppo di lavoro nazionale sugli "atipici" (uno degli ultimi atti del vecchio CEN). Tuttavia questa realtà nasce, a mio avviso, con un vizio di fondo: il percorso che ha portato alla creazione del nucleo fondante non è stato assolutamente chiaro. Dato che in Toscana eravamo partiti con le iniziative a cui si è fatto precedentemente riferimento, aspettavamo con ansia notizie dell'avvio del gruppo da parte dell'Osservatorio lavoro. Abbiamo poi saputo che un gruppo di bibliotecari, legati alla comunità virtuale del blog Biblioatipici, aveva presentato un documento e la proposta di avvio del gruppo, ratificata dal CEN. Forse sarebbe stato meglio far circolare una comunicazione sull'intenzione di attivare il gruppo, condividere la stesura del documento (quantomeno tra chi su questi temi aveva iniziato a lavorare), individuare modalità di partecipazione allargata, dato che proprio quello della visibilità e della partecipazione è un punto critico. Certo, i membri del gruppo si sono detti disponibili alla collaborazione (ma non è stato chiarito se in forma di captazione o come appoggio esterno). Speriamo almeno che questa fase drammatica di vita dell'AIB rappresenti un'occasione per creare reali percorsi di partecipazione, che sono la linfa vitale di un'associazione.


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Copyright AIB 2005-01-27, ultimo aggiornamento 2005-02-06 a cura di Vanni Bertini e Nicola Benvenuti
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0401/b0403h.htm


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